I quesiti ai giurati e le prime arringhe al processo di Torino

I quesiti ai giurati e le prime arringhe al processo di Torino I quesiti ai giurati e le prime arringhe al processo di Torino Poco pubblico assiste all'udienza. Il processo, esauriti gli ìnterrogatorii dogli imputati e le deposizioni testimoniali diremo pili accidentate, è andato perdendo d'interesse. Questo risorgerà alla requisitoria, del iProcuraiore Generale coinm. CrostUr&irU, die k molto attesa, e per qualche arringa di p. . C. e 'di difesa, ma per ora, interesse, curiosità, monumento, quasi zero. Oggi è presente anche l'on. Ferri. 11 Presidente commtica che il teste Monatori non fu potuto citare poiché egli non si trova a Tri- ! Ì>oli ma a Misurata, comi; soldato. Propone tli leggere la stia deposizione, ma l'aw. Filippi' vi si oppone. Avviene mia breve scheimaglia tra il difensore ed il P. G.; ina ciueBt'ultima, che è ispirato dal lodevole proposito di fare presto, noti insiste per la lettura, e cosi anche questa (juestlone rimane liquidata ii'aw. Alasia demanda, che siano sentiti due testimoni giunti all'ultimo momento, cioè Del (Pozzo e Ferrari, nell'interesse del itossi. P. — Questi due testi cosa devono dire? Aw. Alafela: — Che Rossi lavorava alla Fiat. P. G. : — Slamo d'accordo. Aw. Alasia: — Ma bisogna clic siano d'aefcordo anche i signori giurati. Inoltre queste testimonianze hanno un valore 1n linea ninfale ed, è .uer ciò che insisto perche siano tardile. P. G.t — Bene, ma purché se la sbrighino in fretta. Ferrare Francesco fu Pietro, d'anni 3>, da ^Torino, meccanico, a. domanda del difensore aice -che 11 Rossi lavorava regolarmente alla Fiat e faceva l'orario dalle 7 del mattino alle 7 della sera. Presidente: — Ma non vi era l'orario delle t»tto ore? Tesi*: — jlfo; In quel periodo dell'occupa; Zinna delle fabbriche si facevano dodici ore. Il teste è rapidamente liquidato ed il suo pósto viene preso dall'alno ritardatario, cioè il Del Pozzo Umberto di Battista, d'anni 20, meccanico. Egli dichiara che la sera del il sino verso le ore 20 fu in compagnia del Rossi, che poi perdette di vista in seguito alla confusione esìstente in quel momento. A domanda, spiega clic cali era intimo del Hossti "anche perclu- è fidanzato con una sorèlla del Rossi. Aggiunge ulte la madre era. disperata per il l'atto che il tltilin le aveva detto di aver-partecipato alla «altura di qualche individuo. Ricorda di aver sentilo la madi» raccomandargli nel mudo più caloróso di non occuparsi più di queste faccende. Anche questo teste viene licenzialo ed i.l Presidente inizia la lettura dei quesiti da sottoporre ai giurati, quesiti che furono già discussi alla fine della seduta di sabato; ma l'avi'. Alasia vuole sapere se, per quanto riIguarda Sironi, siano arrivali i documenti che si riferiscono alla sua riforma dal servizio militare. . P. G : — Onesti non sono àncora arrivali. Jrta ho avuto assicurazioni dal colonnello del distretto che essi mi saranno inviati ceriaImehte. I Quesiti E siamo alla lettura dei quesiti. Essi per brevità vengono dal presidente divisi in tre gruppi di impiumi e cioè: imputati di '.altura semplice; imputati di cattura a mano armata e di sevizi»; muori materiali dei delitti. Inoltre vi sono i quesiti che si ri!'<■j'iscono particolarmente ni Roggio e quelli per reati minori come porlo d'anni abusivo manciata denunzia delle armi e per il Monticone la detenzione dell'esplosivo. L'aw. lAlasia solleva un incidente circa i lesiti :ela1flvi al Stami. Egli vuole clic ano aggiunti i quesiti della minaccia semplice e delia minaccia a inailo armata. p. G. : — Mi oppongo a questi quesiti in quanto di queste iutiuiiazioui non si è mai latto cenno. Ora la di lesa ha diritto di mettere dei quesiti che attenuino la responsabilità di una determinata tumulazione, ma non può mutare, la figura di'll'iiikpulazione. Se i signori giurati riterranno che il Siro ni non ha commesso i] delitto delle violenze Ielle persone lo assolveranno, ma i quesiti non possono essere mutati. * Avv. Ala?» : — Con ' tutto il. rispetto do ,vuto al P. 0. io insisto nella mia domanda... (Commenti). Voce: — Sono Jungasgini! Pres. : — Ma io- la respingo Aw AlRSia: — La< Cassazione potrà fare diversamente. Perciò come la leg^e me ne dà il diritto piygo il cancelliere di scrivere a verbale la mia formale richiesta. Cancelliere: — In base a quale articolo? Avv. Alasia:-— In base all'articolo lW; E risultato dal processo in modo evidente che Sironi, e ciò.antflie in base agli stessi testi di accusa, è'giunto nella fabbrica quando era già avvenuta la cattura c che egli si è, semplicemente limitato si ìiiiùacciiaTe il prigioniero con o senza anni durante il sequestro. Mi appello al P. G. se- queste non siano le risultanze- della causa. p. G. : —- Perfettamente. Aw. Alasia.: — (.minili non ebbe nessun rapporto colla cattura o con altro. pres.: — Voleva metterlo in cantina. E' meglio che lasci stare. Facci attuo della confusione anche verso i signori giurati senza concludere, nulla. Aw. Alaska: — Ho Unito, ma insisto nella mia -domanda. pl>és.: — Ed io respingo e andiamo avutiti! (Bene). . . , , Biava. Varvello. Giorgoili. Quaranta e le tre imputate devono in baso ai