Due secoli di pittura italiana a Palazzo Pitti

Due secoli di pittura italiana a Palazzo PittiDue secoli di pittura italiana a Palazzo Pitti e o ag-noaosranaugurata»re I . o a l e a a e l o a o à e a l l s e ; a e e o a o . a o , a , o o e à ù n e , o a l e' : a a ù l e l : a è i a o , i a o e a à i i o a n n o o o a u o a i FI ra ìx a, ì), notte. La Mostra pittorica del '600 e del '700 non poteva essere più solennemente inaugurata: Firenze, città della più genuina tradizione artistica nostra, è stata all'altezza del suo nome. Poiché il cielo aveva voluto negare al'"ìaugurazioric il suo sfavillio primaverilo (il cielo era coperto o imbronciato!) Firenze splendala di tutte le sue bandiere o ni tutta la sua gaiezza. Fin dalle prime ore del mattino la città, si presenta infatti animattsslma. Ovuncpie sventola il tricolore. I primi treni della mattina hanno portato dalla provincia numerosa folla, riversatasi in città per l'arrivo del He. E' giunto pure l'on. Ando ministro della P. I. accompagnato dal suo capo gabinetto. E' pure arrivato l'on. De Nicola, presidente della Camera, con una, rappresentanza di deputati. C'è per l'arrivo ì dei trono reaLe, cho deve entrare nella sta-1 zione centrale alle 9, una vivissima attesa. Molto tempo prima dell'arrivo la stazione, che e stata riccamente decorata con vessilli, ìiori e fresche ricorrenze di festoni, va affollandosi di autorità. Sono ai loro posti ufnciali il ministro Anile, i sottosegretari di btato on. Martini e Calò, l'on. Tittoni, con la rappresentanza dol Senato, tra cui gli on. sonatori Ton-i giani, PwHeraao, Sei-ristori, umori-Conti, Massoni, Lamberti, Passerini e molti altri ; l'oin. De Nicola con la rappresontanza della Camera dei deputati, tra cui gli on. Brunelli, Franceschi, Philipson, Marchi. Bacci, Capanni e malti altri; il prefetto grand uff. Pericoli, il sindaco grand'uff. Oaroasso con la Giunta comunale al completo il comandante il Corpo d'Armata gesn. De Marcili, il comandante la Divisione il generalo Cadorna vari magistrati e numerosissime altre notabilità e autorità cittadine. Arriva ii Be Nell'interno della stazione presta servizio d onore un reparto del reggimento cavalle»gerì .Alessandria con fanfara. Fuori della stazione, lungo tutto l'itinerario che percorrerà u corteo reale è schierala la truppa del presidio in alta uniforme, mentre una vastissima folla si stendo dietro i cordoni di truppa. Lo terrazze ed i balconi sono letteralmente greinjti. Pochi minuti prima delle 9 ò segnalato il treno reale. Alle 9 precise il treno entra nella stazione: la fanfara dei cavalleggeri inluona la Marcia Reale; le truppe presentano le armi. , Il Ite scende subilo dal vagonp-salon mentro le autorità gli si affollano iTintomo, per ossequiarlo. 11 Sovrano si intrattiene brevemente nella saletta reale con le autorità; quindi si dirige all'esterno della stazione dove attendono lo automobili. Alla vista del He, reuarmo folla prorompe in applausi ed in grida di «Evviva il Rei ». In altre automobili hanno preso posto tutto le autorità, li corteo reale avanza lentamente, sempre tra entusiastiche dimostrazioni, proseguendo per Palazzo Pitti. Il Sovrano si reca subito alla palazzina della Meridiana, nel suo appartamento, in attesa delle 10, ora in cui è fissata 1 inaugurazione della Mostra. Intanto i forti tuonano con salve di artiglieria. Dopo l'arrivo del Re al Palazzo Pitti la folla addensatasi nella piazza rinnova le dimostrazioni enLiisiastiche. Il Sovrano, cedendo aillora alle insistenti acclamazioni, si affaccia al balcone. Le .ovazioni scrosciano intense, il Re deve uscire altre due volte, Insistentemente evocato. Là solenne inaugurazione Alle 10 precise il Re entra nella sala del trono dove sono ad attenderlo le rappresentanze del Sonato.