Le dichiarazioni di Schanzer sull'azione dell'Italia a Genova

Le dichiarazioni di Schanzer sull'azione dell'Italia a Genova Le dichiarazioni di Schanzer sull'azione dell'Italia a Genova Roma, 7. notte. Nella seduta antimeridiana l'on. AUGUSTO MANCINI, relatore sul bilancio della P. I. ha parlata dei vari problemi della scuola dibattuti durante la discussione di questi giorni. Circa il problema della libertà della scuola, dichiarando di esprimere un pensiero personale, il relatore ha detta che il problema non ha ragione di essere, perche secondo tutta la nostra legislazione è tradizione che la scuola itnllana è fatta tutta di liberta senza costrizioni di sorta nè per il maestro nè per lo scolaro; ciò del resto dipende dal fatto che l'anima della scuola non può essere data che dall'anima del maestro. Però lo Stato deve costituire le condizioni essenziali per l'adcaiplmento della funzione dell'insegnamento e deve provvedere a questa funzione quando altri non l'adempiano. Ignobile mercato sulle salme dei caduti Nella seduta pomeridiana ti è svolta, tra le altre, una interrogazione macabra: quella del socialista Galeno per sapere se risponde a vorità il fatto che il Ministero stesso ebbe ad appaltare ad una ditta la esumazione delle salme dei soldati morti in guerra, specie di quelle trovantesl sul Grappa, a L. 60 cadmia e che la suddetta ditta, facendo indecente mercato, sub-appalto a L. 40, e se là esecuzione della pietosa operazione venne poi ancora ad altri ceduta a lire venti e se infine gli corista che spesso una salma veniva scomposta, in modo da figurarne due chiuse in sacchetti impermeabili di circa centimetri ottanta di lunghezza, e quali provvedimenti furono presi in confronto delle ditte responsabili di tanta profanazione. Il sottosegretario alla Guerra, on. L1SSIA, dichiara che purtroppo 1 fatti denunziati sono veri, e che degli sciagurati non hanno avuto rimorso di speculare perfino sui cadaveri dei cadati in guerra. Afferma infatti che dopo parecchi sub-appalti i braccianti incaricati della esumazione venivano a percepire diciassette lire per cadavere e la esumazione avveniva In modo indegno. Le autorità militari hanno tolto gli appalti ed hanno licenziato gli operai che furono denunziati alla Procura del Re. Quindi, essendo pendente un giudizio, non si addentra in altri particolari. GALENO si dichiara soddisfatto per le dichiarazioni del sottosegretario, ma de plora che l'autorità militare abbia tanto alla leggera proceduto in così delicata questione. Deplora che nella: conclusione di quel contratto si sia proceduto senza le necessarie e doverose cautele e-non si sia vietato il subappalto, mentre era facile prevedere che esso avrebbe dato luogo a gravi inconvenienti tanto più che l'appalto era stato assunto da un ufficiale improvvisatosi impresario. Protesta contro l'avvenuta profanazione delle salme di tanti militi ignoti, cui manda un caldo saluto di reverenza e di affetto, e lamenta, cheTAutorità giudiziaria, dopo due anni ancora, non abbia esaurita il giudizio. Non è per questa parte soddisfatto, e confida che il Ministero della giustizia vorrà richiamare l'Autorità ■giudiziaria al sollecita compimento del suo dovere. Lo stesso sotto». LISSIA all'on. Abbo dichiara che il Ministero, pur preoccupandosi vivamente 'dei pericoli dei depositi di esplosivi situati nei pressi dell'abitato, non può immediatamente trasferirli. Assicura tuttavia che per quanto riguarda gli esplosivi depositati nel forte dell'Arasco, in provincia di Porto Maurizio, essi sono di qualità che non ha mai dato luogo ad inconvenienti e che adi ogni modo tale forte trovasi abbastanza lontana da centri abitali. Segue una interrogazione PIVANO sul ritardi ferroviari; quindi si torna alla politica estera. L'ex-ministro Alessio ALESSIO svolge il seguente^ ordine del giorno : « La Camera, convinta che la politica di interposizione pacifica inaugurata dal Governo alla Conferenza di Genova risponde agli interessi del Paese, passa all'ordine del giorno ». Nel corso del suo discorso l'oratore afferma che non è giusto dire che l'Italia abbia in tutto seguito da politica inglese, polche, come nell'occasione del trattato -russotedesco, le vedute più temperate dell'Italia prevalsero su quelle inglesi. Rileva che la politica revisionista trova il suo fondamento e la sua