Due giorni sul Lago di Galilea

Due giorni sul Lago di Galilea lettere dalla T^rra Santa Due giorni sul Lago di Galilea alnostro Inviato speciale ili Oriente ) FARNAUM M TRA TIBERIADE E CAFARNAUM, aprile. Si naviga «mi lago versò Oafarnauni. Ca- t&rnaum e uno dei pochi luoghi della Palestina dove la Bibbia, la Storia e l'Archeologia sono completamente d'accordo per stabilire con assoluta certezza che Gesù vi passò i tre anni più attivi delia sua vita terrena. Cat'arnaum è la seconda patria del Cristo, la sua c città ». Uno spirito veramente cristiano deve quindi considerarla come il più santo fra i santuari del mondo. Cat'arnaum non possiede chiese, non basiliche che si erigano sulla sua terra. E' tutto un tempio che ha per vòlta il cielo e che va dai lago alla sommità della collina delle Beatitudini, dove Egli pronunciò il «Sermone della Montagna!) cine le parole più sublimi che siano mai state intese da uomini e che mai potranno esserlo e che costituiscono il fondamento inalterabile e insorpassabilc della nostra fede cristiana. ' La seconda Patria di Gesù Dopo e'ssere stato scacciato dai suoi concittadini di Nazareth, il Messia stabilì la Sua dimora a Cafaruaum. Al suo appello, Simon Pietro e il suo fratello Andrea, nativi di Betsaida, sulla riva del lago, distante da Uafarnauni due ore di cammino, abbandonarono le loro reti da pesca per andare a stabilirsi col Maestro nella Sua nuova residenza... Cafaruaum c stata testimone dei più esaltanti miracoli del Salvatore. La parola del Figlio di Dio haecheggiato sovente nella Sinagoga. E la Sinagoga di Cafarnaiun, ritrovata da mezzo «ecolo, rimessa alla luce nella interezza topografica delle sue mura, delle sue colonne, delle! sue scale, dei suoi simboli impressi sui capitelli, sorgo sulla riva del Lago, gloriosa e imperitura. E' in ossa elio Cristo ha esposto il mistero dell'Eucaristia... Si naviga verso Cafaruaum. Il lago ha Sn'immobilità metallica, i particolari del la terra sono appena distinti. Le località sante fra Tiberiadc e lo sbocco del Gi-arrìa- no : Magdala, Fftsa'ida, Cafarnaum, sono jiuffi d'alberi sin vjrde uniforme delle» colline. Stormi di anatro volano sfiorando l'acqua, sorpassano la barca a motore che ci porta. E' questo il lago, il mare rli Galilea, dalle sùbite tempeste? E' questo. L'occhio percorre ansioso le rive, passa dalle acquo alle rive, raggiunge le som- mità delle collino, come per cercare qualche cosa che non si è ancora visto c che ri sente che deve esservi. Che cosa ? I! segno della divinità nel paesaggio... Ad un tratto ci si accorge che questo segno c diffuso intorno, vi circonda, vi investo.-11 cielo ò un cielo diverso da tutti gli altri cieli che vedeste mai, le montagne hanno un colore indefinibile di sfondo di sogno, l'aria che respirato c a volte fresca, profumata, corno so. avesse raccolto gli olezzi di una sterminata distesa di giardini fioriti, a volte acre come il vento del deserto. Vi rammentate allora che questa coppa divina ò a duecento e più metri sotto, il mare.' e pensato allo sue inconce'pibili sùbite collere. Un mite fraticello francescano che avete vicino vi assicura che le tempeste del Lago di Tiberiadc sono altrettanto improvvise che terribili. Perciò esso e chiamato « mare ». Ondo paurose s'innalzano a sette, otto metri d'altezza, smuovono le pietre del fondo, demoliscono i moli di Tiberiade. Non c'è scampo pet le barche sorprese dalla tempesta. Non c'è che l'invocazione alla pietà del Signore che salvi i naufraghi certi. Il cielo rimane azzurro, forse sul ciglio delle collino, al livello del mare, vi ò calma, mentre giù nella buca, sul minuscolo mare gli clementi, vento e acqua, si scatenano. Da che cosa hanno origine questi fenomeni? Nessuno mai ha saputo spiegarlo. E nessuno mai ha saputo dire, se