La musica ed il libro

La musica ed il libro La musica ed il libro A Luigi Mancinelli ha dedicato un volumetto il maestro Giacomo Orenco (Soc. Ed, Ausonia), riconoscente'elogio di disceuolo. nteressante studio di critico. Vi si descrive l Miniciuelli, maestro senza pedanteria, senza preconcetti di metodo e di scuola, che tendeva a formare'la personalità del musicista. Non aveva un metodo, pure 1 suoi concetti, specialmente a proposito di orchestrazione, erano tanto cftiiari* e precisi dà rendere rapidi e duraturi i risultati dell'iiisegi.u.mento. Come diicttoie ebbe memoria prodigiosa, orecchio prontissimo, bacchetta eloquenie, braccio elastico, resistenza al lavoro eccezionale; lun»;hc e comjpilesse stagioni non io affaticavano: al Convent Garden riusci a dirigere sei diverse opere 'per settimana. L'Orefice afferma che la' personalità del Mancinelli si affermò, d'un tratto, fin .J.Mle sue prime opere: ai movimento modernista non restò estraneo nò insensibile; nei giovanili Intermezzi per la Cleopatra sono palesi gli elementi della sua personalità. In quanto a endenze ed a influssi, non prese decisamente partito :per Wagner, benché, come direttore e musicista, si sentisse attratto nel'orbita wagneriana; fra gli esclusivismi fu equilibrato, ed assorbì dall'arte wagneriana quel che gli occorreva per completare la sua natura di sinfonista e per affermarsi fra I primissimi sinfonisti itaWani. Osi, su un ondo tradizionale, classicheggiante più che romantico, si sovrapposero gli elementi dela nuova estetica e della nuova tecnica wagneriana, come por accadde per Strauss e Debussy, senza mutare l'essenza vera della sua musica. Italiano restò il Mancinelli per l suo modo di sentire e di trattare la. meodia: egli1 intuì la genesi misteriosa di tutti gli elomenti primi della musica, ritmo, meodia ed armonia,- da. un unico cespite comune. L'arte sua consistette di ordine, di misura, di nobiltà, di eleganza, di severità, di armonie di linee, di solidità, e, quando occorreva, di robustezza e di passionalità. Quest'ultimo' elemento non fu esuberante; sincerità 'fu il carattere essenziale dell'arte di Mancinelli. Alle considerazioni generali l'Orefice fa seguire un'analisi critica ed estetica delle principali comìposizioni del Mancinelli, contribuendo con' questo . saggio alla determinazione di un artista ohe per le varie sue attività e iper il travagliato- periodo in cui visse non'fu chiaramente' conosciuto dù suoi contemporànei, e che .è necessario presentare ai posteri senza ambiguità, in giusta luce. #** La vita e l'attività di Angelo Mariani sono ricordate da Tancredi Mantovani (Soc. Ed. Ausonia). Questi rileva che fin oltre la metà dell'800 la direzione orchestrale restò affidata al. primo violino, suonatore provetto, buon solista, che per i molti anni di tirocinio aveva acquistato una sufficiente conoscenza del repertorio. melodrammatico. A Roma, nel '59, rappresentaiadosi per la prima volta il Balla in maschera, il maestro Angelini dirigwa suonando, di tratto ih tratto, il violino. Allora, il primo violino sedeva su'dì uno scanno elevato, al centro deirorohestra, tenendo inella destra l'arco e nella sinistra il violino per suonarlo insieme agli altri e guidarli, ma specia'mehte per eseguire gli a1 solo, i passi scoperti, interrompendosi quando occorreva staccare il movimento dei varii pezzi, per segnare ile entrate ai cantanti e di suonatori, lo « strappate » nei recitativi e via dicendo. La concertazione dello spartito, sia nelle prove al pianoforte con i cantanti, sia dell'orchestra, era affidate ad altro maestro, denominato concertatore; le opere nu/>'ve erai>o concertate daill'autore stesso. Tra i direttori più noti, fino ad 1800 circa, si r-cordano iTDe Giovanni, il Ferrarmi, il Cavalieri, il Fioravanti, il Marziali, il N'ostini, i quali erano primi violini-direttori. Intanto l'accrescimento della parte