L'inizio

L'inizio l'intervista sulla Stampa concessa al collega Valori. A Palazzo San Giorgio, oggi, i delegati russi ed i delegati tedeschi sonò arrivati ultimi. Quando i primi sono entrati nel salone sehiiillante di luci e signorilmente adorno di piante e fióri, seno rimasti un po' come sorpresi, ma -poi si sono fatti coraggio e seno andati ad occupare il loro posto. In tal modo avveniva, per quanto si possa arzigogolare in contrario, ' la prima consacrazione ufficialo del Governo dei Sovieti e la rlcnnsaci azione del Governo tedesco nelle personalità di Wirtli e di Rathenau, i liliali — per quanto sceltici e -pessimisti o delusi — non limino potuto nascondere i segni di una interna commozione. Alea jacta est'. San Giorgio aiuta ! Moy'd George appariva, soddisfatto. Cominciava a raccogliere i frutti della sua ostinata politica nel palagio ordinato da Guglielmo Boccanegra, capitano del popolo nel 12G0. e adattato — coinè raccontano le istorie genovesi — a uso pubblico da' frate Oliviero. E c'è dì che trarne — allo stesso modo degli antichi auguri — i più lieti auspici! Non si jootrebbe dire che altrettanto stxldisfatto ne sia rimasto il signor Barthou. Egli ha dovalo ingollare — ed er'.i bene impastata di sentimentalismo umanitario, di filanropia, di fraternità e cosparsa abbondantemente di aurata polvere democratica — l'amara pillola. Mentre il vasto salone delle Cornpere andava riempiendosi di statisti, di diplomatici, di esperii nf'le dottrine economiche, di periti industriali o commerciali, di tutto quell'esercito di gente che, per il bene dell'umanità e per li sacrosanta causa, della pace, si trasporta da tre anni a questa, parte da Londra a Parigi, da Poma a Vienna, da Berlino a Belgrado, il pensiero vagava intorno non aite sacre memorie (benché nel salone vedasi confabulante con Maggiorano Ferraris 11 venerando propugnatore della pace monetaria, l'illustre Luigi Luzzatti), ma alle memorie di questo vetusto palazzo del Comune dove i genovesi conservavano gelosamente f più eccelsi ricordi delle loro guerre: i cimelii del palazzo del Panticreatore in Costantinopoli, già appartenuto ai veneti, e dai genovesi demolito tino alle fondamenta per guerresca rappresaglia; cimeli che Anselmo Boria riportò nelSa sua città e dove il maresciallo di Boucicault costituì il Banco di San Giorgio quale argine coiPro il fallimento che minacciava la repubblicó. e che implacabilmente sarebbe avvenuto se non fossero stati presi provvedimenti ferrei congegnati con vera e sapiente genialità. Oggi il pericolo è il medesimo, nia alla repubblica marinara di Genova bisogna' sostituire una grande collettività di popoli: l'Europa intera. Sarebbe imprudente e prematuro dire se dalla Conferenza, che tutii ci ostiniamo a chiamare Conferenza della pace, usciranno invenzióni economiche degne di vita e di gloria come questo Banco di San Giorgio. Indubbiamente non mancano gli uomini di buona volontà e fra questi primissimi i nostri uomini di governo di ieri e di oggi, che hanno procurato all'Italia l'ambitissimo onore di aprire, dopo la guerra, la prima, assise dei popoli, di riunire in una stessa casa, per una altissima idealità, .per uno scopo santissimo, i vinti ed i vincitori. Da Genova lui da uscire la pace. Non sarebbe mnie che gli eminenti rappresentanti dei popoli, gli uomini valentissimi ohe «eoo a capo delle organizzazioni operaie europee, i dirigenti delle' grandi Confederazioni di lavoro, ricordassero — accingendosi alla ricostruzione di quanto la guerra distrusse, a creare di nuovo 'le ricchezze che il mostro orribile divorò — il messaggio, oggi si dice cesi, che Napoleone, prima di chiudere il ciclo della sua esistenza .dallo scoglio di Sanl'Elena mandò all'umanità: » Io fui costretto a dominare l'Europa con le anni; chi verrà dopo di me dovrà invece con'.incoila che sempre lo spinto vincerà la spada! ». Attesa in tutte le lingue L'Ufficio stampa ha distribuito un numeio limitato di biglietti ai giornalisti perckè da una tribuna improvvisata della stampa potessero assistere alla seduta inauguralo della Conferenza. Inutile dire che alle IV il P-adizionale. chicco di panico non sarebbe caduto