le condizioni fisiche e meteorologiche attuali del Latro di Galilea siano simili a quelle del tempo di Gesù. A riflettere c'è da dubitarlo. I terremoti che squassano la Galilea debbono, si può esserne certi, aver portato una profonda modificazione alla Santa Bassura. Non si può pensare che il ciima micidiale d'oggi, fosse identico a quello de'l Logo di Tiberiadc, quando Ercole fondò la città principale, quando Cafarnaum era una città che si stendeva sino al Giordano, e possedeva una sinagoga così grande e sontuosa come il tempio dove Gesù pre<dico, dove Gesù infine dette alla città ingrata e impenitente, il triste addio che la condannava : a E di te Cafarnaum che ti elevi sino al cielo, e di te Corazim, non rimarrà pietra su pietra! ». Così è. Cafarnaum non ha un abitante. Corazim egualmente: Per ritrovare le rovine della città orgogliosa e beffarda, gli uomini dopo quasi due millenni hanno dovuto scavare, scavare... L'opera sscolare dei Francescani Tutti coloro che avendo cuore di cristiano e mente di studioso e di artista hanno visitato la Palestina, sono concordi a ritenere che l'opera formidabile dovuta per intero ai Francescani, italiani in grandissima maggioranza, e che vicn perseguita attraverso inenarrabili vicende da scita secoli, l'opera dico che non è che una parte dell'immane lavoro della Custodia di Terrasanta, rivolta specialmente ad accaparrarsi la proprietà terriera e a edificare santuari in tutti i punti celebrati dalla presenza di Nostro Signore o che hanno relazione con la sua vita terrena, ha dato alla fede un sostegno inapprezzabile. A Cafarnaum però è dubbio ie convenga alterare l'ineffabile suggestione delle morte cose esistenti. Si dice che gli ebrei d'America abbiano offerto alla Custodia di Terrasant» cinque milioni di sterline per subentrare i Francescani nel possesso del brertì spazio di terra dove sorgono le rovine della Sinagoga di Cristo. I Francescani non la darebbero neppure per una montagna d'oro. E lp si comprende quando, raggiunta la riva, si scende sotto dogli encaliptus che la ombreggiano e si varca il muriceiuolo che cinge i venerabili ruderi. E' quasi mezzodì, miriadi di uccelletti trillano sui declivi intorno e fra le pietre bianche. E il loro canto, rende il silenzio ancora più profondo. Si ritorna alla condizione d'estasi, poiché tutto intorno è estasi, di nuovo. I compagni di viaggio, uomini e donne che poco prima, sul lago avevano intonato un cantico, hanno gli occhi pieni di lagrime. Sono pellegrini lontani, venuti dal Cile, dai sseltdmssrc| j glcgccscg Messico, da ogni parte dei incedo, a vedere, a baciare i gradini marmorei sui quali certamente, certissimamente, Gesù appoggiò il suo piede. « Io sono u vostro pane dell'anima! ». Se Egli fu altrove) non so, ma qui tu di certo e qui parlò rivolto ai lago, poiché nello spazio Ira il lago e ia sinagoga si assiepavano le moltitudini... Sei cristiano ; — Si — E allora prostrati e umiliati ! Tu non lo faresti in nessun luogo del mondo ma qui lo farai. E sentirai'in te una dolcezza di paradiso, un'onda di pianto soave, come la carezza di tua madre, che ti comanda di prostrarti. Prostrati, cristiano, con la fronte su questi scalini, elio il suo piede, di certo, ha sfiorato, (juì è la giustizia, c il bt'ue, è la bent* s>iiza secondi fini, è il perdono, è l'oblio. Qui è Lui! — Nell'ora della morte ricorderai questo giorno, non ricorderai forse che questo, e avrai negli occhi st'inispenti il vivo fulgore delle pietre dal Suo Tempio e nella percezione della vita che sfugge sentirai il canto di questi uccelli e il singhiozzo di questi tuoi simili, come te prostrati sulle pietre, cadute per Suo comando. Sei venuto sin qui e avevi nell'animo la confusione tormentata di lutti gli errori, di tutti gli egoismi, di tutta la