Orient-Express

Orient-Express Orient-Express ( Dal nostro inviato speciale ) In trano, tra TRIESTE e COSTANTINOPOLI, fi inaio. Le notizie, alla stazione di Tviestc, sono eccellenti. L'« Oricnt-Exprcss » (.'he viene da Parigi, non ha che un'ora di ritardo. Ma sull'altro, ohe dovrebbe arrivare da Co¬ stantinopoli, c'è il mistero. Sono tre giorr, ni che l'internazionale, quotidiano convo' glio c atteso c non compare. Glaciali, sconsolate supposizioni vengono scambiate nella, sala d'aspetto fra i quattro viaggiatori, non più, che nella notte fonda attendono dil farsi trasportare alì't'st... Tempeste di (neve in .Iugoslavia, treni bloccati, un seri-vizio generalmente meno che mediocre quelIlo dell'« espresso « orientale, demolito dalla prima difficoltà...- Locomotive al di là -ci Cbsturoia, che non fanno trenta chilometri all'ha, carbone1 pessimo e scarso, disorgaf ..„<i4ioue, turlupinatura insemina generale dei disgraziati che si affidano alle afifermazioni della « Compagnia internaziojnale dei vagoni letto, .ecc., ecc. », la quale, ^promette l'arrivo a Costantinopoli al terzo giorno dalla partenza da Trieste, mentre ò gran cosa se si arriva al quinto... ^Si esce dalla sala d'aspetto per interpellare qualcuno che! ne deve sapere più di noi. La bora soffia ancora violenta, là stazione ò deserta come una cattedrale, all'una di notte. L uojino dal berrette aureo, l'impiegato insomma dei vagoni letto, fa opportunamente rifugiato ìlei suo bugigattolo. Si c chiuso dentro a. chiave. Si picchia ; — Che cosa jvogliono? — esclama comparendo, con una iindignazione grave e repressa — il rappresentante dell'Oriente, o Dio, espresso. — E questo treno clic- doveva arrivare? j — Ma che cosa interessa a loro'! .'.— O bella, vorremmo sapere se è riuecito ad aprir là strada che dovremmo iar noi in senso inverso. 12' vero che c bloccato dalla neve in Croazia! .— Per loro norma imparino, che sinché i treni non sono e/ntrati in territorio .talia.no non se ne sa nulla ! — Ma non è internazionale il treno? — Ostruzionismo jugoslavo! — conclude, tacitianamente l'impiegato chiudendoci'l'uscio in l'accia. Questo affare dell'ostruzionismo ha delle forme) veramente curiose. Fra l'altro, costringe i viaggiatori italiani a fermarsi un giorno a Trieste per. la vidimazione dei passaporti, cioè sopprime, in pratica, il :vantaggio dell'c Ori etota Espresso »• perchè solo i Consolati di Roma, e Trieste sono gli autorizzati a percepire le cinquanta lire o giù di lì, della vidimazione. La quale, sommata alle altre, bulgara, greca, e turca e rafforzata dallo congrui., mància di largizione indispensabile per non perdere altre giornate, aumenta il prezzo del viag;gio, già rilevantissimo, di 250 lire. E si .tratta di paesi a cambio bassissimo. Ma la scoperta più amena sr fa quando si è già én treno e non c'è più modo di porvi riine-' mio... Il prezzo elei biglietto di viaggio che la Compagnia dell'« Oriente Espresso » vi Ifà pagare a Trieste come altrove ili Italia, 'in franchi francesi, acquistato invece sul treno paese per paese' con moneta locale jnon coste che la metà o poco più. Misteri idei cambio calcolato a. Parigi. E' bene che queste cose si sappiano. I viaggiatori italiani che vanno a Costantinopoli coll'a Oriente Espresso » pagano, da Trieste, 5S7 franchi francesi, senza il posto letto. Sul treno in lire, dinar, le.v, dracme e ■piastre, ; secondo i varii territori che si attraversano : il prezzo del'' trasporto si abbassa a poco j più di 600 live ! La differeuza, come si vede, ! è enorme e la Compagnia