Dalle " Memorie ,, del librettista

Dalle " Memorie ,, del librettista Aneddoti dongiovanneschi Dalle " Memorie ,, del librettista Chi voglia molto notizie sulle origini del personaggio di Don lìiovann-i, sugli aspetti clie nel corso di quattro secoli esso assunse nelle letterature europee, sudo signiilcazioni moraleggianti, o edonistiche attribuitegli da scrittori di teatro, sulla varia fortuna dei drumiui, dello commedie, delle farse che to ebbero protagonista, consulti, fra le più recenti pubblicazioni, quullo del De Simone Brouwor (.Napoli .1894), del Farinelli (Giornale storico, 1806), del Fuà (Torino, 1919). Ribalta dalle interessanti indagini degli studiosi, die qui non si possono neanche sommariamente riassumere, dalla comparazione delle diverse concezioni del personaggio e dulia critica delle opero da esso inspirate che le più numeroso elaborazioni del don Giovanni avventuroso avvennero nel secolo dcuiinottavo e che quella cui ixmvieno dedicare qualche nurola, ora. che riappaio al Regio coti' la musica di Mozart, quella cioè di Lorenzo Da Ponto, ù fra le meno importanti letterariamente, benché abbia non pochi pregi come libretto, come tratteggio di personaggi, come movimento scenico o spigliatezza di discorso. Sulla vita, imi, del Dà Ponte, ha scritto il Paggi, in una prefazione alle Memorie di lui. Ricorda il Paggi che Emanuele Da Ponte, nato di iiodro israelita U lo marzo 1749 a Ceneda, ora Vittorio Veneto, mutò il nome quando, a quattordici anni, fu battezzato, perchè cosi volle la seconda consorte di suo padre. Uscito dal Seminario di Portogruuro, il giovine sacerdote desiderò vivamente di fissar dimora in Venezia, apparsagli magnifica, sfolgorante, alla fantasia ed ai sensi: e, recatesi colà, fu preso dal fascino dilettoso della molle vita veneziana; favorito dalla sua fiorente bellezza, s'abbandonò ai vizii e ne ebbe, come accade, gioie ed amarezze. Occupava nel '75 la cattedra di retorica nel seminario di Treviso quando il Senato veneziano lo espidse dal seminario, vietandogli l'officio di maestro in tutto il dominio. Da Ponte restò a Venezia e guadagnò la vita facendo il poeta estemporaneo. Inviso alla no-, olita; alla quale aveva rivolto pungenti .satire, riparò a Gradisca. Sovvenuto dai goriziani, andò a Dresda: ivi s'impegola con due giovani sorelle: per liberarsene va a Praga, poi a Vienna, ove conosce il Motastasio che lo presenta favorevolmente a Giuseppe II; , il compositore Salieri lo raccomanda all'imperatore; doiw poco tempo riceve la nomina di poeta al teatro italiano della capitalo, donile partiva, garbatamente licenziato, l'abate Casti. Anche a Vienna pagò il suo tributo all'amore: noltre, per gelosia,' e questa volta — nota il l'aggi — a torto, cei-to chirurgo Dorigutti, per vendicarsi della presunta rivalità di lui. gli fa perdere tutti i denti sommfnlstrandogll. come medicina, dell'acqua forte. A Vienna conobbe i più famosi ciompositori di corte e ne divenne il desiderato librettista. Ed ecco corno, nel 1787. nacque il Don Giovanni. Scrive il Da Ponte nella sue Memorie, vivace libro, ricco di notizie, vario c curioso: Martini. Mozart e Salteri vennero tutti e tre In una volto a elilriloi-mt un ilr.nnma. Io gli amava e stimava tutti e tre. e ila tutti tre snwava anatrile Incremento alla mia gloriurelii teatrale. Pensai 50 non fosso possililte ili contentarli tutti tre. e ili far tre opero a un tratto. Salteri non mi domandava un di-anima orltrluali*. Aveva vrltto a Parlpl la musica ill'oncra ilei « Tarara », volpa ridurla al raraUera di dramma e musica italiana, e me- ne domandava quindi una libera traduzione: Mozart e Martini lasciavano a. me Interamente la .