Il Belgio nel libro d'un diplomatico

Il Belgio nel libro d'un diplomatico Il Belgio nel libro d'un diplomatico U nuovo libro di Antonino D'Alia, II Belgio nei suoi varii aspetti, è presentato fcl pubblico da Vittorio Emanuele Orlando. JLJuesti acconciamente rileva che il libro ■tesso i ... ha il valore speciale che deriva {dall'essere stato osservato e... vissuto da fsbii un paese straniero ha dovuto oonside- tare da un punto di vista materiato di •ealtà concreta, in corrispondenza di un fdto servizio pubblico di cui era incaricato, pome rappresentante diplomatico-consolartì di un grande paese presso di un altro Il D'Alia difutto raccoglie in questo volume i resultati delle sue osservazioni e de' suoi studi, quando fu console generale d Italta a Brusseìle. E l'on. Orlando, considerando il carattere e le finalità specifiche del lavoro, osserva: « Di quest'arte che studia i popoli stranieri sotto questo punto di vista, noi italiani fummo maestri,' ani.- creatori : i modelli trasmessi dagli ambasciatori veneti (cui si possono aggiungere i fio- j rentini, di cui uno si chiama Niccolò Machiavelli, i nunzi pontifici, ecc., ecc.) sono rimasti insuperati. Noi dobbiamo tornare verso quelle nostre illustri tradizioni, in . tanto più in quanto la nostra esportazione più cospicua resta quella del lavoro della nostra gente, la cui emigrazione costituisce ! uno dei più imponenti prodigi demografici ^ dell'epoca nostra. I nostri contatti col mon-i do ivitc'rnaz:onale uon avvengono attraver- • so la materia inerte delle merci e dei segui ; rappresentativi del loro valere, cui bastano borse e stanze di compensazione, ma attraverso vivi organismi e coscienze ed anime; donde la capitale importanza della perfet- , ta conoscenza degli ambienti tra i quali adattare ed attuare l'esistenza di questo mirabili nostre propaggini etniche...'». Ma per un altro riguardo ancora è singolare l'interesse del libro del DAlia: dal Bcggetto all'oggetto : ossia dai modi e dagli scopi secondi cui fu concepito, all'argomentò, alla materia che tratta: « Verso nessun altro paese » .— è ancora l'onorevole Orlando che scrive — « l'amano di ogni uomo di cultura si protende con maggior sentinit'nto di ammirazione e di affetto che verso il Belgio. In nessun altro paese del mondo più che nel Belgio si fondono in così magnifica armonia le glorie del passato e quello del presente, il culto degli ideali più nobili e il fervore delle attività più produttive, le coraggiose arditezze delle riforme sociali e politiche e la saggezza esemplare onde sono presidiati e difesi i centri vitali della struttura sociale »... E dopo avere' accennato al Belgio dell'anteguerra, che gli Inglesi, con intenzione affettuosa, chiamarono la piccola Inghilterra, pur esaltandolo, tanto più anzi esaltandolo nello sminuente qualificativo; e' dopo avere ripetuto la lode ormai tradizionale al Belgio eroico della guerra, l'onorevole Orlando,' venendo a dire del Belgio del dopoguerra, giustamente considera, come già illustrò su queste stesse colonne Gino Pestelli, che appunto « ... il Belgio del dopoguerra ha compiuto un altro miracolo : quello di .rimanere all'altézza dell'immenso valore morale rappresentato dal Belgio .dpiranteguerra e della guerra ». Cioè: «Mentre le soluzioni della pace) non erano state, verso di esso, conformi alle speranze legittimamente fatte concepire' durante la guerra, ed anzi, in certi momenti, il trattamento che gli fu riservato apparve improntato a ingiustizia sostanziale*., e a durezza formale, il Belgio non si attardò nelle sterili recriminazioni1, non si inacidì nelle aspre proteste. Prima e meglio di tutti gli altri popoli, esso comprese che la incaloolabifle distruzione di ricchezza dovuta alla guerra, non può trovare adeguata riparazione in alcun meccanismo di imposizione ai vinti, ma soltanto nella propria interiore, vis