dei "Vagoni Le'tito che vende/i biglietti per il doppio non •' ci fa certo una bella figura. Capisco che se ì ne infischia, ma questa è un'altra» questione... Attraverso la Jugoslavia L'« Oriente Espresso » ha vetture direite per Belgrado, Sofia, Bucarest, Atene e Costantinopoli. A Kisc.h, in Serbia, raccoglie quella che viene da Praga, la quale però spesso non arriva. Dopo Nisch, il tremo, imponente al suo passaggio per l'Italia, diventa un trcnucolo di tre vetture soltanto, poiché non rosta che .il vagone di Costantinopoli.... Ma per condurre tutte le vetture sino a Belgrado è un aitare, dajtè le locomotive di. cui dispone la felice Jugoslavia! La quale, è doveroso dirlo, benché sia il paese che usufruisce maggiormente'dei vantaggi- del treno internazionale, di cui occupa il centro del percorso, gli prodiga il suo giovane e allo disprezzo. Pare ohe' lo consideri una specie di mangia carbone a tradimento. Lo pianta per ore ed ore assonnalo e svaporante nelle sue Ingrate stazioni, dove l'antico ordine meticoloso della vticchia Austria è stato sostituito da una baraonda prettamente .'.ava. Bembra insomma che lo ocliino, questo treno, gli jugoslavi, con la forza con cui generalmente odiano le cose che appartengono agli altri, ma che) potrebbero' servire anche a loro. Lo minacciano continuamente di rappresaglie e per il fatto che passa lungo tutto il paese loro, hanno l'aria eli dirvi: « Ricordatevi bene che a Costanti nopoli non si arriva senza'il nostro beiu-placito! ». Non importa se la cosa è un tantino esagerata e se esiste, grazie al cie lo, un mare e dei bellissimi piroscafi, polla maggioranza degli italiani, che vanno da Brindisi al Bosforo, altrettanto presto dell'u Oriente Espresso...». Questi sono dot tagli che non interessano i croati, gli sltt veni e i serbi. 1 quali, d'altra parte, non sentono nelssuna necessità di migliorare la comunicazione. Le, loro linee ^ferroviarienella Serbia meridionale, sono al punto che erano quarantanni la. Lo due spaventose guerre, che ciuci paese ha fatto, non gli hanno neppure insegnato la' convenienza di trasformare la potenzialità della linea ferrata principale, di costruire un doppio binario, di rafforzare, le massicciate in guisa da permettere andature menolumachesche di', quelle dei tempi del re Obrenovich... E intanto si va. Voglio dire, che il trono, male o bene, va attraverso la monotona campagna coperta da un metro di neve'Ah, ai! In quanto a monotonia questa traversata ferroviaria jugo-serbo-bulgaro-tiracica è il colmo. Il paesaggio c siberiano, allietato, al passaggio per i centri maggiori, da visioni militari. Soldati da per tutto. Ma con chi co l'hanno questa gente adesso? Dicono che ce l'hanno con noi, ali-*] zi tutto perchè siamo noi e poi perchè non abbiamo eseguito il trattato di> Rapallo e ltifine porche le frontiere italiane sono chiuse all' importazione del bestiame in piedi. Buoi, mucche1, cavalli e maiali sono oggi la ricchezza e il tormento jugoslavo. In tre aiini, con la restituzione del bestiame distrutto, da parte della Germania e con la riproduzione di quello locale1, la •Iugoslavia ha raddoppiato il suo patrimonio zootecnico ante-guerra. Una vera bazza! Ma non si può goderne. E questo esaspera j nostri vicini... ^Quattro paesi, quattro stati a" animo Pei- quattro paesi dunque si passa partendo dall'Italia, eoii questo « Esprewo di Oriente »; la Jugoslavia, la Bulgaria, la Grecia e la Turchia, che più che un'paese, è un mozzicone della desolata Tracia. Quattro, paesi, quattro- stati d'animo, quattro generi diversi — uh, quanto diversi! — di i nervazioni. Il treno va così adagio che c'è tutto il tempo per farle'. Cominciamo a guardarti d'attorno. Viaggiatori: snno pochi. E dicono anche poco. Poco, voglio dire, di lieto. 