Il Rosso, il Neroe il RosL

Il Rosso, il Neroe il RosL S Il Rosso, il Neroe il RosL ,E' una controversia mondana che risale •ll'epoca delle tribù. Non ò forse dalle origini del mondo che si discuto se la donna debba o non debba avere il volto dipinto e i capelli di falso colore? Uno scrittore spregiudicato e piuttosto malizioso ha osservato corra!, ogni volta che l'umanità simpatizza con la barbarie, il ■ rosso > riappaia sulle labbra e lo unghie diventino più lucide e più acuto. E un cronista mondano, altrettanto malizioso, ha fatto seguito a questa osservazione, riscontrando che il cosiddetto maquillage non e mai stato tanto in voga come in questa nostra epoca eccezionale che ò quella.delle rapido fortune, del sensualismo ad ogni colto, dello < Champagne a fiumi » de'ila ecultura cafra, del « passo della volpe », della orchestre negre, del Jazz-Band, delle chitarre hawaiane e di quello che di più primitivo volete ancora. Forse il maquillage moderno non ha inventato niente di nuovo per quel che riguarda gli ingredienti diretti, i belletti, le lacche, gli antimonii, i lucidi per le unghie1 ecc., ma ha dato loro, intanto, nomi nuovi, esotici, bellissimi. E poi, quel ohe è più importante, ha moltiplicato i loro effetti e le loro suggestioni, chiamiamole così, naturali con la fantasmagoria delle grandi luci e'delle molteplici rifrazioni che costituiscono la illuminazione moderna. Oserei dire che un po' del carbone che sottolineava © vellutava gli sguardi femminili è passato negli archi voltaici e nelle lampade a n candele, perchè rendano nelle vie e nei ritrovi mondani, così suggestivamente pallida la eterna medaglia femminile. Forse qualche segreto della toeletta femminile ha dovuto anche subire le profonde influenze della trasformazione chimica ed elettrica del mondo. Ma dov'è un essere più dolcemente elastico, sinuoso ed adattabile della donna? La luce, che doveva con la sua brutalità obiettiva, distruggere tutti i macchinosi effetti della affrescatura bizantina sul volto femminile, è diventata invece, di punto in bianco, l'alleata più suggestiva della donna e l'arte del volto colorato assurge alla dignità delle mostre pittoriche ultra-impressionistiche. L'arte della toeletta moderna è giunta, dunque, in pie'na maturità. Se è vero cho nelle estati, nei periodi d'oro della civiltà fanno capolino le opere critiche) e i testi scientifici che analizzano ciò che l'arto ha sintetizzato, perchè dovremmo stupire che appaia un volume critico esauriente, corredato di documenti e di statistiche, il quale codifichi, per così dire, questa elegante matèria? Superficiale in apparenza, essa ha un fondamento scientifico e positivo, perchè alla creazione) dei fards, dei kolhs, "degli hènnés, delle ciprie, ha contribuito sottilmente alleata all'industria, la chimica moderna; applicando gli ultimi risultati delle1 sue ricerche. Si è cercato il massimo effetto, coi mézzi meno nocivi. E intanto a primo titolo d'informazione erudita — accennerò all'unico libro moderno, ma veramente serio e scientifico, che pone — per usare una frase — la prima pietra dell'edificio critico e storico futuro. Il volume ha una data che c, nel tempo stesso recente e immemorabile ; risale al 1893. Il suo titolo ha un sapore sottilmente bizantino : ìKosmetik far Arzte. E perfino il nome dell'autore, Heinrich Paschkis, ha un certo aroma sud-orientale, che fa pensare al trinciato scelto, alla pasticca turca e al barattolo d'onice. Per di più l'opera ò stata edita in quella metropoli dell'anteguerra che, con Pietroburgo, si divise' il nome di Bisanzio: la Vienna imperiale. • Il Paschkis, per essere completo ed esauriente, si è rifatto alle origini. Il maquillage rimonta nientemeno che all'epoca primitiva, e porta, naturalmente, il suggello luciferesco. • Racconta infatti il Libro d'Enoch — uno dei libri apocrifi del Vecchio Testamento — come, prima del -diluvio,)un angelo decaduto, Azael, non soltanto insegnasse agli uomini il modo di fabbricare le spade e le corazze, ma insegnasse alle donne- l'arte di ornarsi di gioielli, d'i tingere la lana delle loro vesti e di