medicatrix. Prima e meglio di tutti gli altri, ccniprtise il Belgio che non vi è che questa sola fonte di restaurazione materiale e di rigenerazione sp:irituale : il lavoro. Prima o meglio di tutti gli altri, jl Belgio diede' questo esempio, mirabile nella sua semplicità: si rimise a lavorare. Ed è perciò che nessuno dei popoli contemporanei si trova più avanti del. Belgio nell'opera di risanamento o di ricostruzione... ». Mirabile-esempio I Esempio di cui nessuno migliore, con il suo libro ch'c tutto storia e programma di operosità fattiva, intellettuale e pratica, spirituale e industri, il D'Alia poteva offrire a' suoi concittadini italiani. .''"' kj ■?; H- + + :;V ■- in uua prima parte del libro, il D'Alia tratta dol Belgio in generale, della sua storia, dt/.la sua geografia,-della sua denipgruììa-] poi del folclòre fiammingo e di cjiiétUi valloni)'; e della letteratura e del teatro e delle arti ; e degli scienziati é dei letterati. Soffermiamoci; per trarre un saggio di quista prima parto del libro, sul capitolo dedicato a.l teatro: Giustamente il DAlia os&rva che, fra tutti i generi letterari, il teatro è stato l'ultimo ad acclimatarsi in Belgio: « Prima del 1880 — egli scrive — data della rinascenza letteraria, pochi furouo gli autori belgi che riussircno a far rappresentare i loro lavori nei teatri del paese, altro non ottenendo, ,clt'l resto, che un successo di stima. Questa specie di sterilità in materia d'arte drammatica traeva origine dal carattere generalmente serio c. riservato de'l Belgio, eh;; poco lo predispone a brillare nel dialogo scenico, e disi hi concorrenza degli autori francesi, tante vicini al Belgio e sempre lauto favoriti dal pubblico non solo belga, ma anche stranieri ». Si ebbe però, intorno a quel tempo, anche il fenomeno inverso: autori belgi, quali Francis de Croisset (Frans Wiener), Henri Kistemaekers e Maurice de Waleffe che, rappresentati a Parigi, vi ottennero tale successo da essere1 indotti senz'altro a stabilirvisi : sicché poi finirono per essere considerati addirittura francesi, per essere compresi nel vasto àmbito della letteratura francese e parerne rappresentanti. Ma nell'Ottanta, il direttore della Jeune Belgique, Max Walter, riuscì a raccogliere intorno a se tutta una piccola coorte di giovani poeti e prosatori, che, dedicatisi al teatro, crearono una serie di lavori applauditi: dello stesr to Waller" si ricordano Jeanne Bijou e Poison. Venne poi Houry Maubel, con Une mentre pour ri tu e Elude de jeune fitte, j . ! ^ i • ; , I — e e o o a l e l a o r e , in cui è notevole la penetrazione e la delicatezza della analisi sentimentale; con L'Eau et le Viti è Racines, più' forti, più sostanziosi. Albert .'Giraud prendeva intanto, con Eros et Psyché, la rivincita degli scarsi successi del Pierrot Narcisse e del Pierrot lunaire, t ottime fantasie non fatte però per i teatri ». E segue Ivan Gilkin, con Prome.lhée, il couronné por l'Académie Francasse », con Savonarole, proemiato della dotazione triennale belga per la letteratura drammatica, con Studiatiti russes. Poi Camillo Lemounier e George Eeckhond', che ottennero però maggior fama nell'arte narrativa che non in quella del teatro. E finalmente, il sommo di tutti, uno dei più grandi drammaturghi dell'età contemporanea, Maurice! Maeterlinck. Il Maeterlinck, ch'è troppo noto anche tra noi perchè sia il caso di parlarne in questo rapidissimo riassunto, segna il culmine! del teatro belga, una mèta che ne divide la storia. Dopo di lui viene Emile Verhaeren, di cui restano singolarmente significativi Les Aubcs, che! è forse il suo capolavoro, Li Cloitre, che ottenne anche a Parigi un clamoroso successo, e fa ora regolarmente parte del repertorio della Co inèdie Francàise, e Philippe II e Hclènc de'S parte. Il Verhaeten, sapiente e delicato, poeta, moriva tragicamente, in .ancor giovane età, durante la guerra, in un accidente ferroviario; e i Belgi lo piansero, quale una delle più pure glori© nazionali. Poi, Paul Spaak, che aveva già dato un bel lavoro al teatro belga, Kaaije, sè definitivamente imposto, dopo la guerra, al pubblico brussellese con parecchie fortunate commedie: A Damme en Fiandre, Le Louez-Dieu, Là Madone, La dixième journée, Baldus e Josino e Mdlgrè ceux qui tombent. Poi, mentre Albert Du Bois emi- ~ „• ,i._t.;j;,.