Gli artisti del libro

Gli artisti del libro Gli artisti del libro La Mostra degli artisti del libro, come l'altra della Rilegatura, che rappresentano il fiore più bello della grandiosa .Fiera, sono frutto dell'opera amorosa e illuminata di Giovanni Poggi, soprintendente dei Mv.3ei e Gallerie dalla Toscana; e questa degli illustratori e decoratori del libro — ordinata e disposta in dieci sale del secondo piano di Palazzo Pitti da Mario Tinti — la per fino di far" conoscere e di appassionare a quest'arte, non solo il pubblico, ma gli editori, i quali soggiacciono ancora per la maggior parte ad una malintesa praticità commerciale che crede inutile, se non addirittura dannoso, allo « smercio » il raffinamento artistico del Libro. Questo pregiudizio — già oramai scomparso in altro nazioni anche più piccole della nostra, come la Polonia, l'Olanda, la Svezia — non ha neppur più la giustificazione che poteva avere in un recente passato, in cui, veramente, da noi pochissimi erano quelli ehs si dedicavano a questo genere d'arte, mporne ne fa fede ampiamente questa Moftra,' sono nati negli ultimi anni eccellenti ii lustratori e decoratori del Libro da non temere il paragono con altri stranieri; e già si notano i sogni di un pullulare di nuove energie. L'illustrarono o decorazione del Libro può invece essere il più potente mezzo di elevamento del senso estetico del uostro .pubblico — oggi così basso'— per la facilità che ha quest'arte ad infiltrarsi in tutto vie classi della società, e, quel che più conta, tra le più giovani. Perchè si potrebbe pensare che quel maggiore amove per la decorazione della casa cho vediamo nei popoli Inglesi e germanici possa anche derivare dall'enorme sviluppo dell'illustrazione li braria di quei oaesi, rivolta per tanta parte e da tanto tempo all'educazione doll'infanzia. Da noi invece, sino a qualche anno Sìa si può dire che non esistessero libri illustrati per ragazzi — mi ricordo della pri ma edizione di Pinocchio, con certe figurine economici}©, grosso come un soldo e ogni tanto — e anche oggi si vedono spesso libri per ragazzi italiani con illustrazioni j tedesche che fanno proprio malinconia, Una delle ragioni, e non ultime, della 'decadenza nostra in fatto di illustrazione libraria è stata, anche questa volta credo, quella piaga che oggi tende a risanare e | che va sotto il nome di positivismo. So si apre dei libri italiani illustrati di un trent'anni fà si rimane colpiti dalla generale assenza di fantasia, di senso lirico, e.contrariati dalla gretta verosimiglianza fotografica delle illustrazioni, degna d'altra parte di tanta dolla letteratura di quei tempi. Ma anche nel caso che si trattasse 'di'capolavori della letteratura, si direbbe sempre che l'illustratore non si desse nep pur la pena di leggerne il testo, tanta è in lui l'assenza di simpatia, di comprensione dell'arte dello scrittore. Eccone qui subito nella prima sala un esempio tipico: le illustrazioni che Tito Lessi fece qualche anno fa per il Decameron©, dove non trovi, a cercarlo col lumicino, un sol tratto che ricordi un po' il mondo e l'arte del Boccaccio, bensì una tale abilità esteriore di mestiere e che c proprio un peccato non sia •tata adoperata per altri usi più < pratici ». In piccia al Lsa»,,.»,. tarlo, apposta, si trova il suo perfètto antagonista, il Preyiati, l'artista che, al contrario, non poggia mai i piedi sulla terra, e che del resto mi par quasi più al suo posto come illustratore che come pittore, considerato che certe aue stilizzazioni arcaicizzanti si sopportano assai meglio in quest'arte che nella pittura. Fra. i due, quasi a conciliatore, o'è Telemaco Signorini, l'uomo arguto, di mondo, che in un altro paese meno povero del nostro, avrebbe potuto pur in vita diventare una gloria anche in questo campo. Invece era grassa, scommetto, se gli accettavano questi suoi deliziosi disegni su questa « Fiammetta », giornalucolo regionale del 1896, dove, tra gli altri, si vedono duo nudini