Grandi dame turche moderne

Grandi dame turche moderne Grandi dame turche moderne (Dal nostro inviato speciale) V - COSTANTINOPOLI, marzo. C-ontano dal cosmopolitismo di bassa ■ga della volgare Pera al di là del pon- (ti. nel cuore di Istnmhiit a Fathi dove.I«ttsa. che fu di Kiamll pascià l'ultimo uran Visir di Abdul Hamid ed il primo •ell'Impero Giovane Turco, è ancora abi- .: ..„■:.■. £>^^ 1 'Iga della volgare Péra, al di là del pon k. nel cuore di Istambul, a Fathi, dove posa come un pachiderma di marmo la moschea di Seliin, il Solitario «Konak», la asa. che fu di Kiamll pascià, l'ultimo Iran Visir di Abdul Hamid ed il primo All'Impero Giovane Turco, è ancora abitata dalla sua famiglia: la principessa Vedova, i figli, le figlie, i nipoti. Attorno ftd essa gravita la parte più ragguardevole del gran mondo turco, l'antico e il moderno. Ho passato in quella casa ospi'alissima, ore non comuni, ho visto veramente in quella casa la faccia della tragedia turca. E non solo la tragedia politica, ma l'altra ancor più appassionante del contrasto fra le antiche idee osmanliche e le nuove di cui l'attuale generazione si inebbria e nelle quali si abbandona con fede arden'e ect anima sognante. Fathi, il quartiere ultra-turco di Fathi; un alto acquedotto romano che lo domina, grandi spazi coperti dalle mace*ie di sterminati incendi, la colonna di Marziano del V Secolo che si aderge nello sfondo del Mannara, un cielo grigio, un freddo vento di tramontana, solitudine, silenzio. Sembra d'essere nella Costantinopoli di un tempo. Il Konak della famiglia Kiamil è una costruzione linda e civettuola, circondata da giardini che presto saranno in fiore. Nel cortile, frammenti d'una antica fon'ana marmorea, sulla soglia della casa una domestica negra accoglie ed introduce... Pachi minuti dopo, la conversazione fra la signora Makboullè (Preziosa), figlia del Gran Visir, la signorina Akilè (Intelligenza), nipote del medesimo e il visitatore è delle più saltuarie e strane, nel piccolo salone Luigi XV. Si va dalla politica alla rivoluzione femminis'a turca, dalle vicende della guerra in Anatolia a certi progetti di viaggi un po' folli, dalla missione di Jusuf Kemal al contegno dei vari occupatoti stranieri di Costantinopoli. Si parla del gran vecchio scomparso, il Visir... Le tre signorine Kiamil C'è un salone della casa tutto pieno di ricordi suoi, una vera raccolga di cimeli... mi si mostra una strana fotografia di Kiamil pascià con lord Kitchencr... Entra Pcrinan, la lìglietta di Preziosa Hanum. Un amore di bambina che va già al collegio americano e il cui nome tradotto nella nostra lingua, significa esat'amentc «Regina delle Fate» — Intelligenza (21 anni), Preziosa (25 anni), Regina delle Fate (7 anni), occhi smisurati, sognanti, un profumo di violette nell'ambiente :. Intelligenza ha una carnagione bianca come l'avorio ed ha il gesto par co, lento, autoritario. E' orfana Intelligenza, o possiede terre in Anatolia con quindicimila contadini... E' circassa d'origine, per parie di padre. Conosco arabo, francese, inglese, tedesco, ha divorato tutta la let'eratura contemporanea, un portento di coltura, insomma,. Preziosa è più bruna, di colorilo, irrequieta, meno colta forse della, cugina, ma più donna. La piccina è la personificazione del suo nomo. Preziosa, dice di essere sta'a la piccola segretaria di suo padre, di avere imparalo da lui ad amare la libertà, sino dall'infanzia e di abbonire il fanatismo. Intelligenza ricorda le ridicole domande che ancora le dirigono certi occidentali accaniti dietro le decrepite concezioni della vecchia Turchia romantica... Ad un 'ratto, la conversazione diviene così superficiale -che il visitatore domanda se è possibile concepire che le donne turche avendo ahollfo il velo si decideranno mai adottare il cappellino. — No, impossibile. Improvvisamente il discorso diventa serio... Le ombre degli » assenti», sono entrato nel salottino. E sono numerosi gli « assenti », le cui ombre nare siano con noi nell'ambiente pieno di intimità e quasi di affettuosità... Credono gli assenti di disporre di questo donne a loro In