-» ,'„ ev„„„:„ (.,,.„ nnni già e si stabilisce in Francia, si fanno oggi applaudire in Belgio Valere Gillo, Felix Bodsoa, Marguerite Duterne — che ha composto tre' drammi assai interessanti, per quanto vi sia palése, eccezionalmente accentuata l'ispirazione, la derivazione ibsoniana; — e Horace Van Offel, e Fernand Crommelyuck, ed Emile Cammaerts, e Paul Demasy, ed Edmond Picard ; e inoltre, commediografi dialettali di Briisselle, Ffans Jonson e Fernand Wicholer. « A questo punte » — scrive il D'Alia — a bisogna ' fermare l'attenzione su -Gustave Wanzype, che. può e dev'essere considerato come uno dei drammaturghi più completi che abbia il Belgio. Si deve) a lui, fisso nell'idea di bene acclimatare il teatro in Bel- gio e di creargli una tradizione e un pub- blico, lo sforzo più energico più costanteti più meditato. L insieme delle sue produ- zioni riproduce nel miglior modo possibile il carattere belga... Gustave Wanzype è« i^iaurag i^iga... v*ua«.vC riuscito a costruire una serie di drammi cho riproducono con omogeneità tutta la mentalità e l'anima dei suoi conterranei. A lui si Hpvr in Bwtenra un vero teatro A lui si deve in sostanza un vero teatro belga... ». E il D Alia ne.cita la var:a e vasta opera: Le Pére, scritto e rappresen- tato nel '90, quando l'autore contava appe- „„ „„„(.,.„, 1„. „„: +„„ :i ino i ii -Q7 na ventunanno; poi, tra il 3J e U 97, l'Enfant, ,Lai.Géne;-Ls. Gaufré, L'Ectielle, %es Pére et Mère, Le Patrimoine: a ...tut-ta produzione in genere, goffa e q«aWvolta un po brutale. Pero a poco a pocolo scrittore si elevarsi perfez.ona e dà concrescente soddisfazione' del pubblico: LaSmivernine /IRqoA V 1 umane f190n Le*^ 'V r" ^,1 nv '', 'btapes (1900, 6 Les ■Lient (1912), che cUn vero capolavoro, e Les Semailles (19191,che è coronamento e trionfo di chi per ol-tre trent'anni si è dato ad un lavoro serio, fattivo e conclusivo. Les Semailles dipingono le rovine.della guerra e quanto di cattivo si accumula nei nostri cuori, e passa-„„ „i ;„ _i no alla speianza al rara* ottimista, cheìntr'avede lo scrittore!, di una vita umanapiù bella, più fiera, più elevata e più ge-nerosa. » + + + Nella seconda parte del suo libro, il D'Alia discorro dell'agricoltura beilga, in gènere ; poi', delle industrie, estrattive, metallurgiche, meccaniche, tessili, vetrarie,dello zucchero; poi dell'organizzazione epe-raia- e dpi coinmprci delli marini mar-ìaia e aei commerci, aeiia marina mer-cantile1, delle vie ci: comunicazione interna,dello banche, delle Boi-se. Nella terza par-te passa a studiare l'ordinamento politioo-, i t> i • ii • • i x- i * del Belgio, quello amministrativo, le finan-ze, le personalità politiche, il movimentofemminista, la stampa, la colonia console-se Leooolrlo I Leoooldo II Alherl-^ se, Xieopomo i.^eopoiao n, Alberto.... bpecialmente interessante per noi e, nel-la se'conda parte del libro, il capitolo dedi-cato al « commercio con l'Italia ». Preli-minarmente e fornendoci eran conia d'im minarmentc, e loinenqoci gran copia a im-portanti statistiche, il. Ut Alia rileva che'i ...gli scambi fra l'Italia e il Belgio sonostati sempre poco notevoli, a parte il fat-, f f . i i t> i • „t, ,• ta che 1 cuportazione del Belgio per 1 Italiasuperò sempre quella dell Italia per ilBelgio, eccezion fatta nell'anno 1920,». La esportazione italiana nel Belgio consiste in uova — e per questo rispetto viene subito dopo quella