L'Europa a Genova: la Delegazione russa ben arrivata

L'Europa a Genova: la Delegazione russa ben arrivata L'Europa a Genova: la Delegazione russa ben arrivata La politica della Conferenza ; Gli Stati partecipanti alla Conferenza di Genova possono, per un orientamento preliminare, raggrupparsi cosi: l.o) Stati alleati (cruelli che si riuniscono nei Consigli Supremi): .Francia, Inghilterra, Italia, Belgio; 2.o) Germania e Russia; 3.o) nuovi Stati ■ dell'Europa centro-orientale '(cioè, essenzialmente, Piccola Intesa e Stati Baltici); 4.o) Stati neutri (intendiamo, rimasti neutri nella guerra mondiale). • ■Incominciando da questi ultimi, essi ci si presentano con la caratteristica comune di paesi a valuta sana (franco svizzero, fiorino olandese, ecc.), che, appunto per ernesto, si trovano in diffìcili condizioni commerciali. Sono, dunque, Stati interessati direttamente al programma economico della Conferenza di Genova; ma che non possono, da so soli, recare al suo adempimento un contributo ' notevole, inquantochè la loro azione ha un raggio troppo ristretto per influire sollecitamente sulle causali strettamente economiche del disagio europeo, mentre le causali politiche, od econdmico-politiche, di importanza preponderante, sfuggono completamente, alla loro competenza; Gli Stati neutri, pertanto, difficilmente potranno assumere iniziative proprie a Genova; ma potranno appoggiare quelle altrui, concidenti con i loro interessi. E tale appoggio — ove quegli Stati si intendano fra loro per una linea.di condotta comune, secondo che ne era corsa voce — potrebbe anche riuscire di un peso non trascurabile. • Una posizione analoga, ma analoga per • antitesi, a quella degli Stati neutri sembra essere la posizione della Francia. Svizzera, Spagna, Stati Scandinavi, vorrebbero forse prendere iniziative'per-la ricostituzione economica europea, ma non possono; la Francia potrebbe prenderne, ma non vuole. Essa si' presenta alla Conferenza, l'abbiamo già detto, in atteggiamento di riserva, e, potremmo dire, di difesa. Al programma della ricostruzione europea oppone — come ha fatto Poincaré iter suo ultimo discorso — quello della ricostruzione propria: «prima charitas incipit; ab> ego». Rimane a dimostrare che la ricostruzione della Francia possa compiersi; prima, e cioè al di fuori, della ricostru. zione europea. Ma noi non possiamo pretendere di cambiare da un giorno all'altro la mentalità governativa francese; e dobbiamo per ora prenderne atto, augurando, ci che almeno la Francia non voglia ostacolare sistematicamente 4e iniziative altrui: che la sua. insomma, sia riserva e non ostruzionismo. E formulando tale augurio intendiamo senz'altro relegare nel móndo delle favole le informazioni di alcuni giornali parigini, secondo cui la Delegazione francese a Genova non avrebbe alcun potere deliberativo, e dovrebbe accògliere qualunque proposta colà fatta semplicemente « ad referendum », tanto' che uno di questi giornali ha potuto addirittura parlare dei delegati francesi come di eempiici « osservatori ». Informazioni assurde, perchè è evidente che i rappresentanti- francasi dovranno -aver poteri uguali a quelli delle altre Nazioni, secondo le norme diplomatiche che il signor Poincaré intende certo, alla pari di ogni altro, rispettare. Ih confronto di questi atteggiamenti riservati e quasi appartati, gli altri Stati presentano la caratteristica comune di interessarsi vivamente agli scopi della Conferenza e di essere al tempo stesso tutti —"in diversa misura e con diversi modi — capaci di contribuire alla loro attuazione. •Ma se Toi guardiamo, oltre questa base comune di volontà e capacità, alla diversa potenzialità economica posseduta dà ciascuno di essi e alla diversa gravità' della crisi attraveisata, allora' tutti questi Stati ci-appariranno distribuiti lungo una scala che dall'Inghilterra va fino alla Russia, passando — nominiamo solo alcuni dei: gradini — per l'Italia, la Cecoslovacchia, la Germania, la Polonia, l'Au- . stria. Alla sommità noi abbiamo uno Stato — l'Inghilterra — dalla struttura.economica interna sana, ma che, essendo essenzialmente Stato industriale e commerciante, soffre del disagio di tutti gli altri, ed ha quindi un interèsse precipuo ad aiutarli: al fondo troviamo la Russia in una situazione perfettamente opposta, rovinatissima, cioè, intèrnamente e bisognosa dell'appoggio di tutti. Ciascuno dei gradi intermedi, invece, è in una duplice situazione: attende soccorso da chi lo precede ed ha interessò a soccorrere elli sta al di sotto di lui. L'Italia, per esempio, che . ha un'economia più debole di quella inglese, ma superiore a quella jugoslava'od austriaca, tende naturalrhente ad avere l'appoggio della prima, ma al tempo stesso concórrerebbe volentieri con tutte le sue forze al risanamento delle seconde, perchè ciò significherebbe una intensificazione ilei suoi rapporti con quegli Stati eonfi- . nantl e quindi un miglioramento della sua stessa vita economica. Si potrebbe, dunque, dire che la politica ili Genova deve essere la politica della •> catena », in cui ciascuno sorregge il più debole ed è sorretto a Mia volta dal più forte. Ma occorre concretare politicamente questa Idea