La morte di Carlo d'Absburgo

La morte di Carlo d'Absburgo La morte di Carlo d'Absburgo FUNCHAL (Isola di Madera), . L'ex-ìmperatore Carlo è morto. Carlo Francesco Giuseppe Lui pi Uberto Giorgio Maria' d'Asburgo nato nel castello dì Persenberg il iy agosto 1887 dall'arciduca Ottone e dalla' principessa Maria Giuseppina di Sassonia. Egli trascorse la giovinezza ■ fra le occupazioni dell'istruzione e dell'addestramento militare. T^el 1910 sposò la principessa Zita di Borbone, figlia di secondo letto di Roberto Carlo di Borbone, duca di Parma, e della principéssa Maria Des Neiget. Dopo le nozz,c, celebrate nell'arcadica, solitaria villa dalle Pianoro, in Toscana, l'arciduca Carlo Francesco fu inviato in guarnigione a Kolomea, remota borgata, allora però di notevole importanza militare, in Bukovinff, al confine russo. Là egli Visse modestameitte, in una casa d'aspetto quasi borghese, presso le grandi caserme. Il 22 novembre iMt alla coppia principesca nacdue il primo figlio, che fu tenuto al fonte : battcsimaiei dal vecetób lmpteratOTe Francesco Giuseppe, Dopo la tragedia di SerSjevo, quando fu assassinato l'erede ai troni d'Austria e Ungheria, arciduca Francesco Ferdinando, l'arciduca Carlo Francesco divenne lui principe ereditario. Scoppiata la grande guerra, fu prima sul fronte russo; poi diresse la famosa « Strafe-expedition » contro l'Italia, nel Trentino, conchiusasi tanto infelicemente per gli eserciti austriaci. 1 li 21 novembre 1916 moriva l'imperatore U Francesco Giuseppe; e l'arciduca Carlo gli Sufeuccedeva, come Carlo I (e ultimo, fu poi licito satiricamente) sul Irono imperiale di fAustria e IV su (niello reale di Ungheria. r'Erano 1 tempi tragici della guerra devastartrifte di paesi, divoratrice d'uomini. Una crisi tremenda, quella stessa da cui non doleva più risollevarsi, travagliava la Duplice '^Monarchia: essa era già su la via dello sfaccio, alla vigilia della rovina. e(' Il giovine arciduca, succedendo al vecchio j(imperatore, dovette avere abbastanza chiara Jla sensazione del disastra imminente, poiché (tento ben presto di correre agli estreìmi ripari. Già nel proclama indirizzato ai «suoi popoli nell'atto di assumere il potere, rcgll dichiarava: « ...Voglio fare di tutto per lettere line nel periodo più breve agli orro ri ^ ai sacrifici della guerra, e riconquistare 'lai mici, popoli la .benedizione della pace, la J,'c.ui perdita ci fu grave, appena lo permettejgrah.no 'l'onore ideile nostre anni, le condtzlo- .1 vitali de' miei Stati e dei loro fedeli algenti eltf pervicacia de' nostri nemicti.. »:. La jfproposta'di pace presentata dagli imperi centrali piacili' giorni dopo, nel dicembre '16, fu fUovuta, pare all'iniziativa delio-%t^sso Carlo; ia tutti ricordano come essa venisse respina recisamen*e dall'Intesa e come questa facesse seguire alla ripulsa la formulazione ielle sue condizioni di pace (nella risposta Wilson"" del gennaio' '17), equivalenti alla risoluzione dell'impero austriaco. Tuttavia -n-rlo I ritenne — e non a torto — che quelle condizioni non significassero, almeno per oiiarito concerneva l'Austria-Ung'heria, l'intima, ed irremovibile volontà, dell'Intesa, o meglio dell'Inghitorra e della Francia. Egli sapeva benissimo come questi due Flati mirassero all'abbattimento della Germania, assai più che della Monarchia absburghese, e conosceva le correnti politiche, specialmente francesi, che propugnavano, anzi, la conservazione e magari l'ingrandimento dell'Impero amburghese, purché questo abbandonasse la Germania e rie costituisse, d'ora in poi. l'avverso contrappeso nell'Europa centrale. Un suo stretto parente, della