Dall'accademia economica al conflitto politico

Dall'accademia economica al conflitto politico Dall'accademia economica al conflitto politico ( Dal nostro inviato speciale ) GENOVA, 8, notteLa seduta plenaria di stamane si è svolta in una atmosfera grigia e pesanluccia. I dottori della finanza hanno parlato con j molto acume, con inulta competenza, di ! alcuni dei mali interni più minacciosi che | corrodono i popoli usciti dalla guerra, cosi j i vincitori come i vinti. I primi attori della i politica, i mattatori della Conferenza, sono I intervenuti ed hanno assistito in silenzio j alle dotte e preoccupate esposizioni. Il I presidente Facta si è compiaciuto per ii : lavoro compiuto nei vari laboratori me| dici della. Conferenza, dove si sono fatti | esami microscopici precisi sui vari bacilli | che minano gli organismi finanziari ed e| conomici di quasi tutta Europa. Gli uo. mini di affari dicono che in questa Confe! ronza economica si sta facendo troppa po! litico, c pur parlando molto di finanza e | di economia si concluderà poco o niente su j questi due lémi. E' l'eterno, preteso dis| sidio fra economia e politica, il quale si acuisce ogni volta che la politica non essendo veramente tale, cioè non espletando tutti i suoi compiti, non acuendo tutte le sue funzioni, o viene oscurata dagli interessi economici e traviata dal prevalere degli interessi egoistici, o a sua volta li oscura e ii travia. Ma le grandi costruzioni politiche sono ad un tempo grandi costruzioni economiche. Nessuna politica si può fondare nel vuoto, nessuno può solidificarsi sulle sabbie mobili del puro sentimento. Così, i problemi che abbiamo | risentito esporre oggi da persone molto gravi e mollo calme potranno alla fin fine avere una soluzione, anzi la sola soluzione, dai soli politici se questi non mancheranno al proprio compito. E la Conferenza di Genova è, nonostante la qualifica che le si è voluta dare, altrettanto politica quanto economica. Se da qui uscirà almeno in'abbozzo una mentalità nuova, uno stato d'animo non appesantito da troppe delle passioni di ieri, anche i problemi economici e finanziari troveranno la via aperta alla loro soluzione. Questa mentalità nuova non può essere che europea, non nel senso che le singole nazioni devono perdere la propria fisionomia in una ancora tumultuosa e caotica genericità, ina nel senso opposto: ogni nazione dovrà invece ritrovare se stessa, la propria particolare funzione, i propri avviamenti, nella vasta realtà che la circonda, l'accerchia, la preme, oltre i ristretti confini. Quando si parla di politica europea si tiene conto appunto della varia complessità dell'Europa, di questo enorme organismo continentale dagli organi innumerevoli, capaci di esplicare le più diverse funzioni; s'intendono gli elementi morali di questa civiltà e quelli ideali, elementi vitali e preziosi nella storia del mondo; s'intendono i fattori commerciali, le potenzialità industriali, le riserve enormi di materie prime che valorizzano l'oriente europeo, la capacità lavorativa e produttiva che fa dell'Europa centralo la schiena potente del continente, la tradizionale attività degli scambi che fn dello, scoglio inglese quasi il ponte di passaggio fra l'Europa e il resto del mondo. Ora. i problemi economici e finanziari avevano prima del 1914 le proprie basi nelle varie concezioni politiche dell'ante-guerra. Ma oggi non le hanno più, non le hanno ritrovate ancora, le stanno cercando, poiché nessun fatto è più rivoluzionario di una guerra e nessuna guerra é più rivoluzionaria della nostra ultima. Ecco perchè, anche oggi come ieri, come sempre, ed anzi più intensamente.che mai dietro la gravità estrema delle circostanze, la politica è alla radice di tutte le soluzioni particolari comprese la economica e la finanziaria. Non per nulla la gente non si accalora ai problemi economici, mentre si appassiona a quelli politici: perchè sente che dalle concezioni generali politiche difendono le soluzioni di tutti gli altri problemi. Questa Conferenza fi una ripiova delle nostre affermazioni. Essa ha attraversato tre momenti. Il primo è stata il momento caratteristicamente inglese, impersonato in Lloyd George e caratterizzato dal suo proposito, dalla sua concezione di collaborazione europea, di conciliazione generale di rinnovamento integrale. Lloyd George venne a Genova per attuare largamente c avveniristicamente gli