giustificazione nel principio che l'economia europea costituisce un sistema unico, p e cui l'economia dei singoli Stali si proietta su quella di tutti gli altri. E' per altro interesse dell'Italia che. la posizione di equilibrio che i trattati hanno -formato in Europa si mantenga, e non avvengano spostamenti, fatali per le aorti dell'Europa, ed in particolare dell'Italia é della Francia. Rileva che mentre gli altri Stati vanno sempre consolidandosi su basi democratiche, la Francia mantiene una sua aristocrazia intellettuale ed economica, mostrando maggiori simpatie per il proprio mondo capitalistico, che non per la nuova compagine europea; essa, che è la più grande coesione politica dell'Europa, svolge la sua politica sopratutfo nella difesa degli interessi nazionali e nella creazione di piccoli Stati, in cui può affermare la sua prevalenza politica e la propria propaganda commerciale. Esamina quali siano le correnti di politica estera che si vanno maturando e quali assegnamenti l'Italia possa fare su di esse per una politica di pace. In questi ultimi anni il partito del lavoro è venuto assumendo una preminenza politica sempre maggiore di fronte alle caste prima dominanti, ma anche un carattere sempre più conservatore. L'oratore crede che. qualunque sia l'atteggiamento che possa assumere la Francia, qualunque possano essere gli effetti dell'alleanza russotedesca, vi sono tre Nazioni in Europa la cui opera sarà sempre rivolta a mantenere la pace. Ricorda i vincoli tradizionali che uniscono l'Italia e l'Inghilterra, e nota che fra queste due Nazioni vi è anche una affinità di struttura sociale, dacché nell'una.e nell'altra il proletariato conquisterà una posizione politica sempre più preminente, con questa sola differenza: che in Inghilterra prevarrà il proletariato industriale, in Italia quello rurale. Vi sono poi ragioni varie perchè a lungo andare all'unione della Gran Bretagna e dell'Italia si associno glj Stati Uniti d'America, ciò che corrisponde infatti ad un profondo interesse politico degli Stati Uniti contro la prevalenza del Giappone sul Pacifico. Su questa coalizione l'Italia può fare serio assegnamento per difendere quel programma di pace e di conciliazione, che ad essa è consigliato non soltanto dalle sue tradizioni e dagli stessi interessi immediati e quasi giornalieri, ma dal fine necessario che l'Italia sia forte e rispettata. Inoltre, l'on. Alessio dice essere un errore non regolare i nostri debiti Con gli Stati Uniti, e ricorda che quando egli era al Governo difese il piano presentato a questo scopo dall'ambasciatore Rolandi Ricci a Washington. ■L'oratore conchiude con un accenno alla situazione Interna, dicendo che contro quei fatti sociali e contro quelle fazioni, che Indeholiscono l'autorità dello Stato, la legislazione inglese può offrire all'Italia modelli perfetti. In generale, egli è del parere che si debbano inasprire quelle pene che si rivelano insufficienti per Impedire certi determinati reati. Nota, a questo proposito, ohe l'atteggiamento di una parte della nostra gioventù, la quale crede lecito di sostituire la propria azione a quella dello Stato quando la trova debole — atteagiamento contro cui nessun Governo potrebbe ordinare una sterile ed ignobile carneficina — non corrisponde agli ideali patriottici della gioventù stessa e non rafforza il nostro prestigio all'estero" (approvazioni, commenti) ■ e se le Giurie popolari in certi reati si dimostrano incapaci di amministrare imparzalmente la giustizia, si tolga ad esse la cognizione di quei reati {commenti); se scioperi ingiustificati si proclamano nei pubblici servizi, intenvenga la sanzione della legge pjenalel (Commenti, rumori all'Estremiti Sinistra, approvazioni). Certo occcorre, in luogo di Inasprire i dissidi, fare opera per ' attenuarli; cementare l'unione di tutti gli italiani, e se conflitti interni si affacciano, non con le armi essi siano reiolati, ma con le leggi {Vive approvazioni, congratulazioni, commenti). Parla quindi l'on. LANZA DI TRAB1A, che tra l'altro vede nel trattato russo-tedesco molti pericoli, non vede nessuna linea di politica stabile nell'intesa anglo-italiana, e vuole che si vada cauti nel seguire Lloyd George. L'oratore è applaudito dai suoi colleghi di destra. Il Ministro degli Esteri Si leva a parlare il ministro degli Esteri