quesiti rispondere di solo setiueSt.ro di persona senza alciuui aggravante. U Chicco, il Rossi, il Vincenti od il Sironi di sequestro !l mano armata 11 Moni icone. l'Ava lanoo, il Borierò" ed il -Uni cui lotti della m.iiowalità del fatto. Il Boggio di avere di-iwiiiiiiato gli altri a compiere il delitto. Ma a proposito dei quesiti al Roggio l'aw. Nasi solleva un incidente sembrandogli che il quesito com'è sfato redatto c'.mibi il iitolo del reato, poiché vi -si. pariti di complicità. Su quest'incidente che si protrae più a lungo parlano il P. G. e «-li avvocali Nasi ed OlU'vero. i difensori rilevano cito anche in base alla stessi acousia il Roggio deve soltanto rispondere di correità -morale e niente altro. Quindi non si può parlare clic di quella complicità, morale prevista dal capoverso l.o dell'art. 04 e cioè di aver copi iato e rafforz/aio in altri la volontà di commettere il delitto. » I! P. G. dice che per lui Iti questione ha un valore puramente platonico e. come principio, dice Che se si ammette che la difesi ha diritto di fare sottoporre ai giurati i nuesiti che attenuino ia responsabilità degli accusati, si deve riconoscere che l'accusa liti il diritto di porre il quesito della complicità. Nell'art. 04 vi sono varie ipotesi che 'appunto sono state riprodotte nel quesito. Avv. Nasi:: — Ma i capoversi 2-.0 e :ì.o di quest'articolo iinplika.no la partecijpazibnc id fatto, che per quanto riguarda i: Roggio e assolutamente esclusa. . P. G. : — Ma si. basla. fare presto. Mettiamo puro soltanto le parole " eccitato e rafforzato « e. lasciamo la. piaroln complicità.E cosi anche quest'incidente è Unito. Pres. (ironicamente): — Vogliono il quesito della semi-infermità anche per il porto di rivoltella? I difensori rispondono 'affermativamente. 'Ad analoga domanda per quanto riguarda il quesito deJl'omuiessn denunzia i" difensori rispondono negativamente e spiegano clie il porto d'anni si riferisce al momento del delitto, mentre la immealn denunzia .'un fatto antecedente. Anche per quanto riItuarda la detenzione della hoirihn. per il Montacotic non viene chiesta )» semi-iufernrità. che com'è noto è sima '-"iiipiisa nei «pieliti per tutti gli altri reati. -Pres.: — Esaurita questa questione proliminiare dò la parola alla parie civile. Per Sonzini -■ :,H primo a parlotti è l'aw. Bertacclii. della P. C. di Sonzini. Egli tratteggia anzitutto la ,igura della, povera vittima. Ricorda: «Mario Sonzini, rimasto orfano di padre in tenerissima età dovette, ancora ragazzo, cominciare ladina vij,a (IcH'olfUiiìa. A li'anniper sovvenire in qualche modo la madremodesta glornalaia, egli dovette impiegarscome operaio apprendista, prima, come pperato poi. Ma egli aveva una robusta forza morale, aveva una granile tenacia, un grande fervore di volontà. Perciò nói lo vediamo poco a poco elevarsi, trascorsa la parentes ella guerra alla quale egli, diciassettenne ppena, partecipa come volontario, riusceno a vincete gli ostacoli che la debolezza isiva frapponevano alla realizzazione di uesto suo desiderio, e vi partecipa eroicamente combattendo al Col di Lana, dove, è erito e dovè viene proposto a caporale. Doo questa parentesi noi lo troviamo nelle fficine.. Lo troviamo alla Fiat, sezione delle ndustrie metallurgiche, in quella Beccaria, ove egli Ita le funzioni di segretario di rearto, il primo gradino ascensionale, funioni che lo tengono ancora viciino agli oerai, à contatto con essi c che lo obbligano ' vivere della stessa loro vita. Como vive uesta loro vita? Noi abbiamo sentito qui suoi compagni di lavoro. Kgll la vive polandovi un affetto continuo e fattivo a favoe di quella classe operaia dalla quale egli sce, alla quale ep-ii appartiene, Kgli in tutte e questi ioni economiche e. dalla parte dei avoratori contro il capitale. Fgli in tutto uello che può costituire rivendicazione moale della classo operaia e colla classe opeaia e colla classe degli impiegati ». L'oratore continua ricordando le varie, leimoniatize dei compagni del Sonzini, i uali sono venuti a narrale episodi clic dimostrano la generosità del suo cuore e l'afetto e la stima che lo circondavano in mezo a tutti coloro che lo conoscevano. Ilice he egli era uno strenuo difensore dell'upotiioilà delle- o»ja.uizza,/.;on,i sindacali, ed è ppunto per questo che era inviso a quella amera del lavoro che non voleva lasciarsi fuggire di mano il monopolio delle orgaizzazioni operaie. Per l'oratore, questo fatto piega le lettere minatorie che il Sonzini rieveva assai spesso. Chiama leggenda l'eisodio delle minacele che il Sonzini avrebbe ano con due rivoltelle contro gli operai èlia sua fabbrica, e dice che è anche insusistente l'episodio delle violenze che il Sonini la seta precedente al tragico fatici arebbe commesso a danno dei uamviori. Riorda come nei giorni dell'occupazione delle abbriche Sonzini si manifestasse quasi faorevole a quest'esperimento dell'occupazioe, perchè diceva di ammirare la piova di aldanza, il tentativo d'i impacila else la clase operaia dava cercando di gestire le fabriche. Afferma che rileva questi falli perhè eli preme che l'animo dei giurati sia mmediatamente sgombrato da tutto quello he potesse anche lontanamente sembrare na