Belgrado, capitale di Jugoslavia

Belgrado, capitale di Jugoslavia Belgrado, capitale di Jugoslavia g, pgCase, catapecchie, sventramenti — Vita all' aperto — Costumi nazionali — La polizia — L'esercito — i marinai. (Dal nostro inviato speciale) belo rado ih f i belo rado, giugno. Belgrado, per il matrimonio del suo Re, volle fare le cose bene. Si scialarono con serenità dieci milioni di franchi francesi e nessuno ebbe la minima preoccupazione delle rovinosa condizioni dell'erario. Il matrimonio di Re Alessandro era veramente un'ottima occasione per dimostrare al mondo che Belgrado non è più la vecchia. Belgrado, capitale della Serbia, ma Belgrado capitale della Jugoslavia, uno Stato grande territorialmente quanto i quattro quinti d'Italia. Bandiere, luminarie, ricevimenti, feste, banchetti, sfoggio d'uniformi, fuochi artificiali, salve d'artiglieria. Tutte le camere dei buoni alberghi furono requisita dal Governo, che le distribuì ai membri delle innumerevoli delegazioni estere: per 51 saldo dei conti gli albergatori si raccomandano alla ' magnanimità del Ministero delle Finanze. Certo, Belgrado non poteva fare di più : la sera del giorno nuziale, tutte le sue vie strette e le sue case basse eran> illuminate da migliaia e migliaia di lai: Badine bianche rosse blu (colori comuni al. Jugoslavia e alla Romania) sospese a certi obelischi piramidali di tela tesa su uno scheletro di legno e nel cui interno brillarvano altre lampade. Da per tutto, le iniziali degli sposi intrecciate con garbo balcanico. In ogni vetrina i ritratti della copiopia reale : bella opulenta donna la principessa Mariola degli Hohenzollern di Romania, con i suoi capelli biondi e i limpidi occhi azzurri: è una regina, che procurerà He simpatie popolari alla dinastia KaraiGeórgevitoh. — Avete, visto .— mi diceva un capitano «orbo— di che cosa siamo capaci noi? Confessate che simili festeggiamenti non li arvete veduti mai, neppure nelle grandi vostre città italiane! Ecco, nelle grandi città veramente no. . Il serbo, codesto piemontese dei' Balcani, Icome amava chiamarsi ai tempi di Francesco Giuseppe, ha veduto avverarsi un sogno cui non credette mai, neppure durante le più ottimistiche oro di una pacifica digestione. L'eredità che ricevette dalla Monarchia danubiana oltrepassò ogni rosea aspettativa. Ed ora, assunta l'egemonia (se non nominale, almeno effettiva) sui Croati e sugli Sloveni, il Serbo è diventato megalomane, di quella megalomania da a- noveau riche » che ostenta sfarzo e ricchezza. I Croati hanno Zagabria, cittadina ibella, moderna, piena di vita, e la graziosa Lubiana. I Sorbi, su questa altura alla confluenza della Sava e del Danubio, non ayevan che Belgrado, dallo catapecchie deT gne d'un nostro villàggio di montagna, dalle viuzze polverose sudice fetenti. Il Re etesso se ne stava in una palazzina assai modesta e non parliamo dei Ministeri. Oggi Belgrado è alquanto migliorata. La guèrra fece — starei per d'ire — una salutare opera di sventramento. Non solo le artiglierie smantellarono la vecchia fortezza, ma abbatterono nel centro della città una quantità di casùpole, veri nidi d'inverosimile sudiciume, di microbi e d'infezione. L'artiglieria non ha lesinato i rolpi. Àncora adesso, per certe vie più esposte ai tiri, ci vedono le mura sgretolato dalla mitraglia e qualche saracinesca sforacchiata dalle pallottole di shrapnel?. Dove gli edifìci caddero si ricostruisce e il Governo eeenta i nuovi fabbricati dalle imposte, concede anticipi, tira su per conto proprio pubblici palazzi, ministeri. Rifece il teatro Nazionale riapertosi appunto in questi giorni, costrusse ex-novo l'abbastanza grandioso — se non di buon gusto — palazzo reale. Tutta codesta frettolosa opera di ricostruzione dà una mano ad aumentare il dissesto del bilancio e appare inoltre pomposa, tronfia di boria campagnola. C'è la .pretesa di rinnovar l'anima della popolazione con tonnellate di mattoni e di calcina. I buoni serbi si sono cacciati in capo di fare del loro villaggio una perfetta città europea, non solo per far dispetto ai Croati, che se ne stanno sdegnosi in disparte e che al matrimonio del Re mandarono un'unica misera delegazione, ma per o ©pater » lo straniero e per superare la capitalo dall'alleata Romania, Bukar.est, una cittadina simpatica vivace europea, che si picca di essere la