La condanna del Bolscevismo di Virginio Gayda

La condanna del Bolscevismo La condanna del Bolscevismo Quattro libri diversi, eppure ..concordanti tutti nella medesima conchiu3Ìone. H giornalista di nuli'altiro curante ohe di rappresentore la realtà, lo storico eh© ne indaga e cause e studia lo svolgimento, l'apostolo ohe ne esamina le divergenae dalle dottrine dei grandi maestri, il filosofo che ne scruta ìa filiazione spirituale — Magrini Gayda K»ut8ky Mondolfo — tutti .dal risultato delle proprie indagini costretti ad eguale latenza. Quando Luciano Magrini mosse alla sua ricerca non lo animava ohe un solo pensiero : tutto vedere per tutto poter riferire. Avevano i Bolscevichi portato alcun bene al paese ove avevano tentata la loro esperienza? Lo avrebbe candidamente registrato. Avevano redento la Russia dalle miserie ondagli, da' suoi viaggi precedenti, la sapeva afflitta? Lo avrebbe sinceramente messo in rilievo. Il primo dovere del giornalista ò la verità. Ancora a Rovai, sulle porte della terra inviolata, provò il brivido delle cose che stavano per rrvelargliai. E fin dalla prima corrispondenza sentH'affanno della gente numerosa che in ogni grande fatto storico vive fatalmente dii esso o per combatterlo o pcr difenderlo. Interessi abbattuti e interessi creati si contrastano sui confini del paese ove tutti e due si sono formati: spio, mercanti, agenti della reazione e della rivoluzione, tutti in moto; negli alberghi, noi ridatti, nel porto, tutti in faccenda, spinti da appetiti ingórdi, da speranze" audaci, da amori o da odi travolgenti. Ma solo a Pietrogrado il giornalista incomincia la sua vera inchiesta. Interroga tutta la gente che può parlare, sale nelle case rovinate, ove il letame e le immondezze s'ammontano fino ai primi piani e il lezzo ammorba, l'aria e la gente si rannicchia in poche stanze e brucia le impalcature e i mobili delle altre per riscaldarsi. Penetra nelle stalo ve, o refettori comunali, ove si dispensa agli operai una brodaglia di miglio e un pezzetto di aringa o- una fetta di polenta di miglio ; parla con i trafficanti ohe profittano di quella miseria e della fame che tutti accascia per vendere i pochi cibi e i vari indumenti a prezzi esosi, inauditi; entra nelle chiese, ove una folla instupidita si prostra dinanzi alle iconi sperando da esso la cessazione di tanto flagejlo; s'aggira per l'ampiezza delle officine Putiloff, dove appena sette di 42 mila operai, con i segni della fame e dei patimenti sul vòlto, trascinano come forzati il l'oro lavoro ; percorre gli uffici, dove una burocrazia mastodontica (ingrassa in una corruzione e speculazione sfacciata; tutto egli vuol vedere, tutto vuole sapere. Per meglio investigare si acconta con la missione operaia inglese, la segue in ogni suo passo, s'introduce in ogni luogo. La polizia gli si offre guida, egli la respinge perchè vuol vedere con gli occhi propri, acoertaire con l'esperienza, propria. Ma anche a Mesca trova la stessa miseria, gli stessi dolori, la stessa ' sporcizia, l'identico se non anche più aggravato terrore. Allora s'imbarca su uno di quei grandi piroscafi che risalgono il Volga, batte le campagne 6tendentisi l'ungo il fiume, sempre interrogando, sempre cercando'. Ma cambiano i paesi, non muta la visione. Nelle città 0 nelle campagne il Bolscevismo, nulla ha costrutto, tutto ha distrutto. Le terre fiorenti uri giorno di ricchezza sonò ora deserte. I granai già.ricolma sono vuoti; e dovo ferveva la. vita delle officine, come a Sornovo, s'aggirano torme squallide di operai, che spingono avanti faticosamente il poco lavoro, schiavi inchiodati alla catena della disciplina che li regge e della fame che gli esaurisce Il Magrini non si atteggia a scrittore. Ma dalle cose che vede' stilla tanto pianto ed egli vi si immerge così a fondo che la rappresentazione .ne gronda. Egli 'ignora o disdegna gli effetti. Ma gli effetti più potenti balzano dal contrasto delle cose e dalla tragicità del racconto. I contadini resistono alle spietate requisizioni che portano via il frutto del loro lavoro? Sono domati con Ve mitragliatrici. « E non pochi vagoni di grano giurici a Pietrogrado erano bagnati di sangue ». Mentre nell'ufficio del ministro degli affari esteri,- una notte, discorreva con Cioerin, un topo, cho pareva giocasse in mezzo alla ^stanza con mi giornale, attrae per un momento la sua attenzione, f CScerin si volse, vide