ritorsione degli imputali contro l'urciso causa della sua precedente attività. il delitto E passa olia parte concrèta della causa, e qui espone dettagliatamente come si sarebbero svolti i falli. Vuole però subito chiarire l latto delle ore, onde non siano creati degli equivoci. L'ora legale non esisteva più a quell'epoca. . . Narra la permanenza del Sonzini alle, Suhalpine e quindi il suo- trasporto verso il uogo dell'esecuzione, trasporto compiuto cil Monticone e l'Avataneo che sono armati di rivoltella e che si prendono in mezzo Ibi vittima. Dietro vengono altri tre e cioè il Bertéro, il ciclista non identificalo e il L'attellotii. Cimiti nello località destinata all'eecuzione uno di quelli più vicini gli spara un colpo a bruciapelo e poi un altro; si hina sul corpo già caduto e gli spara altri re colpi. Il LancelloUi, che è forse il nifi ebole di volontà, dopo il delitto fugge inoridito, mentre gli altri ritornano tranquilamente sui loro possi e giunti sul eorso Novara si saltuario e si stringono la. mano. 1 Reitero, che pareva forse il più vacilante, propone di andare a bere ima bottiglia per rinfrancarsi. La proposta non ha egnilo. Quello che. sia avvenuto pure nei iguardi del Simula, sarà detto dai colleglli della parte, civile. L'oratore p\assa quindi lle responsabilità, specifiche degli imputali o comincia dagli imputati minori e cioè da Biava. Vai-vello e Giorgetti. Egli puf riconoscendo le quaìiià morali di questi tre opérai e specialmente del Riviva, non può assolutamente escludere la loro responsabilità nella detenzione del Sonzini porcile da numerosi indizi è dimostrato che se essi avessero T*iluto liberarlo lo avrebbero potuto. Neppure non si può ammettere che essi non avessero pensato alla triste sorte che spettava al disgraziato per il fatto che essi stessi nanho ammesso, e questo specialmente mei HìgtiUird! del Biava, di aver sentito il Roggio esprimere (a ferma intenzione di ucciderlo per timore che una volta liberato lo avesse denuncialo. Boggio, Biava, Avataneo Passando ai responsabili maggiori si sofferma a lungo sul Boggio che è colui che avrebbe incitato, infiammato, esasperato gli altri iti quella sera terribile contro il Sonzini. 11 Roggio, por quello che è del sequestro di persona con minaccia contro il Sonzini è ospllciianicnte conlesso. Lo ha contessalo in isti ni Iorio e lo ha confessato alleile qui. Comosa che tradusse il Sonzini rialla Neuiolo alle .subalpine armato di rivoltella minacciandolo di mone se avesse fatto un solo gesto per fuggire. Ma anche per altro reato più grave:• quello della determinazione agli esecutori materiali del delitto egli è implìcitamente confesso perdio in un suo interrogatorio in istruttoria del 4 gennaio 11)21 ha detto elle gli pareva di aver detto ai compagni che era meglio che avessero •fluito tutti e due. Sonzini e Simula, peri se fosse stata uccisa la sola guardia e. non sonzini. questi avi ebbe potuto denunziarli, t'ito poi le varie testimonianze o lo siesse dichiarazioni degli imputati e specialmente d.-i Biava e della Teaidi Margherita. Ricorda i confronti subiti iti carcere e dico che la confessione più esplicita e liscilo dalla, slessa bocca del Boggio. il quale, in unii delle udienze iniervcniido quasi a difeso del Biava, esclamo con quel tono di.voce che lutti hanno sentito; clic neppure il Padreterno avrebbe potuto salvare ii Sonzini. Al Roggio forse mancò la forza materiato, di compiere il delitto. Quest'incarico lo lasciò al plotone di esecuzione. Posso quindi ail'Avataneo fuggito all'estero c tradotto in Italia or sono circo tre mesi. In un suo pi-imo interrogatorio negò tutto. Quando fu esattamente informato delle accuse gravissime che tutti gli altri imputati avevano lanciato contro di lui cominciò a ripiegare e diede una seconda versione. Ammise di essere stato nello slonza del Simulo o negò di averlo battuto, ora, gli stessi imputali e specialmente il Renerò, hanno dichiarato che colui che avevo seviziato il povero Simula partecipò all'esecuzione delle due povere vittime. .Non vi e quindi dubbio sullo responsabilità dell'Avataneo. Quanto al Monticone auch'cgli adottò varii sistemi di difesa. Dapprima disse che (niella sera rimase ininterróttamente a lavorare allo Fiat e legge a intesto proposito la lettera sequestrala al Monticone e diretto allo madre, in cui la invita a procurargli un alibi ed a far scomparire l'abito grigio. Per l'oratore questo è la migliore prova dilla colpabilità, e questa lettera viene anche ad inlirniare Ittiite le testimonianze veiiute>a.l]'ultima ora por cercare di dimostrare die il Monticene lineilo sera si trovava nel Calzificio e, quindi, non potè partecipare al delitto. Monticone protesta La seconda tesi del Monticone è che egli quella sera rimase dallo T.:;n sino al mattino nel Calzificio. Ma vi sono stati dei testimoni che l'hanno visto da Bevilacqua quando vi oro il Simula. Quindi viene fuori una terza versione. Ammette di ossei e stato ria, Bevilàcqua, ammette ili essere staio nella, stanza del Simula, ma è rientrato nel Calzificio primo delle 21 . Ammette le sevizio su Simula, ma nega la partecipazione all'omicidio. Anche ammesso piti i testi <lcl Calzificio abbiano detto la