or chestrale nel'e optare teatrali, rendeva sempre più necessario che le funzioni di concertatore e di direttore si integrassero. Pioniere di questa innovazione fu, in Italia, Angelo Mariani; lo seguirono il Mazzuccato, alla Scala, li Serrao, al'San. Carlo. Dopo aver diretto in teatri minori, il Mariani apparve nel 18ti0 al Comunale di Bologna, dirlngendovi Ballo intascherà e Favorita, e perla prima volta si lesse sul cartellone la qualific ) : ' Maestro concertatore e direttore delle musiche ». »"'* Un profilo di Gaetano Coronaro, è stato tracciato da Elisabetta. Oddone (Soc. Edit. Ausonia). Si ricordano le origini del Coronaro. Nato a Vicenza nel '52, si recò a Milano nel '70, accolto prima nella scuola di violino Cavallini, ipoi in queUa .dì composiz'one, nella quale otteneva un Gran Premio con una « ouverture campestre». Nel '73 conseguiva il diploma di magistero, presentando il Tramonto, su versi di Arrigo Bolto. Tornato a Milano dopo breve permanenza in Germania, fu clhiamato al Conservatorio per sostituirvi Franco Faccio, spesso assente per la direzione orchestralo: condusse a termine r'nseenamento agli allievi Sinareglia e C.astagnaro. Accomunato al Faccio nella direzione della Scala, fu incaricato di concertare l'Otello, sotto la guida di Verdi Mentre il Tramonto era replicato in Italia., ad Amburgo, a Mosca, a Chicago, il Coronaro sceglieva l'argomento per una nuova opera: e fu la Creola di E. o M. Torelli Viollier. compiuta alla fine del '76. rappresentata nel '68 al Comunale di Bologna, dal Petrovich. dal Kaschmann. dalla Frecci, dalla Gargano, diretti dal Faccio, ed il successo fu completo. Nel 1S9Ì. morto Alfredo Catalani, il Coronaro lo sostituì nella cattedra di composiz'one al Conservatorio dil Milano. Nel nt)3 fu rappresentato al Vittorio Emanuele di Torino il Curioso accidente, su libretto di Cordelia, tratto da Goldoni, con successo buonissimo. Su queste colonne'il compianto L. A. Vilillanis lodò l'opera, che fu replicata sei volte. In seguito compose Enoch Arden, dà Tennyson. Altre sue composizioni furono due ourertures, una Cin.'onla, una Danza burlésca su spunto poetico di A. Boito due Bozzetti per quartetto, un Trio, una raccolta di melodie, qualche paigina di musica saora. Morì il 5 aprile 1908 a Milano. Dell'innumerevole produzione di canzoni popolari del settecento veneziano sopravvive nel Museo Correr un volume, che ne contiene circa duecento. Fra queste, Matteo Zanon, che è un benemerito della cultura musicale italiana e delle ricerche di antichi testi, ha fatto una scelta di cinquanta canti, molto, interessante (ediz. Ricordi, L. 12). « Canzoni da battello » egli le ha qualificate, perchè appartengono al genere cantato di preferenza nelle barche. La. strofe musicale è unica per le varie strofe del testo: questo ha diverso sentimento, tenero o frivolo, ironico o umoristico, e pur sempre ele".mte e civettuolo. Dal testo stesso delle canzoni si desume che esse erano accompagnate ordinariamente da un paio di violini e da un basso, o da pifferi,' timpani e tromboni — una piccola orchestra, per serenate — o da violini e v'ole: talvolta erano accompagnate dal coro, talvolta cantate da due esecutori distanti, a botta c risposta. Gli originali trovati dalla Zanon recano soltanto la parte del canto e le indicazioni del basso continano. La trascrizione e l'armonizzazione ne è stata fatta con sapienza e con garbo: l'accompagnamento proprio .delle are della scuola settecentesca sostiene ora queste semplici melodie, leggiadramente fiorite ci sobriamente lineari;-alcune di esse sono spensierate e futili: altre, come, ad esempio, «Sento che il cuor me manca» o « Nina non so che farve », contengono sinteticamente un briciolo di passione e lutto sono legBiaidre. simpatiche, .piacevoli: un nuovo prezioso contributo alla musica da camera italiana ed al folklore nazionale. a. A. c. . #*» ssednd