L'avvento del collaborazionismo

L'avvento del collaborazionismo L'avvento del collaborazionismo :'I contatti recenti fra la Confederazione Pel lavoro e D'Annunzio — è di ieri la tetterà confederale al poeta, nella anale Wee giuste ed elevate sono espresse in lina non felice imitazione dello stile dannunziano — e l'approvazione del gruppo parlamentare socialista all'ordine del gior. no Zirardini riportano alla ribalta dell'attualità immediata la questione del collaborazionismo socialista. Il Consiglio ria 'gLonale del partito, nella sua riunione imminente, forse non risolverà ancora il disjsidio fra collaborazionisti e - anticollaboJpurfonisti. e rimanderà la crisi definitiva ia un congresso nazionale da tenersi fra gualche mese. Ma è chiaro, ugualmente, iBhe la questione ò entrata nel periodo fienale: e ciò, sia come questione interna flt partito, sia riguardo ai rapporti fra tniosto e i partiti costituzionali, e quindi In riguardo alla formazione di un Governo includente la rappresentanza del proletariato socialista e confederale. ,} Questo problema del collaborazionismo socialista, in ambedue gli aspetti da noi indicati, ò ormai antico: esso risale, volendo fissarne una data, al 1903, quando Giolitti offerse un portafoglio a Turati, o jJjjddSrittura ,al 1901, quando i socialisti (fctarono il bilancio dell'interno dello étesso Giolitti, fieramente attaccato dai fcbnservatori. Pertanto, quei reazionari da boi battezzati per « conservatori apartìtici » che in questi giorni, deprecando dòme'una sciagura immane un evento da loro, in tempi non lontani, paurosamente infocato con flebili grida, pretendono che Sd tratti semplicemente di un piano di «uerra contro il fascismo, per la perse cuzione e lo schiacciamento di questo, imbrogliano consapevolmente le carte; e sarà bene che nessuno si presti a questo gioco scorretto. Il problema del collaborazionismo socialista, in cammino da venti anni, sarebbe certamente, a quest'ora, arrivato da un pezzo alla soluzione se non fosse venuto a interferire, nello svolgimento normale, un fatto così grandiosamente sconvolgente come la guerra. Tutti gli elementi di posizione e di soluzione del problema esistevano già prima 'del fascismo; e il loro giuoco naturale rijpominciava già, dopo la guerra, a funzionare, quando intervenne — nuovo professo deviatore — la bufera fascista, la quale si esplicò principalmente non contro il massimalismo, secondo che afferma Certa storia contemporanea ad usum Del phini. ma contro, appunto, gli elementi rifortgistici e collaborazionistici del prò letariato socialista a confederale. Ed oggi, 1922. come ieri 1920, come ieri l'altro, 1911, vera base, data dalla realtà, del Collaborazionismo socialista ò quella stessa da noi indicata tante volte: un movimento sociale e politico', quando ha ^acquistato una certa ampiezza ed intensità, quando ha raggiunto "un certo grado 'di maturazione e di evoluzione, deve normalmente partecipare al potere politico e al Governo. E ciò non come un privilegio ma come una naturale conseguenza di questo suo sviluppo; conseguenza che' è, prima ancora che un diritto di partito, un dovere verso lo Stato e la nazione, il cui adempimento riuscirà in prima linea Rrantaggioso, così come appare necessario, al ben,e dell'uno e dell'altra. Occorre, dunque, non confondere — Come taluni reazionari 'fanno, abbiamo detto, per imbrogliare le carte, e taluni democratici e socialdemocratici, per naturale impulso delle circostanze, — oc corre non confondere il problema del collaborazionismo socialista, di cui si son dette le origini lontane e profonde, con quello del ristabilimento dell'ordine e dell'autorità statale, così vivo oggi in alcune, in troppe Provincie d'Italia, e che consiste principalmente nel ricondurre il fascismo e i fascisti all'obbedienza della legge. Certo, i due problemi non sono senza rapporto fra loro, giacchè tanto più uno Stato e un Governo saranno forti " quanto più larga e profonda sia la base sulla quale poggino. Ma essi rimangono tuttavia distinti, e di carattere assai differente: nè gioverebbe dare al secondo il ristabilimento della legalità — carattere di una combinazione parlamentare e di partito, mentre il primo soffrirebbe di esser ridotto a termini- puramente nega • tivi, e ad un obbiettivo quasi di polizia. Laddove invece si tratta — impresa ben più vasta e più alta — della inserzione definitiva delle masse lavoratrici nel funzionamento dello Stato e nella vita della Nazione.- . Al ristabilimento della legalità meglio Conviene, a parer nostro, una formazione parlamentare e ministeriale che non abbia un carattere politico troppo spiccato; sempre inteso, naturalmente, che il relativo Governo mostri volontà e capacità di a fiempiere al proprio compito. Nè, del resto, l'incipiente ' collaborazionismo dell'ordine del giù. no Zirardini, ove si attui, riuscirà inutile anche in questa prima fase del riassetto nazionale; poiché esso renderà più Ubera l'azione del capo del Governo, permettendogli di resistere alle pressioni eventuali della Destra, o magari ad una scissione di questa. Una volta posti gli elementi essenziali di questa restaurazione della legalità, — ed è compito, questo, da attuare con mano ferma e ritmo regolare, ma rapido, — Bara giunto davvero il momento di affrontare -il problema essenziale della vita italiana: anello di un accordo di partiti e di una formazione governativa che, in uno spirito autenticamente liberale, inaugurino per l'Italia l'èra di una democrazia del lavoro, libera da ogni violenza tirannica c da ogni monopolio esclusivistico, tome da qualunque sfruttamento d'interessi particojftri.

Persone citate: D'annunzio, Giolitti, Turati

Luoghi citati: Italia