Una bella chiesa torinese sette volte secolare

Una bella chiesa torinese sette volte secolare Nel cinquantenario di S. Domenico Una bella chiesa torinese sette volte secolare à a o i e o i ù a o l e o a i o o e e ci o o i i i i o e o l N. r o o oa case dell'antica Torino, la chiesa di San Domenico, che sorge all'angolo della via omonima e la via Milano, rappresenta un gioiello della pura arte gotica che non ha riscontro negli altri edilizi della città nostra. Essa venne edificata nel 1214 e contiene un quadro del Guerci no nella cappella di Nostra Signora del Rosario, e conta fra le sue attrattivo la sontuosa cappella del Beato Amedeo, fatui costruire nel 1780 da Vittorio Americo ili. Poiché nel corso dei secoli la magnifica facciata era stata 0 guasta dal tempo 0 deturpata da riparazioni fatte senza alcun lume d'arie, tempo addietro mercè gli amorevoli stilili dell'or ottétto Riccardo SBr&ydla eraGivetrDgnprunernessa venne restaurata e restituita al suo pri mitivo stile, di cui è unico monumento in Torino. Appunto di questi giorni l'attenzione pubblica è attratta sul bel tempio dal Congresso Regionale Domenicano che si svolge appunto in esso, in occasione del VII Centenario di San Domtnico di Guzman. E giacché non si può parlare del Santo e della chiesa dedicatagli senza parlare dell'Ordine religioso che a lui si intitola, da una pubblicazione di circostanza togliamo alcune notizie riguardanti i Domenicani in Piemonte. Nella nostra regione non furono pochi i seguaci del Santo che risposero al suo appello qui lanciato nel secolo XIII. Era questi si possono citare-, fra j primissimi: Guglielmo di Monferrato, amico fedele di S. Domenico, suo compagno inseparabile di viaggio, specialmente attraverso le Alpi nostre, ed infine grando missionario in Oriente. Filippo di Carisio Vercellese della nobile famiglia degli Avogadro, fonditore del convento di Vercelli e Provinciale di tutta l'Alta Italia Giovanni Garbella di Mosso S. Maria (Biella), professore di diritto a Parigi e a Vercelli, Provinciale, e quindi per circa vcnt'anni Generale dell'Ordine. A questi sommi, sorvolando sui nomi gloriosi di Giovanni di Torino e di Umberto Benso dt Chieri, anch'essi fra j primi legionari della nuova milizia, segue una folla immensa di frati bianco-vestiti, i quali, in breve tempo, popolarono la nostra regione. Ed ecco sorgere fin dal 1222 il convento di Asti, quello di Vercelli nel V2U, Tortona nel 12-S-i, Alessandria nel 12-S5, Torino nel 1346, Chieri nel 1247, Novara nel 1250, Savigliano nel 1.267. Nel 1292 è Ivrea, Alba nel 1294, Rivoli nel 1300, c Saluzzo nel 1330. Filialmente, per non allungare la lista, ricordo che nel 1388 e Mondovì che apre le porte, ai frati bianchi: Trino Vercellese nel 1403. Pinerolo nel 1438, Vigevano nel 1447, Casale nel UGO e Racconigi nel 1505. Chi può enumerare le migliaia di Domenicani ohe nei sette secoli passati si santificarono in tanti conventi, e passarono fra le masso popolari facendo del bene ? Sono i beati confessori : Aimone, Tapparelli, Antonio Della Chiesa. Matteo Carreri, Stefano Bandelli, Agostino de Fangi. Sono gl'invitti martiri: Antonio Favonio, Pietro di Ruffla, Bartolomeo Cervere. Antonio di Rivoli che resero illustre il nome del Piemonte nel lontano Oriente. Sono un S. Vinoenzo Ferreri, che trascorse mesi e mesi" in Piemonte, santificando le moltitudini, e un S. Pio V, che dopo aver governato con zelo la diocesi di Mondovi. venne sublimato alla Tiara. Sono le gloriose Beate: Emilia Bicchieri di Vercelli, Mareherita di Savoia. Maddalena di Trino e Caterina