Il Bivio

Il Bivio Il Bivio !Kn clal primo svegliarsi della riflessionedinanzi al grande arcano dell'essere, uno dei problemi su cui più s'accani lo sforzo dei.pensatori t'u 'li. far rientrare j-'.ei quadri del- )<OHbro intelletto quel non so cho di acci-, daffltai©, d'irrazionale, di contingente, di cui ben sentiamo la presenza e avvertimmo l'azione nel nostro mondo empirico e finito, ma che. nondimeno, sembra sfuggire ad ogni definizione e costituire una sfida e uno scandalo pcn- la ragione : ciò che il popolo chiama con nomi varii, caso azzardo fortuna. Per alcuni filosofi, questo non ha esigenza alcuna fuori di noi : il corso degli eventi, obbedisco ad un'inflessibile determinazione causale, e regolato dalle leggi di un inesorabile determindsmo. Ma hi nostra mente Imita, non c capace di percorrere anello per anello la gran catena dell'essere.; qua o là, il nostro occhio perde di vista il legame di causa ed effetto, che stringe in unità gli eventi tutti dol cosmo. Allora, invece di confessare umilmente la nostra ignoranza, noi. la proiettiamo sul mondo, e vediamo una interruzione della legge, universale di causalità dove non c'è che un vuoto nella nostra conoscenza delle, cause. Perciò, secondo questi filosofi, il caso non esiste fuori di noi. non è che l'aailo della nostra- ignoramza, l'ombra che l'imperfezione della nostra scienza proietta, sul corso delle co?e. Per altri filosofi, invece, il caso non c ira fantasma della nostra immaginazione, ma qualcosa che ha esistenza reale ed oggettiva.. 1! legame di causa ed effetto, che avvince l'uno all'altro gli eventi del mondo, non ò nò Ulrico ne unilineare, come- se lo raffigurano i filosofi di cui sopra, si è detto. 11 corso dei fenomeni si rompo in serie innumerevoli, e la legge di causa ed effetto domina nell'interno di ciascuna serie, non però tra serie e serie. La serie delle cau?-e in forza della quale io, iin una certa ora di un certo giorno, uscii di casa, non ha niente a che fare con l'altra, serie delle causo in forza della quale, in quello stesso preciso momento, una tegola mi cadde dal tetto sul capo. L'incontro di queste due. serie causali, che. non sono fra loro in dipendenza alcuna di causa ed effetto, sfujrgo ad ogni, determinismo, ad ogni previsione e calcolo della ragione, ed è non soltanto per noi, soggettivamente, ma in se stesso, oggettivamente, qualcosa di fortuito e di capriccioso, di unico c di contingente, elemento di disordine e di disannonia nell'ordine e nell'armonia dell'universo. Ingegnere» di professione, esperto quindi 'di. scienze matematiche e fisiche, Ossip Fé!yne deve certo avere avuto conoscenza delle teorie di questi filosofi, fra cui ve ne sono clic esercitarono il più grande influsso sul pensiero europeo dol secolo scorso: cito per ■tutti Cournot o Stuart Mail. Ma ne abbia n no avuto conoscenza, l'intuizione del caso così intesa sottostà a tutta la sua visione di artista e forma il leit-motiv continuamente ricorrente dol suo romanzo II Bivio, di recente pubblicato nella traduzione di Federico Verdmois (Roma, Carra e Bellini). Il Félyno — un russo, che le vicende della grande guerra hanno sbattuto in Italia — si era già fatto conoscere fra noi per 'alcune «ovelle pubblicate sulle nostre riviste «• per un lavoro drammatico, l'tr la porta rappresentato or è qualche tempo con buona fortuna : commedia larmoijanU-, nella quale uli ingenuo anarchismo filosofico si combina <on un dolciastro sentimentalismo in un miscuglio che, per alla», uon dispiace al pub' (■•lieo per il simpatico colorito di fiaba inorale ])er adulti a lieto fine che l'autore riuscito a dargli, oltre che pei molti tocchi fini e delicati e le battute spiritose di cui vi è gran copia. Ma II Bivio e lavoro di ben altra maturità spirituale, e la fisonomia