11 quarto anno dalla fine della guerra c quasi a. metà e la più lunga via elio congiunge l'Occidente all'Oriente è più ohe inai infestata da quella peste ìc\ gè/nere umano che sono i membri alti e bassi dolio infinito Commissioni interalleate di controllo più o mono militare. Quando se no incontra uno, ma' si incontrano sempre a tre. o quattro por volta, vien voglia di domandar loro come mai i de'relilti popoli presso i quali sono accreditati, non hanno ancora commesso, sulle loro privilegiate persone, atti di cannibalismo. Ne ho scoperto uno assolutamente portentoso. Si, viaggiava proprio con me, quel me'mbro della « Sottocommissione di disarmo por la Turchia ». Al favolo del vagone-ristorante, mostrava una còsi serafica faccia o- un così eccellente appetito che non ho potuto a me'no di- chiedergli : — Scusi, che Turchia è che sta disarmando, l'Intesa? Non certo quella di Mlistata Kemal... — Oh, c'è molto da fare ancora... — - Tre anni e mezzo non sono bastati per « disarmare » Costantinopoli, per gettare ]in fondo ài Corno d'Oro quello quattro Icarcassé di navi del Sultano?... Gli stretti oono occupati materialmente', dunque... — Vi spiegherò... — No... la spiegazione ve la risparmio. La più gran parte, dunque, elei viaggia tori è di specie « ufficiale ». Ma.ve ne sono dei maggiormente interessanti, fra i quali |un buon commerciante belga che va ael cr- gankzarsi una sua esportazione di uova dalla Bulgaria. E' lui che mi afferma che la maggioranza dei viaggiatori commercia- li dell' « Oriente Espresso» è italiana e che gli italiani, con le loro iniziative e la loro tenacia, hanno fatto c continuano a fare in tutti i Balcani un buon lavoro, tante che persino i belgi ne sono preoccu- pati . — Diavolo, che cosa pretendete', i Bai- cani sono alle porte di casa nostra e sa- rebbe strano che non fosse così... — E' vero, ma gli italiani sono preoc- cupauti, perchè sanilo vincere anche'le si- tuazioni polifche'e sentimentali sfavore- voli a loro. Guardate ! A Belgrado vi si detesta, eppure non v'è che roba italiana... Consoliamoci per quttita constatazione che viene da uno straniero e auche perchè la terza giornata di questo ìioosissimo viàg-- gio è passata. La Jugoslavia sta per fini- re, se Dio vuole !. Com'è lunga ! Questa notte attraverseremo la Bulgaria, s?nza rimpianger molto di non poterla rivederci sotto la luce del sole e domattina, salvo incidenti o assalti- al treno che. per la sua lentezza dovrebbe'rappresentare Tobbictti-yo più .facile e remunerativo per le bande brigantesche di questi ameni luoghi, sa- remo ad Adnanopoli. Adrianopoli ! . Non si può ' rivedere Adrianopoli, cioè la superba moschea del Sultano Selim, vera sentinella avanzala nell'islamismo in Europa, senza sentirsi presieda una protenda commozione. Dalla ferrovia, :1 monumento appare in tutta la stia grandiosità.-Vi sia- mo passati dinanzi al mattino presto, men- tre il sole lo investiva in pieno, sulla mi sera, bruna, cadetite dell'immensa distesa delle casupole che formano la città, sulla limacciosa, gonfia Maritza sporca e tronfia come le coscienze balcaniche. Sembrava la luce sulle tenebre, ia gloria sulla miseria, la purezza sulla contaminazione. La Tracia oggi c un deserto, mi deserto vero. Da nove' anni, dallo scoppio cioè della prima guerra balcanica, il contadino turco nou vi nomina più. Si limita' a fare ilpastr-re. Sento la instabilità dei domini cristiani dei piccoli popoli già schiavi dell'impero. E crede al ritorno della Turchia, •-tcIiò la sua prese'nza qui gli sembra'consacrata dai secoli nei- caratteri etnici a religiosi della razza e dalla Moschea di Selim. Quando i bulgari presero Adrianopoli, Dirnitrieff, che li comandavi^ lasciò che' por tre giorni i soldati rubassero, stuprassero le femmine turche sottoponendolo. ..