Socialismo e bolscevismo al Congresso di Livorno

Socialismo e bolscevismo al Congresso di LivornoSocialismo e bolscevismo al Congresso d Costantino Lazzari per l'unità, del Partito e per l'elevazione del proletariato contro il culto della violènza e le mistificazioni degli arrivista - Il "verbo, di Mosca spiegato dall'avv. Terracini: rivoluzione, dittatura, espulsioni. <» (Dal nostro inviato speciale) LIVORNO, 17 notte La frazione unitaria si è riunita ieri sera al teatro Goldoni, e la riunione venne presieduta dal direttore dèi Lavoratore di Trieste, Passigli. Dopo lunga ed anche vivace discussione, è stato concordato di nominare una Commissione per studiare le modificazioni di.forma da apportarsi alla mozione approvata dagl'i unitari a Firenze, e presentata ieri da Baratono.. La Commissione è compòsta di : Serrati, Frola, Baratono, Velia, Bocci, Cazzamalli. l& frazione intende confermare che per rimanere nel Partito non basta la disciplina formale, ma occorre il consenso esplicito ai postulati precisati dalla mozione stessa. Nessuna- esclusione determinata da atteggiamenti passati, ma sicurezza piena che nell'avvenire nop avverranno più trasgressSoni. La Commissione si è immediatamente riunita e verso la mezzanotte ritornò a presentarsi al Convegno. Venne data lettura delle modificazioni apportato al testo della mozione 0 fu convenuto che la mozione nella sua nuova forma verrà presentata oggi al Congresso riunito. Si apprende che nella riunione tenuta ieri sera dagli unitari l'on. Serrati avrebbe fatto presente che intendo rinunziare a parlare. Il suo discorso — egli avrebbe detto — non può avere che un carattere personale e polemico, e in conseguenza destinato a suscitare agitatazioni e contrasti nel Congresso, che egli vorrebbe evitare. I suol amici finora si sono dimostrati di diverso parere; vogliono che egli parli, non intendendo che restino senza risposta le accuse lanciate contro il direttore dell'/i vanti! e contro la frazione unitaria dagli oratori dei comunisti puri, e nei vivaci battibecchi che si ebbero prima della seduta e cho ancora si avranno. La mozione Lazzari Presiede la seduta antimeridiana il centrista Carlo Azimontt, sindaco di Busto Arsizio, che ha per segretario Conti. Abbiamo per primo oratore Costantino Lazzari, che parla a nome degli intransigenti rivoluzionari. Costantino lazzari sale alla tribuna ed è accolto da applausi. Il culto della violenza Lazzari; — Il Partito si dibatte in una situazione critica ed intricata. La mia mozione tendo a risolverla. Per ben precisare però questa situazione bisogna risalire alle origini di questa crisi, crisi che già era grave a Bologna 0 che oggi si è fatta acutissima. Anzitutto bisogna rilevare che l'origine prima.dipende dallo instaurato culto ideila violenza; culto che nel 1S9J il Partito socialista aveva abbattuto, e che ò risorto ai danni del movir mento proletario e come negazione del suo passato. Oggi noi siamo dominati da questa esaltazione, della quale forse coloro che hanno trionfato nel Congresso di Bologna dell'anno scorso dovrebbero sentire il peso di qualche rimorso, per le situazioni difficili che si sono create a Bologna, a Ferrara ed in altri luoghi, dove appunto la facilità e la illusione di credere che gli atti deUa violenza armata possano servire a. maturare maggiormente A- destini della classe lavoratrice d'Italia e l'avvenire della civiltà socialista, hanno messo il Partito socialista in una situazione inestricabile 0 difncilo. Noi consideriamo la violenza come una storica necessità, ma anche una triste necessità. Se il metodo della violenza della classo dominante e la violenza della classe sfruttata e dominata può essere utile e necessaria, vi è però anche la violenza inutile. A questo proposito io mi ricordo che quando, nel mese di ottobre, il nostro giornale del Partito ha pubblicato un certo articolo di un compagno, il quale inneggiava alla violenza come risposta alla violenza dei nostri nemici, e concludeva con u riprendere, attraverso gli antichi ruderi della politica antica la massima: occhio per occhio, dente per ' dente, e il nostro giornale pubblicava questo articolo di l'ondo senza nemmeno un rigo di commento, ci faceva ritornare alle stesse mentalità etiche e morali della civiltà mosatea e, figuratevi anche, prima del diluvio universale. L'unità del partito Premesse queste considerazioni sulla violenza, corno origine di tutti i mali che travagliano il