II solenne ricevimento all' Eliseo dall'ambasciatore Sforza

II solenne ricevimento all' Eliseo dall'ambasciatore Sforza II solenne ricevimento all' Eliseo dall'ambasciatore Sforza Il suo discorso e la risposta di Millerend (Servizio speciale nella « Stampa ») Parigi, 13, notte. Il Presidente della Repubblica ha ricevuto' alle 15,30 in -udienza solenne il conte Sforza che, nominato ambasciatore d'Italia in sostituzione del conte Bonin Lon■zare, gli ha consegnato le sue credenziali. Uno sejuadrone del 12.o corazzieri si era recato al palazzo dell'Ambasciata per scor. tare la berlina eli gala della presidenza, nella quale il conte Sforza aveva preso posto, accompagnato dal capo del protocollo signor Pecq de Fouquières. In altre berline aveva presto posto il personale dell'Ambasciata. Nel cortile del palazzo dell'Eliseo un battaglione del 5.o reggimento di fanteria, con musica e bandiera, al comando del colonnello, rendeva gli onori. 11 conte Sforza venne ricevuto alla scalinata dal maggiore Derendinger, della Casa militare del Presidente della Repubblica, e dal maggiore Brosse, comandante militare del palazzo dell'Eliseo. L'ambasciatore d'Italia venne introdotto dal signor De Fouquières presso il Presidente della Repubblica nel grande salone di ricevimento dell'Eliseo. Il signor Millerand aveva a suo lato il signor Poincaré, presidente del Consiglio e ministro degli affari esteri, .il signor Petit, segretario generale della presidenza, il signor Vigour, ministro plenipotenziario e segretario generale aggiunto, il generale Lasson, capo della Casa militare della presidenza, il signor Giacomo Botnpard. direttore del Gabinetto e gli ufficiali aeldetti alla presidenza. Nel consegnare le credenziali l'ambasciatore d'Italia conte Sforza ha pronunciato la seguente allocuzione: « Signor Presidente! Ho l'onore di presentarle In lettere colle quali S. M. il re Vittorio Emanuele, mio augusto sovrano, mi accredita presso di lei in qualità di ambasciatore straordinario e plenipotenziario. Sono lieto, all'inizio della mia missione, di trovare nei miei ricordi personali la certezza che. per lavorare in accordo cordiale per il nostro bene comune economico e generale e per la pace economica e morale dell'Europa, il di lei benevolo appoggio, signor Presidente, mi è assicurato. Colla venerazione di quello che noi abbiamo compiuto e sofferto in comune, calla coscienza che l'Italia e la Francia sono due eredità auguste che la concordia fortifica e i dissensi diminuiscono, la mia ambasciata vorrà essere sempre questa : chiarezza e sincerità. Quando ci si chiama « Italia », quando ci si chiama ce Francia », e si è certi della suprema necessità di intesa anche nell'interesse di una futura intesa comune di tutta l'Europa, non vi sono ostacoli; e non vi sono nemmeno divergenze che non si possano mirare francamente di fronte, sapendo che incomparabilmente più forti sono le ragioni di un accordo. Queste appariranno sempre più forti e permanenti colVallontanamento dei periodi .sanguinosi, e dei periodi penosi, durante i quali noi tutti abbiamo troppo sofferto e attraverso i quali noi tutti, forse, abbiamo troppo sperato. E' con questa fede, signor Presidente, che io incomincio la mia ambasciata in Francia ». fitì ecco la risposta del Presidente della Repubblica, Millerand: « Signor Ambasciatore! Non occorreva meno, per attenuare il rincrescimento causato dal richiamo del vostro eminente predecessore, che la notizia della scelta che S. M. il re Vittorio Emanuele ha fatto della vostra alta personalità, quale suo ambasciatore straordinario e plenipotenziario. Ho personalmente apprezzato, nelle conferenze nelle quali noi abbiamo lavorato di concerto, per tentare di appianare delle difficoltà che sono lungi oggi ancora dall'essere risolte, il compiacimento delle relazioni con voi, la fermezza delle vostre vedute, la vostra larghezza di spirito, e sovratutlo la vostra chiara comprensione dei rapporti che devono unire i nostri due paesi. Questo accordo mi è sicura garanzia che il Governo della Repubblica troverà nella Eccellenza Vostra l'interlocutore che esso desidera per accogliere e far capire le aspirazioni e gli scopi della sua politica. La Francia conserva il pio e commovente ricordo dell'atteggiamento dell'Italia durante la guerra, dell'eroismo del suo esercito, della vastità dei suoi sacrifici. Essa vuole per parte sua che ne{\a pace le due nazioni rimangano altrettanto unite strettamente quanto lo furpno durante le ostilità. Essa non dubita punto che l'Italia, il cui senso delle realtà è così affinato, non si renda conto di quanto, sìa nell'interesse dei due popoli, sia in quello della pace del mondo, questa unione è necessaria, e che ogni incidente che rischiasse di allontanarla sarebbe funesto. Persuaso come voi, signor Ambasciatore, che la sincerità è la più abile delle diplomazie, io vi assicuro che i nostri sforzi uniti non^ otterranno un minor successo nelle opinioni dei due paesi che nelle cancellerie. Ed è con tale convinzione che sono lieto dì augurarvi il più cordiale benvenuto ». Il signor Milerand si intrattenne per alcuni minuti col conte Sforza e col personale dell'ambasciata. Dopo di che l'ambasciatore venne riaccompagnato fino alla vettura, collo stesso cerimoniale dell'arrivo, mentre la musica intonava la Marcia Reale. Il conte Sforza, applaudito dalla folla che si era raccolta all'entrata del pastazzo, riparti, e fece ritorno al palazzo dell'ambasciata, in via Varenne.

Persone citate: Bonin Lon, Brosse, Giacomo Botnpard, Petit, Poincaré, Sforza, Vittorio Emanuele