Il figlio dell' ammiraglio e l' attice imprudente

Il figlio dell' ammiraglio e l' attice imprudente Il figlio dell' ammiraglio e l' attice imprudente Si vedono, a volte, passare pei corridoi degli uffici di Polizia, giovani elegantissimi, dai modi aristocratici, pei quali non si saprebbe pensare cornice più adatta clic i salotti mondani od i ritrovi di gran lusso, tenuti premurosamente sotto braccio da agenti che li accompagnano, invece, alle camere di sicurezza. Ma ossi non si spaventano per la momentanea disdetta che loro capita, sono proprio degli incorreggibili ; oggi sul banco degli accusati, ed appena liberi, magari in poltrona ad assistere ad una première. Essi hanno fatto una talconfusione tra la. loro vita reale e quella fittizia die colla migliore buona volontà non sanno più ritrovarsi. Vestiti all'ultima moda, affettando un'aria <:nobi si appiccicano a volte qualche titolo nobiliare che anche in questi tempi di accanita democrazia servo ancor sempre a. spalancar molte porte ed a creare un'atmosfera di simpatia, della quale sanno agevolmente approfittare* i lestofanti. Questi moderni avventurieri tengono molte corde al loro arco. Hanno imparato a « correggere » le infedeltà della fortuna nel giuoco, sanno con granilo facilità improvvisarsi amici di tutti, chiedere denaro in prestito, truffarne, ed anche non si fanno scrupolo, questi messeri che-vivono sui margini della buona società, di sfruttare l'amore come unn mercanzia qualunque. Sono come certi corvi di passo questi lestofanti, compaiono ad un tratto ; non si sa di dove vengono ; per un momento occupano tutti di so, poi scompaiono ad un tratto come sono venuti, senza lasciar altra traccia che... una serie di truffe. E' uno di questi individui che-la polizia ha ora acciuffato in comiche circostanze. Il comandante dell'"Amalfi,, Da qualche tempo frequentava i principali pubblici ritrovi della città un giovane elegante e di bella presenza che si spacciava per il conte Osvaldo Tahon de Revel, capitano di vascello, comandante- l'incrociatore Amalfi, e figlio di S. E; l'ammiraglio che Amia-fi, e figlio di S. E. l'ammiraglio che durante la guerra comandò lo forze navali d'Italia. Il capo della Polizia giudiziaria avv. cav. Palma, al quale veniva fatto cenno del sedicente conte, ricordò die S. E. l'ammiraglio non aveva figli maschi, e gli venne quindi il sospetto che il... brillante Indivierie fosse un avventuriero. Incarico perciò il dott. Camilleri di assicurarsene. 11 giovane funzionario si mise subito sulle tracce dell'individuo, ed infatti lo incontrò a tarda sera nei ristoranti notturni, dove, in compagnia di donne, coudueova vita dispendiosa. Interrogato un cameriere per sapere se l'individuo che gli avevano indicato t'osse effettivamente un cerne, il funzionario si senti rispondere : — E ne dubita ? E' solamente conte, ma so si dovesse giudicare «dalle mance, lo si potrebbe tenere per un principe. Il dottor Camilleri, conosciuto l'albergo dove abitava il... nobile giovane sospetto, vi si recò insieme agli agenti Nicola De Santi e Vincenzo MùceellJ dell'Ufficio di Polizia Giudiziaria. Fattosi indicalo la stanza occupata dal sedicente capitano di marina, bussò ed ebbe la sorpresa di vedersi aprire la porta proprio da lui. — Con chi Imi l'onore di parlare ? — Col conte Tahon de Revel, comandante l'Amalfi. — Permette ad mi ufficiale di marina, ani di passaggio di chiederle qualche informazione sull'incrociatore Amalfi, che ritenevo, perduto per la nostra Marina ? — Prego, si accomodi — rispose. il giovanotto introducendo il visitatore, — ma ho ben poco da dirle, la nave è nel bacino di Taranto e fra poco sarà riparata. — Scusi, e chi è il comandante in seconda riellVlmafYl — Il comandante in seconda — rispose il eiovanoìto pensoso. Poi dopo una breve riiìessioue rispose precipitosamente: il marchese Oreste Medici del