cattiveria umana. Hai portato sin qui il peso crudele dei tuoi sensi, la vanità sciocca del tuo tempo e sino gli odi cruenti delle umanità impacificate e impacilicabili. Ed era, ora, per esserti umiliato, per aver toccato con la fronte questa pietra, ti senti l'anima pura come un fanciullo e sgombra da ogni preoccupazione, da ogni pensiero materiale, ti senti pronto alla morte) e tutto hai scordato che ti opprimeva o ti esaltava, preso di Lui, asiorfco in Lui. « Io sono il vostro pane dell'anima ! ». La città della Peccatrice Nel pomeriggio sono tornato a Tiberiade per la riva del lago. Dalla Colonia Italiana che domina con Ja sua grande casa tutto il « Maro di Galilea », sono passato sul poggio delle Beatitudini coperto da una follia di fiori, per scendere nella pianura di Genezaret. 11 cavalluccio che mi portava, s'indugiava a brucare nell'erba altissima ed io non mi decidevo ad incitarlo a proseguire il cammino. Che si vedo lungo questo cammino? Nulla e tutto. L'abbandono è completo, la solitudine è completa. Betsai'da, la patria di Pietro è inesistente. La pianura di Genezaret di cui Gesù visitava ogni casolare, ogni villaggio, l'opulente piana ubertosa è un acquitrino deserto dove' impera la malaria. Magdala, la città della Peccatrice dalle lunghe treccie soavi, un villaggio beduino. Ma la riva del lago, la bianca sabbiosa riva, c quella dove Gesù scendeva dalla barca di Pietro e la collina della Moltiplicazione dei pani e dei pesci la domina per un tratto, per un tratto piantato ad albori di mimosa che spargono intorno un profumo vertiginoso. Non vi è nulla su queste rive.' che sia completamente distrutto, da, come era al tempo del Salvatore. Un mimmo particolare vi fa balzare dinanzi la Sua Persona viva e voi temete1 e sperate di sentire ad un tratto e cheggiare la musica della sua voce. Il giorno dopo, le impressioni sono completamento diverse. Superata la stasi di stupore, la condizione1 d'estasi, vinto il commosso entusiasmo di premere la terra che Egli certo percorse, di abbacinarvi del cielo nel quale Egli certo affissò il Suo sguardo d'vino, di udire i canti degli uccelli, di vedere le linee dolci delle colline, nello stesso modo che Egli certo udì e vidd ; cominciate a meravigliarvi di meno che su queste rive gli uomini vivano la vita di tutti i giorni o si odino e lottino e non si comprendano, ti mostruoso sacrilegio insomma della presenza qui di un'umanità qualsiasi vi sembra meno grave. La frase udita dalla bocca di un indigeno meno degli altri insensibile : « Sa, siamo avvezzi all'intimità con gli Iddii, da queste parti » vi riconcilia un poco con i vostri simili che sul Monte delle Beatitudini vi hanno parlato di piantagioni da stabilirsi e ad un chilometro da Cafarnaum, presso alle sorgenti miracolose, dove sta per sorgere un edificio che ospiterà un motore per innalzar l'acqua sulle colline, vi hanno indicato il pezzo di Giobbe come luogo adattatissimo a riporvi materiali... Giungo infine mi momento, in qursta seconda giornata di soggiorno sulle rive del lago, che vi accorgete che la terra maledetta da Gesù c così popolate e così piena del fervore di nuova o moderna vita, da farvi temere che in vent anni, continuando così, perda ogni carattere mistico, ogni fascino biblico. Ecco infatti, di fronte a Tiberiade, sull'altra sponda del lago il grosso villaggio della colonia persiana babeista, popolata dai superstiti di una setta religiosa fondata in Persia, cinquantanni or sono, dal martire musulmano Bab, e scampati qui e che qui sono cresciuti e moltiplicati. E fra Cafarnaum e Betsaìda, ceco la grande casa della colonia dell'Associazione Nazionale italiana per le Missioni, proprietaria delle terre1 sante fra le.sante, comprese fra lo sbecco del Giordano e la pianura di Genezaret. E a