La politica finanziaria

La politica finanziaria La politica finanziaria Si tiza nuindi a parlare fra la viva attenzione della Camera il Ministro delle Finanze, on. BERTONE. Egli dice: Ritorno alla finanza normale Il problema finanziario, seppure non ha più la gravità paurosa di pochi anni addietro, 6 «(ale ancora però da preoccupare profondamente ogni persona che lo debba esaminare ed affrontare con senso di responsabilità, il deficit statale, fissato nell'ultima esposizione finanziaria in tre miliardi e mezzo cm evidente tendenza, che ad ogni costo bisognerà formare, all'accrescersi; le angustie ancor maggiori in cui si dibattono province, comuni ed enti' locali; la depressione penosa di molta parte della economia nazionale le cui sorti sono inscindibilmente connesse copi quelle della finanza; il formidabile lavoro che ad un tratto sii è rovesciato su tutti gli ufPci finanziari in aggiunta alle mansioni notevoli, alle, quali essi dovevano attendere, costituiscono una situazione meritevole della più vigile attenzione del Governo e del Parlamento c di un'opera intesa risolutamente ad attenuare e risolvere il disagio nel momento stesso in cuii lo si riconosce. Imperocché sarebbe vana cosa e disdicevole ai nostri doveri acquietarsi nella facile scoperta e deiiiiincia dei mali onde si soffre senza avere insieme il proposito, ed assumere la responsabilità, di debellarli. E questo proposito, il Governo, e quésta responsabilità intende di assumere. Io esporrò sommariamente alcune considerazioni che dovranno essere come la riaffermazione e la conseguenza delle grandi lint-e segnale già dalla austera e franca l'ai-'la del Presidente del Consiglio»! Caratteristica precipua della Finanza è di essere costantemente in armonia coi tempi in cui si svolge, mi bisogni a cui deve provvedere. Ouando le esigenze di bilancio urgono imperiose ed eccezionali non si può altrimenti fronteggiarle che con mezzi eccezionali. Ed è questa l'impronta dell'azione finanziaria svoltai ininterrottameiiite dal 1918 ad oggi e si deve pure a questa azione se il disavanzo, clic nel bilancio 1920-1921 fu previsto in circa quindici miliardi, potè, grazie ai provvedimenti straordinari vototi nell'oslale del 1920. ridursi a cinque. Sarebbe stolto affermate che oggi siamo cullati nella normalità, ina sarebbe tuttavia del nari ingiusto negare che vi è un desiderio ircoereibile nel paese, al quale non può non corrispondere uguale desiderio nello Sialo, perchè essa sia ricostituita. Osservare questo nuovo stalo d'animo creato dallo nuove contigenze indica ili per sè una linea, di politica finanziaria. Un'opera di raccoglimento, di semplificazione vuole essere oggi intrapresa dopo l'aspro periodo attraversato, opera che respinge ugualmente da sé come ingiuste le recriminazioni «ni passato, come nericnlose le illusioni snll'imme'liato domani: die intende sopratutto, avendo sempre ili mira i sunremi interessi del paese, a contribuire perchè nello Stato e nd paese ritorni il più prpsto possibile non solo il senso, ma la realtà della quiete onerosa. Nanunatiyita dei titoli Due specialmente dei provvedimenti finanziari eccezionali approvati dal Parlamento nel 1920 suscitarono più tardi vive discussioni: la legge sulla nominativitù dei titoli e quella sulla avocazione dei profitti di guerra. Ora, è necessario riconoscere che le condizioni economiche del paese sono dall'epoca di (iuelle leggi profondamente mutale, onde la necessità di una revisione del loro modo di applicazione. Per la nominativitù dei titoli il Presidente del Consiglio ha annuncialo, nelle sue dichiarazioni, un disegno di leggìi die verrà tosto presentato e che lascia ni possessori di titoli al portatore la facoltà di liberarsi dall'obbligo dì tramutarli al noni" ove si assoggettino ad una ritentila sugli interèssi, premi e dividendi ilei 15 per cento. La Cameni discuterà ampiamente Il disegno di legge per il quale il Governo chiederà l'urgenza. Siami quindi consentito per ora di limitarmi a brevi considerazioni. 