di Racconigi. Sono i numerosi cardinali, "arcivescovi e vescovi che governarono le diverse diocesi piemontesi; sono le schiere dei grandi oratori, die commuovevano lo folle, dei forbiti scrittori, dei dotti professori che insegnavano negli Siti dentati di S. Eustorgio, di Milano; S. Domenico, di Torino, e di Bosco Marengo, o si succedevano sulle cattedre della Regia Università di Torino dal secolo XV fino alla metà dal secolo scorso, spargendo fiori di santità e di sapienza fra la gioventù universitaria. Tale era la vitalità fiorente dell'Ordine Domenicano in Piemonte sino al tramonto del secolo XVIII, quando si scatenò la Rivoluzione francese che, come uno spaventoso uragano, abbatto le più salde e magnifiche costruzioni secolari. Anche i conventi domenicani subirono la sorte comune, e in breve tempo furono tutti soppressi. Le chiese profanate, le biblioteche e gli archivi dispersi, gli stessi ediflzi smantellati e rasi al suolo, la vita e la storia spezzata. I Domenicani del Piemonte nea 1821 risorsero a novella vita, e incominciarono il lavoro di ricostruzione religiosa. Chi sono questi veterani del 1821? Ecco in prima fila il P. Sapelli fondatore delle suore del Conservatorio del SS Rosario, ben noto ai torinesi. Il P. Tosi, che insegnò per lunghi anni nell'Università di Torino, affascinando professori e studenti. Il P. Guasco di Solere, il Domenicano modello di pietà e di regolare osservanza, consacratosi totalmente alla formazione dei primi novizi della ristorata Provincia di S. Pietro Martire. Sono il P. Ferraudi di Saluzzo, l'amico intimo di Silvio Pellico; il P. Giusiana di Cuneo, professore di belle lettere nelle scuole di Chieri e maestro del Ven. don Bosco; il P. Alberto, fratello, e il P. Aimonte di Bra. zio del beato Giuseppe Cottcltngo. Ed è appunto per l'opera solerte di questi veterani che dal 1S21 in poi si riaprirono successivamente i conventi di Ohieri. di Torino, di Racconigi, di Trino Vercellese, di Poilino e di Bosco Marengo: e si ristabilì il Noviziato, da cui uscirono i gloriosi card. Gaude di Cambiano e mons. Ghilardi, vescovo di Mondovi, il dotto P. Morassi, scrittore di pregiati libri ascetici : il P. Quaglia, ammirato professore di scienze sacre anche a3.l'estero: il P. Vera di Racconigi. oratore scelto e fondatore della Piccola Casa della Dir. Provvidenza, in Genova, per le fanciulle povere e abbandonate: il P. Tosa di Torino, Provinciale e celebre professore di teologia nella Regia Università torinese, e finalmente l'indimenticabile mons. Lorenzo Pampirio. arcivescovo di Vercelli. Era l'anno 1850. e questi arditi lampioni, nonostante gli sconvolgimenti patriottici, erano riusciti a far rifiorire notevolmente l'Or, dine in Piemonte. L'unione dei nostri conventi con quelli della Liguria aveva ampliati la Provincia domenicana, delta di S. Pietro Martire, e ne! 1857 i bianchi piemontesi conquistavano le Missioni di Costantinopoli e di Smirne. Così la vita religiosa riprendeva novello vigore, quando si scatenò improvvisamente una nuova soppressione, che tentò di spegnere per sempre l'irradiazione domenicana. Ma i 'figli di coloro ohe affrontarono l'ira napoleonica non si smarrirono, e in mezzo all'imperversare della bufera mantennero il loro posto. Rioonquistarono uno dopo l'altro i conventi soppressi, e nel 1871 riaprirono il Noviziato di Chieri. dove si e, formala e cldecochricoziIInch<vfoanspAusateredtee dmnRapPraticoi i formandosi' là" nuòva"''generazióne 'de? Frati predicatori ». iemncoudecglaCgeinpdEttnncd6dOsmntlgdaCzduslbogGsfrClldsqtmilglCgcsBsicrMlfgv