lento, ma si sente che sono esse, in fondo che li dominano tutti, vicini e lontani. In primo luogo' la madre, la padrona di casa, Sua Altezaa la. signora Kiamil pascià, terza moglie del Gran Visir defunto... La signora Kiamil ha 45 anni, cosi mi dice Makboullè (Preziosa), ma fedele al vecchio uso turco non consentirebbe mai non solo a sia puro un gentiluomo, ma neppure parlargli o a mostrargli il viso. E' il passato, la signora Kiamil vedova, con tutta la sua intransigenza. Essa dice: Questa è la mia casa, voglio rimanervi come quando ci sòn venuta. Comprendo che voi, mie figlie, non potreste più vivere come hanno vissuto le vostre madri, come ho vissuto io. ma non mi sento di parte binare alla nuova vostra esistenza. Sono 10 spirito della Turchia doppiamente morta. Udo al di là della parete le vostre vo ci. le vostre risa, le vostre parole pronunziate in lingue a me ignote con stranieri, che detesterò sempre, perchè sono tfiuurri, e in questo momento padroni, e sento il pianto salirmi alla gola. Allora .chiamo Yaya, la nostra domestica negra... che è una così dolce creatura ed ha le lacrime così facili, e piango con lei. Una parentesi : Yaya è figlia di Melando e Ivletamiò è dulia di un'altra negra venuta or sono ciimuant'anni dall'oasi di Murzuk nella casa di Kiamil pascià... La negra fu condotta a Costantinopoli schiava, nei temni che sembrano leggendari tanto appaiono lontani. Metamiè non era più che schiava a metà, e Yaya, la camerista, è assolutamente libera, e pare che sia la sola nella vecchia casa patrizia turca a condividere le lacrime della sua padrona... Uopo la madre, personificazione di una èra definitivamente chiusa, vengono i numerosi fratelli di Makboullè, alcuni dei quali occupano alte posizioni presso il Governo kemalista, come Ikmet bey, arrivato qui da Angora da pochi giorni con 11 ministro Yusuf Kemal, e che lo accompagnò a Parigi. E poi c'è Mussafcr bey,' altro fratello, fiero oppositore delle idee moderniste femminili della sorella e della cugina Intelligenza. Fiero sì, ma incapace in fondo di tener loro testa, costretto a subire la loro volontà, la loro superiorità di coltura e di carattere. Ma turco del vecchio stampo, insomma, «gen. tleman » sino alle unghie, ma così turco, che rimetterebbe in voga l'harewi, se l'averlo, oggi, non fosse considerato di pessimo gusto da tutta l'alta società ottomana. Mussafer bey si rassegna ad accompagnare Preziosa ed Intelligenza a feste, a balli di Ambasciate, a ricevimenti, a concerti e anche agli inviti a pranzo, nei grandi reslayrants alla moda, ma ogni volta si augura che accada qualche incidente che impedisca alle donne di parteciparvi... Completamente diverso è l'ultimo fratello di Makboullè. Nazim bey, giovanissimo ancora, ultimo figlio di Kiamil. che ne ebbe una ventina... -Jn poeta, un sognatore, un appassionato della musica in guisa quasi morbosa... Quando le ombre del giorno che moriva hanno av¬ volto il salottino dove le nostre seducenti arniche ci parlano da tre ore di cose tutte straordinarie ad udirsi, Nazim, in una saia vicina si è messo al piano ed ha cominciato a suonare Beethoven... — E' capace di andare avanti suonan d° per ore ed ore, al buio, ed ò come se uscisse fuori della vita, questo nostro pie colo fratello artista — osserva Preziosa. Poi c'è il marito di Makboullè, Nadgi bey, assente anch'esso, lontano a Konya, «overnatore di Konva. kemalista anch'esso ardentissiino. Nadgi bey, a quanto mi si dice, è un uomo forte, severo, ostile anch'esso ai nuovi modi di vivere della donna turca. Ma chi potrebbe resistere agli occhi di Makboullè? E chi al carattere autoritario, ribelle della piccola Akilé, che ò una vera arca di saggezza ed una inesauribile sorgente di logica? Il signore che ha ancora un " harem „ Ma spauracchio della famiglia è il cognato Scerif V..., fratello del Re dell Assir, c zio dell'Emiro Fcisol. O quello si che è un retrogrado ! Scerif V... e naturalmente un àrabo, tiene ancora in piena Costantinopoli sovvertita il suo « harem » e quando vede le giovani cognate tiene loru discorsi e discorsi di disapprovazione per luito