11 disegno di legge riafferma 1'hnpcrinso dovere che a tinti i cittadini incombe di concorrere ad alleviare le gravezze dello Stato, ma il lasciare ai possessori ili titoli la scelta sul modo di dare il loro contributo rappresenta innegabilmente un passo importante verso quella collaborazione rfatta di reciproca lìducia che soprattutto si riconosce essere una delle basi fondamentali per il ritorno alla normalità della finanza e della economia. L'esperimento del resto già avviato con decreto 22 aprile 1920, per tutti i titoli die non fossero dello Stato, permette di guardare con fiducia alla rinnovazione la q::ale intanto ha l'indiscutibile vantaggio di regolare in modo uniforme tutti indistintamente i titoli al portatore, di qualunque netura essi siano. Quanto ai risultati finanziari della presente riforma, essi non potranno essere che ragguardevoli ove si pensi che la somma annua di interessi per i soli titoli di Stato, esclusi sempre i buoni del Tesoro, si aggira sui due miliardi e mezzo, alla quale aggiungendosi l'altra somma pure ingente di interessi, premi e dividendi pagati sui loro titoli da Enti e Società, si realizza o sotto una o sotto l'altra l'orma un cespite tributario di capitale importanza senza costringere nè la pubblica nè la privata economia. • I profitti di guerra Un'altra legge eccezionale, su cui per l'immediato esame si attende una parola del Governo, è quella della avocazione dei profitti di guerra. La ragione di questa legge e il principio da cui essa fu ispirata riman gono immutati, anche oggi. Nessuno, io penso, oserebbe sostenere che sia intervenuto alcun che di nuovo per cui di fiorite alla legge chi possiede ricchezze che costituiscono profitti di guerra, magari a carico dello Stato, le possa godere tranquillamente mentre il bilancio dello Stato si torce nelle strettezze. Ma là questione è un'altra: se i contribuenti, ner sopravvenute circostanze, non siano oggi in grado di soddisfare agli oneri verso lo Stalo nel modo stabilito. La crisi industriale e commerciale abbattutasi sul paese e aggravatasi ultimamente per la crisi del credilo ha avuto le sue profonde ripercussioni nel regolare soddisfacimento del tributi. Le istruzioni che accompagna rnno il regolamento 27 marzo 1921, la notevole rateazione dei pagamenti concessa dal ministro delle Finanze, attuale presidente del Consiglio nel giugno successivo, i propositi manifestati dall'on. Bonomi nelle sue dichiarazioni del 19 luglio e lo spirito largo e generoso e l'equità con cui tali propositi furono sollecitamente attuati dal mio predecessore, on. Soleri, sono una evidente inconfutabile dimostrazione del sereno pensiero di giustizia e di sociale convenienza che ha sempre assistito il Governo. In questa medesima strada noi intendiamo continuare rendendoci conto non soltanto delle imperiose necessità del bilancio, ma d" quelle in cui si trova il campo da cui le risorse devono essere ricavate. A sua volta il Governo confida che i cittadini contribuenti vorranno considerare le inderogabili esigen ze dello Stato, con quello stesso senso di ponderazione e di msponsabilità con cui il Governo guarda i bisogni del paese e si asten¬ gano quindi dal domandargli ciò che non sarebbe pilu equa applicazione, ma bensì violazione di legge. Il nuove compito Ma è ad un altro e ben più vasto compito che noi dobbiamo ed intendiamo dirigere la nostra attenzione: ricondurre TI bilancio alla struttura normale, perche questa a la condizione necessaria del risanamento finanziario. Le entrato tributane dello Stato gestite dal Ministero delle Finanze, che segnavano nell'esercizio 1913-14 la cifra di men che due miliardi, che erano salite nell'esercizio 191819 a cinque miliardi e 300 milioni e nell'esercizio chiuso il 30 giugno 1921 quasi 11 miliardi, raggiungeranno nel prossimo esercizio non meno di 13 miliardi e mezzo. I Comuni e le Province applicano a loro volta tributi, per circa due miliardi e mozzo. Sono quindi 15 miliardi che pesano sul contribuente italiano e tutte le amministrazioni dello Stato e degli enti locali sono ancora in disavanzo-, cosicché un monito viene a noi dalla stessa eloquenza delle cifre ed è un monito che non deve arrestarsi nell'aula parlamentare ed applicarsi solo all'amministrazione dello Stato, ma devo sentirsi in tutto il paese per essere applicato a tulle le amministrazióni locali. Occorre che da tulli si abbia la chiara comprensione della necessità, non mai ibbastanza