Da un Ministro all'altro

Da un Ministro all'altro Da un Ministro all'altro o a e a j e r e l . i , i te o e e i I giorni si seguono ma non si rassomigliano, ed è lo stesso dei ministri, specialmente quando si attua l'alternativa fra ministri tecnici e non tecnici. Tutto pesato, nei ministeri tecnici hanno fatta, migliore prova i ministri non tecnici, perchè il supremo vantaggio di avere al timone persone affatto estranee alle competizioni personali, inevitabili in ogni casta speciale, deve vincerla sull'inconveniente della incompleta preparazione ad un ministero tecnico. Diciamo incompleta, perchè non si nominerà ministro della guerra un filosofo o dell'industria un poeta. Quando il grande statista Giovanni Giolitti si presentò al Parlamento con un uomo come Benedetto Croce nel suo' ultimo Gabinetto, quella scelta riscosse l'approvazione generale. Nel suo discordo di presentazione alla Camera il Croce si paragonò a quell'amico del reggimento il quale ne conosceva tutte lo segrete cose senza appartenervi. L'illustre filosofo si dichiarava al corrente di tutte le questioni scolastiche pur senza essere insegnante effettivo. Delle sue rettissime intenzioni e della sua ottima volontà tutti erano più che persuasi ; ma, una volta all'opera, qui sono gli studenti irrequieti, ancora sotto l'agitazione della guerra, i quali dichiarano che il filosofo vive nelle astrazioni e non nella vita pratica, e così lo fischiano nella s'azione di Torino ed altrove, e, forzandogli la mano, lo mettono nella via delle contraddizioni con sè stesso, col farlo passare da recisi dinieghi alle più arrendevoli concessioni ; là è il personale universitario di tutti i gradi, il quale deplora che il Croce conosca sì i pettegolezzi del reggimento, ma non ne conosca le virtù e gli eroismi, e non si perita dal qualificare il buon Croce come avverso al Corpo insegnante. Ad ogni modo, con un po' di pratica e con maggiore pazienza, il Croce avrebbe fatto un ottimo governo e condotto in porlo radicali ed utilissime modificazioni sull'attuale assetto o meglio dissesto della istruzione del nostro paese. Le manovre parlamentari costrinsero il grande statista a far ritorno alla sua solitudine di Cavour e l'Italia ne ha subito dolorose conseguenze. I pregi delle innovazioni che il Croce avrebbe introdot'.e risaltano meglio dal contrasto con l'azione spiegata dal suo successore. Questi espose il suo programma dapprima in una intervista, nella quale ricantò la canzone pel mantenimento delle piccole Università, la soppressione delle quali avrebbe colpito interessi locali e personali, ma al tempo stesso procurato allo Stato un notevole risparmio. In un mio articolo sulla Stampa sfatai i sofismi che si adducono per la conservazione di tutte le 17 Università nel Regno d'Italia, mentre nella Francia e nell'antico Impero germanico ve n'era un numero notevolmente minore. In quella intervista il Corbino dichiarò di volere attenuare le radicali disposizioni del progetto Croce per la libertà della scuola. Fu quello un grano d'incenso, una concessione alle clamorose proteste contro il progetto Croce, il quale però avrebbe tagliato la testa al toro ed arrecato sommi vantaggi. L'on. Croce non era mi tecnico nel senso stretto delia parola perchè non insegnante effettivo, ma appunto per questa sua qualità di estraneo alle competizioni, alle loue, nonché alle camarille che disonorano il ceto professorale, avrebbe potuto portare in quella mischia una parola alta e serena, una parola di concordia e di pace. Non è stato così del Corbino, il quale, accademico, professore e siciliano, ha fatto pensare più volte a Nunzio Nasi, non certo per la gestione economica, ma per lo spirito egocentrico, autocratico e non informato sempre a critèrii obbiettivi. Il primo ad esserne vittima è stato l'istesso Croco, il quale si è veduto escluso affatto da quella Commissione per la Biblioteca di Napoli che tante volte aveva presieduto, preparando la migliore soluzione del difficile problema. Peccato che egli non possa più interrogarne in Senato il Corbino oramai liquidato! Un altro caso doloroso è quello dell'illustre fisico Quirino Majorana, che oggi copre la cattedra di Augusto Righi, il quale si è veduto escluso dal premio reale per la fìsica, mentre in una poderosa Nota alla nostra Accademia delle Scienze.ha potuto criticare punto per punto la relazione stessa del Corbino. Il Corbino non seppe sottrarsi alle- pressioni e mantenersi libero ed elevato su tutte le competizioni. Se un professore onesto gli rivelava direttamente manovre sotterranee, per es., in preparazione di concorsi, l'on. Corbino ne sfuggiva l'incontro. Lo si sa, veritas odium parit. Una delle piaghe dell'alto insgnamento in Italia è questa, che in -ogni disciplina esiste un ristretto numero di persone, talvolta una sola, che vuol fare la pioggia ed il bel tempo ed attribuirsi un arbitrio assoluto su tutte le vicende e manifestazioni dell'attività nazionale in quel ramo. In lingua povera, quel consiglio (che purtroppo non è di dieci !) arrogasi il conferimento di premi e cariche onorifiche, l'assegnazione di missioni scientifiche e di delegazioni a conferenze internazionali, il conferimento di cattedre universitarie. Quell'uomo imparziale che è Benedetto Croce cercò di arginare questa marea invadente e prepotente, non inchinandosi davanti a qualcuno che pretendesse imporsi col proprio partito e- col proprio censo. In materia di concorsi poi, per evitare che col sistema delle votazioni (teoricamente libere ma praticamente imposte da una chiesuola) risultassero commissari sempre quei pochi, i quali vogliono avere ad ogni costo il mestolo in mano, pubblicò un nuovo regolamento, col quale si riserbava al sorteggio l'elezione di alcuni commissari. Venne il Corbino e nei molti concorsi tenutisi nello scorcio del 1921 non si parlò più di questo regolamento e si tornò al sistema antico. Anche nei casi in cui la forza delle cose aveva riserbato ai Commissari della chiesuola appena due posti, essi seppero imporsi con lo spauracchio di una controrelazione di minoranza. In Italia si ha bisogno, di caratteri e l'esempio di poca imparzialità è deleterio su i nostri giovani, i quali pur di arrivare, si avviliscono col servilismo. Queste cose purtroppo note negli ambienti speciali e deplorate da tutta gli onesti non si osa di metterle in pubblico, tanta è oggi in Italia la mancanza di carattere. Non è notorio che, per le pressioni di un ex-ministro fu imposto ad un istituto un impiegato già dichiarato inabile al servizio militare per squilibrio mentale? Fortunatamente il nuovo ministro, on. Anile, scienziato e poeta distinto, che ben conosce le cose deplorate qui sopra, è un uomo di tale tempra da dare ogni affidamento per l'eliminazione di tanti abusi, pel ristabilimento della libertà e della onestà, con sommo vantaggio della nostra cara Patria. GIOVANNI BOOCARDI icmrgdcphtddmeaphnncfrglafqta

Luoghi citati: Francia, Italia, Napoli, Torino