Parigi dei Balcani. Ma dopo aver costrutto un'imponente ffacciata, il buon serbo non s'accorge ohe nel nuovo edificio si riaprono le stesse bottegucce di rigattieri e di merciaiuoli, gli stèssi piccoli caffè oscuri e soffocanti, gli antri' infidi dei banchi di cambio... Il buon serbo pensa ai tetti della città e non si preoccupa affatto 'delle strade, selciate per la maggior parte con grossi macigni a fior di terra, sui quali ■le carrozze traballano in un modo impressionante e. i passeggieri si rompono le reni. Nessuno poi si occupa di completare logicamente lo sventramento iniziato dalla guerra. Si costruisce una casa moderna dove le granate han fatto largo e le si laecìan al fianco ignobili casupole: già, nell'una e nell'altra, bacherozzoli e compagnia resteranno sempre fedeli portinai. Giù, verso la Sava e il Danubio, s'addossano incrollabili ed eterne le catapecchie della vecchia Belgrado. E' lo spirito della popolazione che si conserva immutabile, spirito,di campagnoli chiamati a governare uno Stato'ricco di rieorse naturali per uno dei tanti fenomeni della guerra. L'aspetto della capitale jugoslava è la miglior rappresentazione dell'amministrazione e della politica .dello Stato. * * Giardini pubblici alle sei di sera : là buona borghesia si riversa nei viali stretti e ombrosi per godersi il soffio di brezza, che porta il Danubio dall'Ungheria, dopo le afose giornate dell'estate balcanica. Passano le signore e le signorine belgradesi, occhieggiando a destra e a sinistra con pretenziosetto sussiego di eleganza. Di eleganza, veramente, se ne vedo pochina : osservo che la moda femminile è esattamente quella 'di un anno- fa : difatti i negozianti di Belgrado sono gli assidui acquistatori degli avanzi dei grandi magazzini viennesi. LI sesso debole, ih sè, non soddisfa eccessivamente l'estetica. Donne brune, di forte _ complessione, con caviglie di grosso calibro. " Si vede che le avole canno..maneggiato la vanga. Qualche bel visino si scorge di tempo in tempo e — coincidenza degna di nota — la sua proprietà è quasi sempre vestita in costumi nazionali. Ricchi corsetti di .velluti rossi blu neri trapunti d'oro; lar¬ ggcmnsntvvdnvJmdBctsrpesemcd.trldttgtcsqlscVqcsvdRKngs»zpOrdpmvait| tSemscbcielvslcLscfivtrdds ghe fasce di broccato intorno ai fianchi ; gonne larghissime, vere crinolines, portate con una certa grazia e femminilità. Mi domando perchè tutte le donne di Belgrado non adottano qualcuno dei tanti costumi serbi, che darebbe loro un fascino originale. Invece ' si ostinano, con i loro abitini di mussola e sostengono anche di averli fatti giungere dalle grandi sartorie viennesi o parigine. Perchè qui il'biuff è di moda sia nella politica, come nel giornalismo e nelle minute contingenze della vita. Dacché Belgrado è la capitale della Jugoslavia ha adottato il bluff per darai maggior importanza agli occhi del mondo. All'estremo angolo dei giardini-, vi godete il migliore colpo d'occhio che vi offra Belgrado. Sava e Danubio si congiungono poco lungi, sotto di vpi, in un ampio e lucido specchio d'acqua. TI sole declinando lo tingo di fasce bionde e i battelli vi passano lentamente, suscitando con le grandi ruoto un gran ribollimento di spuma. Sulla 3ava agili motoscafi vanno e vengono, serpeggiando con le prore esili tra i battelli e i piroscafi ancorati e attraccati. E' uno spettacolo che si presta all'amor platonico e qui appunto, sopra un breve ripiano limitato da balaustre, convengono le discréte coppiette belgradesi ad addolcire con l'ideale miele della propria anima la dura fonia della lingua serba. Si appoggiano i .trepidi colombi alle balaustre e ch.aochierano sottovoce, onestamente, sotto la vigilanza delle sentinelle, che passeggiano adagio sui vicini demoliti bastioni della fortezza e si scambiano a tratti il grido gutturale dell'ali'erta. Nei giorni festivi giungono dalle campagne i contadini coi loro tipici costumi o seggono a piccoli semicerchi sulle aiuole circostanti, formando una specie di multicolore guardia d'onore a quelli che si amano. Poi appena annotta, le coppie furtive se ne vanno. Non .si scherza con questa terribile polizia serba (vera polizia austriaca quarantottesca), che dà una spietata caccia alle mondane. Voi, pacifico cittadino che uscite tranquillamente la sera per prendere una boccata d'aria con la vostra legittima