Salviamo la Giustizia

Salviamo la Giustizia Salviamo la Giustizia proposito eli tlissex'viflci y;i iicliiciorl) Stringendomi il braccio, agitatamente, il mio amico mi parlava: « Da parecchi anni ho un forte credito verso uri mio debitore, che può ma non vuole pagare Tre anni fa, stufo d'attendere, .e nella necessità di realizzare, ho finito di minacciare una lite. Mi si rise sul muso. <c Ah! — gridai — la vedremo! Non ci son forse ancora dei giudici in Italia? ». Dopo più d'un anno d'ansie, di perdite di tempo e di danaro, il Tribunale mi ha dato ragione. Credevo d'essere alla fine dei guai. Illuso! Ero al principio. S'andò in Appello, in Cassazione. Ora siamo di nuovo in Tribunale. L'avvocato mi dice che ne avremo ancora per un pezzo. Non ho ancora preso un centesimo; ma ecco la parcella che ho già dovuto pagare: novemila lire, per atti, tasse, registrazioni, onorari. E non sono tutte qui, le spese. La giustizia è un lusso? Quando s'incontra un filibustiere, offrirgli l'una guancia e poi l'altra? Il danno e le beffe? Le leggi, le autorità, lo Stato.ci sono o non ci sono? La giustizia è tutta una burla? Bisogna farci giustizia privata come fascisti e comunisti? Siamo" in una repubblichetta del Sud-America o in Russia?... ». Tentai di calmare le sue esagerazioni. E avrei voluto chiedergli perchè, come tutti gli altri, s'intèrecsava delle cose della giustizia solo adesso che n'era di mezzo. Ma tacqui; e lo vidi poi andarsene gesticolando. Empiricamente, sommariamente, m'aveva fatta la critica del nastro sistema di condurre le liti a bizantinerie dottrinarie di chi ha costruito le norme del rito civile, vivendo accademicamente ai tavoli professorali e non nel vivo della realtà quotidiana. Una procedura che accavalla le lungaggini, le complicazioni formalistiche sino al grottesco; che semina trabocchetti, Ioga le mani al giudice, fa trionfare l'insidia e il cavillo. Chissà quanti hanno imprecato e imprecano, come quel min amico, contro questa giusti- j zia civile, che i Tribunali sono costretti j 1ra jj^j ìa focaccia. Ne prese una. « Que a devi a rendere; paradiso terrestre dei debitori dei litiganti di mala fede, di quelli che han quattrini da stancare l'avversario ! E la legislazione fiscale ha fatto combutta, con la procedura: se la spassano allegramente insieme a spogliare il disgraziato che invoca il suo diritto. E han ridotto la giustizia civile a un torchio per spremere quattrini al malcapitato. E' vero che si parla da quarant'anni della riforma della procedura: e si nominano Commissioni su Commissioni... C'è un aneddoto etiopico saporoso: due litigavano per una focaccia. Il giudice sentì le parti e sentenziò. Poi divise in , ta la d f { ner le s eae àis <™° litiganti. «Quest'altra mé la de i , », = „u, „„„„j„„j, s , , I ,tu- »• disse ali altro, prendendosi un-ai1 tra parte della focaccia. « E .questa è per Ime», concluse prendendosi il resto. L'a ! neddoto calza anche per la nostra giu- stizia detta civile... * * Se ci fosse salo questo guaio del codice di procedura! Ma bisogna vedere come i giudici, i cosidetti sacerdoti della giusti- | z a _ sec0Tldo a retorica oolitica - sono , POstretti ad amministrarla nei cosidetti 1 fosue."' aa nmmimsiiaim nei cosiaeui i t,em,Jl del Alri}^- u" episodio, fra rnille j cle,la stessa stoffa. Ecco, una sala d un ! Tribunale. Sala per pietoso eufemismo: ! alcune sedie sono sfondate, le poltrone a perdono la stoppa, il panno verde del ban co è sbrindellato, i vetri rotti son rattonnati, con carta incollata, le pareti poco pulite... Al mattino, all'udienza civile, nella stretta aula, c'è stato un pigia-pigia, un vocio come di mercato. Al pomeriggio si devono assumere prove. Infatti, nell'attiguo corridoio buio e sporco, con puzzo di latrina, attendono su una pancaccia • dei testimoni. Gli avvocati cercano un giudice. Eccolo: è assediato da altri avvocati. Quando ha un momento libero il problema è di trovar libero un ambiente, un tavolo. Finalmente! Qualcuno è riuscito a trovare una sedia. Altri sta in piedi! Però manca il cancelliere. Al lavo ro della sezione ce n'è imo solo, che ha altre incombenze. Per non far rinviare la prova, un avvocato, eroicamente, farà da scrivano: scriverà sotto la dettatura del giudice. Senza cancelliere le prove sono nulle: sii avvocati chiudono un occhio e il giudice due. Si commettono illegalità per far tirare innanzi, alla meglio, la baracca. Altro che l'ostruzionismo dei postelegrafici! Se si è d'inverno, nell'aula, so non si gela addirittura, non fa caldo. Si tiene il soprabito e magari il cappello. E, per riscaldarsi un po', c'è chi fuma. Si stana il testimonio dal suo buio. L'avvocato intinge una, duo, tre volte, la penna nel calamaio. Fa per scrivere: invano. La pazienza è al colmo. L'avvocato lancia un'esclamazione non ornata. Non c'è inchiostro e il pennino è spuntato? E' una triste risata generale. L'avvocato tira fuori la sua penna stilografica. E allora il giudice tenta di ammonire solennemente il testimonio sull'importanza del giuramento, per fargli sentire la maestà del- la giustizia e indurlo a uno stato d'animi di veridicità... E nei giudizi penali le cose non vann' spesso, molto più maestose. I tribunali le preture, senza personale, senza locai; senza mezzi decenti, non sono soltanto or/i pressi da una valanga di cause civili anche di procedimenti penali; e sla fuetti con cui i magistrati sono costretti troppo].spesso a smaltire l'enorme stok di lavo ro, ■ come dei postelegrafici smaltiscono^ corrispondenza, dato che non nuoccia. la sostanza delle decisioni, non crea ce] un'apparenza edificante per gli intere sali e per il pubblico che assiste. Nell'amministrazione della giustizia è verificato il caso inverso delle altre ministrazioni : mentre il lavoro civile, penale e le altre funzioni extragiudiziaì si raddoppiavano, triplicavano e più, numero dei vari funzionari giudiziari, l.o luglio. 