on. Schanzer. Innanzi di rispondere ai diversi oratori, che hanno preso parte alla discussione, ritiene suo dovere riassumere nelle grandi linee le vicende ed i risultati della Conferenza di Genova. Pensa che la Camera si attenda da lui più una sintesi che una analisi, perchè se dovesse entrare nei particolari per troppo tempo dovrebbe intrattenere l'assemblea. VI è chi grida al fallimento. VI è chi proclama la Conferenza una svolta nella storia del mondo. Osserva innanzi tutto che ci vorrà del tempo per poter dare sulla conferenza un giudizio definitivo e nota in secondo luogo che bisogna distinguere fra il risultato immediato e completo in riguardo alla soluzione di alcuni problemi che erano posti all'ordine del giorno di essa e il risultato della Conferenza riguardo alla situazione internazionale e alla politica degli Stati che alla Conferenza hanno preso parte. Si compiace di non essersi abbandonato a previsioni illusionistiche quando, prima di Genova, parlò di essa alla camera. Si riporta a quel discorso e cita alcune delle sue dichiarazioni di allora. Come allora si era studiato di non suscitare speranze eccessive ed Irragionevoli, ritiene doveroso di riconoscere ora che la Conferenza di Genova, senza essere stata l'ultima tappa del cammino da percorrere per sanare le ferite della guerra e per arrivare ad un nuovo equilibrio, ha nonpertanto realizzato taluni risultati di grande ed innegabile importanza. Dimostrerà questa asserzione nell'ulteriore svolgimento delle sue considerazioni. Qual'era il compito dell'Italia? Qual'cra, anzitutto, il compito dell'Italia a Genova? Questo compito era duplice. All'Italia incombeva, da un lato, di organizzare quella grande adunata di popoli e di assicurarne il funzionamento, dall'altro di contribuire lealmente e con ogni energia al raggiungimei.to dei fini essenziali della conferenza, il primo compito è stato completamente assolto dall'Italia. L'organizzazione materiale della conferenza è stata incondizionatamente degna di lode. L'affermazione non è sua, è delle Delegazioni dei 34 Stati che furono presenti a Genova e ne rende lode a tutti l collaboratori. Quanto al secondo compito, premette che nell'ordine del giorno di Genova vi era una parte tecnica ed una più specificamente politica. I risultati tecnici della Conferenza, egli afferma, sono stati notevoli. Le Commissioni finanziarla ed economica e dei trasporti esaminarono una serie di problemi della più alta importanza per la ricostruzione europea e fecero adottare dalla Conferenza un certo numero di risoluzioni, nella cui elaborazione i rappresentanti dell'Italia ebbero una parte assaf notevole. Certo però queste risoluzioni avranno un valore pratico solo quando saranno integrate da una azione politica risolutamente diretta alla pace. Quanto alla parte politica, ricorda che certe materie erano state preventivamente ed espressamente escluse dall'ordine del giorno della Conferenza; cosi la materia dei trattati, quella del disarmo e quella delle riparazioni ; ciò. che può essere cagione di rammarico, continua rivolgendosi all'on. Lucci, ma non di recriminazioni, perchè fu quella la legge prestabilita e liberamente accettata dai partecipanti alla Conferenza di Genova. La quale altrimenti non avrebbe potuto aver luogo. L'Italia accettò queste limitazioni e il Governo lo dichiarò alla Camera prima di andare a Genova, porcile volle ad ogni costo rendere possibile la Conferenza. La conservazione della pace è essenziale interesse italiano. E qui, continua l'oratore, si afferma una delle idee fondamentali che animò la Delegazione italiana: l'idea del carattere- speciale della conferenza, cioè della sua universalità europea» per cui l'Italia scorse nello stésso fatto materiale dell'adunarsi della conferenza un fatto politico nuovo dopo la guerra e di influenza decisiva sulla futura orientazione della politica europea. A questa idea fondamentale la Delegazione italiana si ispirò sin dalla seduta preliminare del 9 aprile delle potenze invitanti, nella quale insistè che Germania e Russia tessero incluse nella commissione politica e durante le agitate vicende della conferenza facendo più di una volta sforzi titanici per evitare le rotture e per togliere motivi a questi o a quelli di ritirarsi dal convegno. Tutto questo —- conclude l'on. Schanzer, rivolto all'on. Labriola —■ non per un vacuo senso di Internazionalismo e di europeismo, ma nella profonda convinzione che la coriservazlone della pace fosse innanzi tutto un grande interesse italiano. Problema russo Venendo al problema russo, l'oratore accenna alle varietà di valutazione che di esso si fanno: da chi crede che si esageri di molto l'importanza della ricostruzione russa per la futura situazione dell'Europa e che meglio varrebbe abbandonare la Russia alla propria sorte ; da chi pensa ancora con no uulgla a quella politica di intervento in Russia contro il regime bolscevico che diede cosi amari frutti: da chi ancora vorrebbe mantenere intorno alla Russia una specie di cordone sanitario politico. La linea politica della Delegazione italiana a Genova, prescindendo da pregiudiziali concernenti le istituzioni ed il regime interno della Russia, in una seria considerazione delle esigenze della realtà, fu volta decisamente a fare rientrare la Russia nell'ambito della vita europea affinchè essa possa contribuire a soddisfare i bisogni dell'Europa dando i suoi prò dotti in cambio delle merci altrui, ed affinchè sia consentito ridare il sentimento della sicurezza e della stabilità all'Europa. Fu seguendo questa linea nollticc, spiega l'oratore, che la Delegazione italiana ha risolutamente lavorato all'intento di rendere possibile un accordo generale europeo con la Russia sia sulle questioni del. passato sia su quelle dell'avvenire. Fu seguendo questa linea politica che, scoppiato l'incidente russo-tedesco, la Delegazione italiana si confermò nella convinzione profonda, essere necessario che anche il resto dell'Europa venisse nd una conclusione colla Russia. Fu sempre in ordine a questa linea politica che l'azione italiana fu spesso uno sforzo di conciliazione e di adattamento fra le divergenti soluzioni proposte senza per questo esaurirsi, bene inteso, nello sforzo conciliativo, ma essendo invece spesso azione di iniziativa e di direzione ; ìiè, in quanto azione conciliativa, l'azione italiana merita critica. Si sarebbe forse preteso, domanda l'oratore, che ci fossimo decisamente schierati con una delle due Intransigenze, quella russa o l'intransigenza opposta ? L'unico effetto, soggiunge l'on. Schanzer, rispondendo alla domanda nosiasli, sarebbe staio quello di rompere la conferenza, ciò che da un lato voleva dire il distacco defi¬ nitivo della Russia, dall'Occidente con immediata minaccia per la pace europea, dall'altro l'intesa fra le grandi potenze profondamente, se non forse definitivamente, scossa e minacciato alla base l'equilibrio europeo. Il patto di non aggressione e l'Aja L'oratore si volge quindi a considerare l'opera compiuta dalla Conferenza a Genova nelle sei settimane che è durata e rileva come le varie questioni che costituiscono il problema russo, vi furono impostate e dibattute, 1 punti di disspaso fra le parti interessate\ nettamente p.v:isati, e le basi di un accordo dell'Occidente colla Russia sicuramente gettate. Nè chi volesse affermare che il patto di non aggressione conchiuso a Genova è poca cosa, sarebbe nel giusto perchè mostrerebbe ita tal guisa di svalutare la parola di pace, diretta da Genova alle Nazioni di Europa. Nè è troppo ardire sperare che il patto di non 'aggressione temporanea possa, alla sua scadenza, essere sostituito da un patto di pace più generale e più durevole. L'oratore passa quindi al convegno dell'Aia, che deve continuare i negoziati di Genova e dove l'Italia andrà colle idee che hanno fin qui Informata la sua azione. Accenna ad un memorandum leste ricevuto dal signor Poincaré a proposito dei lavori dall'Aia.' Come sua prima impressione trova giusta una discussione fra gli esperti delle Potenze circa il metodo da seguirsi nelle trattative coi russi. Non gli sembra però che essa dovrebbe condurre fin da principio alla presentazione di una specie di ultimatum ai russi nel qual caso le successive discussioni sarebbero inutili. Non devesi neppure dimenticare, aggiunge, che il tema e i limiti della discussione dell'Ala furono stabiliti dalle deliberazioni della Conferenza di Genova. Egli curerà del resto in proposito uno scambio di vedute colle altre Potenze. Dopo di che l'oratore dà schiarimenti all'on. Merizzi sul concorso dell'Italia alla formazione del capitale della corpor.izione finanziaria internazionale per