applicare, sui loro volti, falsi colorì. Ma anche la crudele regina Iezabel, che fece dilaniare così atrocemente dai suoi cani il buon ortolano Naboth che) le era antipatico, conosceva l'arte. Ella usava, secondo la moda orientale, annerirsi le palpebre e le sopracciglia e gli angoli degli occhi con quella sostanza nera, che, sfctto il nome moderno di Kolil, l'Oriènte ha poi regalato alle europee come un'invenzione, dopo 4000 anni che lo usava. I chimici affermano invece che si chiama semplicemente sulfuro d'antimonio naturale. Ma chi vuol conoscere la storia dell'arte di dipingersi, deve penetrare anche negli strani sc-greti della profumeria egizia delle epoche faraoniche. Perula bibliografia, oltre il Paschkis, c'è un prezioso saggio del prof. Fischer, dell'Università di Erlangen e la relazione del chimico .tedesco von Baeyer. Alcuni sacchetti trovati presso una mummia ad Achnim, nell'Alto Egitto, e contenenti una specie di cipria nera, hanno . rivelato al Baeyer il segreto d'un fard per gli occhi delle avvenenti egiziane, composto di sulfuro di piombo e di carbone. Sembra che i profumie'ri egizii componessero questo fard mescolando questa cipria nera a un po' di grasso: ne risultava una specie di pomata, che veniva conservata in vasetti, di solito, d'argilla, d'alabastro o di steatite. Sopra uno di questi vasetti tagliato nell'avorio e1 molto grazioso, gli egittologi riuscirono a decifrare il nome della Prin-r cipessa Ast che si era dipinti gli occhi trenta secoli prima. Alcuni dei fards scoperti, erano a base di ferro, manganese e rame. Questi dati e gli elementi forniti da certe statue del tempo, inducono a credere che i fards verde-bronzo fossero assai di moda presso le elegantissime, le < vedette » e le Pearls White del Nilo. Però da questi dati si desume che il cosidetto lapis, caro alle pastellista del sec. XX, non era conosciuto nè all'epoca della regina Iezabel, nè in quelle dei Faraoni. Quanto ai c greci,' essi non ignorarono, neiid loro leggendaria raffinatezza, l'arte1 di colorare le donne. L'uso del fard si accentuò specialmente quando i contatti fra la Grecia, ormai in decadenza, e il mondo asiatico divennero più stretti e più intimi. Quanto ai romani, che appresero e perfezionarono dai Greci, basti dire che essi giunsero perfino a classificare e a distili guere l'arte1 della toeletta, nelle sue sotto ' Jità, Così l'arto di dipingersi fu denominata Ars fucatrix. E il «rosso» si chiamava purpurissum. a La Grecia vinta — ripete ancora oggi Orazio — vinse il feroce vincitore e introdusso le arti nel rustico Lazio ». Furono dunque i prigionieri non soltanto greci, ma africani, orientali, spagnuoli, galli e teutoni che indussero in tentazione le romane. Lo matrone trovarono la loro epidermide troppo bruna 0 meridionale in confronto alla bianchezza delle schiavo1 galliche, le loro labbra troppo pallide in confronto alle bocche accese delle donne orientali, i loro capelli troppo scuri presso le' chiome flave dei giovani barbari teutonici. Dall' orgoglio e dalla invidia, nacque dunque) l'idea del maquillage e il pensiero di tingersi i capelli. I lodatori del tempo antico possono cantare vittoria. Uhenné, il biondissimo e fascinatore henne (Lawsonia inermis dei botanici moderni) proviene da un'esperienza e da un uso secolari. Le egiziane e le ebree ne conoscevano l'aureo segreto, derivante loro dal filone dell'Oriente più remoto. Non soltanto se ne tingevano le chiome, se ne coloravano le gote, le unghie) delle mani e dei piedi, ma ne traevano perfino un profumo che, in quei tempi, doveva costituire la più grande attualità della moda.' L'uso del maquillage, caduto l'impero romano, si concentrò a Bisanzio, poi si eclissò, riapparve nell'Italia della Rinascenza, furoreggiò in Francia sotto Luigi XIV nel Settecento, i l'età dei profumieri ». Da allora si generalizza, diventa un'abitudine. Il segreto ò scoperto; il privilegio delle <t belle donnei » diventa quasi un pubblico servizio. Ma è il caso di chiedere — come già la bellissima Callisto cantata Ha Pierre Loùy9 — che cesa si è scoperto di nuovo? Nulla! 