verità, essi non -hanno escluso che -tonto il Monticone elio l'Avataneo siano usciti. L'ultimo tesi della difesa di Monticone è quella delia completa infermità di mente, ino l'oratore rileva la perizia in atti ■che dimostra come il Monticone non posso neppure dichiarai si scni'i-ii sponsabile. Monticone, che oppiare molto 'agitato; vuole Interrompere l'oratore e borbotta qualche parola, ma i suoi difensori gli fanno cenno di tacere. L'aw. Boriaceli! continuando rileva come non si possa attribuire nessun credito alla deposizione venuta ll'ultimo momento delia Mtanpchfre qunmtea^ cvse eddrlecmpnptlsoSpStrracdsBdpssiaazncimzflstddrvdddpsBplbacedpmccdiasSssccgsdfzestocsrpusQncd Merlotti tendente ad escludere che" l'Avaaneo abbia partecipalo al fatto. Si tratta di una ragazzetto che afferma di on avere sentito quella sera neppure quel o' po' di spari e che dove poi confessare he non aveva l'orologio. L'oratore legge poi il drammatico conronto avvenuto in carcere' tra il Monticone il Renerò e l'accusa specifica fatta da uest'ultimo, accusa alla quale il Monticone on ha saputo opporre alcuna ragione, limitandosi a negare. Essendo mezzogiorno l'aw. Berlocchi tnerrompe la sua arringa rinviandone la fine l pomeriggio. Batterò e. Lancillotti Nella ripresa l'avvocato di P. C. cosi dJce: Abbiamo visto slamane quelli ohe sono gli lcmcinti di accusa contro il Biava, il Varello e. specialmente il Giorgetti per sequetro di persona del Sonzini senza minacele senza armi: e contro il Boggio, l'Avataneo d il Monticane per il sequestro di persona el Sonzini con minaccia e per omicidio. Ci esta a vedére gli elementi di accusa 'contro ultimo gruppetto di omicidi: il Renerò il Lancellotti. Bertoro e Lancelloitti sono onfessi, sia per il 'sequestro di persona con minaocie, sia per l-'a partecipazione in via rincipale al sequestro di persona con miaccio, sia. a mio modo di vedere, per la artecipczione. in via principale inell'omiciio. Per il sequestro di persona nessuna dicussione: ammettono, li Bertelo dice di ver partecipato alla traduzione coattiva del onzini dalla Nebiolo olle Subalpine, alia, artecipazione nellla traduzione coattiva di imula dalla Bevilacqua alla Bollada, alla raduzione, coattiva del Snnzin.i dalle Fondeie Subalpino al luogo del delitto. Lancellotti mmette di over partecipato alla traduzicfcie oattiva del Sonzini in questo ultimo tratto alle Fonderie Subalpine al luogo dell'assasinio. Partecipazione iti omicidio.. Dice ii Borierò: « lo ho partecipato all'ultimo tratto di traduzione armata del Sonziui senza saere rome sarebbe andato a. finire, lo non apevo e non potevo immaginare che la cosa arebbe Unita cosi tragicamente ». Questa a tesi del 'Herte.ro. Ora io credo pienamente Bertelo por tutto quello che è la narraione di fatto. La. sua esposizione dei fatti on e siala smentita da nessuno; non è stato ontradetto da nessun altro elemento raccolto n istruttoria nò al pubblico dibattimtinto; ma per quello che riguarda l'elemento intenionale della, sua partecipazione a questo atto è non solo naturalo ma giungerei a dire egittimo che egli cerchi difendersi e cerchi minuire quauo più e possibile la sua parecipazione dolosa ai fatti. Mp. quando egli ice: « lo non sapevo che si volesse ucciere Sonzini » io credo che voi, signori giuali, nctì possiate credergli. Troppi elementi i sono per far ritenero che egli sapesse ella line «s'ià decisa, del Sonzini. Abbiamo i iscorsi del Roggio, i discorsi di tutti gli altri die avevan parlalo di ucciderlo in un modo iuttosto che nell'altro ». L'avvocato svolgela ua lesi e concludo: « A noi è sufficiente che Berioro e .Lancellotti, anche senza aver preso ane attiva all'omicidio, si siano trovati sul uogo dove l'omicidio fu commesso ed abiano contribuito con la loro presenza ad assicurare la sicurezza di quelli clic l'omiktio cammeitovano. sia, proteggendoli da venutali sorprese, sijo facendo un servizio i avanscoperta, perchè questa loro parteciazione, anche indipendentemente dal fatto materiale della uccisione del Sonzini, li facia ritenore partecipi al delitto e correi prinipali. Qui l'aw. Berlòcchi tìPTende^ad occuparsi del Lancellotti, per il quale riconosce che o i-pspons.ibiUtà è forse un poco minore di aueila del Bertero, poiché ha partecipato solo- all'ultimo tratto della traduzione del Sonzini e non aveva sentito i precedenti di: scorsi. Non può dirsi però che nemmeno' luì sia andato là come semplice spettatore e curioso, còme vorrebbe sostenere, peirchè certamente nessuno poteva /avere questa ingenuità in quel momento, e del resto nessuno aveva sentito .questo bisogno di andare ad assistere come spettatore ad un fatto cosi terribile. Esaminata cosi la posizione dei singoli imputati. LVaw. Be.rte.cehl esamina le qualifiche dell'omicidio di cui sono imputati Monticone e compagni risconrando la premeditazione e il proposito di occuilta/ro un altro reato commesso in precedenza, immediata, cioè il sequestro di persona. L'io.vv. Berlocchi, avviandosi alla perorazione, dice: •Delitto poliiico'.' Ma quale partito si può assumere la responsabilità di un delitto cosi eTrerotov Basto proporre questa domanda per comprendere come la tesi del delitto politico assolutamente noti regg^. Questi che hanno commesso l'assassinio di Simulo <>. Sonzini non sono uomini di parte, non sono nemmeno veti operai. 