«celtu. Scelsi per lui 11» non lilovaiml >:. «ngjretiql rhe Infinitamente gli piacque, o l'« Arbore ili ninna» pel Martini. Trovati questi tre soggetti, andai daU'Inii>ei.itore, gli espusi il mio pensiero c l'informai cho mia. intenzione era di far queste tie opere contemporaneamente. — Non ci riuscirete. — mi rispose egli. — l'orse che no, — replicai; — ina mi proverò. Scriverò la notte per Mozart, e.farò 11 conto ili. legger l'« Interno ii ili Dante; scriverò la mattina )xt Martini, e mi parrà di studiare il Foli-arra; la sera |u3r Sa? lierl. e sarà 11 mio Tosso. Trovò nssat bello ii mio parallelo, e appena tornato n casa mi posi a scrivere. Andai al tavolino e vi rimasi dodici ore continue: una bottiglietta di Tokat a destra, it r.ilamalo nel mezzo, e ima scatola di tabarro di Siviglia a sinistra -. una beli» giovinetta di sedici anni, ch'io avrei voluto non amare the come figlia, ma... stava in ear.a mia con sua madre, ch'aveva cura della famiglia e venia nella mia ' camera a suono di campanello, che per verità lo suonava siicsso, e singolarmente quando ini pareva che Testro cominciasse a raffreddarsi : olla ini purtava or un blfcottino, or una tazza di caffè, or niente altro che U suo bel vlio, sempre gaio, sempre ridente, e fatto appunto per inspirare l'estro iioctleo e. le Ulec spiritose. Io seguitai a studiai- iloibcl oro ogni giorno, con brevi Intermissioni, per due mesi continui, e per tutto questo spazio di tempo ella rimase nella stan/a contigua, or con un libro in mano, ed ora all'ago o il ricamo per essere pronta a venir da me al primo tocco ilei campanello. Mt si assideva talvolta virino senza muoversi, senza aprir bocca, né battiT occhio, mi guardava fisso fisso, sorrideva blandissimamente, sospirava, c qualche volta parca voler piangere; alle coite, questa fanciulla fu la mia Calliope, por quelle tre opssa i> *• la poscia per tutu 1 versi che scrissi per lIntero corso di altri tei anni.Da prlncUiio to ,1 J»rniettta molto «ovente tali visite ; dovei al flue »'"'l«rlo '««no spesse, rx-r non perdere troppo tempo ^^^SSSSSÌ^to^St%'Tw^ Corufstv^ni? fi n> if calnianenJ e io "mÓv^ musa, h<» scritto le due pi-lbu* scene del „ Don lll'j^ vanni ». allire due deU»Arborc di Diana» c più delti metà del primo atto del « Tarare», titolo da me cani nlato In «Assiir». Portai la mattina questo scene a' tre compos'Uori, che appena, volevan credere che fosso jiossibllo quello cho cogli ocelli propri leogevano ; c In 03 giorni le due primo opero erano tliute del tutto, e quasi due. terzi dell'ultima. L'« Arbore di Diana » fu la prima a presentarsi. Ebbe un incontro felicissimo. Non s'ei-a fatta rhe la prima rappresentazione di questo sinttncolo. quando fui obbligalo di pairuvc |*r Prnrja, ove doveas! rappresciiitaiv. ]>or la prima volta il «Don, movanoli, di Mozart |»r l'arrivo della Principessa di Toscana in quella città. Mi vi fermai otto giorni p-cr dirigere gli attori, che doveano rappresentarlo, ma prima che andasse In iscena fui obbligato a tornar a Vienna. Io