Crisi di Governo e di Parlamento

Crisi di Governo e di Parlamento Crisi di Governo e di Parlamento Ghiap.ro la situazione Sulla presente situazione politica e parlamentare il nostro collaboratore ci mandi queste sue riflessioni persoli -ili, che pub. buchiamo lasciandogli, come à nostra consuetudine, piena libertà di parola. Su queste colonne il 4 giugno dell'anno 1920 scrivevo: te A me pare che un programma di governo lo si debba trattare, quando si voglia rare sul serio, non con un singolo e per la durata di un Gabinetto, ma con quei partiti che sono pronti ad assumersi le responsabilità del potere. Cosi, se non sbaglio, è accaduto in altre nazioni e precisamente dopo la guerra. Ed è naturale, ed è logico. I popolari, volendo salire in questo momento al potere, dovevano, per fare opera utile e positiva, venire a trattative dirette proprio con quei partiti, coi quali dovette, con tanta fatica e con sì scarso successo, trattare l'on. Nitti. Qualora si fosse venuti ad un accordo, il nuovo Ministero avrebbe avuto j:iiù solide basi e il Paese avrebbe sentito '«pi realizzarsi di un importantissimo fatto inuovo, dal quale avrebbe potuto trarre assai più sicuri elementi di fiducia, senza poi tener conto che se anche il nuovo Ministero fosse un giorno caduto — tutto è caduco in questo basso inondo, pur i blocchi clerico-massonici! — non per questo l'accordo programmatico sarebbe venuto inesorabilmente a ccsfw.se ». La logica politica fu allora profeta; infatti, a un anno e mezzo di distanza, un accordo programmatico di partiti, più che per volontà di uomini, per forza ili cose e di antagonismi, dovette finalmente accadere. Democratici e popolari hanno, nel bel mezzo d'una crisi * rimasta (inora senza conclusione, stipulato il loro breve trattato. Sarà vitale? Le vie per le quali si è giunti a una tal mòta non sono state le più diritte e le più soleggiate. Mancano all'accòrdo concluso la spontaneità e il calore della convinzione; più che altro, esso sembra un armistizio e, forse, solo una tregua d'armi, durante la quale le parti possano guadagnare tempo e consolidare o migliorare In proprie posizioni. Sarebbe ': i^sr non c'è che dire — assai interessante 1 conoscere tutte le riserve mentali che poli liolari e democratici hanno recato con se al tavolo delle trattative e con le quali dalle trattative giunte in porto sono tornati. Ma qualcuna di queste riserve è già fatta nnlese e in tuia maniera imprudente, anzi che no. E' autentica l'intervista concessa giorni fa al Paese dall'on. Migtioli? Smentita, riveduta e sostanzialmente confermata nel giro di poche oro, essa è rimasta, nella sua sotanza, ineccepibile. Per cui non si può negare che. 1'» inibisco » di don Sturzo turbi più che mai, allo stato delle cose, l'accordo conseguito, in quanto che lo con-1 traddice e eli contravviene. Chi scrive queste righe e chi lo legge vive in Italia, an-1 zicliè nel Zululand, ed è, quindi, tenuto a| capere che, ss la combinazione ultima por- • fera nel un Ministero nuovo, il Presidente! del Consiglio — si può scommettere 901 contro 10 — sarà dato dalla democrazia, | comunque questa si chiami. E chi sarà | mai l'uomo di parte decmocratlca, cui la; Corona darà l'incarico in un domani che non nare lontano? Ancora Bonomi? Proba-j bilmente, no. De Nicola? Potrebbe anche j darsi. Però si può dubitare che questi. ! dopo l'ultima prova, accetti. Francesco Nitti? Si dice da molte parti che non sia ancora giunto il suo momento. Vieri fatto ; anche il nome di De Nava, contro del j quale i cattolici serbano qualche rancore; | ma senza convinzione. Dunque, dunque. a.