-e della Camera con gli on. Tittoni O'De Nicola, il ministro della P: I. on. Anile, ti ministro del Lavoro on. Dallo'Sbarba, 11 sottosegretario alle Belle Ani, il prefetto, il sindaco con la Giunta, il coram. Ugo Ojettf o le autorità. Egli sosta ammirando alcune salo. Poco dopo sopraggiunge il cardinale Mi strangolo. Il Re, dopo essersi intrattenuto brevemente col cardinale, rientra nella sala del trono, mentre squillano le trombe del valletti comunali ed il pubblico applaude entusiasticamente. Il sindaco grand'uff. Garbasso prende allora la parola portando al Re il saluto di Firenze. Egli rileva la gratitudine della città verso governi e privati ed esprime la sua gioia por l'intervento del Sovrano a questa festa dell'arte e la riconoscenza per la bontà reale che ha donato all'arte i palazzi della Corona. Il sindaco termina vivamente applaudito, inneggiando al He ed all'Italia. Il ministro Anile pronuncia quindi un discorso, frequentemente interrotto da applausi per elogiare l'onera del Comune di Firenze e per metterà in rilievo l'importanza dell'iniziativa. Quindi il ministro dichiara in nome del Re ufficialmente aperta la Mostra. Segue quindi il coma Arduino Colasanti, direttore generale delle Antichità, o Belle Arti che pronunzia il discorso ufficiale d'inaugurazione. Egli inizia il suo dire osservando come da parecchi anni, oramai, in reazione al preconcetto generalmente invalso contro l'arte del Seicento che la condannava falsa, monotona, pomposa, stravagante, delirante, tenebrosa, una nuova coscienza critica riparatrice si sia andata formando nei riguardi di quel grande nostro secolo, cosi che oggi lo spirito pubblico si volge ad osservarlo e a studiarlo « non per obbedire all'invito effimero della moda, ma per osservare il segreto di un'arte che espresse l'ansietà di un'epoca non meno della nostra tormentata e sconvolta». • , « Il Seicento — afferma l'oratore — agli uomini che cereaVano come oggi la pace indicò' la strada diritta, la linea geometrica, quale poteva essere suggerita dall'insegnamento di Galileo e di Keplero, Si Cartesio e di Spinoza. Cosi a poco a poco in quel mondo effimero di cavalieri e di dame dal gran sussiego e dalla scrupolosa etichetta, di principi di baldacchino, di grandi di Spagna, di Eccellenze, di Eminenze, di conti zìi e di cardinali, nipoti, trionfarono il precetto e il sistema, natAnic l'ordine, il luciatw ordo che satnvgncqvtnlnudq1m1nlzcsIdncpsaRadglRFdnBzpèddlLcedaòanccilbtqRacCsddtccrmptegvSpbalngvzzpiprlcstdnlivvDltiVlnsQsidImgtcdbgaap segnò le leggi all'architettura, nlla poesia, alla musica, ebbero vita-i nuovi dogmi estetici coi: quali furono fissati nella pittura i canoni fondamentali della bellezza». Il Genio italiano, da Venezia a Roma, aveva compiuto, col Rinascimento, uno dei più glandi sforai concessi alla misura della umaniià, conchiudendo e definendo le sue riwrche in una formula astratta tipica. Ma da questa formula al manierismo, il passo doveva essere breve. Il Seicento reagisce a un tratto a queslo manierismo, esaltando un nuovo credo artistico, dal piglio crudo e violento: il ritorno alla realtà, l'imitazione doli a natura. Questo intimo dramma, artistico ed umano, « queste alternative di brutalità e di dolcezza costituiscono il regimo emotivo di quelle .mime implacabili che non solo nej1 arte, ma nei cosiumi,- nelle mode, nei cerimoniali, negli spettacoli, nella religione, nel1 amore, neila guerra, nei delitti, conoscevano soltanto l'eccesso e volevano ottenere dalla vita, ad ogni istante, il massimo di esaltazione ». « Il pi Kore di oggi, come già quello del secolo denimosettimo — conclude l'oratore — sente cho la luce è il linguaggio del mondo. In ciò consiste la grande novità della pittura del Seicento. Per comprenderla ed amarla non bisogna considerarla in relazione ai secoli precedenti, ma in rapporto a noi, corno preconizzazione della, nostra modernità ». 