il topo che spaventato fuggiva e riprendendo la conversazione disse con un sorriso di dolcezza : t Povera bestia, anch'es sa ha il diritto di vivere > ! Pensai che quest'uomo, che si preoccupava dell'esistenza di un topo, non aveva avuto commozione di fronte ai massacri spoetati di migliaia di vite umane compiuti dai bolscevichi; non lo avevaaio turbato le ingiustizie inique e gli innunierevoli assassdni consumati, senza alcuna larva di giudizio, dalla Cenevisciaica Per lui la vita dell'uomo non bolscevico valeva infinitamente .di meno della vita di un topo ». Tutto pervaso dalle coso che gli stanno dinanzi il Magrini non si dà, in genere, altro pensiero che di raccontare e rappresentare. Giornalista che attentamente osserva e fedelmente trascrive. Di'qui l'impor tanza del libro che ha il'valore di documento fotografico. Ma non più. Se dalle rappresentazioni d'insieme e dalla osservazione diretta delle cose l'autore tenta d'addentrarsi «eli'analisi degli uomini, sminuisce. La figura di Lenin, cui pur dedica un intero capitolo, è scialbai le pagine finali ove vorrebbe condensare il risultato della sua me ditazione politica non hanno la virtù dei suoi racconti e delle sue descrizioni. Sin golar tempra di corrispondente, il Magrini descrive, non epiega la rivoluzione. ♦"'» Vero e proprio scrittore politico è invece Virginio Gayda. H' Gayda non professa alcuna disciplina storica da alouna cattedra. ma possiede ciò che nessuna cattedra può dare, che anzi i cattedratici abitualmente non posseggono: l'ampiezza della visione sto rica. La rivoluzione bolscevica si presenta perciò a lui, subito, dentro al quadro della ,rita russa; a questa gliene spiega la genesi e le forme. La rivoluzione russa non sboccia da una maturazione di vita, ma si svolge r— un lungo processo di disfacimento che nessuna classe e nessun individuo ha puto impedir» al proprio paese. E il bolsoe|*«no ne è l'ultima fase. E' l'interpretazione del fenomeno che demmo noi pure ogni volta che ci toccò di discorrerne nei nostri articoli; ma il Gayda non interpreta soltanto il fatto, sì ne analizza anche gli elementi. Cosi quella che nello scrittore estemporaneo è intuizione o presupposto diventa per lui dimortraaon*. Di qui u novità e l'originalità del •no Kbro. La campagna e la città, il governo e i partiti politici, li guerra a la rivolusrioa» sono indagate e fru lato in agni patto. E dall'analisi di ogni einebsdddisntgpdpslrzciSdmvdsnsctaPplsdDP elemento come appare l'impossibilità fatale n che si trovò la vita russa di ricomporsi ed organarsi in una forma superiore, c03ì balza evidente, di fase in fase, il logico suo decomporsi nell'anarchia bolscevica. Il Gayda è scrittore serrato. Dominato da un'idea corre diritto sul suo filo. E fi a dallfc prime pagine la sua rappresentazione della campagna immensa, impenetrata vd impenetrabile.ad ogni idea di autorità e di stato — massa di contadiname ignorante, fanatico, egoista, avido di alcool ma più di terra, chiuso ad ogni parola degli intelligenti che vivono come sperduti nelle sue pianure, aperto solo al travolgimento fatale degli appetiti — tale rappresentazione fa presentire lo sbocco cui il decomporsi dello stato deve dolorosamente riuscire. Quando le citta artificialmente cresciute per la guerra |j. disgreghino per effetto della rivoluzione, la campagna monterà e sommergerà con esse lo stato la civiltà e la vita. « Se il socialismo — disse Lenin al Congresso dei Soviets contadini il novembre 1917 — si dovesse solo attuare quando tutti i suoi elementi fossero compiutamente sviluppati, non vi potrebbe essere regime socialista prima di cinquecento anni ». In realtà non che sviluppati tali elementi non orano in Russia neppure germinati. Per la ignoranza dei suoi operai, la barbarie de' suoi contadini, la corruzione della sua burocrazia, per l'elementare sviluppo della sua borghesia, mancava ad essa ogni possibilità di divenire socia.lfeb-'co. Perciò la sua rivoluzione « non esce da una preparaziono socialista, precede non segue la propaganda dei bolsceviki, è un fenomeno spontaneo di decomposizione del colosso non di ricostruzione di stanchezza, non di vita. Disgregata ed esaurita dalla guerra, che aveva acutizzato tutte le sue infermità materiali e spirituali, la Russia era arrivata al suo punto estremo di collasso, come la Persia, come Roma imperiale all'epoca della decadenza. Era preparata