consorte, correte il rischio di vedervela portar via da due arcigni gendarmi insospettiti da un suo innocente gesto affettuoso... Durante i. festeggiamenti per le nozze di _ R.b Alessandro la nolizia ne ha combi- I Ke Alessandro, la polizia ne na comoi nato di tutti ì colon. .La -irtouna di .Bei- | grado, giornale di non dubbia serbofilia, .scriveva ieri :« Ancor prima del giorno nu- j »i-.l« «i otti dì vinlpn7a contro la zidie si fecero atti di violenza contro la popolaztone e si diede la caccia agli operai. |Ogni lav.oro e ogni traffico vennero inter- i rotti. Là generalo esclamazione: c ancor i. .. .1 due di queste feste e siamo rovinati », è perfettamente giustificata. Parecchi commercianti, che hanno le loro vetrine sulle vie percorse dal corteo, volevano assisterne allo svolgimento dall'interno dei negozi. Ma i gendarmi calarono le saracinesche e" chiusero a chiave i curiosi nelle loro stesse botteghe : ■ soltanto il giorno dopo si ricordarono di render loro la libertà. TJn depu| tato insisteva per attraversare una via e mostrava a un gendarme la sua carta di riconoscimento, a Tu sta zitto — rispose il rappresentante dell'ordine — e vai nella Skupsohtina! °ui comando solo io! ». #*# Ma più che il palazzo reale e i giardini e i nuovi ministeri, l'esercito costituisce il massimo ornamento di Belgrado: oro, sciarpe, nappe, calzoni rossi, sciabole lucide e superbamente trascinate a terra. La popolazione è fiera de' suoi ufficiali, gli albergatori se ne disputano la presenza' perchè con le 1—n brillanti uniformi animano i locali e attirano l'attenzione del pubblico e delle signore, i giornalisti fondano sull'esercito tutta la loro politica poco conciliante e il loro linguaggio di educazione talvolta un po' troppo serba. A Belgrado esiste il culto del militarismo e della uniforme. Come in Ungheria, l'ufficiale è quell'essere supremo, quell'idolo cui bisogna incondizionatamente inchinarsi e venerare. L'esercito non ha subito, nell'opinione della "onolazione, la minima sconfitta e Kossowo stessa aonare ora come la più fulgida vittoria delle armi serbe contro le potenze centrali. .Ufficiali e soldati si godono pacificamente ogni tributo di gloria. £ se ne valgono, nerchè nessuno (eccettuati i Croati e gli Sloveni) grida contro le speso per l'esercito. Il giorno dello nozze di Re Alessandro, il fior fiore dell'esercito jugoslavo, circa ventimila uomini, sfilò davanti ai Sovrani, alle rappresentanze estere e al pubblico plaudente. Boi soldati — anime perfette di soldati — bene equipaggiati, ben*disciplinati: sono a ragione l'orgoglio della Serbia e l'unica istituzione che proceda regolarmente.-j Truppa che abbisogna di ben pochi sorvizi logistici perchè s'arrangia sempre: un soldato è capace di tirare avanti dieci giorni con due pagnotte e beve senza difficoltà allo pozzanghere. Non discute gli ordini, non conosce il valore della propria pelle, non è corroso da idee comuniste ó anarchiche. E' semplicemente un contadino ignorante, brutale, nato col fucile in mano. « Carne da cannone», come dice il Principe Andrea ' in « Guerra e Pace » osservando i suoi soldati. Pochi Stati — forse neppure il Belgio — furono tanto devastati dalla guerra come la Serbia: eppure non è sopravvenuta la minima reazione pacifista. Anzi, l'opposto. I giornali parlano di guerra come del corso dei cambi e inneggiano all'esercito pronto a partire. Con l'abituale bluffismo si parla della marina da guerra jugoslava come della marina da guerra inglese... Quando i nostri rapporti con la Jugoslavia subirono una certa tensione, i giornalisti belgradesi scrissero della matematica riuscita d'uno sbarco ad Ancona e relativa marcia su Roma!... E sì che il personale della marina jugoslava costituisce uno dei più. curiosi controsensi del nuovo Stato. Alla grande rivista- del giorno nuziale, sfilarono in perfetto ordine due compagnie di marinai : è ancora chiaramente visibile l'impronta della disciplina e dei sistemi austriaci. Codesti marinai e relativi ufficiali non hanno fatto altro che cambiar di berretto. E mentre li vedevo passare, pensav.o che ai tempi dell'esodo di Durazzo proprio essi cercavano di catturare quello stesso Sovrano cui ora presentavano le armi e che allora era difeso dalla flotta d'Italia... MA88IM0 CAPUTO

Persone citate: Hohenzollern, Principe Andrea, Re Alessandro