Magdala, al villaggio beduino di Magdala, ecco il muro di cinta di un futuro santuario entro il quale non stanno che le) tende dei nomadi, ma dove sorgerà un giorno la centesima basilica fondata dalla Custodia Francescana. Proseguiamo nel giro attorno al lago : Sulle colline, Safet, Ispo, altri pat-setti ancora, hanno veduto villaggi di tende di ebrei russi sorgere presso di loro, nuove tende di Sionne' che diverranno fra breve case. Le colonie ebree disseminate attorno al lago si contano ormai a decine, ve ne sono a Magdala, a Kinerdt, a-Melali; ne sta sorgendo una grandissima, una vera città, sopra Tibetiade. Le strado, la piazze, le fondazioni della sinagoga sono già tracciate e i futuri abitatori passano le giornate sotto il solo darde'ggiante a spaccar pietre, a squadrarle, a condurre su e giù per le nuove massicciate, enormi locomobili Bchiacciatrici di ciottoli. Andate» lassù, nella nuova Tiberiade, fra quei russi di Ucrania, fra quegli ebrei di Polonia, osservateli, interrogateli. Sono gente di tutte le condizioni sociali, in maggioranza intellettuali, quelli che spaccano le pietre, uomini e donne tutti_ giovani, biondi, iuverosimihnente esotici in questo ambiente. Le donne quasi tutte belle, Uni, delicate. Sedute per terra, senta riparo dal «ole, eoa le piccole manj insanguinata fe¬ ) i ù * e i o i i i o te i e e to i e e a o l a a a o . . a e l e a i n l a i i l a l o , e o a n à e o i » e n n r l o l a a o o , r a e i e a . : i e e o e e a , r ù , i o o , o , l fe¬ rite dal martello, le camicette aperte sui seni freschi, vi guardano e ridono... — Che cosa, facevate, signorini a Varsavia ? — Non me ne rammento... Mi pare la studentessa di medicina... — E' duro questo lavoro! — Ci si abitua... — Sperate) ancora di esser felice? —- Se non ci massacreranno prima, 3Ì, forse... Fra gli ebrei russi 11 lago di Tiberiade è stato invaso dai russi, dagli ebrei russi. Essi hanno portato qui l'alacrità, il lavoro, lo scetticismo, la coltura, la libertà dei loro costumi e delle relazioni fra i due! sessi. Da un giorno all'altro la morta Tiberiade, le rive maledette da Gesù, lo stupore immobile di quest'acqua, vennero sovvertite dalla loro presenza, dalle loro abitudini. Arrivarono nella torrida, tragica bassura in un giorno estivo. E giunti presso l'acqua del pescatore Pietro di Betsai'da, si tolsero gli abiti e le vesti e si tuffarono nel lago uomini e donne' insieme. Le rive echeggiarono delle loro risa, stupirono di quelle nudità lattee di degeneri rampolli della razza maledetta e dispersa. Fu uno scandalo, un terribile scandalo, per tutti gli indigeni del Lago, che da tempo immemorabile vivevano nell'egoismo gretto e chiuso della loro riservata sensualità. Tutti furono contro i nuovi venuti, dal governatore ex-turco che ha sette femmine nella sua casa le quali condividono le sue notti al frate francescano benemerito verso la religione- e verso la patria, ma odiatore per istinto e dell'ebreo nuovo e del sovvertimento ch'esso portava. Ma gli israeliti russi se no infischiarono delle opinioni e continuarono a vivere sul Lago eli Galilea come avevano vissuto a Stanislao, a Kiew, a Grodno. Tiberiade che) di notte era sempre stata una tomba ritornò la « città polluta » di Erode. I* giovani coppie di ebrei ed ebree russe si baciavano sotto le stelle, insensibili all'ammonimento spaventoso che veniva dal lago buio come gli abissi dello spirito. Essi non credono nel Cristo, non lo vedono qui onnipresente, 'per loro il Lago di Genezaret è un luogo della terra dove1 ricostruire la vita, dove anzi il diritto di ricostruirla appare maggiore che altrove. Che cosa fecero i loro Padri antichi su queste rive? Amarono, godettero, elevarono città di piacere e derisero alla fine la parola di Colui che dai gradini della