del suo autore vi si delinea nettamente. La vita e il destino di ciascun uomo gli appaiono soggetti all'influsso continuo e misteri-oso del caso. Egli non credo alla predestinazione, non crede che prima della nascita sia prefissa- la vita di ciascun uomo e che il neonato non faccia che compiere un programma prestabilito, recitare la parte assegnatagli, vivere secondo un modulo immutabile. So ciò foss'\ bisognerebbe am-mettere resistenza di un Dio direttore, dima Dio non v'è, ed o^ui uomo "scena, Dio a se stesso, u Ogni atto compiuto presuppone il suo contrario, cioè che si potesse non compierlo. Ogni passo ò l'opposto del passo che si potava dare. Ogni pensiero lotta con un pensiero nemico, c. solo il caso decide quale dei due prevarrà ». La. vita di ciascuno non è una linea reti a percorrente l'intervallo fra due punti-, è una linea ohe ogni momento s'interseca con altre lineemutando continuamente direzione, e tutte insieme formano una rote di complessità infinita e inestricabile. Nel dedalo dell'esistenza, ogni momento ci si aprono dinanznuovi sentieri, viottoli, gallerie, ogni momento sbocchiamo in un bivio, ove con violenza e direzione nuovo il vento della vita c'investe ci percuote ci sosiiin^e. Chi è nato per lottare chi ha ira carattere, ehpuò dire do sò io oppone all'urto dol vento la resistenza del suo corpo, e nel suo passaggio attraverso il laberinto mantiene una certa direzione approssimativamente simile a quella che si prefisse partendo. Lia vi souo altri esseri, e sono i più. i quali non hanno rn eò la l'orza di elidere gl'influssi osterai che dalle profondità dell'infinito si precipitano da tutte le parti su loro, e questi, ad ogni bivio che si apre loro dinanzi, sono come foglie morte, che andranno dove più forte spirerà il vento. Uno di essi è l'eroe del Bivio, l'avvocato .Sergio LaurentieiT. Un giorno, recandosi a far visita ad una signora, incontra un mendicante cui fa l'elemosina. Ma. andato avnuti di pochi passi, è preso dal dubbio daver messo nella mano del vècchio un rublo falso. Si rivolge allora indietro per assicurarsene dallo stesso mendicò : il passo ohe egli fa imprime alla sua vita uu corso nuovo, all'atto diverso e totalmente inaspettatoVja. donna ittrompe nella sua esistenza'egli l'ama, la sposa, per qualche tempo è felice. Incapace di personalità f di vita propria,, ripone la sua felicità fuori di sònei pensieri e nei sentimenti di qualcuno che, per quanto vicino a lui, è altro da luicol quale ha fatto, sì, insieme un pezzo dstrada, ma che, da- un momento all'altroP'tò lasciarlo ed andarsene per la sua via,Egli si è asservito al mondo esteriore, ha_rinunciato a resistere al vento della vita : quo* sto, ora, spira in una certa direzione, eseguendola, egli si sente feli.ee ; ma chi glgarantisce che il vento spirerà sempre inoaefla direzione? Ed infatti, seguendo ilca; proccio di Lidia, egli abbandona la mia 'professione dà avvocato e la sua patria, e la segue all'estero. Colà, egli vette a poco a gOQQ illpitf,aaarm .da uè. Ia dciuia, in cui ha riposto frutila la sua felicità, e, impotente a ottare, nulla fa per trattenerla. Lidia lo abbandona, ed egli si afferra convulsamente a un'altra donna.,' di cui segue docilmente l destano. Ma una catastrofe lo priva, dopo poctì tempo, della dolce e consolante ami- cizia. od eccolo ancora una volta solo o senza mèta.nel mondo. Con sottile intuito psicologico Ossip Incvile ci descrive il progressivo svuotarsi di quell'anima, il suo lento rinunciare ad ogni originalità interiore, il suo inerte abbandonarsi a poco a poco al soffiare disordinato dei venti della vita. Come da un vaso donde da un'invisibile fessura a pocn a poo<i fugga tutto l'acqua, Sergio si dissecca o muore a se stosso. Egli vivo attimo per attimo l'orrore di