partito socialista. Lazzari passa a parlare dell'unità del partito che si vorrebbe spezzare. « Per not vecchi socialisti, dice Lazzari, il congresso ò cominciato con un dolore. Abbiamo visto un ragazzino venire a dirci che l'unità per la quale da quarant'annl, lottiamo è un latitacelo che bisogna abbattere. E' stato per noi uno strazio. Voi, o giovani, chiamate fantoccio l'unità, ma questa unità è ■ stato il nostro culto, e per essa abbiamo sofferto e lottalo e vinto, imponendo il rispetto del partito socialista a tutti i suoi avversari. {Applausi prolungati)- Noi siamo per. l'unità, per la solidarietà, per la fraternità fra tutti i militanti socialisti a qualunque tendenza appartengano. (Lazzari ha fra le mani delle carte che gli cal'ono. Esclama rivolto ad una persona die gli sta vicino : « Me le raccolga, per piacere. Sono i miei passaporti 1 ». Si tratta infatti delle tessere del partito). Quindi l'ex-segretario del partito passa a chiarire se la scissione è necessaria. Accenna alla tesi sostenuta dall'on. Graziadei e comincia col parlare dell'atteggiamento del deputato di Imola durante la guerra. — Graziadei, esclama Lazzari, può, come professore, giustificare le sue teorie in merito alla guerra : per noi resta il fatto che i suoi articoli servivano al « Giixrnale d'Italia » per fare propaganda interventista. (Risate, apploust).- Vella: — Gli articoli di Graziadei venivano citati nei Tribunali militari come motivo di condanna per il socialismo. Ne ho fatta la personale esperienza. (/iflifn:to?ii e rumori, apjilnwsl). • ' '". Lazzari /Continua nella sua critica agli a>> teggiameuti di Graziadei, e ricalca sul motivo che gli uomini di scienza sono facili a perdersi nelle rravole del teoricismo che portano alle scissioni. Critica l'esaltazione degli eroismi personali, e richiamandosi al fatto che ormai hanno carattere sporadico, dimostra che l'arma elettorale è più efficace che gli atti singoli di violenza. Vuole l'aziono rivoluzionaria, ed è lieto che anche gir elementi riformisti convenuti a Reggio Emilia siano usciti dalle trincee degli accomodamenti e dei compromessi parlamentari ; ma la vuole poggiata non. su quanto succede negli altri paesl^lha sulla situazione nazionale, e fatta con i mezzi che rispondano «1 temperamento italiano ed olla necessità del Partito socialista italiano. Niente social-patrioti » Ci si accusa d'essero opportunLsti; non siamo opportunisti; ma non intendiamo sacrificare la nostra libertà personale e nazionale a vincoli intemazionali, che prescindano dalle nostro necessità e dai nostri bisogni. Dai compagni di Mosca noi pretendiamo il riconoscimento dei nostri meaiti durante la guerra, ma vogliamo che non si dimentichi che durante ki guerra fummo noi soli socialisti italiani a salvarci dal crollo del socin+ismo internazionale e che fu proprio il nostro Morgari che riusci a gettare le basi della Terza Internazionale. (Applausi calorosissimi). Social patrioti non 10 sono mai stati i socialisti italiani. Social patrioti furono i tedeschi, i francesi, ai quali oggi si usano tutti i riguardi, non gli italiani. 11 socialismo italiano, che ebbe per primo nucleo diciassette milanesi disperati, non venne mai a transazioni eon la borghesia, neppure nella ore tragiche del conflitto mondiale. Vincoli, come vuole l'Intemazionale, bisogna chiederli agli inglesi, il più intellettuale dei quali n->n lui inula intelligenza quanta ne ha per comprendere ctrte caie una nostra scalpacela merit'ionale. Quiinto ci si chiede oggi, e cioè distaccarci dai riformisti social patrioti noi l'abbiamo sempre fatto e l'abbiamo dimostrato e siamo pronti a farlo ancora... (Applausi calorosi). Lo abbiamo fatto e lo faremo in cor-' relazione all'azione rivoluzionaria nos'ora. Turati, e lo dissi anche a lui subito dopo l'incidente, dando la mancia ai ferrovieri crumiri l'aveva fatta grossa. E gli dissi anche: «Questa volta non so se te la caverai ! -T- No, no I —r si grida. » I compagni dii Milano hanno con un colpo di spugna cancellato l'episodio. Io voglio sperare che non abbia più a ripetersi.. In ogni modo, ripeto, i social patrioti noi l'abbiamo sempre espulsi dal nostro seno e continueremo a farlo e non abbiamo bisogno <?i speciali ordini di Mosca, iflpprovazioni vivissime). E torna sull'uso della violenza. E' ir motivo questo e la natura di tutto il suo. discorso; cosi come ogni epdsodto che sfiora ogni argomento che tocca-non lo fa che per protestare contro