Famiglia Reale di Francia, attualmente nell'esercito belga, Sisto di Borbone (fratello di sua moglie Zita), servì da intermediario fra lui e il Governo francese, più precisamente fra lui e Poincaré, intermediario accolto da (inasti con spiccata benevolenza. La famosa lettera al «caro Sisto», del marzo '17, provò roine egli l'osse disposto a favorire l'attuazione dei fini di guerra francesi; mentre dall'altra parte si mostrarono uguali buone intenzioni per l'Impero austriaco. Senonchò sul cammino dell'accordo franco-austriaco, o fi-iiiro-aiiglo-austrinoo, sorse l'ostacolo della pregiudiziale italiana: i fini di guerra dell'Italia non potevano essere messi in dispart'\ ed occorreva informare il Governo di Roma, punto cui insistettero il Ribot, ministro dogli Èsteri, e Lloyd George, già allora capo del' Governo britannico. Sonnino. nel Convegno di S. Giovanni di Moriana, dell'aprile, affermò energicamente lo posizioni italiane (quali fossero i termini di queste non possiamo dire con esatta sicurezza neppure oggi, essendo il nostro Governo rimasto fedele alla diplomazia segreta di guerra). Non pare che l'imperatore Carlo avesse la intuizione della necessità di accordarsi con lo esigenze nazionali italiane, e sembra invece che egli mirasse ad isolarci in seno ai nostri Alleati. La manovra falli; le trattative di Sisto si andarono arenando, nè i contatti per altre vie stabiliti fra l'Intesa e l'Austria (colloqui! Armand-Revertera) ebbero migliora successo. Gli eventi incalzavano verso la dissoluzione dell'Impero: il distacco dei Cecoslovacchi e poi dei Iugoslavi dalla monarchia si consumava, neutralizzando, insieme colle tristissime condizioni economiche, le tendenze ausi "ofUe persistenti in seno all'Intesa. Alla fallita offensiva del Piave nel giugno del '18 seguiva un disgregamento crescente, e alla, fino dell'ottobre '18, sul campi di battaglia: di Vittorio Veneto e nell'interno dello Stato succedeva la catastrofe finale. Invano in quegli stessi giorni l'imperatore Carlo chiedeva all'Intesa la pace separata, proclamava l'autonomìa dei suoi vari popoli e la riorganizzazione della .monarchia su nuove basi ; Oliando il 3 novembre ì plenipotenziari austriaci firmarono l'armistizio a Villa Giusti, presso Padova, la monarchia non esisteva più. .L'imperatore e re Carlo, tuttavia se non abdicò ai suoi diritti sovrani, ma semplicemente promise, ai nuovi governi ' repubblicani di Vennà o di Budapest, di non esercitarli: e si ritirò in .Svizzera. I suoi tentativi posteriori di risalire sul trono d'Ungheria sono, si può dire, di ieri, cioè dell'aprilo e. dell'ottobre scorso: e non è detto che, sebbene ora deportato a Madera, egli avesse rinunciato definitivamente alla partita. Non abbiamo ancora oggi tutti gli elementi necessari per pronunciare un giudizio comjpiuto e deciso su di lui. Cerio e che egli, non responsabile della guerra, cercò sincera* mente la' pace; ed è certa ancora la sua disposizione a cambiar strada nella politica intima della monarchia. Ma poco .energico e pronto ad attuare questa seconda parte del suo programma (il proclama ai popoli dell'ottobre'18 avrebbe dovuto esser stato lanciato almeno un anno prima), non fu felice nella scelta del, mezzi per realizzare la prima: rimase impigliato nelle vecchie concezioni dinastiche, nei vecchi mezzi della diplomazia tradizionale, attirandosi infine inutilmente la taccia — che non.ò il caso qui di giudicare se e quanto fondata — di traditore dell'alleata Germania. L'Italia, che non pensava a conservargli rancori politicamente assurdi e praticamente superflui, saluterà con dignitoso rispetto la sua tomba.