di donna, così procaci e spiritosi cime pochi ne hanno i tanto vantati illustratori francesi. Ma andiamo avanti. Nella sala accanto, insieme alle note, eleganti o Masqucs » del Brunelleschi, tra le quali eccelle un fantastico t Scaramouche », e alle « réclames » di Angoletta, piene di vivo, moderno senso decorativo, mi colpiscono alcune illustrazioni per fiabe di Beppe Porcheddu, di uno squisito e raro senso fantasioso e plastico, specialmente un certo vecchione tutto vibrante di effetti chiaroscurali. Viene poi Giuseppo TJgonia con una ricca mostra di ex-libris, « partecipazioni », fra lo quali quella delle sue nozze: due stanzette in fila, 10 studio col tornio e il telaio da ricamo, e 11 salottino da pranzo ; una delicata pagina di intima pace domestica, resa con un segno amoroso da certosino, come deve un po' esserlo nell'anima l'autore che vive solitario e lontano dal mondo a Brisighella. In una vetrina accanto ammiro un saegio della ricchissima raccolta di ex libris e stampe affini del torinese conte Rati-Onizzoni, con alcune, piccolo cose deliziose. Ecco Duilio Cambellotti con le sue illustrazioni per le favole di Trilussa, piene di belle qualità, ma senza lo spirito satirico, del poeta romano. La forma stessa è in lui trotino compassata, mentre tutti i grandi satirici da Callot, a Magnasco, a Goya, a Daumier se ne crearono una loro personale tutta sprizzante o nervosa. In questo senso l'ha capita meglio A. Salvadori che espone delle illustrazioni por il Don Chisciotte e per Pinocchio che paiono schizzate con un rotolino di carta intinto nell'inchiostro con un segno un po' goffo e arruffato ma adattatissimo al soggotto; oppure Piero Bernardini che espone le molte illustrazioni del suo t giornale » che dal fronte mandava al « Giornalino » di Vamba. Il Bernardini per ottenere questo senso comico e fiabesco ricorre ad una specie di cubismo all'acqua di rose che si presta a meraviglia per rendere vivacemente il comico e l'episodico. C'è, per esempio, una veduta della piazza di Settignano, grossa borgata nei dintorni di Firenze, che potrebbe essere una satira finissima della smania di rincivilimento del contadino d'oggi. Peccato cho l'umorismo satirico sia così raro anche in questa Mostra dove, ali'infuori'di questi citati e dei ben noti Sacchetti e Oppo con le loro illustrazioni giornalistiche, troppo spesso però degeneranti nella « caricatura », non se ne yedono altri. Quello cho invece purtroppo abbonda è un genere addirittura opposto a questo — benché talvolta 3enza volerlo rasenti la comicità — il genere eroico di ispirazione letteraria, rappresentato dalla numerosa e Monotona schiera degli scolari e- imitatori lcvaslsmldddteZsvMtmsecitsdtsmtiSqcqderdeg| j | del De Carolis, fra i quali può staro anche il Nattini dello retoriche illustrazioni per la « Gesta d'oltre mare » che egli farebbe bene, credo, a ripudiare ora che, con le illustrazioni della Divina Commedia, si è così completamente o felicemente rinnovato. Si salva invece dal pericolo comune a tutti gli illustratori di questo genere il sedicenne Mario Zampini cho nelle sue illustrazioni per l'Orlando Furioso, non è soltanto un « enfant prodigo », ma veramente un disegnatore impressionante per l'inaudita abilità di accozzare nello spazio di pochi centimetri quadrati cento figure di cavalieri che si azzuffano; e gli si perdona l'iucubo ossossionante delle sue caotiche illustrazioui per l'entusiasmo sincero e giovanile che vi traspare. Vicino allo Zampini c'è un altro artista, oramai illustro, che soffro anche lui in maniera diversa di incubi e di ossessioni, Alberto Martini, l'illustratoro macabro e apocalittico di tutta la letteratura più decadente e malata del mondo. Quando però si sente e si spasima per un tema con tanta simpatia e sincerità come fa lui, allora è anche lecito di tuffarsi in un mondo psichicamente infetto come il suo: l'arte allora ha il potere di risanare anche lo fantasie più malsano di un cervello