11 vero operaio e quello dm lavora, che si sforza, die cerca sollevarsi, come Mario Sonzini: è quello che in una quotidiana tensione di tutte le sue energie in uno sforzo continuo' cerca salire più in alto, corca col proprio lavoro di farsi migliore. Questi non sono operai, signori giurali ì ». L'oratore termina invocando un severo verdetto dicolpevolezza. Per Simula 11. giovane oratore di P. C, sorgendo a parlare a nonio della mamma e dei fratelli della povera guardia carceraria Simula, rivolgo un breve e caloroso saluto al Presidente, ai furali, ai colleglli delta Difesa ed a quelli die con lui collaborano nello P. C. Poscia continua : «E' la prima volto nella gloriosa e antica storia cittadina, nella civiltà di questa nostra bolla Torino, die fatti cosi gravi si devono annoverare. Sono delitti, quelli di cui dovete voi giudicare, cosi nefandi, cosi orrendi, che hanno per im momento offuscato lo gentilezza dello noslra bella Torino e hanno largamente commosso qui e fuori. Voi avete dei tipi di delinquenti comuni, non degli operai; dei delinquenti comuni, delinquenti volgari ». Nè delitto politioo, nè di folla « Voi, sicmori giurati, non dovete giudiog£ì del delitto politico, non riovete giudicare del delitto di folla. Il delitto politl'co ó determinato da un line nobile e alto. Possiamo essere contrastanti corno finalità e come campo, ma possiamo anche apprezzare l'uomo che qualche volta arma la sua mano perchè un'alta idealità lo spinge, perchè egli, sacrificando se stesso, crede rli penare ima nuova face, uno nuova luco allo verità, tanto ohe lo storico può anche esclamare che il delinquente di ieri è l'eroe di domani. E allora, la finalità, la bellezza drl fine può anche commuoverci, se pure siamo in un campo diverso, possiamo giudicare il rieliUo politico con benevolenza, con unti, certo simpatia. Se devo attingere agli iìinini.aestramenti vigorosi del valoroso e somino MaesitiKi, io il'iirei, modestissItuo ammiratore e allievo, die noi siamo qui di fronte ad un delinquente atavico e anti-umano: noi siiiino di front" a quello che il Maestro' nel suo famoso libro in Jastice Penale, pubblicato a Bruxelles, deterininaiva quali i fattori di uno dei due tipi di delinquenza: la delinquenza, anti-umana o atavici, la delinquenza anti-sociale e evolutiva. La prima è combattuta sotto qualunque regime e ordinamento sociale: la delfinquetiia evolutiva invoco può trovare delle attenuanti, perche in tanto è combailntta in quotilo e rielermiitata dall'ordinaménto sociale che naturalmente regge. Noi siamo di fronte c|u,i alla delinquenza atavica antiL-umana. «'Non è delitto di follo — e l'aw. Rasasso ricorre o oilazioi?'.. a ricordi, ai-tingendo anello nei grandi capolavori della letteratura, e prosegue: — Qui no! li tumulto di corso Regina Margherita è ttià lontano come teatro e come periodo di IctiiiRO. (.ini le persone s,i sono diradale, qui sono'ir,, individui: Chirco. Rossi e Vinolenti. Tre soli formano uno solò: il solo che è presente nella deserta via Pisa, un solo, non nel tumulto della follo. Quasi fanciullo, appena ventenne. E' il sostegno di sua madre, ó un proletario, non lo dimentichiamo, e una povero guardia carcerario. Si è arruolato in quel Corno, cosi scriveva a sua madie, perchè la Sardegna è privo di risorse, ed egli con un magro stipendio manteneva la vecchia madre, le sorelle, i fratellini. Aveva venvuo anm(pmmadvltB(svnlrprabccdmdngilpMTsdsLtm anno, era il maggiore dii quella famiglia elle non aveva più padre. E questi tre io fermano in via Pisa, al N. 41, annata mano (ve lo dimostrerò), e lo trascinano. La forza prorompente dell'uomo si rivela: «Perchè mi trascinate? Mamma milaI ». E' l'esclamazione che ho sentito tante volte, giovane anch'io, nelila mia seconda patria, là Sardegna, ove trascorsi quasi tutta la mia giovinezza. « Miaimuia mia, non vi ho fattoj nulla di malel », e cade, e ai trascina, e viene trascinato: ed è portato nello stabilimento Bevilacqua, dove non-vi è tumulto di folla (testimonianza Binello), perchè sono nello stabilimento poche donne e pochissimi giovanotti, come dimostreremo. Lo trascinano nello stabilimento, c vi c quelta donna là, la Teukli Margherita, che non sente fremere dentro di sè alcun sentimento, alcun profumo ili femminilità. Apre al prigioniero, coire ad accompagnatelo al terzo piano, a consegnarlo a quella commissaria di fabbrica che è la virago del processo: la Farcito. K qui sono presenti due che -vi raccomando : Bianciotti e Teaidi Antonio, guardie rosse. Cosi Simula è messo in una oamera, laggiù, 6 perquisite dalle donne o dagli uomini. Non la stortela del Tribunale rosso, ad imitazione della lontana leggenda e del lontano apostolo di Mosca. Non il Tribunale rosso, di cut non abbiamo parlato noi. ma di cui hanno parlato gli impili mi stessi: Chicco a Marsiglia e Rossi a Modano. Non Tribunale rosso. Non vi era Tribunale rosso, come ha detto il commissario Pailla, nel senso, cioè, di presidente, di P. M., di difensore di un rito: non questo, no: ma nessuna pietà per il disgraziato. Lo perquisirono, gli