ogni idea di scissione e per affermare che si deve salvare l'unità. Contro I comunisti « Chi è che vuole la scissione? — dice. — Mosca è male informata. E informata da chi? bai gruppo, si dice, che fa capo al torinese Ordine Nuovo, il gruppo che vuole, secondo quanto figura nel manifesto pubblicato, rompere le catene che inceppano il movimento proletario, gruppo che pretende di essere all'avanguardia del proletariato. Una bella pretesa, un beU'atto di orgoglio 1 lo penso però che nel partito socialista tutti dobbiamo essere sullo stesso piano. Non vi devono essere frazioni, che abbiano diritto al predominio. Tutti eguale Le catene che inceppavano i proletari sono state in gran parte infrante e a quest'opera tutti abbiamo concorso 0 dobbiamo concorrere ancora perchè dei legami da infrangere ancora ne rimangono ». E' un attacco a fondo contro ,i comunisti, quello di Lazzari, ma i comunisti: non» protestano. L'affetto per l'oratore sopisce ogni contrasto ed ha fatto fino a questo momento tacere ogni velleità di insurrezione. Il momento però viene. « Fra comunisti e 'Socialisti —-dice Lazzari — non esistono differenze sostanziali. Tutti siamo eguali e dobbiamo rimanere uniti. Carlo Marx ha detto : proletari, unitevi: non ha detto; dividetevi'. (Applausi fragorosi). Carlo Marx eia un uomo che aveva una precisione di linguaggio. La divisione fra socialisti e comunisti è artificiale ed artificiosa ». Quéste parole provocano una grande dimostrazione a favore dell'unità. Quasi tutti i conI gressisti vi si associano. Ri astengono e protestano i comunisti puri. Si grida: * Gli anarchici li averte buttati fuori. Anche i riformisti ! ». « Un manifesto — continua Lazzari—firmato anche da Bombacci e Bordiga afferma che si deve raggiungere la civiltà socialista. Se tale lo scopo, percnè devono esistere scissioni fra noi? Ben altro è il fine che noi, sempre ei siamo prefissi. ' Serrati .sconta oggi l'errore commesso a Bologna di essersi lasciato indurre a credere che nulla si può raggiungere se non con la violenza. Errore. Noi abbiamo sempre combattuto contro la dittatura della borghesia, ma' non peT Istaurare la dittatura di una «élite» rivoluzionarla. Abbiamo combattuto con le armi che giudicammo migliori ed i risultati ottenuti sono una prova che noi abbiamo camminato sulla strada buona, che bene abbiamo fatto ad allontanare i sindacalisti tipo De Ambris. che combattevano per l'Intransigenza rivoluzionaria e sono finiti come sono flniW. Bombacci dice che questi sono successi legali, ma ci vogliono anche i successi illegali. Kabaceff. dopo aver vantato il successo elettorale dei isbcialisti bulgari, ha rimproverato gli esitanti dinanzi alle epurazioni che ci vengono richieste. Rispondiamo loro che i1 successi elettorali ne abbiamo avuti anche noi 0 in quanto alle epurazioni, facciamo loro presente che ce ne diano l'esempto. allontanando per lo meno 1 massoni del socialismo bulgaro, cosa che noi da tempo abbiamo fatto ». (Approvazioni, vivissime). «Imbroglioni della politica proletaria» Prosegue: « I comunistici chiedono di mutare casacca e cambiare nome al Partito. *>ou sarebbe la prima volta che ciò avviene, e ne fui artefice anch'io. Ed era per staggire alla reaziono e mantenere viva la nostra organizzazione. Ora noi Chi è che ci viene proponendo di cambiare nome? Sono i nostri compagni di Russia, i nostri compagni verso i quali noi abbiamo sempre data, prima di tutti gli altri, tutta la nostra ammirazione, i compagni che abbiamo sempre difeso, anche quando nessuno li comprendeva e li* difendeva. (Applausi vivissimi). La conseguenza sarebbe questa: nella storia di quarànt'anni di lotta socialista noi abbiamo abbattuto una quantità di idoli, una quantità di altari, noi abbiamo fatto una grande rovina intorno a noi per far risorgere questa nostra bandiera. Ebbene, attorno a noi si aspetta fi cambiamento di nome perchè allora tutti i vari gruppi dei mistificatori, degli imbroglioni della politica proletaria vogliono approfittarne per potersi mettere ' la divisa che noi abbiamo portato onoratamente, ò cercare di farla passare con l'aggiunta di un qualificativo. (Applaudi). , Cessate le acclamazioni ed i commenti che le geniali affermazioni suscitano, Lazzari continua: 0 Ci si rimprovera di non fare la rivoluzione. Il periodo rivoluzionario ih Italia matura giorno per giorno e noi ne affrettiamo la maturazione; e ne va dato il merito ai dirigenti la Confederazione di