•>po, al martirio che diede ad Agnese il paradiso e la santità e. soprattutto riempissero, la sacra Moschea di sterco. Ciascuno dei cc'uquistatori volle salire su uno elei quattro superbi minareti «.' di là mingerò in basso in clispregio delia decrepita Turchia, addentata come un cervo ferito dai cani... — Faremo la stessa cosi; dai .minareti di Santa Solia ! — gridavano gli eroi di Kirkilisse. Ma l'augurio portò loro sfortuna.. Il Kara-su, il Fiume Nero, dinanzi allo spalto di Ciatalgia, si riempì di inutili morti. 1 greci, a quanto mi risulta; non hanno ripetuto l'insulto triviale. La moschea splende niìi che mai. Gli anni sono passati e'i.tre elementi di cui si rompone la Turchia d'oggi, il fannullone costantinopolitano, lo stieomato combattente anatolico e il pastore tracico, fatto schiavo, sperano sempre!... Andiamo avanti ! Ma questi greci hanno proprio dei soldati da buttar via a quanto sembra ! Le stazioncino ne rigurgitano c la linea ferroviari a c guardata da frequentissimi posti fissi, trincerati e circondati dal loro bravo reticolato. Chi temono i greci da ouesta parte? La popolazione turca no di certo, che c ridotta ad un ricordo nella maggior parte dei-sordidi villaggi di fango che un abissino non abiterebbe. 1 bulgari allora ! Dev'essere così perche costoro, nei riguardi dei greci, rappresentano, in diciottesimo, quello che i tedeschi sono pei francesi. Non v'ò condizione di impossrbilità di- riscossa, da parte elei sudditi di re Boris, che convinca gli elicili. Questi- veggono i loro'implacabili rivali in permanente atteggiamento per profittare fulmineamente di ogni occasione favorevole e riprendersi almeiro una parte di quella mezza Bulgaria che e passata sotte la tirannìa dei « palicari ». Li chiamano ancora così! Ma vedendoli bisogna convenire ohe non sono poi tanto disprezzabili come qualcuno pretende. I soldati hanno buon aspetto, portano uniforni: decenti e paiono anche animati da uno spirito militare' elevato. Quello ohe. manca sono i mezzi porche la guerra sul1 altra riva, del Marmala, che già appare nello sfondo del monotono paesaggio, conUnni. La Grecia ha duecentomila soldati ili Anatolia e qui, nella Tracia turco-bulgara no ha per lo meno una cinquantina di migliaia. Al postutto stanno peggio i turchi, senza dubbio, malgrado la galvanizzazione delle popolazioni anatoliche... Alia frontiera turca La linea ferroviaria d'Oriente è una tenue1 corda ideale che per il momento riesce à tener legati gli estremi sccmwisselàti popoli dell'Europa senza pace. VeVso il lento treno internazionale che porta sui suoi posanti vagoni etichette sconosciute alla grande maggioranza di queste genti e nomi di città simboli di lusso, di ricchezza,-di dominio sicuro, i rozzi spiriti balcanici si dirigono quotidianamente e parlano... Non è l'Europa, infine, questo freno? Naturalmente parlano quelli che1 possono, coloro voglio dire che salgono sul treno per accompagnarlo ne-lla traversata dei rispettivi territori! -, ufficiali di dogana, impiegati ferroviari, soldàt;, il piccolo mondo infine delle opinioni