la ricostruzione economica dall'Europa centrale ed orientale. ' La politica generale dell'Italia L'on. Schanzer viene quindi alla considerazione del risultati della conferenza nei riguardi della politica 'generale dell'Italia. Afferma nel modo più esplicito che a Genova l'Italia ha avuto una politica sua non asservita a quella di alcun'altra potenza. Rivolto all'on. Labriola, dice che egli pure è profondamente convinto che l'internazionalismo sia una visione lontana e che il solido fondamento della vita internazionale sia il concetto di nazione e ripete che. alla stregua'di questa convinzione, la politica seguita dalla Delegazione italiana fu una politica essenzialmente e schiettamente italiana. Dice all'on. Federzonl che non può rivolgersi al Governo la critica di fare una politica revisionista o di dedizione ai vinti. La nostra politica, pur rispettando i trattati, mira alla pacificazione ed alla attenuazione degli odi, ma non sarà giammai una politica di svalutazione della vittoria. La conferenza di Genova non era, per sua natura, un congresso nel quale i popoli dovessero contendersi il conseguimento di immediati vantaggi. Sotto l'impostazione economica, essa appariva fin dal primo moménto come una assemblea essenzialmente politica dove si trattava, specie per le grandi potenze, di affermare i principi di una riuova oolitica che potesse caratterizzare e dominare la'nuova fase della vita europea. E l'Italia vi portò la netta affermazione dei principi della sua politica del dopo guerra e vi segui la sua lfnea politica senza per questo scuotere le basi dell'aggruppamento politico ni quale appartiene o determinare scissioni pericolose per la pace. Collaborazione italo-inglese Certo, continua l'oratore, a Genova è apparso un fenomeno di importanza politica innegabile: l'intima cooperazione italo-inglese. Ma ciò non toglie nulla al carattere autonomo della politica italiana. E qui spiega come siffatta cooperazione fosse nella natura delle cose e accenna alla assenza di ragioni di conflitto fra le due grandi democrazie, alla dipendenza dal commercio estero di ognuna di esse per gran parte dei propri rifornimenti, alla necessità in cui esse si trovano che la sicurezza dei traffici rifiorisca e rinasca la fiducia, che abbia impulso la produzione, che siano assicurate le sorti delle rispettive masse operaie. E prosegue : « L'Italia, povera di materie prime, esclusa dalla ricca mensa delle spoglie coloniali della guerra, ha bisogno di assicurare la propria espansione economica, di portare fuori dei propri confini il lavoro e le iniziative dei suoi cittadini. L'eminente uomo di Stato, che è posto a capo del Governo dell'Impero britannico, ha dimostrato di comprendere appieno queste necessità e le legittime aspirazioni dell Italia. Una più intima collaborazione dell'Italia e dell'Inghilterra in Europa e in Oriente, ed in specie nel Mediterraneo, deve essere fondata sopra dna giusta ed equa valutazione dei reciproci interessi, sopra una amichevole considerazione delle questioni che sono sul tappeto della discussione diplomatica tra le due nazioni. Aggiunge subito l'on. Schanzer che questa più intima solidarietà anglo-italiana è assolutamente lontana dal presentare qualsiasi carattere, non dico di ostilità, ma nemmeno di contrapposizione antagonistica agli interessi di altre Nazioni. Essa si svolge entro il quadro dell'intesa colle altre Nazioni che furono alleate dell'Italia durante la guerra, segnatamente dell'intesa e amicizia cordiale colla Francia. L'Italia considera la sua amicizia colla Francia- come una delle basi fondamentali della propria politica e come una condizione essenziale e indispensabile pel mantenimento della pace In Europa. A questo proposito l'on. Schanzer dichiara all'on. Lucci, che ha auspicato a una politica di autonomia, che egli, l'oratore, non crede che le solidarietà che sono nate fra l'Italia e le Nazioni che hanno combattuto insieme la guerra, e che l'Italia sente profondamente, abbiano ancora esaurita la loro funzione storica; cosi come non sa se nell'enorme eczzo della lotta di concorrenza mondiale una tale politica di isolamento costituirebbe la migliore garanzia per le classi lavoratrici. L'oratore ringrazia l'on. Mattei Gentili e l'on. Bevione di avere approvato l'azione della Delegazione italiana a Genova, e crede di