| un certo punto, proprio i democratici ed al1 ri settori della Camera potrebbero orientarsi — forno, in tempi non lontani, don Sturzo impugnante — verso l'on. Giolitti. Ma C'è l'innovalo, dopo l'accordo, per j bocca dell'on. Migliali, il veto del Grunpo popolare...'pardon: di don Sturzo. Una; . tale esclusione, che ferisce, molti uomini della democrazia, è consentita dalla lettera e dallo spirito della convenzione' de- I mocratico-popolare? Non c'è nessuna ra- t gione per crederlo. Anzi, dopo che i due j grandi gruppi avevano raggiunto una, in-1 tesa, si doveva pensare che tutti i veti fos-! sero caduti da parte dei concordatari. Si fatte considerazioni avrebbero minori valore, se il « papa laico» notcose vernsi I milmente venire scelto nel seno di altri ! gruppi. Per gusto di divagazioni si potrob- j he porre un interrogativo davanti al nome j di Orlando o di Luzzntti o... di Salandra. Orlando ha già provato e si e ritratto alla lesta, non senza però dare sui popolari torti giudizi... Stigli altri due non insistiamo. Il cerchio, insomma, nel alitilo la Corona e la Camera sono costretti a scegliere, è alquanto stretto e si restringe man mano che lo si esamina. A meno che il nuovo Presidente del Consiglio non debba appartenere — e perchè no ? — al Gruppo popolare. Sarebbe forse la Soluzione miglioro. Un'esperimento po-1 polare in pieno — voglio dire con l'assun-j zinne dello maggiori responsabilità — eroe-j rebbe una. situazione politica nuova e por- : terebbo nella Camera e nel Paese un chia-1 ro orientamento di pattiti. Ben venga, j dunque, un gabinetto capeggiato dai po-1 polari. Ma è appunto di'fronte a questa ultima prospettiva che il rinnovato veto ! apparo, oltreché—sleale, balordamente in-; f cauto. So i popolari, malgrado l'accordo ^intervenuto, intendono mantenere il loro1 ostracismo contro un uomo di parte de- ! moeratiea, qua! meraviglia che idemocra-l tici vogliano rispondere, rovesciate le par-1 ti. con l'arma messa loro in mano? Nessuna cosa più bella, più utile e più I augurabile, in regirne di proporzionale, di. una azione politica, portata sui banchi del governo, in forza di accordi convenuti fra partiti, giova pur ripeterlo ; ma se, méntre là destra finita una convenzione e impalma un'altra destra, la sinistra dietro lai schiena stringo l'impugnatura di un pugnale bello e sguainato, lo spettacolo al-. lora diviene odioso 0 il Parlamento — non siamo in tenia di enttive azioni parlamentari ? — precipita nell'ultimo discredito. Questo va detto in tosi generale, considerando i metodi nella loro linea esteriore, senza affatto badare nè a nomi di persone, nè ad etichette di partiti. Se poi si volesse passar dai gesti e dalle ' manovre all'inspirazione che li determina i e li guida, le considerazioni su quel che 1 accade a Montecitorio in questi tempi potrebbero essere altrettanto interessanti. Noi, per esempio, non conosciamo quale sia nella sua portata concreta ed attuale il programma della democrazia ; però sappiamo che essa tende, senza reticenze, a sinistra, fino al punto di essere pronta ad una collaborazione socialista. La Destra non è molto enimmntica nelle sue intenzioni e nelle sue aspirazioni in materia di politica interna ed estera; è evidente che essa invoca e sollecita, con le dovute compostezze, combinazioni che spostino l'asse della Camera e del Governo verso se stessa. I socialisti malgrado le ostinazioni più formali ormai che reali della Direzione, non hanno mancato di farsi intendere ; probabilmente, messi ancora una volta dinanzi al dilemma: « o al governo o alle urne », non esiterebbero nella scelta e si appiglierebbero al primo «corno». Aspettano che li preceda un esperimento di destra, oppure