1882 di 10.516, più di trent'ajinfil dopo, al l.o 'luglio 1915, eira quasi immù-4fó| tato di 12.053; ed oggi, dopo la guerra, tra};.] a e à a , i i . a o n ' a a - magistrati e cancellieri, sono vacanti aji l'incirca 1500 posti. Cosi, non ostante illv" lavoro veramente intenso dei magistrati^ le cause si arenano, i procedimenti pèjjff*; nali si accumulano, e i delicati servàt di cancelleria sono in soqquadro; un rya*'. mero ingente di sentenze penali stanno, ineseguite, e lo Slato non incassa ammen-/ de e multe. I delinquenti ridono, insieme! con i debitori, dei cittadini e non di eiS§|l storo soltanto. E lo Stato perde ogni.;:; giorno una battaglia e il suo prestigioJ;. continua ad andare a rotoli. Questi' ed al-* tn disservizi giudiziari spiegano, in noni piccola parte, l'indisciplina sociale e lai, sostituzione delle autorità statali con^itti-v : provvisati organi di giustizia privata,"cb«(:5: ci riconducono a fasi storiche di inferiore}-. civiltà. . ' *** Ma c'è, nella crisi della giustizia, urt;''' fattore più grave delle leggi invecchiate, dei locali indecorosi, dell'organizzazioner^ deficiente. E' il trattamento economico»'^ della magistratura. Coloro che devonoi • far giustizia agli altri non hanno giusti-^ zia per sè. Coloro che devono esplicare,-^ una funzione essenzialmente intellettuale?; e morale, hanno dei compensi quasi di laiì^ voro manuale. E' bene che l'opinione pubblica conoscale cifre dei compensi con cui lo Stato creH;'.... de di dover valutare l'opera della magi*: 1 stratura. Per 25-30 anni della carriera ]fo*i ™ ro, i, giudici percepiscono, tra stipendi*; I caro-vivere e indennità di carica, tutto!i| compreso, somme tra L. 1000 e 1300 raen«! j sili; i consiglieri d'appello all'incircal'^ L. 1500; e poco più i più alti gradi, limbi] tatissimi di numero, è negli ultimi annfij della carriera. Queste cifre sono signifj cative, senza commonti : non avviliscori . i magistrati, ma lo Stato. Oggi, una delle più alte funzioni umane non è solo laj. meno remunerata delle attività intellew tuali e sociali, ma è anche la meno re* triliuita delle altre minori funzioni sta*,1 tali. In altri Stati, alla magistratura è.'i'?< fatto un trattamento d'eccezione; se ne rU'i'j conosce, non a parole ma a fatti, il va*]1" lo re sociale. Da noi, come in Francia, il] trattamento non è né giusto, nè dignjtoso,| nè politicamente opportuno Bisogna in* vece che la coscienza pubblica e i partiti, vedano la gravità di questo problema a la impongano alla -vita parlamentare e( politica romana, in troppe altre cose &t* faccendata. Le strettezze economiche di coloro che han da giudicare dell'onore.e» degli averi dei cittadini stanno semlnaji-i' do fatali e tristi germi di disgregazione:!} la magistratura perde sempre più gli eie-., menti scelti, di cui soltanto dovrebb'esse*! re costituita/; i giovani migliori ne ri«! • fuggono, non pochi dei migliori che vt[ sono entrati l'abbandonano; la demora* lizzazione. lo sconforto, il rimpianto dflj ' aver sciupato la vita,' l'impossibilità di vi* vere un tenore di vita, non solo intellet-i. tuale e sociale degno, ma anche solo materialmente sufficiente, avviliscono e amai! reggiano. Oggi la sua forza di sacrifici<»j e la sua purezza hanno salvato !a mogi*1 stratura. Ma potrà essa viver salda e ss.*' na a lungo, se sarà composta di miseri* di vinti della vita, di delusi, di stanchi e di mediocri? E' vano invocare giustiziali -;| contro i vasti e potenti brigantaggi d'altri; * bordo, se non ci si affretta a creare, pri* ' ' ma. una magistratura forte e indipenderì* te economicamente e politicamente. Moli te e coraggiose economie deve fare il bU lancio dello Stato in tanti dicasteri dove.' si sciala; ma nell'amministrazione della)1 Vi giustizia, dove da decenni si fanno èco*! f nomie all'osso, non si deve lasciar andai**! 1 tutto a rotta di collo per lesinare poche! decine di quei milioni, che si è sempre)] 8 pronti, con un decreto-legge, "e in poch.il '{ giorni, a elargire, magari agli armatori..*! iS Gli esperti inglesi, fra le condizioni po*l ■ ste alla Russia ner la sua ricostituzioriaii ' economiaa e civile, hanno incluso quella/ essenziale. Id'una amministrazione dellii, giustizia forte, bene organizzata e indi-pendente. Non è inutile ricordarlo, anche)1 per noi. MARIO M. BERRINI.

Persone citate: Alri

Luoghi citati: Francia, Italia, Russia