poter assicurare interamente l'on. Labriola, che ha manifestato la preoccupazione che una più stretta unione dell'Italia ooll'Inghilterra possa coinvolgere il Paese in gravi pericoli, che minacciano, secondo lui. o potrebbero minacciare domani. l'Impero britannico. L'on. Labriola ha criticato il sistema delle alleanze contrapposte, ohe racchiude nel suo grembo 1 pericoli della guerra. Orbene, esclama l'on. Schanzer, qui non di una alleanza si tratta, ma solo del proposito di esaminare insieme, con spirito di amicizia e di cooperazione, tutte le questioni che interessano i due Paesi, nè si tratta di alcuna contrapposizione ad altri interessi, come ha già prima nettamente dichiarato. L'oratore crede una politica d'intese, secondata dall'opinione pubblica dei paesi interessati, molto migliore d'una politica d'alleanze. La politica italiana non accetterà mai vincoli che possano allenare a beneficio di chicchessia la piena autonomia dell'Italia nella difesa dei propri interessi. Egitto, Montenegro e questioni di oriente A questo, pùnto l'on. Schanzer, per rispondere alla mozione dell'on. Chiesa, si diffonde a parlare della situazione creatasi la Egitto a seguito del nuovo ordine di cose che vi tti viene instaurando. Fornisce assicurazioni che il Governo segue con vigile attenzione gif avvenimenti, intendendo di tutelare energicamente gli interessi italiani con tutti i mezzi diplomatici in guisa che qualunque cambiamento della situazione non abbia & pregiudicare le nostre colonie in Egitto. Poiché si è rivolto all'on. Chiesa, l'oratore domanda di poter rispondere contemporaneamente all'on. parlamentare anche sull'argomento dell'altra sua mozione riguardante il Montenegro e spiega come a Cannes le potenze intervenute, decidendo di indire una conferenza a Genova, deliberarono all'unanimità quali Stati vi dovessero essere invitati e come non sarebbe stato possibile includere fra questi il Montenegro fra gli Stati invitati essendovene alcuni che con questo Stato, già da tempo, avevano interrotti i loro rapporti. Ricorda di avere domandato a Genova una decisione sull'opportunità di esaminare la richiesta rivolta dal Montenegro per protestare contro il mancato invito, e per chiedere un invito. Riferisce come venisse deciso che la domanda non poteva essere accolta, essendo stato stabilito sino da Cannes che il Montenegro non poteva essere invitato. Accenna anche allo svolgersi degli eventi politici e diplomatici che si sono susseguiti dal 1917, alla esatta posizione assunta nella questione montenegrina dall'Inghilterra, dalla Francia e dagli Stati Uniti, alla posizione assunta dall'Italia col trattato di Rapallo e lascia giudice la Camera se il suo atteggiamento, quello di non seguire l'on. Chiesa nelle sue argomentazioni, corrisponde o meno ai veri interessi del paese. Prima di tornare alla considerazione della situazione internazionale italiana, l'onore, vole Schanzer fa pure brevi dichiarazioni sulla questione di Oriente, rispondendo alle osservazioni degli on. Cesarò e d'Ajala. Ricorda il convegno di Parigi, la proposta di sospensione delle ostilità greco-turche, l'esame della possibilità della revisione del trattato di Sévres, e la soluzione che in linea generale fu allora preposta di dare alle questioni di Smirne, Tracia, Armenia, questioni delle minoranze ed altre minori. Ricorda come le proposte di Parigi non siano state ancora accattate nè dai greci nè dal turchi ed accenna agli scambi di vedute in corso fra gli alleati per concretare, di comu-ne accordo, i mezzi più acconci a raggiungere lo scopo comune del ristabilimento della pace in Oriente. Ricorda pure co:ne, per concorrere a questo, fine, in relazione alla proposta cii armistizio formulata a Parici, il Governo abbia disposto il ritira delle" poche truppe italiane che rimanevano a presidiare la valle del Meandro e. che hanno lasciato anche in quei paesi un ricordo che fa onore al buon nome ed al prestigio dell'Italia. Conclude accennando alla situazione economica e politica dell'equilibrio nel Mediterraneo ed agli sforzi che il Governo rivolge costantemente alla realizzazione di quei vantaggi che gli sono stati riconosciuti dagli alleati. Circa la Palestina, dichiara all'on. Federzoni che la questione del mandato su quelli regione è in corso dì 'discussione col Governo inglese. Si propone