e delle passioni. In Serbia si è tracotanti, in Bulgaria si fa della filosofia. e si formulano rimpianti, in Grecia è l'iperbole dello ideo e dei sentimenti che vi investe' e finalmente in Turchia è alla vostra pietà che si fa appello. L'arrivo alla frontiera turca è certamente il più interessante, il più denso di umanità. La faccia di uccello rapace affamato e sen za artigli del doganiere turco che vi prega di non scomodarvi, di non pensare che egli possa menomamente formulare l'ardire di domandarvi di aprire le vòstra, valigie è un poema di dolore e di sperali A Offrite gli una sigaretta o dopo dieci ■muti la questione orientale sarà davarit^B vostro giudizio in tutta 1?.. sua esasperante immo dificabilità. — Scusate — domaiido*all'uomo che- as- somiglia in un modo impressionante ad 'Abdul .Elamici dopo la deposizione — siete pagati voialtri impiegati turchi? L'ufficiale di dogana mi racconta che l'ul timo mezzo stipendio che ha preso risale all'ottobre... E così per tutti quelli che servono lo Stato che praticamente è più angusto di quello dell'ultimo raleoiogo prima della conquista di Maometto II. Il doganiere è amico deli clirattere dell'arse naie' di Costantinopoli al quale ogni'tanto gli inglesi che hanno in consegna i magaz zini regalano un sacchetto di piombo per che lo vada a vendere e sfami se e la sua famiglia... -, . ... -J?_S„n"n0-°0" ' Stiamo pei. raggiungere'Costantinopoli, L-u 0riont Express » è arrivato alla meta, finalmente'! Ecco Santo Stefano, ecco la ta del Serraglio e ji mare> tùccicaiite sotto la luna, e il Bosforo e la distesa d( le faci di Sentori, sull'altra, riva. Tutte le piccole miserie del viaggio sono dimenticate i passaporti, e vidimazioni, le ruberie gresse o piccole, la neve della Jugoslavia, il soldato serbo che dormiva come un maci- , il corridoio, contro la porta chi la c,bina del cuioimeli0 illgks,3 e non cora verso dj costringerlo ad alzarsi quando il colonnelle voleva uscire per una necessità urgente... Tutti sono ilari, giocondi, arrivando nella metropoli che nessuna catastrofe mai e riuscita a rattristare1. Abbiamo sofferto per la strada il gelto, il-nostro treno bianco di brina gelata, ornato di stallatati di ghiaccio, lunghe un metro, sembrava uscire dalle regioni- boreali... La terra che si attraversava era tristo, triste corno gli uomini impacificati od impacificabili, il capo treno venuto da Calais dallo accento alsaziano, gridava ogni mattina che i tubi del riscaldamento erano pioni di ghiaccio e che la Compagnia lo avrebbe multato per 3000 franchi al tubo... — Ma cosa volete che ci soffiamo sopra ai vostri tubi per risparmiarvi la multai... Qui è già primavera o quasi. Tutti i finestrini sono abbassati, si re'jpira a pieni polmoni'l'aria del mare. O cara, cara, decrepita Costantinopoli, come si può non amarti, non sentire il cuore traboccare ili gioia tornando a tei Ecco le vecchie mura merlato romene, ecco le grandi torri coperte d'edera e le piccolo casuccic turche di legno. Ci siamo, infine ! Nessuno mi attende nc'lla buia stazione, ma c'è tutta Costantinopoli che attende, assurda, caotica, e immortale. Un giorno di vita lungo lo tue strade sconnesse, frammezzo alla tua umanità fatta di tutte queste vècchie razze d'Europa c d'Asia che non si fonderanno mai, vale un anno altrove ! t Beato chi può vivere su questé-rive ! — ha inciso il conquistatóre sui marmi della sontuosa moschea. E ha detto una verità eterna. Il treno è formo, ò formo nella stazione di Stambul... ARNALDO CIPOLLA

Persone citate: Solia, Sultano Selim