Speranze e progetti dei delegati russi

Speranze e progetti dei delegati russi Speranze e progetti dei delegati russi n'intervista col presiden(Nostra corrispondBerlino, 4. notte. , IP. M.). — La delegazione russa alla Conferenza di Genova, numerosa, agguerrita, dialetticamente e politicamente ben rappresentata, è discesa con i suoi bauli al tranquillo villino della Maassenstrasse, dove iia sede la rappresentanza diplomatica del Governo dei Soviet. Nonostante che a Genova le questioni all'ordine del giorno siano di natura prevalentemente economica — o almeno lo si dice — la Repubblica russa manda dei diplomatici p'iù che dei finanzieri, gente che ha una competente attività di trattative e eli convenzioni nel suo passato; come per esempio lo ulisside Joffe che già come capo della Delegazione per la. pace di Brest Litowski parve ai delegati germanici e austriaci una delle teste-più quadre delfa nuova Russia, e fu abile capo «ella delegazione per la pace di Riga con la Polonia, ed inviuto dei Sovieti presso il Governo germanico, finché uh brutto giorno una certa cassa al suo indirizzo si sfascio alla stazione della Friedrichstrasse lasciando scappar fuori un nugolo di foglietti di propagando, rivoluzionaria: e questo fatto, ultimo • aggiuntosi ad 'una sene d'altri-incidenti diplomatici, cis'ò il posto al giovane inviato speciale. Ciccrin ed altri della delegazione vengono dalla conferenza di Riga, riunione degli Stati Baltici, una spezio di parata dei comunisti russi alla conferenza degli Stati Baiaci di Varsavia: e Ràkowski, capo della Repubblica comunista dell'Ucraina'che fa parte della Confederazione dei Soviet, corre da parecchi mesi l'Europa affaccendato in missioni delicate e preoccupanti. IJ signor Ràkowski ha molto cortesemente accettato di rispondere ad alcune questioni di poli'ica attuale che gli ho posto. Naturalmente, la prima domanda fu questa: Con quali speranze (stavo per dire illusioni...) i delegati russi compariranno alla Conferenza di Genova? — La Conferenza di Genova — ha detto Ràkowski — si presenta a noi, delegati dei Soviet, come un'equazione a parecchie incognite, della quale noi non conosciamo con certezza che il lato subbiettivo: la nostra ferma volontà — cioè —' che essa, giunga per noi a risultati effettivi, politici e pratici. Vale a dire dalla Conferenza deve uscire il riconoscimento «de jure» dei Soviet, in primo luogo; ed un'opera efficace di assistenza materiale per il risorgimento economico della Russia. Un aiuto dell'Europa, inoltre, per salvare le popolazioni dei territorii devastali dalla carestia — la cui condizione continua ad essere assai cattiva — dovrebbe pure esser favorito dalla Conferenza: finora noi abbiamo cercato di lot'.are contro il flagello con i soli mezzi limitati a nostra disposizione.^ Sulle intenzioni e sui propositi degli altri Governi noi non possiamo fare che delle supposizioni. Ad ogni modo, abbiamo preso atto con piacere del grande interesse clic il Governo italiano porta al successo della Conferenza. Se veramen'e dalla Conferenza di Genova deve uscirà la ricostruzione ed il risanamento della Russia — ha continuato il signor Ràkowski, chiestogli quali proposte .concre'e avrebbe esposto al Congresso la Delegazione russa — due principii dovranno anzitutto essere approvati dai convenuti. Da una. parte la concessione al Governo russo di un prestito che gli permetta di rimettere in ses'o le sue finanze, di ristabilire i suoi mezzi di comunicazione e di trasporto, risanare l'industria e l'agricoltura. Dall'altra porte l'abolizione di qualsiasi impedimento, economico o politico, alla libera iniziativa del capitale straniero per mettere in valore le immense ricchezze del paese, il cui sfruttamento è necessario tanto al paese come all'Europa intiera. Timori di intromissione statale nel diritto privato ri] queste imprese straniere non hanno ragione di sussistere: la nuova legislazione russa dà sufficienti garanzie al riguardo senza che per questo venga scossa la base della nostra organizzazione sociale, che è il socialismo di Sta*o. — Ma non crede che coloro che affermano essere lo Stato dei Soviet una repubblica che ha cessato da lungo tempo di essere comunista non vedano in questi accordi con il capitale straniero e in queste garanzie che gli si offrono, una conferma della loro opinione? — Ma no. La renubblien dei Soviet, è sta'a e resta una repubblica a tendenza socialista o comunista, ma non una «repubblica comunista» nel senso che dà l'economia poli'.ica a questa espressione. Il comunismo, in questo senso, supporrebbe la soppressione della proprietà privata in tutte le sue forme (tanto sugli strumenti di lavoro come sugli oggetti di consumo). nte dell'Ucraina, Ràkowski denza particolare) , Ma le repubbliche dei Soviet, anche all'edel poca del comunismo di guerra più sviIuppa'.