per l'invasione e, OCpshpnmeerseCfsbzriidominazione straniera. Esse non vennero : allora è affondata nell'anarchia, sulla quale il bolscevismo si è assiso con le ultimo energie e audacie attive rimaste in Russia, e con nomi che la hanno fatta apparentemente intell'gibile» allo straniero ». E così l'effetto economico, politico e spirinaie della rivoluzione è stato per la Russia un ritorno al più desolato dei suoi passati. La coscienza della tragicità di cotesto processo costituisce il pathos del libro del Gayda. Libro che_ se là coltura politica non fosse in. Italia la misera cosa che è, dovrebbe veramente avere, tra borghesi ed operai, la più grande fortuna. Appare da esso la colpa delle classi che non hanno coscienza del pròprio ufficio nella storia, o questo ufficio non hanno virtù di armonizzare in un concetto e in una inspirazione superiore; balza la responsabilità tremenda delle classi e degli individui quando gettano la propria patria in avventure, di guerra o di rivoluzione, superiori alle sue forze e non rispondenti al compito storico che ogni nazione ha nella vita universa. Le classi borghesi o proletarie, si annientano, gli individui si uccidono, e — ch'è infinitamente peggio — la patria si distrugge per tutti. . . -**» La lettura del libro del Gayda spiega meglio che ogni altro fatto perchè gli eredi e gli studiosi del pensiero di Marx si siano mostrati e si mostrino così ostili al bolscevismo. D marxismo ò essenzialmente intelligenza, e perciò rispetto, della ■ storia ; il bolscevismo è opposizione e negazione di essa. Il marxismo — scrive bene il Mondolfo — « muove dalla critica delle condizioni alla visione della praxis », e perciò si ò mano mano sempre più fatto democrazia, perche solo « la democrazia — affermava il Eautsky fino dal 1902 — permette lo forme più elevate nella lotta rivoluzionaria ». Il bolscevismo invece per «istituire il'suo d'ordine muovo » presuppone « una volontà eroica' universale", che lo mantenga sempre contro la pressione degli impulsi più immediati e spontanei » ; e perciò di necessità si fa dittatura. Stromento e arma del marxismo sono l'organizzazione e la riforma; del bolscevismo ! a violenza e il terrore. Il pensiero europeo russificandosi perdo la propria spiritualità e assume forme « tartariche ». Di ctui la reazione degli scrittori marxistici, di qui il tono polemico del Kautsky. Quel figlio tralignato egli nonf lo può in alcun modo riconoscere come erede di Marx. E non è. Lo dimostra nella forma più pacata e più serena ina in modo irrefutabile il Mondolfo. Non si dà — credo — in Italia scrittore il quale conosca il pensiero del Marx come il Mondolfo ; nessuno — se non 'sia il Crocè — ha scritto della concezione che quelli ebbe della storia pagine così penetranti. Il Mondolfo, mentre scruta le origini e le parentele del pensiero di Marx dalle filosofie e con i pensatori precedenti, libera tale pensiero da ogni superfetazione per fermarne sola la parte vitale, e che sola perciò ha diritto di vivere e vive effettivamente nella- storia. Così di mero storico della filosofia il Mondolfo si alza fino' a scrittore politico. Scrittore che SWta per il proprio partito una dottrina la quale 10 guidi nelle contingenze della pratica, lo sorregga ed illumini negli svolti pericolosi di essa. H partito, purtroppo, per tale via non l'ha seguito ; e chi legga — nella nuova edizione del libro — la polemica di lui con 11 Treves avvertila tutte le deficienze e si darà insieme ragione della poca fortuna del riformismo in Italia. Un partito che. voglia essere e sia veramente socialista deve avere dinanzi ai grandi rivolgimenti della storia una visione ed un'azione propria. Ma perciò appunto — a! disopra d'ogni restrizione di scuola o di parte — libri come quello del Gayda o del Mondolfo sono imijortanti L'ammonimento del Foscolo è oggi per gli Italiani così vivo come quando — ò oramai più ohe un secolo — esso venne proferito, Gli Italiani hauno ancora bisogno di formarsi una coscienza torica. I libri del Gayda e del Mondolfo sono a tale formazione tra gli stromenti più efficaci. o. c. uesmilndcLuciano Magrini; Natta Russia bolscevica. Milano, Società editoriale italiana, 1920. Virginio Gayda : U crollo russo. — 'l'orino, Bocca. 1020. K. Kautsky: Terrorismo e Comunismo; — Torino. Bocca, 1920. R. Mondolfo: Stille ornw di Marx (seconda edizione). — Rocca S. Casciano, Cappelli, 1020.