Giovane vedova accusata di aver avvelenato il marito colla complicità dell'amante

Giovane vedova accusata di aver avvelenato il marito colla complicità dell'amante UN r> R AMMA 25 O Ivi ANO Giovane vedova accusata di aver avvelenato il marito colla complicità dell'amante Le treccie di «tjfaenicc% . L'arresto dei due presunti colpevoli - L'indagine dell'Autorità giudiziaria. Nll tti i bb Nelle prime ore di ieri mattina, in obbedienza ad un mandato spiccato dall'Ufficio di istruzione del1 Tribunale, venivano arrestati 11 meccanico Bellone Angelo fu Giuseppe, di anni 22, da San Giovanni a Teduccio (Napoli), abitante in via Marco Polo, N. 37, e certa Perettl Maddalena vedova Caffcr, di anni 29, abitante in via Colli, N. 57, ritenuti entrambi responsabili di avere propinato intenzionalmente f una soluzione venefica al marito della donna, Caffcr Antonio di Luigi, di anni 33, da Cavour, esercente una rivendita di latte e di vini all'ingrosso, in, via Colli, N. 57. Ecco i primi particolari che ci fu possibile raccogliere sul delittuoso fatto: Fra i più assidui frequentatori del negozio esercito dai coniugi Caffer. era il giovane meccanico Bellone. La sua continua presenza, ti suo contegno di persona intima, 0 la famigliarità che particola.rmenlo gli dimostrava la donna, avevano destato da molto tempo il sospetto che fra il giovinetto e la Peretti esistessero dei rapporti di Hit- Mima affettività. La passione era nata forse a loro insaputa, in Huell'ambiente saturo di alcool e di vino. Tra il cozzar dei bicchieri, lo risate e i frizzi sfilaci, 1 due s'incontrarono cogli occhi pieni di desiderio e si amarano di cosi insana passione da non poter tollerare che un nitro, il marito, potesse tenerli divisi. Da quel momento cominciò forse nelle loro coscienze la lotta che doveva vincere la ragione ed avere un così tristo epilogo. Nessuno avrebbe potuto immaginare che" i due amanti avrebbero un giorno pensato di spezzare violentemente con un delitto il le (fame coniugale, che loro impediva di amarsi liberamente. Fu la donna o fu l'uomo che per primo concepi l'idea del delitto? 0 si suggestionarono entrambi macerandosi di desiderio e personificando nel pacifico individuo che continuava tranquilla meni e la sua vita di modesto bottegaio, l'ostacolo insormontabile che essi dovevano ad ogni costo rimuovere per poter raggiungere, la felicità,? I primi sospetti germogliarono nella mente dei frequentatori del negozio e negli abitanti del vicinato, soltanto quando si ebbe notizia della morte del Caffer, avvenuta dopo breve malattia, il 5 settembre ultimo scorso. II contegno tenuto in quella triste circostanza dalla Peretti e dal Bellone, aggiunsero esca ai primi dubbi; cosi che mormorii e voci incominciarono a circolare di bocca in bocca e flnlróHo col giungere a conoscenza della Questura. Il Commissariato locale non trascurò naturalmente di iniziare delle indagini per accertare quale fondatezza avessero le accuse propalate a bassa voce dal vicinato; e le risultanze, pur non facendo capo a prove precise, furono tali che la Questura si credette in do vere di comunicarle all'Autorità giudiziaria, perchè coi più estesi mezzi di indagine che essa possiede, compisse una più accurata inchiesta. L'incombenza fu affidata al giudice istruttore avv. Cirimele, il quale, presa conoscenza del rapporto della Questura, fece eseguire da periti una visita alla salma. I risultati della perizia furono comunicati all'iUfTicio di istruzione in questi giorni, e indubbiamente in essa sono contenuti dei fatti gravi, poiché il giudice istruttore si affrettò a Armare due mandati di cattura, uno contro la donna e l'altro contro l'amante. I due mandati pervennero alla Questura Centrale 4'altra sera, e il capo della Divisione giudiziaria, commissario Palma, .ne affidò l'esecuzione all'ispettore Cummaudo, della Squadra Mobile. Ispettore ed agenti mossero verso via Colli nelle prime ore d'ieri mattina, col proposito di arrestare anzitutto la Peretti e poscia di fare una visita all'abitazione