sul pianciio di quella tribuna dove l'affluenza giornalistica —• più o meno legittimamente — era enorme, asfissiante. Si giocava di gomiti c di spalla tra francesi, italiani, tedeschi, inglesi, americani e giapponesi. Si diventava, non, volendolo, equilibristi eccellenti. Chj aveva i posti a sedere dovette accontentarsi di rimanere in piedi schiacciato davanti e di dietro, rimpolpato conio una caldarrosta: di combattere con gli usurpatori della sedia numerala clic, non contenti, della conquista se non proprio dell'appropriazione indebita, strillano chiamando 'carabinieri, cerimonieri e marinai per far loro constatalo il reato. Si protestava, anche per le inevitabili stincature, in tutto le lingue, ma poi, poco alla volta, anello questa sfuriata, questa tempesta., è andata calmandosi ed è regolarmente Anita in un bicchier d'acqua. Quando si comincia a sudare si perdono le energie e si diventa filosofi. L'aspetto della Sala delle Compere è davvero imponente, ma rinuncio ad ogni descrizione anche perchè dal mio Osservatorio, fra lo spalle quadrate di un collega tedesco e Vovercnnt. dì un inglese, che pretendeva di far scattare la sua grande Kodak, non mi è dato di vedere che a intervalli, sgolandomi a gridare: « Signori, a sedere!...». Ma sì! Pareva che avessero il saltaleone in quel luogo dove generalmente l'hanno i babau delle bàil'es à surprise! Quando entrava una Delegazione con personaggi illustri scattavano simultaneamente: Ihr isl P,alhcnau! Da Ut Wirlh! Voìla Barthou! Beaardez Barrare! See you Lloyd George!... Sir Evans Worlhinglon! Ali righi! Place, ìf -you please Ma a furia dt torcicolli si riesce a guardare nella sala, che va animandosi: Le Delegazioni cominciano ad arrivare verso le due e mezzo. Le tavolo sono state disposte tutte in giro della immensa e magnifica sala, presso le statue dei grandi antichi genovesi. Dinanzi siedono i delegati veri e propri ; dietro di essi si collocano i segretari. Alla tavola centrale stanno i rappresentanti delle Potenze che hanno preso l'iniziativa della Conferenza: più in dietro è il tavolo del Segreiariate generale della Conferenza, diretto dal barone Romano Avezzana. In altri posti molto vicini al primo banco delle Potenze invitanti stanno stenografi e interpreti in numero rilevante. Al centro, di fronte ai tavoli delle delegazioni, sono disposte, tante a destra che a. sinistra, duo pio di sedie nelle quali si collocano senatori e deputati appartenenti alle Commissioni economiche e finanziarie. Un po' più indietro vi sono altre file di sedie contraddistinte con numero uguale a quello impresso stri biglietto di invito e in esse vanno a mettersi le automa. Le signore sono raggruppate in due Ale di sedie sul lato sinistro all'ingresso della sala. Dalla porta d'onore del palazzo di S. G.tergio. di ironie al mare, entrano le delqgiiJr,iu ni coi loro seguili, senatori e deputai gnore sono raggruppate.in due file sul lato sinistro all'ingresso della sala. Lalla porta d'onore del palazzo S. (iiorgio. di frante al mare, entrano le Delegazioni coi '.oro seguili, senatori e deputali, le signore e i membri del Segretariato generale della Conferenza, i quali tutti salgono nel salone per lo scalone d'onore. Le Delegazioni coi loro segretari hanno a disposizione nel palazzo stesso varie sale, mentre tutte le altre persone vanno direttamente nella sala entrando da porle contrassegnate con cartelli per indicare i vari pesti a seconda dei biglielli di invite. Ecco il numero degli intervenuti per ciascuna Potenza.: Italia, delegati e 25 segretari: Inghilterra coni domini!, 9 delegati e 15 segretari; Francia fi delegati e H segretari; Germania 5 delegati e 10 segretari; Giappone 5 delegati e 8 segretari ; Belgio 4 delegati e 7 segr.; Austria 3 delegati e 3 segretari; Bulgaria 2 delegati e 3 segretari; Cecoslovacchia 3 delegati e 3 segretari; Danimarca 2 delegati e 3 segr.; Estonia. Finlandia. Grecia, Lettonia, Norvegia. Paesi Bassi, l'i/onia. Portogallo, Svezia, Svizzera, lungheria, ognuna 2 delegati e 3 segretari; Russia 5 delegati e 12 segr.; Serbo-cioati-sloveni 3 deleg. o 5 segr.: Spagna 3 delega» r> segr.: Lussemburgo 1 deleg. e 3 segr.; Albania 