ripetuta, di una rigida restrizione nelle speso. Il (inverno vuole, da parte, sua, accingersi senza indugio alla biinua opera. Si' è chiesto se sia proposito del Governo coprire il disavanzo con nuovi oneri fiscali. Rispondo che altra è la via che il Governo intende battere: Lo attendere al riordina-nicr.lo e ad una singolare coordinazione dei tributi esistenti: 2.o ricercare e fermare le troppe e troppo gravi evasioni che liei campo dei tributi normali avvengono. Per le finanze locali è dinanzi al Parlamento un disegno di legge che, già studiato da un'autorevole Commissiono reale, fu accolto ih massima dal nostro Presidente del Consiglio allorché sedeva al dicastero delle Finanze e quindi discusso eri approvato dal Consiglio dei Ministri. Ripreso in esame dal min predecessore od In alcuni punii mo'ìiiiratn, è stato trainilo nel disegno di legge N. 967 del Sii novembre 1021, sul quale la Camera è chiamata a dare il suo giudizio. Por le finanze dello Stato è pure dinanzi dia Cantera tutto un vasto materiale legislativo, che dovrà essere esaminato e discusso per dare un permanente assètto a tutta la: nostra legislnzini.-é tributaria. Bisognerà die in questo riassetto si f-ceia onc-., r\\ sfronda, mento e di semplificazione togliendo graduai morte tutte le su'perstnilturc che la cnerra ha portato negli ordinamenti tributari. Bisn gna liberare il contribuente dal groviglio dì molteplici tassazioni sullo stesso cespite imponibile e far convergere ogni sforzo verso una più ]>iar:.a. (&d agevole linea di imjtjsizinno Anche qui il progetto Meda, ripreso in esame e presentato alla Camera con alcune varianti dal mio predecessore, consentirà al Parlamento di dare finalmente una soluzione adeguata al graivJe problema. Cosi pure, accògliendo il vntn concorde-, mente espresso e dal Parlamento e dal Gn- erno, occorrerà dare mano alla semplificazione del regime tributario sugli affari la cui linea segna una preoccupante depressione dovuta non soltanto al ristagno economico generale, ma anche alla vessai orietà di sostanza e di forma, divenuta in certi punti fastidiosa ed insopportabile, con danno palese dello stesso rendimento. Imposta e ricchezza irsobilo Ma è principalmente il tributo principe iella nostra legislazione finanziaria, cioè l'imposta ili ricchezza mobile, che richiamerà In nostra vigile cura. E' semplicemente meraviglioso il suo andamento pur nel periodo dilllclle che stiamo attraversando. Net 1910 figurava nei ruoli di R. M. una massa di reddito complessivo di 2 miliardi e 300 milioni, nel 1920 cresceva a 2 miliardi e 785 milioni e si elevava nel 1921 a quasi miilardt e 92V milioni per raggiungere, con magnifico balzo nei ruoli del 1922-, la cifra di olire 6 miliardi. Eppure molto lavoro rèsta ancora a compiere in questo terreno, Ile deve non solo garantirsi ria un eventuale regresso, ma deve anzi assicurarsi per glL ulteriori incrementi. I dati statistici che l'amministrazione ha i-accollo ci dicono che n Italia sono 508.077 i contribuenti privati iscritti nei ruoli di R. M. per l'esercizio di industrie e commerci per un reddito medio che non raggiunge le tre mila lire. Questi dati ci dicono anche che 97.103 professionisti sono iscritti nei ruoli per un reddito medio di lire 2.200. Chi pensi a queste cifre e le metta in rapporto colla svalutazione monetaria comprendo senz'altro quanto accentuasia il fenomeno dell'evasione nel campo della valutazione dei redditi. Ni» basta ancora. L'indagine è stata portata anche in quel campo delle evasioni, dove si raccolgono coloro die si sottraggono totalmente all'imposta. Ho fatto compiere il raffronto fra le liste di contribuenti iscritli presso i comuni quali esercenti di industrie, commerci e professioni e la lista di quelli tra costoro che figurano nelle liste della R. M. e si ebbe questo risultalo impressionante: in tutte le città capiluoghi di provincia figuravano iscritti quali esercenii industrie, commerci e professioni ai fini delle tasse locali, 250 mila Ditte, mentre, ai fini del reddito della ricchezza mobile, non figuravano che 170 mila, il che vuol dire che la rilevante cifra eli 80 mila, 1/3 circa del totale, si sottraggono completamente all'imposta, solo nelle città e capiluoghi di provincia. Se