di assicurare all'attività economica e culturale italiana ogni più larga tutela. E mentre mantiene,l'adesione già data al principio del focolare israelitico, esplicherà ogni sua cura perchè non siano in alctvi modo lesi quegli--interessi cattolici che costituiscono una gloriosa tradizione italiana. Germania, 'Piccola Intesa, fioinania, Austria. Ungheria. L'on. Schanzer ritorna quindi alla considerazione e della- sifuazione internazionale quale è uscita dalla Conferenza dì Genova ricollegandosi a quanto ha già detto dell'Inghilterra e della Francia. A proposito deJìii Francia, vuole richiamarsi qui anche afedichiarazioni fatte dal signor Barthou coi " indice dei sentimenti amichevoli coi quali ' ■ Delegazione francese ha lasciato l'Italia. Costata pure come anche i rapporti calle alt.r Nazioni ed in primo luogo colla Germanie siano usciti da G iqva chiarificati e meglio consolidati, come hi sono presi più stretti contatti colla piccola Intesa é riconfermata, la cordialità delle relazioni colla Polonia e colla Romania e come non siano mutate le linea della nostra politica verso l'Ungheria. Negoziati italo-jugoslavi L'on. Schanzer procede indi a parlare del risultati indiretti della conferenza e dà speciale rilievo, tra questi risultati, alla conclusione dei negoziati fra Italia e .Iugoslavia per l'esecuzione del trattalo di Rapallo. Ricorda di aver già affermato alla Camera l'opportunità di addivenire dalle due parti ad una pronta totale e definitiva esecuzione di quel trattato. Approfittò a Genova della presenza in Italia di due autorevoli membri del Governo Jugoslavo, i sigg. Nincic e Krstel, per avviare quelle conversazioni che hanno portato, dopo laboriosissime trattative, a progetti di accordi che attendono ora la definitiva applicazione dei due Governi. Senza scendere a particolari per un doveroso riguardo, nell'attesa dell'approvazione definitiva dei due schemi, l'oratore può dire che ritiene tali accordi capaci di promuovere e stabilire davvero fra 1 due Stati vicini qufl regime di duratura sincera e cordiale collaborazione che è necessaria al bene comune dei due popoli e in ispecie per Fiume e Zara che solo da una perfetta e cordiale intesa fra Italia e Jugoslavia possono attendersi quella sistemazione che garantisca loro vita sicura e benessere economico. Trattato con la Polonia e Convenzione colla Russia L'on. Schanzer accenna quindi ad una serie di conversazioni della Delegazione italiana con quella inglese sul tema dei problemi economici e ad una lettera direttagli, a conclusione di queste conversazioni, dal sig. Lloyd George colla quale il primo -ministro inglese chiarisce in modo soddisfacente nei riguardi dell'Italia la politica inglese in materia di petroli e la portata, per ciò che concerne gli interessi italiani, dell'accordo stipulato tra Francia e Inghilterra il 25 aprile 1920 a San Remo. Dà assicurazioni all'on. Cesarò che la lettera in questione non vincola in nulla la nostra politica generale in materia di petroli Osserva però che tutti gli eventuali accordi internazionali in materia a nulla approderebbero se le iniziative italiane non si organizzassero in modo da dare a tali accordi un pratico contenuto. Ricorda il trattato di commercio concluso colla Polonia, che ci garantisce lo stesso trattamento fatto alla Francia colla clausola della nazione più favorita ed aggiunge come il .Governo abbia iniziato e conduca innanzi sollecitamente negoziati per la conclusione di convenzioni commerciali colla Finlandia, coll'Estouia e colla Lettonia. Parla per ultimo della convenzione commereiaio conclusa colla Russia, che attende ora.la ratifica dei due Governi per essere pm" presentata alla Camera e dell'accordo speciale per la concessione, da parte del Governo russo ,ad un gruppo finanziario italiano con sottoscrizione aperta a tutti, di centomila ettari di terreno libero da ogni precedente diritto di terzi per Ani di colonizzazione agrlcola. L'on. ministro si avvia quindi alla parie conclusiva del suo discorso. Significherebbe chiudere gli occhi alla verità, egli dice, negare che il convegno ligure abbia dato importanti ed apprezzabili risultati. Un granile risultato, riconosciuto esplicitamente dalla stessa delegazione russa in un solenne documento, permane sopra tutti gli altri : l'avvicinamento delia Russia al resto dell'Europa