2 deleg. e 3 segretari. Pochi minuti prima delle 15 entra, accompagnato dal sindaco' Ricci e dal prerelto Roggi, l'arcivescovo di Genova mons. Sienori, al quale era stato riservato il posto d'onore fra le autorità ciltadine. L'entrata dell'eminente prelato è sottolineala da un movimento di gradita sorpresa, non di meraviglia, perchè si sapeva dell'interessamento del Pontefice ai lavori della Conferenza. Quando l'arcivescovo è venuto a Palazzo San Giorgio è stato ricevuto dal sindaco, dal prefetto, dal comandante la divisione, ed è stato subito ricevuto nel gabinetto del presidente del Consorzio autonomo del porto, sen. Nino Ronco, dove questi stava conversando con l'on. Facta. Il colloquio Tra il presidente del Consiglio e l'arcivescovo Signori è stato improntato aita più deferenle cordialità. Il saluto dell'Italia Alle tre precise, quando l'on. Facta si accinge a parlare, tutti sono al loro posto tranne quelle rappresetitauze giunte nella notte, troppo tardi per avere la tessera. Come si sa, le Delegazioni sono poste in ordine alfabetico. Perciò subito dopo al tavolo principale si siedono i rappresentanti dlela Germania. Naturalmente, la curiosità più viva segue i rappre sentanti della Russia che si seggono di fronte alla presidenza, ma all'estremo opposto del ferro di cavallo. Quando l'on. Facta si alza, si fa silenzio assoluto. Il nostro presidente prende la parola con voce piana, eguale e chiarissima per leggere i telegrammi di augurio del Re d'Italia e del Presidente della Repubblica francese. Il telegramma del Re dice: « Nel momento in. cui la Conferenza inu Icrnaiionale economica inizia, ì suol la« vari, desidero sin presente il mio pensiero « bene augurante die, mentre è auspicio di a sicuro avvilimento aita pacificazione e alla u concordia del popoli, e miche omaugio u dell'Italia verso gli Statile qui rappreseli« tanze sono radunate netta città di Genova, « gloriosa per antiche tradizioni di commerteio e traffico mondiale. — F.o: .Vittorio . « Emanuele >. lanvergnlarprrGdcstèfraslsrlvemRfrspClFptpGgpgppraa•llpisvpfprccdmbpp o // dispaccio di Poincaré Il telegramma di Poincaré a Facta dico: « Signor Presidente e caro collega, «Al momento nel quale si apre, sotto, la Vostra presidenza, la Conferenza internazionale di Genova, tengo ad esprimervi nuovamente tutto i! mio rammarico di essere presentemente obbligai-, a rimanere a Parigi, c di non aver potuto acof ; gliero il gentile invito del Governo-italtfc, nò. II sig. Barthou, che mi sostituisce ai» la tasta della Delegazione francese, vi dirà i voti ardenti che il Governo della Repubblica fa pel successo della grande opera di ricostruzione economica e finanziaria che le Nazioni riunite in assemblea a Genova si sono assunte il grave compito di portare a buon fine. Cussi come la Francia ha la legittima preoccupazione che non si attenti ai diritti che le provengono dai' trattati, altrettanto la Delegazione stessa è pi-onta a collaborare con tutte le sue forze e con tutto il suo cuore alla restaurazione dei popoli infelici. Non sóltar'o si assocerà molto volentieri ad iniziative cha saranno prese a questo effetto; ma la Delegazione presenterà pure alla Conferenza, sopra i più importanti problemi che sa- ' ranno portati sul tappeto, proposte di soluzioni positive e pratiche, destinate a favorire il risveglio economico dell'Europa! e a restaurare lo. prosperità generale. Come il Governo italiano, il Governo della Repubblica augura vivamente clic la Conferenza di Genova, nell'andare a dissipare il malessere che pesa sul mondo, riesca a rendere la pace più feconda e a preparare il migliore avvenire dell'umanità.. Credete, signor Presidente e caro ' collega, ai miei sentimenti più devoti. — F.to Iìaimondo Poincaré ». La lettura dei due dispacci è accolta da applausi. Quindi l'on. Facta dice: Signori, assumo provvisoriamente la presi- I tenia di questa assemblea, ed ho l'onore di porgere il saluto di S. M. il lì e d'Italia, del Governo e dH Popolo italiano al' delegati 8e. : gli Stati, che l'Italia, a nome dei Governi rappresentanti del Consiglio Supremo e del BeU gio, ha invitato a radunarsi, qui in. Genova per compiere insieme