lo stesso fenomeno si verifica con pari intensità in tutto il Regno, e facile dedurre qual numero rilevante di contribuenti sfugge all'imposta. Di fronte al numero dei contribuenti paganti, che sono in tutto il Regno 604.180, si giungerebbe con questo calcolo a stabilire che forse 300 mila contribuenti dovrebbero pagare e non pagano l'imposta. Probabilmente nei piccoli centri il fenomeno delle evasioni numericamente è meno accentuato che nelle città e capiluoghi di provincia, per la maggior possibilità di intensificazione creile indagini. Comunque, è certo che sempre assai vasta e preoccupante ó la massa di coloro che non adempiono al loro dovere tributario. Imposta patrimoniale « E' seguendo questa via di raccoglimento e di vigile attenzione che si potrà reintegrare la falcidia che la. cessazione dei tributi di guerra, va recando alle entrate dello Stato. Dei tributi straordinari uno solo dovrà rimanere in piedi, ed esso lascia, sin d'ora, intravvedere il più confortevole risultato. Intendo parlare dell'imposta sul patrimonio. Devo in proposito correggere subito un ingiusto giudizio, che sembra avere fatto presa sulla pubblica opinione, e cioè che le denunzie volontarie dei contribuenti siano state una delusione. Esse costituiscono invece, nel loro complesso, una novella prova della buona volontà e dello' spirito volonteroso di sacrifìcio che anima il contribuente italiano quando lo si ponga innanzi alle imperiose esigenze del Paese, i dati statistici preventivamente fatti compilare dal Ministero delle Finanze davano come esi¬ stenti 'in Italia poeto più di r>00 mila patrimoni! superiori alle 50 mila lire, per un valoro correplessvo di circa 60 miliardi. Ebbene, entro .il termine del 31 maggio 1920. fis- . sato dal decreto, si ebbero 380 mila dichiarazioni, per un valore di circa 55 miliardi: risultato superiore ad ogni previsione, ove si pensi che gli stabili entrano iier una cifra di 35 miliardi, sulla base del valore provvisorio fissato in seguito a decreto con un criterio empirico. Ohe è largamente inferiore all'effettivo. Un recente provvedimento legislativo ha riaperto il termine delle denunzie sino al 30 giugno prossimo, ed è a sperare che i contribuenti che hanno ommesso la denunzia di tutii o di parte del cespiti posseduti, riparino ail'ommissione, se vo- ■ gliono sottrarsi alle sanzioni che la leggo contempia. Frattanto l'Amministrazione è andata faticosamente c proficuamente raccogliendo tutto il vasto materiale di indagini e di ricerche che deve condurre a questo primo grande censimento dei patrimoni privati in Italia e per iniziare, subito dopo il 30 giugno prossimo, l'opera di accertamento di ufficio in confronto dei renitenti e della valutazione e revisione dei patrimoni denunziati. Tutto lascia prevedere che il tributo darà all'erario dello Stato un larghissimo ce- .' spite. tanto più sicuro in quanto alla buona volontà del contribuente potrà corrisponde-• co la preparazione completa degli uffici finanziari che hanno dato sin qui una superIla prova di iniziativa e di laboriosità e che attendono, pur essi, giustamente dal Govèrno di essere posti in grado di affrontare la nuova e faticosa opera ad essi affidala. Questi, on. colleglli, in larga sintesi i propositi del Governo nel campo finanziario. Non grandi cose, non facili promesse di nuovi provvedimenti, non sottile ricerca di nuovi tributi, non audacie rinnovatila, sib-" bene il pensiero e la volontà di restituire al bilancio dello Stato l'impronta di quella normalità, e quiete dio è ad esso necessaria, non meno che all'economia del paese. Tra gli interessi della pubblica finanza e quelli dell'economia nazionale non può e non deve esservi antitesi. La cura, dei primi ed il rispetto dei secondi costituiscono, per qualunque Governo, uguale ed imprescindibile dovere. Sollevare ed attenuare le angustie, di cui si soffre, con opera di semplificazione e di prudenza, ricondurrò poco a poco l'ordine, la tranquillità e la disciplina vicendevole e la fiducia, dove sino a ieri fu turbamento creato da. circostanze eccezionali superiori a volontà di uomini e di Governi, è tale compito che, se anche solo in parte noi riuscissimo a raggiungere, ci farebbe persuasi di noti avere