generale: e per questo bisogna . guardare innanzi tutto ai rapporti natiii ali intercedenti fra i sistemi economici deintalia, della Germania e dei nuovi Stati cènii.orientali. Vincoli molteplici di stretta solidarietà legano tra loro tutti questi sistoini: la continuità geqgiafica, il carattere complementare delle loro produzioni, la svalutazione comune — anche se in diverso, grado — delle loro monete, la necessità di assestarsi digerendo le trasformazioni o addirittura le creazioni ex-novo derivate dalla guerra. Scambio di prò dotti, comunicazioni ferroviarie, marittime e fluviali, barriere e tariffe doganali, prestiti, risanamento della circolazione, -prestazioni in natura a titoli di riparazioni: ecco.tutta una serie di elementi (e nòli'pretendiamo di avere esaurita l'enumerazione) che fanno dei rapporti fra lutti questi Stati una rete fittissima, che occorre distrigare, nell'interesse comune, perchè troppo dannoso è il lasciarla nella confusione odierna, ■ méntre il troncarla sarebbe assurda pazzia o piuttosto materiale impossibilità.. Una riprova lampante della verità di quanto esponiamo l'abbiamo nelle comunanza di posizione di tutti questi Stati in confronto del problema russo. Come è interesse comune e vitale dell'Italia, della Germania, della Piccola Intesa, dei paesi Baltici la ripresa dei rapporti commerciali con la Russia è la ricostituzione economica russa, cosi a tutti loro la definitiva pacificazione e sicurezza nei rapporti colla Repubblica socialista federativa russa dei Soviet è, o direttamente necessaria, o almeno estremamente utile per le ripercussioni immancabili. E non si tratta — si avverta bene — di una ^mnlice coincidenza, in un punto cohiuj.o, d'interessi provenienti da parti diverse ; si, invece, di una intima solidarietà per cui l'interesse di ciascuno non può essere salvaguardato senza la collaborazione di tutti. Noi abbiamo, infatti, fra Germania ed Italia, interessate alla ricostruzione della Russia, e la Russia medesima, la lunga cortina degli Stati baltici e della successione austro-ungarica, i quali possono costituire tanto un muro divisorio quanto un ponte di passaggio. Ma la politica del muro divisorio sarebbe una stoltezza a tutti dannosa, e principalmente agli stessi Stati intermèdi, che finirebbero per crollare sotto il peso e le macerie di quel muro : e solo interèssi egoistici di estranei e lontani potrebbero patrocinarla. Se, invece, Stati baltici e Stati della successione sa;pranno prender coscienza dei loro propri interessi, sapranno — diciamo pure — assurgere all'autocoscienza nazionale, cessando dal far da pedine nei giochi altrui ; allora essi non potranno non decidersi per la politica del ponte di passaggio. E che essi incomincino'a capire, lo mostrano le importantissime deliberazioni della conferenza di Riga, tenutasi qualche giorno fa tra Polonia, Estonia, Lettonia e Russia, in cui tutti, i delegati sono convenuti nell'interesse* comune della ripresa di relazioni con la Russia e del riconoscimento dei Soviet. Deliberazioni tantopiù importanti ove si pensi che ad esse ha partecipato quella Polonia che appariva fin qui legata ad un indirizzo politico assai differente, e che ora potrebbe formare, per la loro attuazim.», l'anello di legame fra gli Stati Baltici e la Piccola Intésa. Certo si è, ad ogni modo, che Stati Baltici, Polonia e Romania hanno un comune interesse a un riconoscimento definitivo dei Sovieti, perchè solo-attraverso questo assumeranno valore internazionale i (rattati da esse concimisi o da. concludere con la Russia, e che rappresentano la loro carta territoriale. Esistono, dunque, tutti gli elementi per una azione comune, a Genova, in prò della ricostruzione èuronea, di tutti questi Stati ; e all'Italia spetterebbe una parte importantissima, ove essa sapesse farsi « trnit d'union » attivo ed efficace tra Piccola Intesa, Germania e Stati baltici. Ma ciascuno di questi Stali ha, in diversa misura, debolezze economiche non cancellabili con il semplice accordo ed aiuto reciproco : donde la necessità dell'appoggio per parte di uno Stato economicamente e politicamente assai forte, il quale dovrebbe essere naturalmente l'Inghilterra, cosi interessata alla ricostruzione economica europea. E le intese così realizzate, o almeno avviate, a Genova, potrebbero con qualche fondatezza sperare in un concorso, economico, più o meno vicino, degli Stati Uniti ; i quali, se' rifuggono dagli « entanglements » con la politica europea, non 'disdegnano afflitto una espansione economica e industriale nell'Oriente europeo e mediterraneo, espansione che troverebbe la sua base, geografica e le sue officine trasformatrici nell'Italia. Una siniile intesa per la ricostruzione e la pacificazione dell'Europa centro-orientale non può destare sospetti o contrarietà in alcuno. Chi tende, come presentemente tende la Francia, a raccogliersi e ad aspettare, non potrà non assistere con simpatia agli sforzi per l'attuazione di un programma, che approderebbe a garantirne la sicurezza e a facilitarle, entro i limiti del possibile, le riparazioni economiclie e le restituzioni finanziarie che essa attende dall'Europa centro-orientale.

Persone citate: Poincaré