11 nitido, incisivo discorso del cnmm Colasanli- 6 salutato alla fino da calorosissimi applausi. La visita reale alla Mostra Appena si spengono gli ultimi applausi, il Re si alza e intraprende il giro delle sale, accompagnato dalle autorità mentre il sindaco Garbasso e Ugo Oietti gli fanno ' da guide. Dal salone della Nicchia, ove sono csooste le opere di Michelangelo da Caravaggio, il Re è poi passato nello salo dello Strozzi, del Feti, di Gian Domenico Tiepolo e nelle sale dedicate al Piazzetta, al Canaletto, al Ricci, ni Guoldi, ai Longhi. A traverso le sale del Bonito e del Ghisjandi, del Batoni, del Bazzani, del Magnasco è terminata la visita del primo plano. Ai secondo piano il Sovrano si è soffermato nd esaminare le sale del Mattia, del Giordano, dei Bernardo, del Cavallini, del Crespi, del Bolognese, del cavadoni, e le sale della Scuola Italiana! e della Scuola Lombarda. Durante la visita dello varie sale, che ò durata fino alle 12, il Suvrano l»a espresso la sua soddisiazione al presidente della Commissione esecutiva della Mostra ed al sindaco, lodando il modo coi quale essa ò stata ordinata o disposta per mantenere alle sale del palazzo Pitti il loro carattere. Il Re ha chiesto informazioni sujja provenienza; delle pitture più pregievoli, compiacendosi che tutte le pubbliche e private raccolte d'Italia abbiano contribuito a questa impresa d'arte e di coltura e 'che la Francia, l'Inghilterra, la Gennnnin, la Svizzera abbiano, partecipato ufficialmente con opere di tanto valore. Nella Mostra figurano anche quadri mandati dal Re dal Quirinale e dalla Reggia di Torino. Dalle sale dell'Arte agli Ambulatori dei grandi invalidi Alle 14 il Re ha lasciato Palazzo Pitti, accompagnato dall'aiutante eli campo generale Cittadini -e seguito dal ministro Anile, dai sottosegretari di Stato Martini o Calò, dai deputati Franceschi e Brincelli, dal comandante il Corpo d'Armata e da numeros*. altre autorità, £i è recato a visitare 11 tubercolosario di guerra di villa Busclana a Ricorboli. La comparsa del • Re nel popolare rione di S. Nicolò ha dato occasione-a una manifestazione entusiastica da parte della popolazione. L'automobile del Re è stata letteralmente ricoperta di.fiori. Il Sovrano ringrazia sorridendo, il popolo. Quindi, ricevuto alla villa Busclana dal direttore della Sanità militare, il Re ha visitato tutti i reparti''.,del tubercolosario, trattenendosi affabilmente con i ricoverati ed interessandosi ai loro fatti d'armi. „ . D. Re si è poi diretto in automobile al Galluzzo ove si è recato a visitare la casa nazionale di ricovero Abamelek Lazarew por 1 grandi invalidi di guerra. Nel piazzale della villa erano ad attendere jl Re il sen. Mazzoni, presidente del Consiglio d'amministrazione dall'opera nazionale per l'assistenza e protezione degli invalidi di guerra, con tutto il Consiglio al completo. Disposti in appositi posti si trovavano i grandi mutilati, ricoverati nella villa. Numerosa folla radunata lungo lo stradale da Firenze al Galluzzo ha calorosamente applaudito il Sovrano. Il Re, solito la guida del senatore Mazzoni, ha visitato minutamente tutta la casa, che 6 l'unica del genere esistente in Italia e si è intrattenuto lungamente con i ricoverati rivolgendo loro affettuose parole. Lasciato il Galluzzo il Re ha fatto ritorno in città recandosi olla casa dei grandi invalidi « 4 Novembre 1918 » ove è stato ricevuto dal Consiglio direttivo al completo. Dopo una particolareggiata visita a tutti i locali dell'Istituto, il Ro si è recato a visitare i locali dell'Istituto agricolo coloniale italiano. Erano a riceverlo il presidente gen. Vacchelli, il fondatore e vice-presidente dell'Istituto comm. Gioii e il Consiglio di amministrazione al completo. Al Re furono presentati il corpo insegnante e gli allievi. Quindi il Sovrano ha visitato le aule, il musco, il laboratorio, la biblioteca dell'Istituto, interessandosi e compiacendosi dell'attività dell'Istituto, svolta in Italia ed all'estero. Infine è stata scoperta una lapide commemorativa in memoria d(>gli. insegnanti e degli allievi caduti in guerra. Lasciando l'Istituto il Sovrano si è vivamente congratulato col presidente e con i vari insegnanti, facendo voti per il lieto avvenire di un ente cosi benemerito del nostro paese. 11 Sovrano, seguito dall'autorità, ha fatto quindi ritorno a Palazzo -Pitti, sempre entusiasticamente acclamato dalla popolazione lungo tutto il percorso.