quello che pensano e dicono e fanno. Intelligenza e Preziosa, quando vanno a trovare io Sceriffo nella, sua casa, cercano di tener les(a anche a lui. Ma lina volta o forse varie volte, lo Sceriffo ha imposto loro il ritiro di qualche settimana, con relativi esercizi spirituali e le donne hanno obbedito... Anche Akilc ha obbedito ! Come mai ? Mah ! V... è urlo Sceriffo, è un figlio di Arabia, è un discendente autentico del Profeta e qui si entra nel mistero, nel mistero della cosa che noi non nossianio comprendere. Per ricordo della nostra conoscenza Akilc mi ha regalalo uij libro gròsso cosi: «Les ctutlcs orientales et religieux», del Monlet, perchè mi convinca che l'Islamismo è di gran lunga superiore come umanità e tolleranza e senso del divino, al Cristianesimo... Akilé e religiosa, e una buona mussulmana, me l'ha dichiaralo a più riprese. Ma Akilè chiesta in isposa dà Mustafà Kemal, dal guerriero che ha rotto l'armistizio c alla tesla di otto milioni di turchi si e messo in armi contro l'Europa nel tentativo disperato di sai vaila sua Patria dal servaggio definitivo, ha risposto, nò. Perchè mai ? Mustafà' K'enlul ! altra ombra di assente presente. Ini. che so che fu il fidanzalo di Akilc, lo vedo sotto un altro aspetto... Non ò di cattivo gusto il generalissimo ! Ma' ànch'cgli e ben degno della signorina Intelligenti ! Eppure, la fanciulla, con tutto il suo patriottismo, crii tutta la sua esasperata passione ha risposto: No. Che pensiero c'À sotto la graziosa fronte «ti Akilè? Mustafà Kemal è quasi un re e tu non lo vuoi ! — I turchi, mi dicevano poco fa queste dame, hanno rinunciato per secoli ai vantaggi della collaborazione femminile nella vita. dell'Impero. Per secoli, essi hanno pensato, ed agito come SO lo donne non esistessero. Noi fummo unicamente le schiave, degli uomini, ma pernio ancora, fummo solo il loro solo trastullo. -E' stalo questo che ci ha perduti ! Ho compreso :i. che genere di uomo Akilè è forse dispósta a dar In sua mano. Ad un occidentale che fosse 'legno di lei moralmente, intellettualmente e. penso anche... finanziari amen te \ ma disposto a condividere la sua profonda fede religiosa, a farsi islaniitu, sinceramente... Intendiamoci : è sempre una cosa profondamente deplorevole, è anzi un grosso scandalo per l'alta, società turca vedere una nobile fanciulla sposare, un europeo anche di condizione elevata. Matrimoni di questo genere no sono avvenuti a Costantinopoli durante l'armistizio, ma sollevarono nel mondo islamitico la più aperta ostilità. La donna perdette osmi diritto rivile e fu ripudiata dai suoi. Ma se l'europeo si fosse piegato ad aderire nll'islamismo in guisa anche molto discreta, limitandosi a firmare l'abiura e il- riconoscimento della Legge Coranica, le ostilità, turche sarebbero state certo assai minori... Un altro spauracchio delle nostre seducenti emancipate è la sacra persona dello Scheik-ul-Islarn, il capo ilei fedeli. \Lsìi è »n frequentatore assiduo della, nobile casa. K^T^^S&SS questo di scomparire, e se non è possibile iario senza che lo Sceik'-ul-Islam si accorpa della sua presenza, si decide senz'altro di nasconderlo... Piccoli inconvenienti còmici provocati dai diversi stati d'animo del inondo turco in rivoluzione. Vo ne sono dei maggiori,.. Vi è la continua lotta, latente fra uomini e donne, una lotta senza quartiere, starei per diro, non solo entro le munì, domestiche, ma che continua nella strada, e in pubblico nel più folto della folla dalle infinite origini e dalle più diverse lingue. Poiché non sono soltanto gli uomini della famiglia quelli che tentano di sabotare il risveglio femminile ; il fratello, il cugino, il cognato, lo zio por non parlare del murilo, ma tutti gli nomini congiurano contro tutte le donne dalle tendenze nuove. Oggi ancora è possibile, mettere ■ in rivoluzione la polizia turca di Starnimi, di Péra, di Calata, se una signora, una signorina turca è intravista assieme ad un occidentale.. Oggi ancora le vostre amiche turche vi pregano di non salutarle, se le incontrate per la strada, o vi scongiurano di procurarvi un fez e di ficcarvelo in