Il detenuto scappa e i carabinieri van dentro

Il detenuto scappa e i carabinieri van dentro Il detenuto scappa e i carabinieri van dentro e i carabinieri van dentro La mattina del 6 gennaio u. s., quattro carabinieri, agli ordini dell'appuntato Stella Giuseppe accompagnavano dalle Carceri Nuove alla stazione ferroviaria un gruppo di MIdatredici detenuti. Uno dei carabinieri, Obissi coDomenico, aveva particolarmente in conse- degna quattro prigionieri. In un momento ini precisato ed in un modo che restò ignot<\ uno dei detenuti, quando già il drappell" era alla stazione, riusci a fuggire. Era ceri-"' napelli, già condannato a sette anni di re cud'Aavillgisclusìone. I carabinieri si accorsero della fuga Mdel Rapelli dopo qualche minuto, quando di costui fu scorto sul binario da un ferrovieri- seche avvisò i militi. Ma il fuggitivo non fu ripreso che due mesi dopo allorché ebbe a bacompiere una rapina ad Alessandria. ! noPer questo fatto vennero rinviati a giudi- tuzio l'appuntato Siella ed il milite Obissi. noII processo si svolse ieri all'S.a Sezione del mnostro Tribunale. I due imputati sostennero ; nache la cattura dell'evaso li esimeva da re- zionosachchad<v,™„.,,i„„i „„„„„.,,. ,.,„,,!»„ .. nA deformazioni generiche. In seguito a ciò ed cllancne per una recisa Deposizione «1 un ma- dnsponsabilità, senonchè la cattura avvenne ad Alessandria ed il Codice vuole che- il pubblico ufficiale, per essere sollevato dalla responsabilità, procuri la cattura col proprio intervento diretto 0 personale e non con in resciallo e perchè l'Obissi pa •• a'. Ma trasgredito alcune disposizioni regeadmentari, la tesi degli accusati non trovò fortuna. La difesa, affidata agli avvocati Mollarti e Libois, sostenne la inesistenza di colpa da parte dei due militi dicendo che in quel momento la. responsabilità era di tutti e di nessuno e sostenne anche che la fuga del Rapelli era avvenuta mentre l'Obissi slegava altri detenuti e quindi era altrimenti ""cupato. Ma il Tribunale, presidente 1 Monti P. ragioni timi condannò a tre mesi di detenzione. dasocusaRpasoM. Adami, non credette di accogliere le <|6ioni della difesa, tenne però conto dell'ot-I b00 stato di servizio degli imputati, e li »Una serie di truffe ingenti Alla G.a Sezione del Tribunale si è svolto ieri un processo che ha richiamato alla mente di quanti vi assistettero i difficili giorni in cui le principali derrate erano scarse e contingentate così che avevan dato luogo ad una infinita serie di speculazioni criminose, di cui a Torino si ebbe qualche clamorosa eco ih non antichi processi In cui furono coinvolte note personalità. 11 fatto — 0, meglio, i fatti, perchè si trattava di una collana di imprese truffaldine — è questo: Tal Castagneto Francesco d'anni 29, di San Giorgio Canavese, ritornato dal servizio' militare e travolto anche lui dal torbido vortice degli incompost.i desideri di subite ricchezze, per procurarsi facili guadagni si rese colpevole di molte truffe a danno di parecchie Ditte. Egli prometteva ai negozianti coi quali entrava in relazione, di far loro avere forti partito d'olio, di zucchero, di calte e altri generi, di cui non,aveva alcuna disponibili!, nè alcuna possibilità di fornirei. In questo modo riuscì ad appropriarsi c convertire in proprio profitto lire 140.00(1 a danno di Redaelli Silvio, di Genova; lire 69.C75 a (lamio della Ditta Celesta e Apostolo di Aosta; lire 20.000 a danno di Crispino Onirico: lire 15.0:iO ai danno di Julici Agostino: 15.000 a danno di Dolcino e Guglielminettl; 10:000 a danno di Zeppegno Giovanni; 34.300 a datino di Barbieri Enrico. Inoltre truffò anche tale Che-reni Giuseppe di lire 3800 promettendo di procurore il passaggio su un transatlantico per l'America alla di lui sorella Cherchi Antonia e promettendo a lui un impiego. Ma non basta: contro il Castagneto venne anche elevata l'imputazione di bancarotta semplice e fraudolenta, di varie appropriazioni indebite qualificate, una delle quali per lire 4500 a danno di Coscia Giovanni, ed infine di falso. Insomma, le sue imputazioni distinte per lettera alfabetica andavano dall'A alla Q. Per poco non occupava l'alfabeto intero! Col Castagneto fu impigliato nelle reti della giustizia tal Cavadore Attilio .d'anni B9, di Genova, fattorino, per questo fatto: Il Castagneto fra i suoi -ogni di grandezze. 