Vascello. Perchè mai il giovanotto aveva scovato fuori quel nome ? Probabilmente per associazione di idee. Il nome di Medici del Vascello aveva per il sedicente Tahon de Revel qualcosa di... marinaresco. il funzionario guardandolo bene in faccia gli disse a bruciapelo: -- Ma lei è veramente il figlio di S. E. l'ammiraglio ? — K come no 7 — Perché mi sembra di ricordare che-egli h;i una figlia soltanto. — Di me quasi nessuno ha mai sentito parlare perchè sono staio sempre fuori, in collegio da bimbo, poi sempre in crociera in tutti i mari, seniore al largo. -- Per impedirle che ella ritorni troppo al largo mi permeila di far entrare i mici agenti, poiché io sono funzionario di P. S. ed ho ordine rli condurla ih Questura. 11 giovanotto a queste parole non si perdette d'animo, ma tentò ili giuoeare d'audacia minacciando ■■: funzionario', die cadeva ih un errore cosi madornale, di essere rimosso, senza contare le interpellanze che sarebbero state presentate al Senato, ed i guai relativi. Fiato sprecato. Oli agenti entrarono nella stanza ed alla presenza del nobile ed indignalo personaggio operarono una prima perquisizione, raccolsero moltissime carte personali e documenti, poi se ne uscirono col pseudo come per accompagnarlo in Questura. Fra lo carte trovate, olire ad un completo albero genealogico della famiglia Thaon de Revel, slavano molti documenti intestati a Rinaldo Gianolio di Ferdinando, di anni ho, da Torino, abitatile in via.Castelfidài'do 17, segretario compartimentale di 2.a classe, divisione trazione, ferrovie dello Stato. — Chi è costui 1 — .chiese all'arrestato il cav. Palma, quando il pseudo comandante gli fu accompagnato in ufficio. — Sono io — rispose a voce sommessa l'uomo che d'un tratto aveva perduta tutta la nobiltà. — Ed il Gianolio si lasciò cadere, accascialo, su una sedia, mormorando:- — E pensare che tutto questo pasticcio me lo sono procuralo per un'avventura d'amore I Infatti nell'albergo dove abitava parlavano tutti della passione del giovane conte per la prima attrice dèlia Compagnia Rota, Maria Donati. L'amante derubata Una sera, al teatro Chiarella, un servo di scena aveva portato nel camerino dell'artista un biglietto con tanto di corona, dove, enunciando tutti i suoi titoli e qualità, il pseudo conte chiedeva il permesso alla giovane donna di attenderla alla fine dello spettacolo per attcstarle tutta la sua ammirazione. La signorina Maria fu lusingata dall'omaggio del giovane conte ed accondiscese al suo desiderio. Da quella sera il... comandante dell'Amalfi fu uno dei più assidui frequentatori del palcoscenico. Durante il giorno, quando la stella non era impegnata per lo prove, approfittando dei giorni di sole, facevano delle allegro gite nei dintorni di Torino. Egli la accoglieva in un'autemohile da piazza, il cui r.hauffeur, pero, abilmente istruito, in compenso di una vistosa mancia, gli diceva ad ogni pie sospinto: «U signor oonto comanda? Il signor conto desidera? ». Cosi andarono a Stuptnigi, a visitare il Castello. ,In quelle ricche saie il giovanotto diceva di sentir rivivere tutta la sua •antica nobiltà. A Monclaliuri, montato su un muretto, le aveva invece dato un esempio di quel che vuol dire comandare una nave con mare procelloso, impartendo ordini con voce sonora ad un immaginario equipaggio. Passando un giorno per via della Rocca in compagnia della donna ed avendo veduto aperto il giardino dell'abitazione dei Tahon di Revel, fece fermare la sua compagna per atnmiraxe le aiuole attraverso i cancelli, e 1« disse: — Uno di questi giorni ti voglio condurre a vedere tutti i cimeli ed i ricordi della nostra famiglia. t \& giovane artista, ora che sa che il suo giovane amico non ha avuto antenati alle crociate e non ha mai comandato neppure la manovra di una barca sul Po, non è per questo meno ammirata di liti. — Perbacco] recitava veramente benel M^a a