Bilancio estero

Bilancio estero Bilancio estero a i o i e o La politica estera di cui il Ministero Bonou mi-Delia Torretta raccolse nel giugno l'era* dita, poteva prestarsi a giudizi diversi, se* condo che si guardasse a una parte piut-< tosto che ad un'altra, e al primo perioda' piuttosto che al secondo. Rimane un grani merito di quel Ministero l'aver concluso il trattato di Rapallo, assicurandoci i nastri confini e sistemando le questioni pendenti con la Jugoslavia. Al tempo stesso gli onoW. revoli Giolitti e Sforza avevano segnato una! linea direttiva nei nostri rapporti con lai' Jugoslavia e con la Piccola Intesa in gè-* nerale, per la quale si accentuavano' gli interessi comuni fra l'Italia e quei nuovi Stati, cercando per tal via di orientarli verso di noi. Tutta questa parte della politica estera di quel Ministero rimane an* cora oggi, nelle sue grandi linee, pienamente approvabile. 1 Non meno giusta fu la politica dello! j stesso Governo rispetto all'Oriente per' quanto riguarda le idee centrali che, l'in»'! formavano: rispetto della nazionalità tur»! ca, entro i suoi confini geografici, e svi»j luppo particolare degli interessi italiani" iii Oriente, considerato come un campo!, principale dell'attività, italiana. Non altrefc i tarilo fortunata fu, invece, l'attuazione prai I fica.- mentre, infatti, i nostri rapporti coni la Grecia — e, di riflesso, coll'Inghilterra» sua protettrice — si andarono raffreddando, non riuscimmo, in compenso, a istituì»'-' re intese ed accordi stabili e proficui coniil Governo di Angora. Di più, la nostra; politica orientale fu considerata troppo iao» latamente, non sufficientemente collocata! nell'insieme della politica internazionale* e più precisamente nel quadro dei rapporti complessivi tra Francia, Inghilterra!, e Ttalia. Avevamo, cioè, una politica, dt Oriente piuttosto che una politica este»' ra generale, di cui quella avrebbe dovuto essere un elemento, sia pure nel senso —♦' che sarebbe stato, del resto, a nostro modo di vedere, erroneo — di una subordinazione di questa politica generale ai nostri interessi orientali. Che le cose stessero così* lo si vide nei problemi europei di carattere1 più generale, come il germanico e il russo:^ per il primo il ministro Sforza svolse azionine generica di «conciliazione » — secondo direttive particolarmente errate nella im»' portantissima questione dell'Alta Slesia —» mentre rispetto al secondo rimanemmo sostanzialmente passivi, senza concluderà nulla di concreto. Manchevolezze, queste, che sarebbero state spiegabili nel primo periodo — quando la soluzione necessaria! tìj del problema adriatico dominava tutto — ma non lo erano più nel secondo, quando avevamo riacquistato una notevole libertà . di movimento. I Il Ministero Giolitti-Sforza si ritirò nel; giugno scorso, in seguito a un voto sulla politica estera. Ma noi osservammo subito allora che chi aveva promosso quel voto — la Destra — biasimava nella politica estera del Ministero proprio quelld che c'eraf stato di buono, mentre si mo- i strava assolutamente incapace di rilevarne | i veri difetti. La Destra, infatti, voleva uri capovolgimento della politica 'adriatica, a | una concentrazione nazionaUstica d^ | le nostre attività intorno a problemi come ; Porto Raros, il Montenegro, ecc. Nell or. ■ i rière-pcnsée, magari incosciente, dei fau| tori di questa politica nazionalistica c'era e oggi, più che mal, affrettiamoci. ' | a\t\0 l'idea che il Governo italiano j , ,. realizzare auesti niccoli vantai! dovesse reanzzare qoesu piccon vantaggi ! particolari facendo mercato della propria 'a libertà d'azione in favore di una od altri grande Potenza — ma preferibilmente in favore di una piuttosto che di un'altra. Era, insomma, la solita politica di Esaù, 0 del piatto di lenticchie, oltre la 'quale nor si è mai elevata di fatto — quali che ne fossero le intenzioni — la politica estera del nazionalismo italiano. Nel nuovo Ministero Bonomi-Della Torretta il ministro degli Esteri fu designato, si disse, dalla Destra. Certo, i giornali di questa apparvero altresì i suoi organi ufficiosi; e secondo lo spirito di questa egli apparve condursi nelle relazioni con la Jugoslavia e la Piccola Intesa. L'esecuzione del trattato di Rapallo si arrestò; l'aasestamento di Fiume non fece un passo; 1 rapporti quotidiani italo-jugoslavi s'inasprirono. L'iniziativa presa nell'affare del Burgenland era in sè buona, perchè effettivamente giovava a tutti un amichevole accomodamento fra Austria e Ungheria. Ma noi avvertimmo subito che era necessario condurla con un senso squisito di ' equilibrio, così da non urtare non diremo gl'interessi, ma neppure le suscettibilità giuste dell'Austria, e da non conferire alla nostra politica una tinta di magiarofìlia contraria alla Piccola Intesa. Dubitiamo che nel momento stesso della mediazione tali esigenze sitino state rispettate; certo, non dovettero esserlo nell'azione posteriore. Risultato complessivo: il riawicinamento. che assomiglia un pochino un a*- ■ sorbimento. dell'Austria alla Piccola Intesa; un rinsaldamento di questa in senso anti-italiano; e un suo orientamento spiccatissimo verso Parigi. In quanto alle relazioni specifiche italo'-jugoslave e al problema, di Fiume gli incidenti dalmati e di Fiume stessa e le dimissioni del segretario generale della Consulta sen. Contari ni dicono chiaramente a che punto siamo. .S'intende che, così stando le cose, mancano più die mai le condizioni essenziali per la ricostituzione eccmomica e la messa in valore di Trieste e della Venezia Giulia Fu detto che col nuovo Ministero Bonomi l'Italia aveva modificato il suo orientamento generale stringendo maggiórmente le sue relazioni coll'Inghilterra. Chiacchiere. Se per stringersi all'Inghilterra si intende un rallentare le relazioni con la . Francia, si avrà forse ragione; ma a questo elemento negativo non ha corrisposto affatto un- elemento positivo. Diciamo, duomo, invece che. se la politica estera Giolitti-Sforza era apparsa già piuttosto scarsa di un orientamento generale, quella P.onomi-Dolla Torretta ne è stata addirittura mancante, accentuando così i àifetti della precedènte, come in un altro campo no .aveva distrutto i pregi. Noi propugnato- mo. in verità, su queste colonne una .intesa gendralè rr« la politica, inglese e quella italiana. - - comprendente anche l'Oriente - rosi nelle mani de? Ministero ora caduto, l'inteso "I ridusse a... Sàseng e all'Albania.' Iti AsiP. Minore ir 'uso sono nudate', per noi, paggi* eh* mai, proprio menile In Fronda roneludeva il'trattato di Franklin pniiirion; coi; li' Russia si arrivò unir, con nt^r.'j grundlMlml nPa fìtma il* nr. tririmto T>i;;r';e:'cial« non v^ompagiiate o sv-gniio di alcuna attiviti e'7»HÌv» (• anche' qui

Persone citate: Bonomi, Della Torretta, Giolitti, Giolitti-sforza, Sforza