una grande opera, dt pace e dt ricostruzione economica, nell'interesse dell'europa e del mondo intero. Noi abbiamo dato tulle le nostre maggiori cure . alla organizzazione di questa Conferenza, su •la quale l vostri, ed il nostro paese: fondano Ultime M'rrrWM^^riìtàrW- 1*fmgltà eco* lavoro sarà seguito in Italia dall'ansiosa sirk-. patia di tutto il paese. L'opinione pubbliciitaliana è pienamente convinta delta necessità urgente di ristabilire in Europa un nuovo equilibrio economico. L'Italia ha fatto i più grandi sforzi per ricostituire, a guerra finita, la sua economia : essa tuttavia è persuasa che non è possibile mantenere t risultati ottenuti, e molto meno avanzare ancora nella via del proprio riassetto economico,' senza, una piena e duratura pacificazione dell'Europa e senza la restaurazione economica di tutti gli altri popoli europei. Noi alt. biamo sentito e sentiamo, per gli stessi co* ralleri fondamentali d'ella nostra economia, pi» forse degli altri, il profondo valore del principio dell'unità eronomion dell'Europa e del mondo. E del resto, mai come dopo la guerra è apparso chiaro come la vita di ogni paese dipenda da quella d-egli altri. Signori, il nome di. Genova è già stato rwlla 'Storia associato ad alcuni degli sforzi maggiori compiuti per l'organizzazione dei traffici mondiali. Xoi. speriamo che il nome della città dove la Conferenza ha luogo, sia di buon augurio per i risultali dei nostri lavori. L'Italia è lieta, elie la Conferenza ed il suo successo, il iiuule dipenderà essenzialmente dall'i buona, volontà di- tutte le nazioni q'ui convocate, siano legali al. nome di una delie no* stre viltà, più. gloriose. Il Presidente k seguilo con simpàtica attenzioue e alla Une applaudito cordialmente da tutti. Una delle predilette occupazioni del pubblico è di seguire il regime — diciamo cosi — degli .applausi. Appare non privo di interesse politico il vedere (..-.-li rappresentanti e di quali paesi applaudiscono e quali no. Per esempio, viene subito vivamente coro» ritentata la partecipazione di Cicerin all'ap-. plauso che segue la lettura del telegramma, augurale di S. M. il Re d'Italia; Anche il di- ( spaccio del presidente Poincaré" è applaudito,ma i russi e i tedeschi si astengono. Lloyd George prende a sua volta la parolai , per invitare l'assemblea ad eleggersi come presidente l'onorevole Facta. Barthou si as-socia con un elegante discorselto e arfìbedua sono applauditi. Nella perplessità.che si in-' sinua naturalmente in una assemblea cosi mescolata, sembra che ci si dimentichi di passare ai voti. Quando vi si passa, la nomina di Facta è approvata per acclaniazione.v Il discorso di Facta Quindi il Presidente del Consiglio italiano pronunzia il discorso inaugurale, le cui frasi freddamente pesate acquistano sul labbro dell'on. Facta un accento di onesta sincerità. l'i swio profondamente grato per avermi nominalo a presiedere i. lavori ili questa Conferenza, die.mi auguro, e che.axiguro ai vostri paesi ed. al mio, resti memorabile, n'nn solo comf. la mima grande riunione generale dei popoli d'Europa, yna sòpratutto come la più grande csriressione dei sentimenti dì solidarietà a cui debbono inspirarsi tutte le Nazioni europee, lo sento piena ed intera tal responsabilità che m'incombe, ma traggo fiducia, per l'esercizio delle atte finizioni che anele voluto affidarmi, dalla speranza che un sincero spirila di collabora zi on e animerà ti nostri lavori, l'er riuscire nel. austro intenta dobbiamo riinenere in onore le virtù di mu-: tua. comprensione e. di coopcrazione.recipro* cu tra i. popoli <■■ far tesofra delle risorse e della esperienza di tutte le nazioni qui convenule. Ogr,i guerra lusc'a necessariamente dietro di sé strascichi morali ed economici più. o meno gravi, ina ì certo che non mai corte dopo la grande guerra recente l'Europa GhmovAi 10, notte. Nella storica giornata,' vivamente ansiosamente attesa dalla maggioranza dei popoli, in tutti i.modi avversala prima e con minore insistenza poi, ma pur sempre con grande efficacie, da qualche Stato non ancora soddisfatto nelle sue aspirazioni politiche e nazionali, Genova, che è tutta compresa dell'avvenimento