mestiere, che sempre furono ottimi socialisti e buoni organizzatóri. Le critiche che fanno i teorici non sminuiscono i loro meriti. A Turati, per esempio, si rimprovera di aver pronunziato un discorso equivoco dopo Caporetto, e non si ricorda che fu proprio Turati che, dopo la rotta di Asiago, cacciò dal Parlamento Salandra, Il maggior responsabile della guerra. (Approvazioni vivissime). Le critiche, in ogni modo, possono anche essere giuste, ma non/rivelano che lo spiegabile desiderio di molti comunisti di avere la direzione del Partito. (Nuove e pia vive acclamazioni, c commenti ironici). Noi non pretendiamo alla infallibilità; ma che si riconosca quanto abbiamo fatto nel passato. Troppe reclute pretendono di colpo di diventare i dirigenti. Il compagno Seassaro, per esempio, ha. il merito di aver studiato la nostra organizzazione, consigliato rimedi e aver pensato anche alle caserme comuniste; ma io gli ricordo che è appena da ieri nel nostro Partito, provenendo dalla democrazia cristiana. {Applausi, risate, proteste dei comunisti puri). Noi accettiamo tutti i convinti della bontà del nostro programma, ma fra Seassaro e il defunto Edmondo De Amicis, preferiamo quest'ultimo, che, quando chiese di 'entrare nel nostro Partito, si limitò a domandare di poter studiare il nostro movimento e non pretese di innovare. (Applausi; i comunisti protestano). ali comunismo è un artificio » Viene poi a trattare esplicitamente dei 21 punti di Mosca, Si chiede: « E" possibile la applicazione integrale di tali disposizioni? Rispondo, sì. Tutto ù possibile adesso che si superano le montagne a volo. E' possibile, ma è utile ? Rispondo di no. E sono anche certo che i nostri compagni dì Riesca, quando avremo fatto toro presente éiie applicandole roviniamo il nostro partito, non potranno non 'cs sere con noi che chiediamo di applicarle, si, ma tenendo calcolo delle nostre condizioni. Da nei non esistono s-cial-democratici, di sono dei riformisti platonici ; ma tutti siamo sulla linea di intransigenza riv oluzionaria. I Scheid- mann ed i Noske dà noi non esistono; li,abbiamo già liquidati: sono I Caprini,*d i Bonomi che abbiamo cacciato. (Applausi). Voci : — Vogliano cacciare anche Turati 1 — gridano i comunisti. Lazzari, continuando: — Perchè non si possono applicare i principi di Mosca ? Perchè una nostra scissione politica porterebbe ad una scissione nelle organizzazioni economiche. Abbiamo tonto lottato per conquistarle e scindendoci le perderemo. (Applausi)'. Di fronte alle teorie, che ci vengono da oltre le Alpi, noi presentiamo le nostre opere di movimento che abbiamo creato ; le organizzazioni che sono nostre. Ma Mosca si fa della teoria ; da noi si realizza I loro libri sono magnifici, ma le nostre opere li equivalgono. Noi non abbiamo i teorici delle organizzazioni agrarie, ma gli Abbo, che organizzano e si impongono con la loro praticità al rispetto della borghesia. (Proteste vivissime del comunisti). Mazzoni : — Siete degli ignoranti. In Russia si attua il programma del partito popolare. OVuojjc proleste e nuove grida). Lazzari si avvia alla conclusione: — Fra la scissione, egli dice, che ci consigliano i nostri compagni di Mosca, perchè male informati, 0 l'unità cho noi perseguiamo, non pare c'ubhia la scelta. Il comunismo non è che 1 artificio per dividere le nostre forze. Noi resi remo fedeli all'Internazionale, anche se n< siamo ricevuti. Le porte, che ci sono chiù oggi, abbiamo la sicurezza ci si riapriram un giorno e vi entreremo a fronte alta; Calorosa manifestazione , Ha finito. Si improvvisa a Lazzari una gra de dimostrazione-, la quale comincia dal pi coscenico e poi si propaga ai palchi e al platea. In un palco di' proscenio. Turati, Tr ves, D'Aragona, applaudono calorosamente. grida: «Viva il socialismo! ». Da qualcuno staccano i fiori ornamentali e si gettano 1 Lazzari, che scende dal palcoscenico nel platea. I comunisti tentano con il canto d< l'Internazionale di sminuire l'imponenza dèi dimostrazione, ma non vi riescono. Gli unita vi si associano e il canto chiude fra nuò' applausi e nuove acclamazioni a Serrati.', contrasti vivacissimi, evitati fino all'ultimo m , mento, scoppiano cosi quando la seduta sta p 'chiudersi. La manifestazione però ha raggiu to tale intensità»che i comunisti non-riescoi a diminuirla. Chiedono fra le urla che veng no allontanati Turati e Treves. Rimbeccai gli unitari: «Fuori gli arrivisti I ». A poco poco il teatro si vuota.