1 chimici moderni h:|ino analizzato e tradotto in formole ciò che i profumieri preistorici avevano inventato. I risultati? Una offensiva setolare, spietata dei bismuti, degli antimonii, degli zinchi contro la fresca delicatezza del volto femminile. E le polemiche prò e contro? Statiche anche loro, e riassunte ancora tutte, coi loro argomenti fondamentali, nelle) invettive dei Padri della Chiesa. San Clemente grida contro la donna: « Malgrado i tuoi ornamenti di porpora e d'oro, e i tuoi occhi dipinti d'antimonio, la tua bellezza è vana ». Tertulliano anatemizza il t rosso » e Cipriano rileva l'origine demoniaca delle arti de'ila toeletta. San Gregorio- Nazianzen'o attacca ferocemente la pittura dei volti femminili ; San Basilio inveisce contro la curvatura artificiale delle sopracciglia, che paragona al « corno della luna ». Infine Giovanni Grisostomo si indigna contro il «rosso» per le labbra, paragonando la bocca di una donna che si dipinge alla « gola insanguinata di un'orsa ». Invettive magnifiche!! Ma a che cosa hanno servito? A conservarci alcune splendide frasi e forse... a perpetuare il segreto e la tradizione di questi artifici, ad uso dei profumieri futuri. Ci sarebbe da parlare ancora dell'Oriente che ci ha tramandato questa pittoresca lue. Ma — ironia ! — le donne orientali e le bellissime sultane, si dipingono con una mano così pesante, da far inorridire anche i feticci congolesi e gli stregoni di tri bù. E' la Principessa di Belgioioso che fa testo. Visitando gli hare-ms della Siria, essa ha inorridito di fronte allo sperpero di colori che le decantate odalische facevano sul loro viso : « Rosso sulle labbra, rosso sulle guance, sotto il naso e sotto il mento, bianco sulla fronte,' bleu intorno agli occhi. E poi c'è il giallo per le mani e pei piedi ». Queste osservazioni hanno suggerito alla bella e spirituale principessa questo cinico paradosso : che l'uso del fard, va d'accordo con la sporcizia. Infatti la buona odalisca, sarebbe costretta, lavandosi, a ridipingersi ogiù volta a fondo. Quindi si lava meno che può... Traetene tutte le conseguenze igieniche e morali che volete. Ora il Paschkis, da uomo ligio al metodo scientifico, si preoccupa di definire quest'arte. Dove comincia, infatti, e dove finisce l'arte che modifica l'aspetto naturale della testa, delle membra, del corpo? Domanda imbarazzante, dal punto di vista mondano ! Ma qui si fa della scienza e non del romanzo moderno. Il buon Paschkis sottilizza freddamente: alcune vesti, per la loro natura, non rientrano forse rigorosamente nell'argomento? Il guanto da serata plasmando con precisione la forma della mano, ndi due sessi; plasmando, poi specialmente nelle donne, il contorno del braccio oltre il gomito, non è destinato a rappresentare una mano e uu braccio artificiali, che hanno la stessa forma della mano e del braccio nudi, ma presentano un aspetto assai più gradevole? (A questo punto pensiamo con raccapriccio alle enormi mani da clowns degli elegantissimi moderni, guantati di antilope... Ma l'eccezione, se mai, conferma la regola!). Così dicasi, continua il Paschkis, delle calzature delle dame, delle maglie dei ginnasti, tenori, danzatrici, ecc. ecc., che o modificano il colore della pelle o cercano di contraffarlo con esattezza. Ma ci s'accorge che procedendo di questo passo e con questi balzi acrobatici si finirebbe per tirare dentro l'Arte della Toeletta anche l'imperativo categorico di Kant e il sistema Copernicano. (Al tempo del Paschkis, Einstein non si era ancora pronunciato...). Ad ogni modo non esageriamo! Il Paschkis, forse senza saperlo, ha gettato uno sguardo nei misteri dell'avvenire; perchè ha, .in certo qual modo, preveduto le magìe di quello che mi sembra il vero maquillage moderno,--il maquillage, .luminosa Ignorando nel 1893 il pallore delle) « luci fredde » e il fascino lilla delle lampade a mercurio, egli assurge nel 1922, iu virtù de1!!*» sue ardite considerazioni, alla dignità di precursore. La mondanità gli può essere grata. CURIO MORTARI.

Persone citate: Einstein, Enoch, Fischer, Giovanni Grisostomo, Greci, Heinrich Paschkis, Kant, Luigi Xiv