testa, quando attraversate il quartiere per recarvi a casa loro. La caccia alla "Banum,, La più notevole, l'unica forse attività della polizia turca nella Costantinopòli occupata dagli alleati è la caccia alla donna turca, di tutte le condizioni, in sospetto di modernismo. E oggi ancora si sono vedute-donne turche lapidate perchè accusate di avere un amante occidentale. Questa disposizione degli uomini verso le loro compagno che non sanno più sopportare la tirannia mascolina, ina che tuttavia riescono bene o male a mordere al frutto proibito occidentale, le pone in una condizione tutta speciale, turba profondamente i loro spiriti, le eccita e le sgomenta nello stesso tempo. Le « hanum » moderniste con la loro narteci nazione a metà alla vita, al pensiero e alla morale occidentali, con i loro desideri, soddisfatti soltanto ìli piccola parte, di avvicinarsi agli uomini che rappresentano ai loro occhi l'intellettuale o semplicemente il « itetitlenien » europeo, sono in fondo dello condannate alla pena di Tantalo... E quale pena per delle nature in generale, inclini per atavismo, per abitudini, per lavoro incessante di fantasie, ai più completi abbandoni ! Farfalle, frementi farfalle pronte a gettarsi dove secondo loro è la luce. Che cosa è Costantinopoli oggi? Oal punto di vista turco, un immenso vivaio femminile... Gli uomini turchi rimasti qui sono gli imbelli o i vili o gli impotenti. Tutti quelli che hanno comunque qualche qualità, qualche coraggio, qualche sentimento, hanno qualche forza virile, si tiofvano dall'altra parte, attorno alle verdi bandiere di Mustafà Kemal. E allora, allora si può comprendere il dramma di queste femminili anime ardenti, che pensano e agiscono sui confini del sogno. — L'ultima volta che ho pianto — dice ad un tratto Akilé — è il giorno che ho veduto le navi dei vincitori entrare nel Bosforo, dar fondo ajle àncore e fermarsi... fio sentito che si sarebbero fermate inclcfinilivamcntc. Mi domandate se sentiamo della sincera simpatia per voi occidentali. Ecco, vi rispondo: Andatevene e ritornato!... Avete compreso? Andatevene con le vostro navi, con i vostri soldati, con le vostre uniformi, con le vostre parate, con le vostre bandiere, con tutto il bagaglio delle vostre vane manifestazioni di forza, elio non fauno che aumentare l'odio del popolo turco per voi, c tornate con quello che noi, donne turche, desidcrianic. ed amiamo, con la vostra musica, con i vostri libri, con la vostra coltura, con la vostra inorale. Allora non vi ameremo veramente, senza restrizioni mentali... — Che cosa credete, — aggiunse Preziosa — che il popolo turco non soffra indicibilmente e non ricordi? Noi non siamo stati violi! Nessuno, dalla parte degli laiperi, è stato vinto mono di noi! Andate a vedere il terreno dei Dardanelli... Contate lo croci che, in questi anni di armistizio, vi hanno piantato inglesi e francesi! Contate le carcasse delle 'navi che ancora affiorano alla superficie del Canaie... Volete avere un'idea del genere di strazio che ci avete imposto? Pensate a duello che accade nel golfo di Ismit, a Tusla. Laggiù, nelle acque basse, l'Inghilterif ha mandato la nostra nave maggiore, il Sullan Sellili Yavntjs, l'antico Goebcn. La corazzata ò senza otturatori ai cannoni, senz'armi, senza munizioni, con molte falle mal chiuse nella carena. Sono le sue ferite di guerra! Ma sulla corazzata sventola ancora la bandiera turca e vi sono a bordo degli ufficiali e dei marinai nostri. Orbene, il Saltati Sclini subisce da anni questa spietata condanna: quando i nostri soldati, sulla terra vicina, respingono alla costa gli invasori greci, la nave di questi. VAvctoff, e qualche altra ancorata vicino alla nave turca, sparano con tulli i loro cannoni sulle schiere di Kemal. E i nostri marinai debbono assistere al massacro dei loro fratelli con le braccia incrociate, e gli inglesi non vogliono cangiar di posto alla nave così per infliggerci un tonnento di nuovo genere..: — Ma no ! — rispondo. — Vi saranno altre ragioni... Temeranno, gli inglesi, che il vostro ottimo ammiraglio Ra/y bey, che è un uòmo straordinario, à