trovarono in tasca, la tessera di guardia carcerària. E' _Ji documento che segna la sua condanna a morte. La madre lontana «Senz'altro, senza alcuna remissione: non il ricordo della vecchia madre lontana che laggiù nell'isola eroica in questo momento, trepidante attende il vostro verdetto; signori giurali, come essu ha scritto a noi • che lo rappresentiamo in questa causa, non il pensiero della madre lontana, non la necessità di riprendere il servizio, nessuna pietà» Egli c bandito, quell'uomo di venti anni deve essere bandito dalla società; egli ha il torlo di essere una guardia carceraria.. E non la follo tumultuante ma questi pochissimi delinquenti ; queste donne che non hanno cuore prestabiliscono la sua morte, in quello cena stanzetta, di quel terzo piano dello stabilimento Bevilacquo. E alloro è un correre. Vedremo Rossi che corre al Calzinolo a chiamare la coppia criminale AvataneoMonticone e ii vedremo entrambi percuotere a sangue e senza pietà quell'inerme fanciullo. Vedremo Simula songuinare dalla bocca e dal naso e lo vedremo con la paglietta rotta, eri allora, accanto al tragico si unisce anche il macabro. Signori giurali! pare una diiiza di selvaggi intorno a quel povero ragazzo. Sono le donne e sono gli uomini.- chi ride, chi celia, chi lo schiaffeggia, chi lo sputacchia in viso, chi tormentandolo dice die deve essere spogliato, chi, se bruciato ai forni, potrà avere do fortuna o del paracqua di Simula o del suo vestito, chi (colmo di tutti i colmi di crudeltà) prende una .bomba a mano e la mette in mano a questo disgraziato fanciullo il quale è 11, lerrorizzato e continua ad invocare sua madre, e uno dei presenti interviene quasi in tono ridicolo: « No. no, è meglio clic questa bomba la togliamo perchè potrebbe farci saltare tutti ». Signori giurati, una cosa deve essere accertata in questo processo. Si è ventilato l'idea di bruciare Simula, l'umanità si è degradata per mezzo di questi malfattori fino a quel punto. Quello che ha detto l'ing. Lobetti Borioni, e quello che anche altri testimoni hanno siabilito era uno leggenda o una verità'? Dolorosa, triste, cruda verità della causa. « Poniamolo alle Subalpine, interviene Boggio, quel Boggio che premurosamente Teaidi Margherita è accorsa subito ad avvertire nello stabilimento : abbiamo una buona preda, abbiamo un prigioniero! Ferocia di femmine L'oratore prosegue tra la viva commozione : « Signori giurati, io guardo a quelle donno: non hanno avuto nessun sentimento di pietà, non sono state donne, lo, voi. tutti abbiamo tuia venerazione altissima per la missione sublimo della donna nel nostro mondo, una missione fatta sovrotutto di bontà e di gentilezza. Costantino Simula ricorda sua morire' e la invoca più volte dicendo che è vecchia e lontana, che pensa a lei e 'lei pensa al suo figlio. Tutte e tre non hanno avuto alcun senso di solidarietà verso questo infelice. Non il nome della madre vi ha potuto commuovere, non il pianto di questo povero fanciullo, non il suo viso percosso a sangue da quanti gli stavano dintorno, nulla, non avete sentito alcuno forino di pietà, non meritate, donne, nessuno pietà voi che non siete state donne in quel momento Àvole dimenticato la vostra missione nel mondo. È cosi questo infelice è preso da Bertero che lo confesso, ed è portato come un povero prigioniero in altro stabiUmento, fallii Railada. E qui è consegnato Vi è uno. frase che condanno Quaranta: «Vi abbiamo portato un prigioniero!». Dunque non un uomo libero, un prigioniero 1 Njm posso rendermi solidale con coloro che portano nel mio stabilimento un prigioniero. Io ho il dovere di non accettarlo, di non rendermi complice, di non rendermi responsabile con altri di questo fatto. Chiudere lo porta in faccia a costoro, impedire che jl prigioniero sia tradotto nello stabilimento. Oppure consegnatogli, rimetterlo in libertà. Non lo ha voluto neanche quell'uomo! ». „,,„_„„ in l', nato re prosegue: — Non lo rimette in libertàT Lo lascia 11 dentro, rinchiuso per impera Poi vengono i due scherani, due di quatlTO 'li conosceremo) che lo portolo fuor Oh! io penso 'con .mimo pro-fondantente «minosse a quello che dovette essere o visione e la certezza dello morte di questo pòvero Cristo, Costantino Simula! «Non ho fatto male a nessuno, non ho mai torto un capello, ho lo madre, vecchia p'lontana devo 'riprendere il servizio, restituitemi la libertà' »- No. lo atterrano, lo prendono. Quei tali che stanno sulla travata dello stahihmento Hallad.i vedono due che lo tengono afferrato, quegli stessi due che mezz'pila prl n a hanno ucciso il povero Sonzini, come vi dimostrerò, e pòi lo trascinano pian piano. In questo lungo Calvario gli fanno attraversare la via foggia, il corso Bologna e poi iriù attraverso il Regio Parco, fino a che, sV'nori giurati, alle 10 di notte, laggiù nella via deserta, nella notte piovigginosa, senza iwssibilità di contorto, senza possibilità di aiuto solo, lungo il greto di un torrente, sono'a delle piante, viene barbaramente ucciso barbaramente trucidato. L'aw. Degasso è andato man mano infervorandosi. La ricostruzione della tragica scena è ria lui fatta con viva «omino/Ione e l'efficacia dello sua parola ha. riscontro nell'i