indarno spesa la nostra giornata. La chiusa del discorso Bertone è accolta ria calorosi applausi sui banchi del centro ed anche su quelli degli altri settori, Moltissime congratulazioni. Voci: la chiusura; Presidente pone a partito la chiusura della discussione (è approvata). Si passa al.'o svolgimento ricali ordini del giorno, che vengono svolti dagli onorevoli Banderali, Luiggi, Ciriaini, Corsini, Coris, Fior, Monid, Martino, Broccardi, ■Mazzoni, Basso, Mazzucco. I) presidente del Consiglio FACTA. Presidente del Consiglio: esprimerà biovemeiite il suo pensiero sugli ordini del giorno. Si associa a queg'li oratori die hanno affermato la necessità di riservare all'esame dei bilanci la discussione dei problemi più Importanti e che possono avere ripercussione finanziaria. Prega perciò i presentatori degli ordini del giorno che concernono queste questioni di convertirli in raccomandazioni, per evitare il pericolo di prendere risoluzioni affrettate, che possono pregiudicare gli interessi del Paese. Sugli ordini del giorno rifletieinti la politica marinara, ha già espresso il suo pensiero il Ministro della Marina. Quanto al problema delle terre redente ed al risarcimento dei d'anni di guerra, rileva, non essere vero che esso non abbia formato oggetto delle più amorevoli cure ila parte del Governo, tanto che le provvidenze che sono state emanate e l'onera compiuta in quelle regioni han for- ■ muto oggetto di ammirazione eU parte degli stranieri. Nè epiesta opera sarà interrotta. E per quanto riguarda il Decreto del 22 febbraio scorso, il Governo si riserva di esaminare so esso debba essere modificato (mando verrà dinanzi alla Camera per la sua conversione in legge. Si augura' pertanto che i rappresentanti di quelle regioni vorranno fare opera di pacificazione tra quello popolazioni, assicurandole della sincerità degli intendimenti del Governo a loro favore. Nè saranno trascurate le tetre redente per quanto riguarda la loro sistemazione politicvi-aniministativa, della, quale il Governo sta in questi giorni alacremente occupandosi. Ouanto alla questione agraria, essa formerà tra breve oggetto di larga discussione innanzi al Pariamento, poiché il Governo ha assunto e mantiene l'impegno di sotto? porre all'esame della Camera 1 progetti che a tale epiestiono si riferiscono. Venendo alla questione finanziaria, riafferma il proposito clo-l Governo di armonizzare le necessità dell'Erario e della difesa del Bilancio con quelle dell'economia nazionale. E' conscio della modestia delle sue forze, ma crede che in questo momento anche una azione modesta, diretta a risolvere i problemi urgenti, possa efficacemente contribuire al benessere del Paese, preparando le condizioni necessarie per poter poi affrontare più ponderosi problemi. {Applàusi). •La grave situazione in cui si trovano molte parli d'Italia deve trovare concordi tutti gli uomini che amano il proprio paese, nel dare opera a che la pace ritorni fra le parti in lotta, e l'oratore confida che le parole di pace che in questa aula, sono stile pronunciate troveranno eco nel Paese. Da parte sua ha emanato precise istruzioni ai Prefetti, perchè non tollerino in modo assoluto sopraffazioni di un partito su di un 'altro convinto che sia questo il precipuo mezzo per addivenire all'auspicata pacificazione sociale. Il Governo chiamerà subito la Camera all'osarne dei bilanci e dei D. L. in questo momento più urgenti e confida che se essa vorrà dargli la sua cordiale e comple'ta collaborazione. Governo e Parlamento potranno svolgere un'opera veramente utile per il progresso del Paese {vivissime approvazioni, vivi applausi, congratulazioni). La votazione PRESIDENTE, mette a partito l'ordine dei giorno dell'on. Ciappi accettato dal Governo il quale ha posto su di esso la questione di fiducia; l'ordine del giorno e cosi concepito: la Camera approva le dichiarazioni del Governo e passa all'ordine dei {/ionio. Avverte che su quest'ordine del giorno è stata chiesta la votazione nominale la quale dà il seguente risultato: Presenti 365 Votanti 364 Astenuti t Maggioranza 1S3 Hanno risposto SI 275 Hanno risposto NO 83 La Camera approva l'ordine del Qi&a.O del deputalo Ciappi.

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