quanto mi dicono i controllori navali alleati, con i quali egli dissenti parlando contemporaiicamen'.e le tre lingue inglese, francese e italiano, che Razy bey, dico, faccia l'ine alla nave la fine di quelle di Scanaflow... - No. sarebbe superfluo, la Sultaii Sellili dev'essere demolita... Porcile non In demoliscono subito? Che cosa aspettano? No, è- proprio per condannare i nostri a quel martirio che là lasciano in vita... — Ebbene, signorina Akilè, perchè i vostri marinai, una bella no'te. con quel poco carbone che hanno a bordo, non accendono qualche caldaia, non salpano e non vanno a dar con la prua, addosso all'» Averoff ;.? Sarebbe una cosa folle, ma eroica e onorata da tutti... — Avete ragione, i nostri uomini suno passivi, sopratutto nella sventura! Non c'è che Mustafà Kemal degno di condurre il paese... — Ed Enver, il vos'-ro grande Enver? — Enver? Spero che costui, per il bene della patria, non temerà mai più! - E i grandi occhi neri di Akile si oscurano. No, non è certo amato Enver in questo ambiente ! Anzi, lo si considera come un insigne delinquente... o piuttosto come un pazzoide. 1 suoi grandiosi sogni, la sua propagandai nel Turcliéstan, "i proposi'i di guerra alia 'Russia, lo sue idee bisticcile di costituzione di un nuovo impero tui-omantio che vada dall'Anatolia alla Mongolia, cinese, sono giudicate altrettante frenetiche risorse di un uomo che. vuole per forza rimanere a. galla e più che a galla, mentre In nazione non lo in'ende più... Cià !a famiglia Kiamil non dimenticherà mai l'uccisore di Nazim pascià e il nemico acerrimo del Gran Visir. Cameriste e lampade a petrolio li' sera affatto. Nazim bey, l'ultimo figlio di Kiamil continua a riempire la casa degli echi ora appassionati ed ora languidi del suo pianoforte. Entrano nel salotto le cameriste, recando le grandi, le antiche lampade a petrolio. Non si adopera luce elettrica nella casa di Kiamil pascià, nella casa dove passa questo gran mondo turco disorien'ato. E il pencolo di incendio? Quel pericolo che a Stambul è continuo, costante e possente sempre? Tutte le case, tutto il quartiere attorno al Konak di Kiamil è distrutto dal fuoco, tu nobile dimora è la sola salvata. — Bruciasse anche questa casa! — conimenta tacitamente Akilè. — Che eo.sa scrve oramai vivere a Costantinopoli ? Clio cosa concludono -i vostri « foyer utfellectuels »? — Meglio non aver più dimora ed essere tosj. costrette ad anrdarseic, ad andarsene per sempre ! Io venderò le mie terre d'Anatolia e me ne andrò via di ciui. I'.' il mio destino!... — Dove volete andare, principessa? — Non so, non ho nessuna idea, nessun programma... Partire, andare, non riveder*; più il Bosforo, non più le moschee, rinunciare definitivamente al « scia-scrof » e al i< masi ak ». il bianco velo di Corte, tessuto in seta di Brussa. e diventare a Roma, a Parigi, a Londra, a Berlino una dama qualunque. Oh no, Akilè, voi non farete questo! Rimanete qui, vicino alla' vecchia Kiamil, alla principessa che sostiene ancora che erano molto migliori i tempi nei quali la donna, la dama turca, non s'infangava le scarpette, non si confondeva nella folla volgare per andare al concerto, al ricevimento, al teatro, al tallo, ma erano il concerto e il teatro c il ballo che venivano a lei. nella sua chiusa casa... Rimanete, squisita Akilè, in Turchia, poiché se voi partite e se. le fanciulle turche e le donne che vi assomigliano partono, non vi sarà sorriso di sole e profumo di fiori, e nessuna donna straniera vi sarà capace di ridare a queste rive un'ombra del suo fascino fatto d'infinite memorie, è vero, fatto dalla storia tormentosa dei popoli che si sono abbattuti e si abbatteranno in senipiteruo contro questo cardine del monde-, ma fatto sopratutto dalla donna d'Oriente. Voglio dire dalla vera e non dalla falsa. Poiché qui tutto che è umano è falso, ingordo, corruttibile, volgare, all'infuori di voi, Akilè, di voi Macboullò e di quelle che, come voi, hanno nell'anima, nelle parole, nello sguardo, iieali atti. la raffinatezza esasperante della selezione e delle origini... ARNALDO CIPOLLA I| | II i 1 | I j! | ! z! •I