febbricitante, in virtù della 9ua potente esaltazione, dalla realtà transitoria all'immanenza ideale dello spirito. In questa stessa categoria, diciamo, di mistici va messo anche un altro illustro artista, Adolfo Wildt, che espone varie sue illustrazioni nella sala della rivista « Eroica » insieme a quelle del Brangwyn, del Sartorio, del Viani che lo eseguirono per questa pubblicazione. Il Wildt ò' un artista così eccezionale che non può pretendere di essere inteso e amata da tutti, ira solo da quelli cho abbiano dei gusti spirituali affini ai suoi. La sua quindi è arte d'eccezione e basterebbe già questo fatto per condannarla; tuttavia l'onestà, la convinzione e la fedo che traspaiono dalla sua opera lo réudono degno del più aitò rispetto e attenzione. Egli sembra ohe abbia in < orrore la materia, e che in queste sue illustrazioni, di sapore simbolico e letterario, tutte tracciate con un unico segno curvilineo semnre eguale, si sforzi continuamente di distrugger la forma por esprimersi col solo spirito; esercizio che risulta invece puramente cerebrale e che credo debba ripugnare a un popolo che ha avuto dei mistici come l'Angelico o lo stesso Segantini, i quali, non solo non hanno sentito la necessità di certe rinuncie, ma della bellezza fisica hanno fatto la naturale e diretta alleata nella celebrazione del loro più accesso mistici uo. Ecco invece un mistico della più bell'acqua cho ci mostra come non ci sia bisogno di tante ricetto por dire quello che si sente, Francesco Carnevali, un giovanissimo che vive solitario e oscuro a Pesaro e che, per me, è la più bella rivelazione di tutta la Mostra. Queste sue illustrazioni sono servito per le Fiabe dei Fanciulli nel «Giornalino» di Vamba che primo lo fece conoscere. Il Carnevali ha saputo trovare una veste perfetta a rendere il colore fantastico e stupefacente delle fiabe. C'è tutta la candida ingenuità infantile, ma nello stesso tempo anche un'osservazione così acuta e personale, disposata ad una così fervida fantasia che ti ferma e ti tiene. Bisogna vedere con che verità e commozione nella novella « Il sole di occhi-verdi ». è «« « pqpsdpindrl'spnsslCpclbdvdfoeOtnnè asc«zcpdsbntzdBcpptCnlepi5svGOdubBap, ; uresa la vita di un monastero di irati, dal | Glavoro amoroso intorno al giardino clau- u, » ° ,• cstrale, ad una tuga paurosa e obliqua ai | guezM-gdczfdcrnnln con "un (rarhn * un'elotran7» rlpp-ni! ggnoio, con un garDO e un eleganza degni, egvfrati, piena di movimento drammatico». Un altro solitario che. vive ritirato in Romagna è Lodovico Carroli di cui si vedono qui dei disegni, in puro lapis, di fiori e di animali, per un atlante di scienze naturali, eseguiti con un amore e una umiltà d'altri tempi. Accanto a lui vari studi intitolati : «Usi e costumi dell'usignolo Pico» nei quali Elisabetta Chaplin ha schizzato a matita le graziose movenze del suo usi¬ Gddel suo sesso Mi piace ancora ricordare le gustose rievocazioni arcaicizzanti di Ettore Di Gior' gio, questa volta poco felicemente rappresentato; Benvenuto Disertori con le sue nervose eleganze sul tipo della « Ninfet-1yta »; Antonio De Witt che sa essere nello ' pRr.n«n hornnr» nrnfpwirp di scipriyp naturali csoesso tempo protessore ai scienze naturali ,e squisito inventore di decorazioni da libro; iEnrico Bettarini con dei freschissimi acque- ', , ,- », ., . ., ,, . \,. erelh di pesci; la De Mattets; il Camelli; iDardo Battaglini, per non dire di tanti al- >"• . -.T , , ° v S,, . , ,, ir, Wbri. Notevole e la Mostra della < Bottegai del Libro » della scuola d'Arti e Mestieri j | di Firenze — di cui è un degno prodotto il j soprannominato Salvadori — per l'indiriz- zo" libero ed empirico che le ha saputo ira-1 ?• ■, j" _ , „ tpnraere il suo direttore Balsamo-Stella. Fra le Mostre editoriali, infine, hanno dato ! aERDtCmBmaggior contributo Bertieri e Vauzetti di Milano, le Arti Grafiche di Bereamo, il Giornalino della' Domenica, l'i Idea » di Firenze. Firenze, giugno. MATTEO MARANGONI.