0 fra i suoi diségni truffaldini, aveva accarezzato anche quello di fondare una nuova Casa cinematoferaftea — eravamo nel 1920 e la crisi odierna pochi la prevedevano — pei la quale aveva già scelto un nome sonoro di sapore mitologico : « Minerva-Fum . Allo scopo di avere i mezzi di finanziamento per questa nuova impresa aveva avviato trattative con la Banca Gerber di Lugano, e per meglio condurle si trasferì in quella ìittà in unione alla sorella del Cavadore - ina leggiadra artista cinematografica — alloggiando nei migliori alberghi e facendo vita laN^l1Sgennaio 1920 telefonò da Lugano al Cavadore? qui a Torino, e gli detto un telegramma che quegli doveva spedire alla Banca Gerber, firmato col nome dell avv. Masenga. direttore del» filiale torinese del a Banca Sconto, onde avvalorare le valitene sue e indurre la banca elvetica a concedere i denari. 11 Cavadore eseguì l'incarico e per ciò venne imputato di falso ed uso eli falso. Ieri al dibattimento tutti questi fatti furono oggetto d'interrogatori e di discussioni. Ma l'interesse della causa — che pure, data la cospicua somma, circa 250 mila lire, truffata — rivestiva speciale importanza, venne grandemente scemato dall'assenza del Castagneto cho si rese uccel di bosco. Due ditte truffate, la Julici e la Dolcino. si erano costituite parto civile col patrocinio degli avvocati L A. Cavalli e Calligaris, e chiesero la condanna del Castagneto. 11 P. M, fu severo nella sua requisitoria e nella richiesta della pena, chiedendo la condanna del Castagneto a 11 anni e 8 mesi e ad una forte pena pecuniaria, e del Cavadore ad un anno e 2 mesi 11 difensore del Cavadore, avv. Dagasso, sostenne pel suo difeso l'inesistenza di Teato. L'avv. Carlo Felice Roggeri, in difesa del contumace Castagneto, confutò le argomentazioni del P. M. e disse che coloro che volevano olio, zucchero e caffo, che sapevano non essere possibile procurarsi con mezzi regolari, avevano giuocalo d'azzardo: a Se andava bene avrebbe.o avuto un ingente profitto. E' andato male"? Non dovrebbero lagnarsi. D'altra parte la truffa esiste in quanto si sorprendo la buona fede del prossimo, non la mala fede. Costoro sapevano di partecipare ad un'operazione irregolare. Dovrebbero tacere! ». Il Tribunale non fu completamente d) tale avviso. Dopo lunga deliberazione in Camera di consiglio, pronunciava condanna del Castagneto a 5 anni e 2 mesi di reclusione ed a 1550 lire d'ammenda. Proscioglieva il Cava- mdeDpere0 nee risedeGritrriziRnvastafuvpPchdpdvsalescreEdchmntorvsdinchanrsdngrdnetAtsvlAnMEmqcbBlfgFnAsFvEsgEcsdfRflblf o dorè per improcedibilità dell'azione. Presidente cav. Maiola, P. M. Adriani, cancelliere Gazzotti. Movimenti nella magistratura Il Presidente di Corte d'Appello, commendatore Girò, avendo raggiunto i limiti di età coluti dalla .legg ^lasciato Mto*o dell'ultima udienza da lui aresieduta, il Pro. ore . curatore generane, cav. Andreis. i consiglierd'Appello cavalieri Ferma e Ravioia 0 glavvocati presenti nell'aula, espressero allo illustre presidente il rammarico con cui magistrati e avvocati vedono scomparire dalla Magistratura la sua nobile figura di uomo di magistrato. E ad essi il comm. Girò rivol se, commosso, il suo vivo ringraziamento, u Sembra che a sostituirlo venga chiamato ia barone Manno, che attualmente presiede i ! nostro tribunale. Egli sarà a stia volta sosti- tuito dal comm. Garitta, che già prestò ne nostro Foro la sua intelligente operosità, pri ma come Giudice istruttore presso il Tribùo ; naie penale e poi come capo dell'Ufficio Istru- zione al Trib. militare durante la guerra. Lanotizia del suo ritorno è stata quindi appre sa con vivo compiacimento sia dai Magistratche dagli awecatl torinesi. Come è noto, anche il barone Dayiso ha già, qualche tempaddietro, lasciato per limiti di età ìa presiA denza della nostra Corte d'Assise. Pare ord cllG a snst,itlliri0 venga chiamalo il commen- dntore carino, attualmente Consigli ere nresdatore Garino, attualmente Consigliere presso la nostra Corte di Cassazione, e già Procuratore del Re presso il Tribunale di Alessandria.