attendono che il gruppo democratico e quello popolare parlino un linguaggio per essi più intelliggibile? Comunque, da parte loro qualcosa si delinea. Ma i popolari che cosa vogliono, ^erso dove piegano, a che cosa tendono ? La chiave dell'enigma e del dramma parlamentare è qui. Molte sono le apparenze democratiche nel P. P. e non pochi i gesti demagogici or qua or là ; ma la sostanza, l'intimo pensiero, la volontà profonda ? Recentemente -Dori Sturzo. a Firenze, ha accusato Gio'ittf ed ha difeso Nitti. Perchè Nitti? forse rcr il suo programma di nolitica estera ed internazionale ? o perche si è rivelato, come capo di governo, uomo debole e facilmente dominabile da chi gli sta pili vicino ? In quanto alla politica estera. convien ricordare che Don Sturzo nel 1930 volle la caduta di Nitti per la questione di Fiume o che per un ministero Bonomi allora agi direttamente d'accordo con gli uomini dell'Idea Nazionale. La politica estera di Don Sturzo, di ,Ta."ini, di Vassallo e di Cesare Nava si accorda con 10 aspirazioni della Destra. Lo si tenga presente. Nei confronti della politica interna il P. P. procede molto cautamente. I problemi d'ordine amministrativo sono in testa a lutti ; ma posti in modo altrettanto chias. soso, quanto generico. Per esempio, nei suoi accordi con la democrazia, non una parola sulla riforma burocratica. Si capisce: è in questo campo che esso miete con una certa abbondanza per le proprie file. Tutto al più tende a spostarla dalle sfere dello stato a quello regionali, l'arie, insomma, mutar padrone. Il'problema scolastico da una vasta riforma degna della più alta considerazione qual'cra quella progettata da Croce, è stato ridotto a qualche cosuccia, nella', quale rimane integra la nonna del tornaconto. Nel campo sociale, un progetto per il latifondo, innocente, rispettoso, 11 quale, so approvato, lascerà, Dio sa per quanti anni ancora, le coso coinè sono, e col quale si intende scusare l'assenza di una vera riforma agraria per tutte quelle torre... dove esiste una agricoltura. E per la disoccupazione che cos'ha da dire il Partito Popolare, malgrado l'ordine del giorno votato a Venezia? Si esaminino bene i postulati immediati posti da esso come programma di governo : si mediti nel suo ostentato agnosticismo di fronte ai problemi di politica estera e di fronte alle violenze che ancora in alcune province sconvolgono e turbano la vita di tanti lavoratori e poi si dica se la parte positiva e quella negativa della sua politica possa dispiacerò del tutto ai partiti ed ai gruppi della Destro. E, d'altra parte, il contegno tenuto dai popolari durante la crisi, con l'evidente intenzione di complicarla, mandando a monte una combinazione dietro l'altra, dove conduceva, dove condurrà, se vorranno.persistere in esso anche in avvenire? Già è stato detto: alle elezioni. Ma le elezioni, noi presente momento, a chi rocan danno ? Ai socialisti. A chi" recan vantaggio? Alla Destra. Può darsi che queste siano valutazioni della situazione un po' arbitrarie e che le. previsioni su di un orientamento popolare verso una politica conservatrice, attraverso mosse càute, prudenti reticenze, astiose campagne e finte manovre appariscano un tantino precipitose. Però nemmeno coti, viene commuoversi troppo di fronte a certe dichiarazioni ed a certe accuse che sembrano inspirale a sdegnosi sentimenti democratici od a patetiche tenerezze — mi riporto alla ricordata intervista — per «la posizione dei socialisti ». Forse, oggi, chiarire la situazione politira vuol diro saper metter i popolari con le spalle al muro o farli parlar chiaro. G. SPERANZSN1.

Luoghi citati: Firenze, Fiume, Italia, Venezia