-o, non hanno mai soppresso completamente la proprietà privata. Cosi il contadino — e la classe dei contadini rappresenta per sè sola l'ottanta per cento della totale popolazione russa — ha. sempre conservato il possesso privato del suo pezzetto di terra. La terra è stata avocata allo Stato, è vero: ma questa nazionalizzazione del suolo tocca il diritto di proprietà, non il diritto, d'uso e di possesso — aggiunge Ràkowski — con una sottile distinzione giuridica, che sarebbe piaciuta a Gaio ed a Papiniano. Una. serie di altre restrizioni al diritto privato, di proprietà ecc. noi le avevamo introdotte durante la guerra, ma appuntò come conseguenza e come necessità dello stato di guerra: una volta questa terminata, quelle restrizioni sono senz'altro cadute, appunto perchè esse non toccavano l'essenza del regime dei Soviet nella fase attuale del suo sviluppo economico.. ••"-'* — Quali sono le nazioni — ho domandato al mio cor'iese interlocutore — che secondo lei sono le più indicate, a collaborare al risorgimento economico della Russfci, e le più simpaticamente vedute a questo scopo? — I grandi capitalisti di tutte le nazioni hanno un interesse diretto allo sviluppo economico della Russia. Gli uni potranno trovare un immenso campo di smercio, dei loro prodotti fabbricati, altri potranno dedicarsi a fare nascere, sviluppare e progredire l'industria locale russa o a tirarne fuori delle materie prime. L'Italia, per conto suo, ha un in'.eresse vitale olio sviluppo delle industrie del petrolio, del carbone e del ferro. Anche la situazione geografica è fatta per interessare specialmente l'Italia a queste industrie: esse si trovano infatti nell'Ucraina e nel Caucaso, vale' a dire assai presso al mare, via agevole ed economica, di comunicazione. Io per conto mio credo di potere affermare che lo sviluppo industriale dell'Italia è intimamente legato ad uno sviluppo industriale della Russia; ed una collaborazione del capitale italiano in questo senso non potrà che essere «veduta, da noi con il più. grande piacere. Domando a Ràkowski, nella sua qualità di capo della repubblica dei Soviet dell'Ucraina, se la posizione sua diplomatica e politica non sarà scossa a Genova, dall'esistenza, di un altro governo antibolscevico . della. Ucraina che si intitola « Governo della repubblica democratica dell'Ucraina», il quale ha inviato una formale pro'esta al Consiglio supremo perchè i Soviet si arrogano di rappresentare l'Ucraina nelle relazioni internazionali. Il capo supremo della .repubblica democratica dell'Ucraina, secondo questa protesta, è l'atamano Petliura, al quale l'atamano Skoropadski, primo capo dell'Ucraina indipendente, ha rimesso formalmente il potere, ed è stato eletto presidente del direttorio della repubblica democratica dell'Ucraina, nel congresso degli operai e dei contadini riunitosi il gennaio 1919. Petliura, dopo avere combattuto circa un anno contro le truppe polacche per la rivendicazione di Leopoli e della Galizia orientale, diveniva poi, l'anno 1920, alleato delle truppe polacche contro l'esercito bolscevico. Ràkowski sbriga l'esistenza e la competenza di questo Governo in poche parole. — 11 preteso Governo della repubblica democratica dell'Ucraina — dice — non ha mai preso radici nelle grandi masse rurali ed operaie della terra ucraina: e questo è provato dalla sua storia, Esso non ha mai potuto mantenersi in Ucraina che per qualche settimana, e sempre grazie all'aiuto straniero: nel 1918 con l'aiuto degli austriaci e dei tedeschi, nel 1920 con l'aiuto dei polacchi. Ed oggi esso non ò che una appendile dello Stato Maggiore polacco. E nemmeno la conferenza baltica di Varsavia, e la coside'l.ta 'creazione d'un blocco continentale dalla Polonia alla Romania, attraverso la Piccola Intesa, per tener separate Russia e Germania — combinazione politica che ha dato molto da discorrere agli uomini politici tedeschi — preoccupano seriamente il mio interlocutore. — Tutte le combinazioni create — dice Ràkowski, concludendo le sue interessanti dichiarazioni — per impedirci di entrare in rapporti economici con la Germania o con altre potenze occidentali non potranno resistere alle necessità economiche della vita dei paesi interessati. E gli Stati Baltici, d'altra par'-e, si renderanno ben presto ragione che i loro interessi gli spingono a cercare un riavvicinamento stretto e sincero con la Russia.

Persone citate: Joffe