ancora cauti propositi affermati a Cannes e segnali soltanto sulla carta. L'Inghilterra, con l'Italia al fianco, indice a Genova l'adunanza dei vincitori e dei vinti, senza qualificarli più come tali. Teoricamente la vecchia Intesa dichiarava.nella seduta plenaria del 1f) oprile la propria liquidazione. Ma altra è la teoria altra è la pratica. Non apena si abbordò il problema dei russi, Lloyd George fu costretto a ricostituire en petit tornite la vecchia Intesa. E furono i colloqui di villa De Albertis, condotti all'infuori dei tedeschi e con aria di riserbo, se non di mistero, che provocarono la firmo tedesca del trattato di Rapallo e la pubblicazione dell'accordo fra le due grandi Potenze centro-orientali di Europa. Col trattato di Rapallo la Conferenza entra appunto nella sua seconda fase, piena di importanza quanto di passione. Erompe un fatto di importanza capitalo: un accordo economico che non può distruggere un documento politico quanto mai rilevante, nel quale si afferma che i due popoli vicini hanno liquidato il proprio passato e pensano soltanto all'avvenire. Col passare dei giorni, sempre meno si discute dell'opportunità o inopportunità formale di quell'accordo; lo stridore 'dei primi momenti, al quale noi fummo fra i pochissimi che non fecero eco, ò trascorso; il mondo sente, e la Conferenza anche, che l'accordo russo-tedesco è uno dei più significativi avvenimenti europei dell'ora presente. Appunto perchè l'avvenimento ha uno spiccato rilievo, appunto perchè si tratta di un fatto c di un elemento nuovo, esso suscita negli ambienti politici consensi e reazioni. La Francia è costretta, a prendere posizione quasi di battaglia: Parigi violentemente protesta e repugna; e mentre il trattalo, come noi oggi lo vedia- mo, risulta all'attivo della grande adunata ! di Genova, sia pure per conto di due solejpotenze, la Francia è portata a colorirlo e j ti rappresentarlo come un fatto compro-1 mettente e dissolvente la Conferenza stessa, i In Francia lo sdegno e l'ira sono pròfòn- di: Ma Lloyd George adempie al suo com -pito di coordinatore, e pur facendo la vocp i grossa accetta, difatti, da buon inglese, il ! trattato e ne trae argomento per rivalli-: tare la propria tesi di collaborazione col- ' lettiva. ! Ora non è possibile che le altre nazioni '."qui convenute non riescano a fare verso : la Russia ciò che la Germania ha fatto. LMntesa non può non arrivare là dove la. Germania è giunta. Questa è la terza fase della Conferenza, che nel pensiero di Lloyd : George resta fase di coordinamento totale!europeo e che più che mai comprende come ' necessario elemento l'aiuto, la collabora-; zione francese. Lloyd George non vuole a-, cune il dissidio con la Francia. Egli èi sempre per la politica del più vasto equi-: nono, e per raggiungere questo scopo egli : agisce verso la Francia ora di forza ora ni accondiscendenza alternando.' le docce >■ fredde con le docce calde. Gli inglesi dicono ~ che Lloyd George cura la Francia con le Idocce scozzesi. E con questo metodo Lloyd '■ George giunge alla compilazione del memoriale da presentare alla Russia e porta Barthou all'accordo. Le altre pedine sembrano tutte a posto. Senonchè all'ultimo momento il Belgio acuisce l'opposizione da esso iniziata insieme con la Francia e che la Francia da ultimo, per opera di Barthou, aveva di molto ridotta. Barthou parte da Genova lasciando a Barrère l'incarico della firma. Il ritiro dei belgi non costituisce per lui un impegno a non firmare: i belgi sembrano soli nella loro estrema trincea di difesa, ma Lloyd George ha deciso di passare oltre. Quand'ecco che a Parigi il Governo fa della difesa belga una ben altra valutazione. La firma del Belgio diventa la condizione. « sine qua non » della firma della Francia. 