del Bellone, in via Marco Polo, ma questa seconda gita fu loro risparmiata, perché i due arrestandi furono trovati insieme nella casa della donna. L'uno e l'altra poterono così compiere insieme il viaggio verso lo Nuove. Il racconto della portinaia Ci siamo recati in via Colli, 57. La portinaia del vasto caseggiato, alla quale abbiamo chiesto qualche particolare sulla vita dei due coniugi, ci ha detto: « 1 Caffer da» due,anni erano inquilini della Casa. Essi avevano affittato il Caffo Latteria Gelateria « Studlum ». che ha la sua entrata in via Marco Polo. I due conducevano una vita tranquilla, tutta casa e negozio. Non esistevano — almeno apparentemente — dissensi tra eli loro. Lui non beveva, ed essa sebbene abbastanza piacente, ed esposta a sentirselo dire dai giovani clienti del negozio, sembrava non avere capricci. I loro affari prosperavano. Sembrava insomma una coppia felice alla quale solamente mancava il sorriso di un fanciullo. A questa maternità delusa la donna aveva qualche volta accennato con rammarico in certi momenti nei quali essa si lasciava andare a far confl- denze alla portinaia. Questa fu l'unica nube che oscurava quel cielo sereno Ano allo scorso settembre, epoca in cui avvenne la morto dello sposo. Fu la sua una malattia rapidissima ed inspiegabile. Mai prima di quell'epoca quell'uomo aveva lamentato neppure un dolor di capo. Robustissimo e nel fior dogli anni, egli non si risparmiava la fatica. Dtirante l'estate, per raddoppiare il guadagno, andava a ven- der gelati sul corso Vinzaglio con uno dei consueti carretti dei gela.t.ieri ambulanti lasciando la moglie sola in negozio ». La portinaia, dopo una pausa per chiamare a raccolta i propri pensieri, prosegue: c Ricordo come se fosse ora: un lunedi mattina (la sera prima avevo parlato con tutti e due i Caffer che erano del solito umore) scendendo nel cortile, vidi l'uscio del retrobótte ga aperto. Diedi uno sguardo di sfuggita e scorsi la signora Maddalena abbandonata su una seggiola che singhiozzava. Temendo le fosse avvenuta qualche disgrazia oppure elio si sentisse male me le accostai ed essa mi informò che suo marito stava male, molto male. Credetti che essa esagerasse, mi. pareva impossibile che in cosi breve tempo quell'uomo così sano potesse trovarsi in pericolo di vita. Entrai in casa e mi appressai al letto dell'ammalato. Notai subito In lui un cambiamento inesplicabile. Appena egli mi vide, mi disse: « Madama, e finita: slo por fare il gran viaggio! ». « Che diavolo! — risposi io —• ci vuol coraggio! Questa è un'indisposizione passeggera! ». Ma dentro di me fui pienamente del parere dell'ammalato. « Uscendo cercai di consolare la donna e mi offersi di andare a chiamare il medico. Anzi rxu-do che fui io a dire alla Maddalena : « Mi permetta che le dia un consiglio: lei mi ha altra volta raccontato elio per comperare 11 negozio ella vi ha impiegato tuttta la sua c"ote. Possiede qualche documento che comprovi che la proprietà e sua? No? Ed allora dia retta a me : mandi a chiamare in tutta fretta un no taio. Dalla vita alla morte è breve il passo; il suo uomo è molto robusto, ma quello che le consiglio io non può recarte che dei van laggi ». « E la Maddalena — prosegue la portinaia — accettò il consiglio. Una mezz'ora dopo giungeva un'automobile col notaio. Lo era andato a eluamare un giovane che si trovava nel caffè — Il Bellone? — chiediamo noi. — Non so ! — risponde la portinaia — perchè 10 non conosco per nome nessuno dei tre quentatori del negozio. Dopo un breve silenzio essa riprenc'e il suo racconto: « 11 medico venuto a visitare il Caffer lo trovò certamente molto ammalato perchè dispose pel suo Immediato trasporto aH'Ospedole di San Giovanni, dove, dopo pochi giorni di ricovero, morì. La vedova ne sentì veramente dolore. Io l'ho vista piangere a diverse riprese solamente a sentir parlare del defunto. Poi il suo dispiacere, come tutte le cose CI questo mondo, si alleviò e in questi ultimi tempi essa era tornata dell'umore di prima, quando cioè non le era