profonda attenzione che lo circonda. Prospettato cosi il triste quadro del delitto, pa«sa a ricercarne gli 'autori : — Non bisogna andare lontano — egli dice. — Sono la. Sono cosi innocenti costoro che quasi tutti all'indomani del fatto scappano e quasi tutti riparano all'estero. Boggio va in Isvizzera, Chicco a Marsiglia, Bertoro o Nizza, Avataneo di fede comunista, si tianc oppartato nell'induslre Grenoble. Devono essere cercati lontano. Del resto essi, all'indomani, negli stabilimenti, prima ancoro che i giornali annunziassero, la scoperta del delitto, si rivelano e cercano scansare le gravi responsabilità Roggio infalli riunisce le dorme dello stabilimento Bevilacqua e dice loro che se per coso saranno interrogate, occorro dire, bisogna assolutamente dire che il sequestro è *tato operato da persone estranee. L'aw. Dagasso divido gli imputati in diversi gruppi ed imprende ad .esaminare le risultanze di causa e le responsabilità per ognuno di essi, incominciando dagli imputati minori e quindi per le tre donne. per la Parte Civile Simula, Bertero non è imputato, è un testimonio in causa. Esso non ha mai mentito, è staio sempre sincero, ha avuto una meta sola: portare la Giustizia sulla via giusta. Credendo in lui ed alle altre testimonianze in causa si dimostra che Avataneo come fu autore materiale del delitto Sonzini, cosi fu autore mate¬ rpl'apccadstdzftsGtmtsdsdfdntvCcdanliTsvitatmshldttMsdcdlctdlsCcesgtctscpddlfiEvdttr riale del delitto Simula; e che a lui accoppiato vi è quell'altro, il Monticone. L'uno e l'altro io accuso senza esitanza. Come ho abbandonato gli altri due perchè mio compito non è quello di accusare degli innocenti, con tutta sicura tranquillità e pacata coscienza accuso questi due, li accuso come autori materiali dell'uccisione di Simula e di Sonzini e ve ne darò le prove. L'aw. Dagasso sospendo a questo punto la sua arringa e viene complimentato vivamente dai colleglli. Il presidente sosponde l'udienza per qualche minuto. Ripresa l'udienza, l'aw. Dagasso riprende la parola e affronta la descrizione dello figura dell'Avataneo e del Monticone quali autori dell'assassinio di Simulo. « Avataneo, dice l'aw. Dagasso, fugge à Grenoble dove è arrestato. Non è presente a tutta l'istruttoria ma è presente un documento che lo uccide: la sua fotografia I Attraverso le ricognizioni. Avataneo Matteo sarà riconosciuto come uno dei percuotiteli di Simula nello stabilimento Bevilacqua. Nessuna confusione potrà sorgere all'indomani del delitto col fratello Stefano, nessuna confusione con altri. Un fatto ancora lo inchiodo su quel banco, un fatto ancora lo trascina alla condanna. Chi è Mate ? Mate è quel tale che nell'agosto precedente puntò la rivoltella contro la Questura in piazza San Carlo. Lo dice anche lui. Questo è il filo conduttore dell'istruttoria, questo l'elemento di accusa ed una prova che lo schiaccia ed alla quale non può sfuggire. Matteo non è nitri, che l'Avataneo. Lo riconosce Jorietii, lo afferma la Terzuolo, lo riconoscono gli imputati Teaidi Antonio, Rossi Giuseppe, la Teaidi, l'Actis, la Farcito. Ammetterà lui stesso di essere stato fugacemente alla BcvllF.equa. I testimoni dell'ultima ora — Ed allora, — esclama l'oratore, — non importano i testimoni dell'ultima ora portati qui, non importa quella che uno spirito arguto tia chiamato la « Vispa Teresa » quella teste comparsa all'ultimo momento per affermare che l'Avataneo e Monticone non si sono mossi nemmeno un momento, quando vi ho dimostrato con testimonianze precise della causa che Avataneo e Monticone erano dentro lo stabilimento Bevilacqua, che l'Avataneo avendo ucciso il Sonzini è fatalmente uno di coloro che hanno ucciso Simula. L'aw. Dagasso parla a questo punto del Monticone Luigi. Monticone si dibatte in is'truttoria, cerca di confondere la serenità della giustizia, tenta tutti gli alibi, ma è condannato dallo provo di causa a malgrado delle sue negazioni. Esaminate rapidamentele risultanze a lui sfavorevoli, .l'avvocato accenna alle testimonianze dell'ultimo momento indotte per il Monticone, il capo reparto della Fiat che bisognava, che bisogna salvare ad ogni costo. Non è bastata l'omertà, la bugia. All'ultima udienza altri testi sono stati portati qui a sua difesa Fra questi il Cirio, del quale legge la lettera agli avvocati di difesa, lettera che l'oratore commenta e illustra come siile e come facilità di espressione. Ne rileva tutta l'assurda e voluta ingenuità e sovratutto ne demolisce il contenuto defensionale là dove vuote far credere che il Monticone abbia passato tutta la notte nel Calzificio. La- deposizione del Cirio, cosi netta e cosi recisa nell'udienza del mattino si è ridotta poi ad un ripiegamento salutare dopo sei ore di meditazione iti cella. La deposizione del Cirio trova lo sua più grave smentita nello stesse confessioni del Monticone, confessioni fotte dopo lo caduta del suo primo alibi. Esamina poi la lettera che il Monticone tenta mandare alla famiglia dal carcere, in cui sono prospettati i punti principali del suo tentativo di alibi. E' innocente ? ! — chiede a questo punto l'avvocalo Dagasso. — Un innocente non scrive di queste lettere, non ha bisogno di precostituirsi un alibi che