11 dissidio franco-inglese, che era allr vigilia del suo componimento, almeno in se'de di Conferenza, si riapre e si allarga in una resistenza ed opposizione franco-belga e le cose sono oggi a questo puuio^ che tutto dipende da Bruxelles. L'inclusione di un'aggiunta all'art. 7 fatta ieri per opera di Barrère e concessa — sia pure mal volentieri, — da Llovd George, ha permesso alle potenze di presentare il memoriale ai russi, ma la Francia ed il Belgio non figureranno tra le Potenze firmatarie. Siamo dunque ancora tornati in allo mare. Tutto dipende ora da Bruxelles. Benché oggi in ambiente francese si volesse essere ottimisti, stasera non lo si è affatto. Jaspar ha anche in Theunis il suo Poincaré dietro le spalle. Tult'oggi sono corsi telegrammi tra Genova a Bruxelles e tra Bruxelles e Genova. Le ultime voci di stasera parlano di una fortissima opposizione belga alla firma del trattato. Come abbiamo dettp i belgi hanno in Russia enormi interessi. Ci sono ferrovie e tramvie belghe anche in Russili, vi sono fabbriche e vecchi intei vssi ai quali essi non vogliono rinunziare ; c'è una Camera belga come c'è una Camera francese a cui ripugna di firmare le rinunzie. Se cosi è, la Francia non potrà firmare il memorandum. E tuttavia si ha l'assicurazione da Parigi che Barthou ritornerà. Si dà per sicura la sua partenza dalla capitale per venerdì, ma il suo ritorno avrà un valore di sostanza o soltanto di forma ? Ecco il punto. Che abbia un valore di forma è indubitabile. Se egli non ritornasse, la Francia commetterebbe un errore grave quanto inutile. Darebbe l'impressione, di un brusco e volontario ritiro ora dopo quattro settimane di vita. Comunque, la Conferenza possa essere giudicata e le passioni che guidano i più diversi giudizi lo dimostrano con la loro stessa intensità — la Conferenza non è un fatterello qualunque e nessuno ormai si vuole ritirare dn Genova in modo brusco, assumendo min responsabilità che di giorno in giorno si è fatta niù grave. Ounlunque sia la sua condotta, la Francia non cesserà di essere diplomatica. Ma il ritorno di Barthou avrà anche un valore sostanziale ? Esso lo avrebbe solo nel caso in cui la Delegazione ed il Governo francese riuscissero a modificare il punto di vista belga ed a persuadere. In Delegazione belga alla firma. In caso diverso i russi diranno probabilmente che essi sono disposti a discutere il memoriale, ma che vogliono prima sapere quali nazioni lo abbiano presentato e realmente finii'ito. Spezzato il fronte unico che Lloyd George ha. tentato di costituire, che'farà il premier inglese? Egli proseguirà le trattative ma il Belgio e la Francia ne rimarranno fuori. Ed allora al dissenso economico si unirà il dissenso politico che, come dicevamo al principio, è som* Pre stato, e non può essere diversamente, alla radice di tutti gli altri problemi. Intanto non sappiamo assolutamente nulla del pensiero russo rispetto al memorandum. Rakowsky, che abbiamo udito parlare ieri, vi abbiamo già detto che non fa sempre testo. Tuttavia stamane abbiamo avuto alla seduta plenaria un discorso di Cicerin dal quale risultano importanti dichiarazioni. Cicerin si è compiaciuto che, dopo un isolamento di quattro anni, la nuova Russia sj trovasse a collaborare por la prima volta internazionalmente. (( Tale avvenimento — egli ha detto, — segna un'epoca. II suo isolamento di questi ultimi anni non le ha disgraziatamente permesso di prendere nelle Commissioni una parte cosi attiva come essa avrebbe voluto. Ancora in molti Sta-, ti la Russia non ha rappresentanti nemmeno ufficiosi ». Cicerin ha fatto tale constatazione evidentemente ner fare intendere che egli spera e desidera che lo cose non vadano sempre cosi. Ma le affermazioni più importanti sono queste: hi Delegazione russa credo che la ricostruzione economica dell'Europa non potrà essere accelerata altrimenti che con soccorsi finanziari apportati dagli Stati forti agli Stati deboli, soccorsi effettuati non solo per via di crediti privati, ma anche con prestiti fatti da Governo a Governo. In sostanza, Cicerin ha chiesto ufficialmente un prestito di Stato. Si giudichi come si vuole l'opportunità o meno di concedere prestiti al Governo dei Sovieti, il fatto importante è che Cicerin, rappresentante dello Stato russo, li ha ufficialmente ri chiesti, mettendo bene in luce che altri concorsi economici e finanziari non potranno essere dati colla speranza di co stituire in Russia dei sistemi di sfrutta mento e dei regimi di monopolio. Questo' argomento è stato toccato da Cicerin in seguito ad alcune notizie pubblicate dai giornali -su accordi vari che alcune So cietl1 avrebbero concluso in questi ultimi |CII|I'' col Governo dei Sovieti. Lloyd George insiste perchè crede op l'ortuuo che le Potenze si riuniscano pri ma del 31 maggio a Genova ; sarebbe "opportuno altrove. Il memorandum dei ruyV, f" .consegnato stamane alle cinque ''"'Vu nll™'fel J'WJJ" . dnan " n™e"™ !110 ,.d«,,a Delegazione itahana che fu svcS,iato aPPosta fSiSK^é.'A..* — AMBR0SINI- T