condurre quella vita lussuosa occorreva denaro. .Un giovane conte, per quanto avvenente di persona, non può far a meno di far regali alla sua amica. Bisogna darle vestiti, gioielli e sostenere le piccole spese, ime anch'esse, per una borsa, cosi poco fornita come la sua, sono tutt'altro che indifferenti. Come fare dunque? Confessare di essere un miserabile? Ah. no! mai! Egli aveva il suo orgoglio personale e non si sarebbe moii umiliato a tal segno. Trovò, pensaradovi, il mezzo di conciliare ogni cosa. Ed ecco conte: Ad una sarta di via Nizza; 81, certo Giuseppina Merlin!, lusingatissima di poter servire si nobile cliente, egli ordinò tre vestiti per signora, che furono subito consegnati. Per pagarli egli aveva fissato un genialissimo piano: derubare la Donati, e col denaro tolto a lei farle regali e condurla qua e là a divertirsi. Secondo la sua logica, egli non commetteva reato, poiché egli voleva ritornarle, sotto altra forma, quanto a sua insaputa trafugava. Senza che essa dubitasse di imito, egli si impadroni di una chiave di un baule, e durante una sua assenza lo apri. Conteneva, fra l'altro, una borsetta d'oro a maglie finissime, un braccialetto massiccio cesellalo, una scatoletta d'oro e 500 lire in denaro. Egli prese il tutto e lo impegnò, trovando cosi i denari per dare ini acconto alla sarto.. Ma costei non fu soddisfatta, e dopo aver atteso alcuni giorni il saldo della, nota, nonostante le lettere scrittele dal conte Osvaldo, di aspettare, andò invece a palazzo Revel, dove ognuno può immaginare la risposta che ricevette. U vice-oomralssarìo Camilleri. interrocando la signorina Donati, le richiese se si era accorta che le fosse stato rubato qualcosa. — N'on mi manca nulla: solamente ho smarrito la chiave del baule. Era quella chiave che aveva servito tanto bene al Gianolio. Fu chiamato un fabbro, che fece subito saltare la serratura, e l'artista potè cosi constatare la scomparsa dei suoi preziosi oggetti. Contemporaneamente essa si accorse che un brillnnte di un anello era stato sostituito con altro falso 1 Per condurre una vita cosi allegra ne occorre del danaro — come dicemmo — e naturalmente il giovane ne prendeva dove nò trovava. E per fortuna che si è fermato in tempo, perciò sembra che per l'avvenire egli avesse idee non meno grandiose. "Eò d'imostra il fatto che. poiché la* sua amica si trasferiva a Milano, egli aveva già telefonato nWHOtel ConWwnlnl, ordimitidn che tenessero a disposizione del conte Tahon di Revel una stanza e saiòttirio, bene in luce. Un amico personale dell'ex-inniicgalo ferroviario, il olii nome ed Indirizzo fu trovato fra lo carte seqiiesira.te. ha Miniato la polizia nel ritrovare la refurtiva. Égli, che l'aveva veduto alcuni glorivi prima, potè fornire delle ltKi.ioa.zioni. mercè le' quali fu possibile sequestrare presso l'orefice Luisi Fro«i «n via Carlo Alberto. 32. una polizza di pegno dal Gianolio reimpegnàtu per 500 lire La borsetta, la scàtola cri il hi*ó«clnlolto Ornilo stari prima impegnali presso l'agenzia G Della Casa, in via Rìu'ìimithix, [3, fit>y \in. 2f,':0. Il hrillatue invece l'aveva comperato per 050 lire Ettore .Montano di Francesco che ha negozio di compra e vendita di uh-" getti preziosi in via Bolero, lì. Ricuperala tutta la refurtiva, u falso conte non negò la sua colpevolezza. Dalle .indagini della Polizia sono venule in luce altre truffe di poco conto cornai tesso dallavventuriero, che prima di questa avventura, a Milano e Genova si faceva oliiamare ing. Renzo Ferraris, tenente di vascello, comandante del sottomarino « U. 24 » oppure Gianolio Rinaldo, sempre tenente di vascello e sempre comandante del sottomarino « U, 24». Si vede che questa della marina era una sua speciale fissazioneI Pel momento, tanto per accontentarlo, è stato imbarcato per le carceri !

Luoghi citati: Genova, Italia, Milano, Monclaliuri, Taranto, Torino