viene poi smentito dai testimoni dell'ultima ora. Oro posso oifermare che come avevate ucciso Sonzini, avete ucciso Simula, Imputato: — Non è vero ! Affermata la responsabilità per l'omicidio del Sonzini, fatalmente per questi due signori viene dimostrata ia partecipazione loro nell'omicidio di Simula. Quattro si recano da Ballarla, l'ultima tappa nel tlolproso .convoglio di Simula. L'oratore prosegue: "Ritornano alle 2] di notte per riprenderlo. Chi sono costoro?'Bertero dice: Sono quelli che percuotevano a sangue simulo nello siabili.men1o Revilacquo. Uno è. Matteo,' l'altro Monticone. Abbiamo la piova di questo folto, abbinino la prova ohe costoro, esecutori materiali del primo delitto, avevano anche l'interesse di sopprimere Simula, che avevano maltrattato', ferito e tradotto, contro volontà, alio stabilimento Railada. e ancora nella scena tragica descritta ria Bertero innanzi alla Dora Risquit egli li vede entrambi allonta-' lvSslaSrlmctcmlRuhaecUcdtpèmhqtcssgsnagrc narat nella notte, nella direziona deO* Balati a. Costoro, o signori giurati, a» hanno ucciso Sonzini, hanno ucciso anche simua. Ia loro colpevolezza è ancora dimostraa dalle perizie, che suonano per loro pi eoa condanno, l-a stessa arnia, le stesse modalità, lo stesso barbaro modo, il modo tram, vigliacco ''infame di assassinare Sonzini e Sluuula è poi riscontirato in modo cMattosimo identico nelle perizie dei medici legai, nonché *a coloro che.hanno studiato le armi. Chi se non coloro ohe percuotevaso Simula nello stabilimento Bevilacqua la aera del 22: chi, se non costoro — esclama 'aw Dagasso —' aveva interesse di 8om*lmere il testimonio vivente di tutti i fatti di crudeltà, delle sevizie, delle battftuw, di tutta quell'infame serie di atti che è stata compiuta contro quel disgraziato? < E" ritrovato il cadavere del povero Simula, la ma Mina dopo, con la testa sfracellata, contro il greto del rigagnolo di corso Regio Parco. Una pozza di sangue, vicino un po' di materia eerebralo, i proiettali che hanno ssrvlto al Monticone ed ail'Avataneo, agli assassini per trucidare questa giovaa» esistenza. E sul suo corpo non vi è quella che è l'ultima volontà dell'Infelice giovanet Una lettera indirizzata a quella signorina che ora stata a trovare o sperava di vedere nella sera in via Pisa, quando quei tre Diligenti lo fermarono. « E c'è una oartolina, che r&cdMude fl pensiero ultimo, al suo piccolo fratello, che è oggi lontano- a piangere, insieme a sua madre,-nella sua Pozzo Maggiore. Muore ed ha portato l'ultimo pensiero a sua madre, la quale, come, scriveva a noi dtf-eraori e patroni di Parte civile, si è sentita anche mancare, oltre l'affetto, il sostegno solo della sua numerosa famiglia. Muore avendo pensato ancora al suo dovere, e muore, signori giiuraifll, ppr fatalità triste, per opera degli stessi assusslni, afferrate» in una triste giornata dall'eguale destino che aveva portato a morte anche il giovane nazionalista, che di fronte a questa teppa non aveva rinnegato la sua fede. Non sono operai ! n Sono operati ? — conclude l'oratore — signóri giurati? No, non sono operai. Operai sono coloro ohe nell'opera diuturna portano là propria, onestà nel proprio lavoro. Operai ed italiani sono coloro che dovtunque c'è una mina da aocendere, lima montagna da spacciare, una profondità dia scoprire, pollano fuori questa genialità operosa latin a e italiana. Operai sono coloro che qui e fuori di qui strappano un grido di ammirazione anche agli stranieri. Quelli sono operai. Proletari? No. Io mi inchino innanzi al proiejiaiiialo, a questa massa gigante, ohe domina nei nostri tempi, ad una massa die ho molti diritti. Sono di campo avverso e pure le riconosco diritti da conquistare e interessi da salvaguardare. Ad ogni ora, ih ogni momento, combatte le sante battaglie per la civiltà e per l'affermazione gemale della nostra stirpe. Quelli sono operai. Costoro sono teppa. Sono delinquenti, sono 1 bassi fondi sociali. Per questa gante, che non merita il nome onesto di operaio, nessuna pietà, ma la vostra severa giustìzia,». L'aw. Dagasso. che ha parlato con profondo comitnozione. vivamente ascoltato, riceve rallegramenti dai colleglli eda molti del pubblico. Quindi il Presidente rimanda VurVenza a stamane, per la requisitoria del Proiiuratore Generale. Bollettino Giudiziario Rama, 14, natte Manforoce, primo Presidente Corte Appello Catiuizaro e rlili-laiiioto ài jvrei-eiWote posto di Ocmsliglten; iti Corto ili Ca.vsa7.Lone di noma; Gattino, Presi-dente sechine Córte Aioiello Palermo e nomtnato Consiglière ili Cassazione Torlnd: Suino. Pi-eslilen'to sezione Cono Appello di catana*) * nominato Consigliere Corte Cassnzlone di Napoli: Maffol, Presidente sezione Corto Appetto Potenza è nominato «oiisigllerc. Corti! Cassazione di Napoli; Sorrentino, CónslgliRi-e corte Cassazione Palermo è tramutato a Napoli; Fcrrart,. ConsUrUere Corte Aravi lo Traili c tramutato OotCc Appailo Lucca; Messina. Procuratore idei Re Tribunale Mentanone 6 destinato Tribunale alesatila in funzione a» Pr« striente, di sezione; Log Usci, Consigliere Corte AtppeUo Ancona e collocalo a riposo. Cancellerie — Giusto, cancelliere Tribunale di Asti 6 collocato in aspettativa.