accaduta ancora alcuna disgrazia. Essa seguitava ad esercirò il negozio, che in virtù del testamento del marito era rimasto di sua proprietà, conducendo la vita di prima con quasi nessuna variante. Aveva smesso solamente di vender latte perchè questo importava troppo lavoro ec*: essa si trovava sola, avendo licenziata, dopo la morto del consorte, l'unica ragazzetta cne faceva la servente nel caffè ». La portinaia termina escludendo in modo assoluto che la donna possa avere, non solo commesso, ma neppure concepito un delitto simile I Quanto ad ammettere la possibilità della relazione amorosa 'essa, sebbene garantisca d'I non saperne una parola, non è più tanto assolutista, c Eh! buon Dio, un amico potrebbe benissimo averlo avuto anche lei. Ve ne sono che ne tengono due 0 tre; dunque, una che si accontenti di averne uno solo, seconc'o 11 mio debole parere, può ancora considerarsi onesta !.,. ». La "casa del veleni,, E qui è finito il racconto della donna, la quale nelj'accompagnarci fuori vuol farci vedere il negozio colle saracinesche abbassate, tanto dalla parte del cortile, quanto da quella verso via Maroo Polo. Davanti al caffè, dalla parte verso strada, si trovano due di quei grossi barili di piante verc'i; nei cortile, invece, vicino alla porta, è un mastello che contiene della biancheria che la Maddalena ha lasciato nell'acqua, nel suo repentino allontanarsi da casa. Dal sovraporta semiaperto si scorge anche che all'interno del locale è rimasta accesa la luce. La portinaia e gif inquilini della casa non si sono accorti dell'ar resto della vedova, ed erano molto stupiti che il rfegozlo non venisse aperto. Si erana peranco concertati — dopo aver bussato invano all'uscio — di andare à chiamare le guarc'ie, ma qualcuno aveva consigliato di non affrettare ricerche che non interessavano personalmente nessuno. Queste le voci che circolavano tra i vicini, ma in realtà forse qualcuno che ne sapeva di più'aveva accennato all'inutilità Ai andare a chiamare le guardie, quando le guardie stesse avevano visitato l'alloggio fin dalle prime ore 'del mattino. L'arresto della Maddalena Peretti, quanto dell'Angelo Bellone, come abbiamo più sopra accennato, è avvenuto per mandato di cattura del giudice istruttore avv. Cirimele. 11 Caffer, che era morto al San Giovanni, era stato sepolto senza che nessuno sospettasse la sua. morte non naturale L'esumazione del cadavere fu ordinata dop-\ in seguito ad inchiesta, ed il prof- Canara, che fece l'autopsia, trovò negli intestini del defunto, nonostante la già avanzata decomposizione, tracce di arsenico. Il Caffer era, morto avvelenato, e poco è mancato che il colpevole od i colpevoli fossero riusciti a vivere impuniti, dopo aver compiuto rosi efferato delitto. Il seguito delle indagini e dell'istrutoria da ra quei particolari che qui mancano, e cioè che cosa rispondano i due imputati al magi strato che li accusa. Sopratutto proverà se e quale grado di responsabilità tocchi alla giovane donna. Troppe circostanze sono ancora avvolte nel mistero. La moglie del Caffer è stata veramente una complice nel delitto? Il suo dolore ed il suo pianto per la morte del marito furono una commedia? Nulla si può ancora affermare sulla colpevolezza della vedova; soltanto la minuziosa istruttoria, ap pena iniziata, getterà uno sprazzo di luce in questo misterioso dramma, che ri'-orda i capitoli di un popolare romanzo zollano* Un particolare ancora: poco tempo dopo la mo'-to del marito, sembrò che la Maddalena Caffer volesse disfarsi del negozio. A tale scopo essa fece pubblicare diversi annunci sui giornali. Ma. fosse che le offerte ricevute non tornassero di suo gradimento o che essa nvrsse ormai cambiato ili parere, la progettala vendita non ebbe effetto e la vedova rimase a continuare la piccola azienda del marito. Nel primo interrogatorio a cui fri sottoposta, la giovane negò recisamente' piangendo, di avere comunque attentato alla vita del marito. QgFlnfLpstdlfpshsqmsipitegvpbs

Luoghi citati: La Maddalena, Napoli, Teduccio