Sinagoga di Cafarnauis disse : « Io sono il pane della vostra anima ! ». I nuovi ebrei, sulla tetra fiorita, calda, ultra-sensuale, tentatrice, sentirono ciò che essa effettivamente ispira : l'incitamento ai sensi dell'uomo dallo spirito libero dalla sugcròstior.e cristiana. Venuti dalle terre degli inverni eterni, avare di calore, <?.' di ispirazione, a quella dove tutto è esuberanza folle di riproduzione, furono presi dalla vertigine dei ruscelli neri di moltitudini di pesci guizzeaiti, che si gettano nel lago, dall'ebbrezza dei declivi pazzi di profumi, e sopratutto dall'esempio di ciò che fanno ed hanno sempre fatto i veri padroni del lago, i beduini corrotti e libidinosi, che come/ lóro vivevano sotto le tende ed ogni loro pensiero, ogni loro desiderio concentrano nel piacere carnale... Il consiglio di padre Stanislao Riordino queste note alia Casa Nova di Tiberiade in una cella del Convento di San Pietro dove la gentile ospitalità di Padre Stanislao, presidente dei Francescani di qui mi ha accolto. Il Padre mi ha pregato di esser parco di parole per le iniziative italiane o fatte con spirito italiano da religiosi italiani in Palestina.... « E' meglio fare che) dire, non le pare? Non foss'altro per non dare ombra ai nemici d'Italia e della Fede » — mi ha detto l'ottimo seguace di San Francesco. Aderisco al consiglio di Padre Stanislao, tanto più che non avrei gran che da diro. Ma non posso a meno di rievocare a me stesso, in questa afosa pace una impressione straordinaria che ho ricevuto oggi su, alla Colonia italiana di Cafarnaum. Povera Colonia ! Saccheggiata dai turchi durante la guerra, lavora a riguadagnare il tempo e' i proventi perduti... Ma io non so se augurarle ch'essa aumenti il numero dei suoi componenti. Il clima vi e così malanni) ! Mi sono sedato oggi alla tavola coni uno dei coloni, fra il direttore, la sua giovine sposa, il signor Silvani che mi fu guida gentile nel pellegrinaggio attorno al lago e una patriarcale famiglia siciliana... Asciolvere mistico preceduto da preghiere, nei sotterranei della casa che sono i. soli abitabili, ambiente triste di gente minata dalle febbri, priva di ogui conforto e sino dei medicinali... Mi si domanda se potrei procurare alla Colonia... la grazia di una benedizione papale- e ottenere dal « Governo » una bandiera tricolore, qualche giornale e i ritratti dei Sovrani. Ci si contenta di poco a Cafarnaum ! Chiedo alla signora i cui occhi, nel pallido riso emaciato, hanno una strana luce, se è felice nell'inospitale soggiorno. La donna ammutolisce... Poco dopo so che essa e del Cairo che ha frequentato un educandato a Parigi e che esce da una distinta famiglia ebraica molto rigida nei suoi principi religiosi. — Mi son fatta cristiana quando sono venuta qui, ere mesi or sono, sposa — dice. L"asciol''ere termina nel silenzio. Sento vagamente che fra i mici ospiti che vivono così vicino a Gesù non è forse la tolleranza reciproca che domina... Più tardi, nella cameretta degli sposi, il marito e la moglie mi raccontano la loro storia d'amore e di fede. — Mi avete domandato so sono felice — dice la donna che sembra trasfigurata. — E come potrei non esserlo vivendo vicino a Gesù? Che cosa sono le privazioni, le febbri, la solitudine) in Suo confronto? La prima volte che vidi Cafarnaum, quello santo, qui al lago, ero ancora ebrea. Divenni cristiana sui gradini della Sinagoga... Come vedete sono una neofita ancora! E' passato così breve tempo da quel giorno ! «Ogni mattino, per tempo esco di qui e cammino soletta sino al Monte delle Beatitudini. Mi fermo dove l'erba è più alta, dove i fiori mi giungono sino alla cintura. E là vedo e 'sento Gesù. Sorge con il sole, accecante, illumina le colline, illumina il Lago e la mia anima assetata di Lui... ABHALBO APOkLA