sentirsi morire, e, nell'immenso vuoto in cui ai sento all'ondare, si aggrappa ad uno scopo piccolo e momentaneo ma luminoso: l'amore di una bambina, destinata a diventar ricca, e che l'amante della madre maltratta crudelmente. Nella difesa della piccina egli quasi con rabbia concentra tutta l'energia che non ha saputo impiegare per difendere sò stesso dalle cose, ma, nell'atto stesso in cui fa ciò, avverte quanto vano e artificiale sia. questo suo agitarsi e dimenarsi nel vuoto Ma anche il tratto.di vìa che percorre con la dolce piccina è breve, e, al primo bivio che gli si apre davanti, la perde di vista, e, ancora una volta, rimarne solo, più solo e più vuoto cho mai. Ad un essere così fatto la vita deve, necessariamente apparire un mistero di tutti i momenti: ogni intima razionalità c evaporata dalle cose, e questo non sono più che atomi in balia di un trascendente capriccioso destino. Niente è che non avrebbe potuto essere diversamento, e un infinito stupore prende l'uomo a pensare che, fra'le infinite possibilità dell'essere, siasi realizzata proprio e solo quella in cui egli si trova ora impegnato. La ragione qui code il passo alia fantasia, anzi, alla vuota fantasticheria : riflettendo febbrilmente sulla sua vita e non scoprendovi leggo alcuna certa e razionale, non trovandovi niun programma o destino di cui essa sia l'attuazione, ogni vento di essa appare a Sergio quasi un mistico presagio, un simbolo arcano di ciò clic rli sarebbe in appresso dovuto capitan-. Impotente a costruire nel futuro la sua vita, il suo. spirito si alimenta, quasi unicamente di ricordi e rumina incessantemente, la sua vita passata, sfondandosi, senza mai riuscirvi, di trovarvi una legge e una. meta, di giungere a quel punto, perduto nel tenebroso passato, dove la prima deviazione ebbe luogo. Inutile cercare in un romanzo simile ciò che si chiama, una trama, o un'azione. Como Arzibasceff del quale è discepolo, Fé,!ynemir.a a riprodurre nell'arte l'imprevisto del-ì ..;*„ JL ...... i • • i la vita vissuta; come lui, ricorro al con-trasto artìstico che illumina ciascun perso-naggio con la luce riverberatagli da! per-sonalo opposto. Sul contrasto, alquanto■ V ì-iii iì. ingenuamente reso, del ladro galantuomo edel gentiluomo disonesto, è edificata tuttala commedia Per In porto; così, qui nelBivio, accanto a Sergio, sono Li e lavor-i ■ \ alo, die passano rapidi ^sicuri nella, vitasterno a noi. non è in nostro Dolere. Comeoouquistandosi la. loro felicità e costruendosi ( con io. loro mani il loro destino, eMarusiin, che, come uno stoico od un epicureo antico, la felicità ripone nell'assoluto distacco da tutto ciò elio, essendo e- sì, in Arzibasceii'. ;! paesaggio, la, natura non sono ohe il mobile fuggitivo riflesso dell'interno divenire dei personaggi, e assumono volta a volta srli aspetti fantastici of._„-i,:i: „i,„ r-i,i,„„-i„ j„i „„„ì„ tembili che il febbrile delirio del prota-genista proietta su loro. In Sergio Laurentielt tocca il le mi in equell'evoluzione spirituale di cui si possono•ì, ìì , t, ,i seguire le tappe attraverso tutta la lette-ratura russa del secolo scorso, vontrepartìeperfetta della letteratura occidentale dellostesso periodo: questa,, tutta ripiena della, ■ r1-. j ,,' (■ , • formidabile, .infinitamente moltiplicata vi-brazione della Volontà (li potenza, ondel'uomo rì none di fronte alle cose comedemiurgo e si crea, o mira a crearsi, un, °. ,. ,. e ., ,, , , mondo tutto di sua fattura; quella, dolorosa confessione di una volontà che tondemarsoi vuol: servi pei'a l'interesse di questo disuguale, ma suggestivo e — a tratti — possente romanzo. ADRIANO TIL.GKER.

Persone citate: Bellini, Carra, Cournot, Federico Verdmois, Sergio Laurentieit, Sergio Laurentielt, Stuart Mail

Luoghi citati: Como, Italia, Roma