non avea veduto a Praga la raporrscntazlonc del i Don Giovanni », ma Mozart m'Informò subito del suo incontro meraviglioso, e Ouanlassoitl mi scrisse queste parole : «Evviva Da Ponte: Evviva Mozart! Tutu gli Impresari, tutti l virtuosi devono benedirli Finché essi vivranno, non si saprà mai che «la miseria teatrale ». D'Imiieratore mi fece chiamare e caricandomi di graziose espressioni di lode, mi fece dono d'altri cento zecchini, e mi disse che bramava molto tli vedere 11 « Don Giovanni ». Mozart tornò diede subito lo s|«irtlto al rOpLsta. che si affrettò à cavare le. parti, perché Giuseppe doveva partire. Ando' In Iscena... e (leggio dirlo? Il « Don Giovanni non piacque! Tutti, salvo Mozart, credettero cho vi mancasse qualche cosa. VI si fecero dello aggiunte e vi si cangiarono rielle arie, si espose di nuòvo sulle cene, e. 11 » Don Giovanni » non piacque! E che ne llsssa l'imperatore? — L'opera t divina: ft ior«e forse, più nella del ..Figaro», ma non è cibo pel tami dai. miei viennesi. Raccontai la cesa a Mozart 1 quale rtepose senza 'turbarsi.- — Lascitim loro lempo da masticarlo! — Non s'ingannò. Procurai per uo avviso, che l'opera si ripetesse sovente.- ad'ogni rappresentazione, l'applauso cr&ceva, e a poco a noto anche i signori viennesi da' mail denti no gutarori il sapore, e ne intesero la bellezza, e posero 1 « Don Giovanni » tra le piti l«iie opere cho su alcun teatro drammatico si Tappiesciitassero. Non durò a lungo la fortuna del Da Ponte a Vienna. Morto Giuseppe II nel '90, fu espul so da Vienna, qve poto tornare dopo molti anni. Poiché, com'egli stesso ha narrato, non trascorse mai sei mesi senza, amare — e „ mare, voglio vantarmene, d'un amore perfetr to » — sposo, son;;a pensarci su duo volte 1 figlia d'un mercante inglese a Trieste, insième cominciano a peregrinare in Inghilterra, in Olanda, in Italia, in Austria. Come iirmatario di cambiali altrui e arrostato, a Londra, tre volto in 21 ore, e trenta volte in tre mesi. SI mprovvisa libraio a Londra, per diffondere classici italiani. Nel 1804 invia la famiglia „ New- York ( la raggiunge: colà amo bottega da .droghiere, ina continua a scrivere drammi: donde, rovesci finanziarii; nuove peregrinazioni a Filadelfia, a Sunbtiry; gli muore il figlio maggiore, poi la moglie. Dà lezioni di taliano, raccoglie e colleziona libri italiani fa conferenze dantesche, pubblica un volli motto di storia della letteratura Italiana (1827) scrivo un'orazione in difesa dell'Italia e di Rossini, fonda un teatro italiano, fallisce, l ridotto alla miseria. Mori il 17 agosto 1838, ri conciliato con Dio Esecutori dell'opera di Mozart, sotto la di raziono di Tullio Serailn, saranno Paolo Lu liliar (don Giovanni), Cecilia Gagliardi (donna Anna), Maria Zamlftmi (donna Elvira) Anna Sassone (Zcrllna), Giuseppe Quinzi Tariergi (Leporello). Alessio De Paolis (Duca Ottavio), Carlo Scottola (Masetto). Per la pinta rappresentazione del flou Giovanni lu vendita del jSosti c-omincierà questa mattina, alle ore 10- ricordiamo intanto che stase.-_ ayremo l'ultima d'abbonamento della Traviata " L'ultimo valzer „ di Strauss La Compagnia di operette « Città di Milano », che agisce al Politeama Chiarella, nella corrente settimana darà la prima rappresentazione in Italia della nuovissima operetta in tre atti: L'ultimo valzer, musica di Oscar Strauss. •