russa, « ...grazie al fatto ch6 i pasticcieri belgi preferiscono le nostreuova a quelle dì altre provenienze, per il colore roseo del tuorlo, tanto indicato nella estetica dei dolci » ; — in legumi conservati, in frutta, in marmi e altre pietre, in zolfo, in materie minerali varie, in lane grezze', 'in canapa, juta, lino è stoppa grezza, in tinture e colori vari, in fili di lino e altri fili fabbricati, in oggetti vari confezionati, in vetture automobili : il tutto, nel 1913, ad esempio, per una cifra complessiva di 169.763 tonnellate di merci e di 44 milioni e 7 mila franchi: mentre, nello stesso 1913, il Belgio esportava in Italia 203 milioni e 332 mila tonnellate di merci, equivalenti a circa 76 milioni di franchi; e cioè, principalmente, carni, pesci, materie animali, rame grezzo, ferrò e acciajo, zinco grezzo, fosfati bas:ci, lane grezze, cotone grezzo, canapa, lino, .juta, stoppa, carbonati, nitrati, solfati, olii (eccetto d'oliva), vetri, macchine, veicoli, utensili vari, armi, mercerie, chincaglierie... « Poco notevoli- » — riafferma quindi il DAlia — « son re'almenée i rapporticommerciali tra l'Italia e il Belgio... ». Ma i dati del dopoguerra particolarmente quelli, invero specinlisswni, • del 1920, o ...presentano un manifesto risveglio, soprattutto luti va'ori. .Le ÌDipprtazion" italiane nel Belgio, secóndo le statistiche belehe', as.:?-sero infatti a franchi 181.174.709 e 'leesportazioni del Belgio in Italia a franchi 154.617.924. Queste cifre-però, dato l'«- norme aumento di valore delle merci non devono impressionare oltre misura... Ripetiamolo, queste cifre1.3el 1920 van considerate come anormali e bisogna aspettare qualche anno per averne di. normali e di stabili, con tendenza ad un vero'promettente aumento... « ...Allo scopo di rendere più intensi gli scambi fra l'Italia e il Belgio venne ricostituita a Bruxelles (rue d'Arlon, 59), appena dopo l'armistizio, la Camera italiana di Commercio, la quale, con lavoro intenso e'd attivo, agevola le buone relazioni fra commercianti, industriali, produttori e rappresentanti dei due paesi; pubblica mensilmente una Rivista Italo-.Bclga riproducente le disposizioni dogauali e in genere tutte le disposizioni emanate dai due Governi circa i traffici reciproci ; e 'fornisce informazioni ai soci sulle diverse operazioni da intraprendere e su tutto quanto possa giovare a rinsaldare e ad accrescere le buone relazioni economiche fra l'Italia e il Belgio... ». ■■~'Jp • ■ - - ■ ■■ . Buono e utile libro, questo di Antonino D'Alia; in cui è tutto quanto può interessare per uno studio generale del Belgio ; d tutto è trattato con sicurezza di notizie e con acume di osservazione, ma senza pe¬ santezza, serenamente e chiaramente. Popò averlo letto, non si può chei concordare con il giudizio ohe ne dà l'Orlando, nella Prefazione, quando pària di « benefica- realizzazione » rispetto allo scopo essenziale del libro stesso: cioè « ...di far penetrare nel proprio paese una nozione viva, oltre che completa, di quel che valga e di quel che possa quell'altro paese stranieTo, perchè più intime, più utili, più consapevoli siano le relazioni tra di essi ». Scopo- che è culturale, insieme, e utilitario; di comprensione ideale e pratica, e di razionale sfruttamento — dando alla parola Sfruttamento quel senso che la filosofia politica moderna ha nobilitato: il senso dell'attuazione piena di una corrispondenza reciproca costante, « di quell'indissolubile solidarietà, internazionale che fa di tutti i popoli'civili gli strumenti di un grande lavoro comune, organicamente coordinato e connesso ». E tanto più in Italia, i libri, come questo del D'Alia, hanno ragione» d'essere cercati, apprezzati, studiati. ., LECTOR. Antonino D'Alia: Il Belgio nel suoi vari . aspetti. — Con prefazione di Vittobio Emanuele Orlando. — Bologna, Nicola Zanichelli. ' ed. — Lire 15.