celebrantesi entro le sue mura nel palazzo della <r magistratura del mare », nell'austero o salone delle compro », esulta di legittimo entusiasmo. A mezzogiorno sono cessali i lavori nel porto: l'immenso organismo marittimo, che regola l'affluire e il defluirò delle mercanzie, tace in segno di festa e le navi col tricolore a poppa innalzano il gran pavese. La gran giornata di Genova\ _—; j L'ora che volge impressiona e commuove | al tempo stesso. Anche gli uffici pubblici e privali si chiudono, onde la celebrazione di rito si compia con quella solennità che essa richiede. Alle 14 tutta la cittadinanza geno- ! veso si è riversata, come obbedendo ad una J parola d'ordine, per le vie e, per le piazzo dalle quali dovranno passare le automobili che condurranno in piazza Caricamento le delegazioni delle grandi Potenze e degli Stati minori. Le vie sono rigorosamente sorvegliate da carabinieri e da guardie regie; tutti gli sbocchi dei vicoli, che conducono sulla piazza Umberto I e lungo la via San Lorenzo da piazza De Ferrari a palazzo San Giorgio, sono occupati da pattuglie di fanteria. Il servizio di pubblica sicurezza è stato person al niente diretto dall'ispettore superiore comni. Secchi, secondo gli accordi presi con il prefetto grand'uff. Poggi, onde prevenire il benché minimo incidente. 11 sole non ha voluto prender parte alla cerimonia che Genova scrive a lettere d'oro nei suoi annali. Verso ■ mezzogiorno è incominciato a piovigginare, ma ri è stato risparmiato l'acquazzone che le nubi grigie minacciavano. Le miriadi di fotografi di tutte le nazioni, con la macchina fissa e la macchina girante, nspettaao al varco — ai due lati del portone centrale di Palazzo San Giorgio, guardato da una compagnia di carabinieri in alia tenuta — le personalità estere ed italiane per riprodurle sullo schermo e in mille e mille iliustrazrani'europee. Pare incredibili-! 'lutti gli uomini politici grandi e piccini posano con molta compiacenza. Si direbbe preferiscano l'obbiettivo all'intervista. L'obbiettivo non tradisce i lineamenti di nessuno, ina l'intervista, spesso e volentieri* quando non è preparata in anticipo da chi ha interesse a concederla, tradisca il pensiero, così come tante traduzioni alterano i testi originali. Lloyd George si concede-facilmente al fuoco dell'obbiettivo ed è sempre di buon umore cop i fotografi, AI suo paese, nel Galles, si fece cinematografare quando, imitando Cincinnato, lungi dalle tempeste politiche della capitale britannica, era intento nel suo orto prediletto a vangare o a seminare ortàggi, A Genova, o scendendo sorridente dal treno o dall'automòbile, o dinanzi a palazzo San Giorgio, ha fatto consumare qualche migliaio di metri di film e chi sa mai quante centinaia di dozzine di lastre. Anche Barthou non ha disdegnato l'obbiettivo prima di entrare nell'aula dell'assemblea. Cicerin in tuba I compagni bolscevichi hanno e-:si pure un forte debole per la camera oscura e Cicerin, con Jone, Litvinoff » sii altri delegali rappresentanti del comunismo russo, sono ormài divenuto tanto popolari, che i ragazzi quando vedono per le strade un gruppo di stranieri, esclamano: «Guarda i russi! Guarda Cicerin!.. 11 cappello a cilindro di Cicerin — egli lo ha inaugurato ieri per recarsi a Palazzo reale — ha sorpreso un po' i socialisti locali ; ma è vero che l'abito non fa il m(^ naco ; eppoi, in, certe occasioni, anche i legittimi rappresentanti del proletariato bisogna che sappiano adattarsi alle circostanze. E i delegati russi si può dire che facciano del loro meglio: oggi parevano anch'essi dei buoni borghesi. Peccato veniale, che sarà loro perdonato ampiamente a Mosca, se^ cent limeranno a fare gli interessi della Russia smontando pregiudiziali e prevenzioni. Cicerin ha voluto godere la grande libertà italiana: contrariamente alle intenzioni ed alle disposizioni del prefetto Poggi, il quale sperava di poter tenere t russi segregati a Rapallo, in automobile o in modesta carrozzella Ciceriii^si muove, a suo agio per Genova con Vorowsky, Krassin, Litwinoff e Joffe : passa da un caffè all'altro, mangia, beve e sopratutto legge giornali. Ieri fu sorpreso mentre leggeva L'inizio