Rivoluzioni all'acqua di rose

Rivoluzioni all'acqua di roseDopo il match Nadi-Gaudin Gaudin derubato - Dichiarazioni di Trombert (Servizio spedarle della « stampa ») * Parigi, 1, mattino. L'Ecìw de Paris apprende che Luciano Gaudin in uno dei corpo a corpo inflittigli da Aldo Nadi ha riportato una leggeva escoriazioni! alla gamba sinistra. Ma un'altra sgradita avventura è toccata al tiratore francese; mentre si trovava sulla pedana, misurandosi con il campione italiano, un audace ladro, penetrato nel suo camerino, gli rubava il portafoglio contenente alcune centinaia di franchi, un orologio d'oro ed un bellissimo portasigarette d'oro che era un ricordo cui egli teneva moltissimo. Gli introiti della serata sono stati di 75 mila franchi, cui debbono aggiungersi ottomila franchi ricavati dalla vendita dei programmi. Quest'ultima somma andrà però a profitto della sottoscrizione nazionale in favore del fisico Braiily In risposta all'affermazione di Nadi, secondo la quale la Giurìa non gli avrebbe conlato otto stoccale da lui inflitte al suo avversario, il presidente della Giuria stessa, Trombert, in ima dichiarazione fatta all'/luto, dopo aver riconosciuto che nessuno ancora si era mostrato così forte al fioretto contro il Gaudin, ha soggiunto: «Il risultato ufficiale è di 20 a 11 e bisogna Inoltre notare che il Gaudin ha perduto tre colpi, e cioè due rifiutali dal Gaudin con un gesto smolto .cavalleresco ed uno che ero stato io il solo a vedere. Inoltre vi erano due colpi dubbi che avrei attribuiti al Gaudin se N'adì non fosse stalo uno straniero. Nadi ha perduto un colpo che soltanto Pini poteva vedere e clic non volìe giudicare. Ho letto su qualche giornale che Nadi si era lagnato che non gli fossero state contate sette stoccate. Sarebbe molto! Se qualcuno avesse dovuto lagnarsi delle mie decisioni, sarebbe certamente il Gaudin, poiché nella mia coscienza il risultato attuale ò da 7 ad 8 contro 20, salvo, bene inteso, errori da parte mia. Con la spada H Gaudin avrebbe vinto con 20 contro 3 o,4. Trombert rende omaggio all'alta intelligenza dimostrata dai due giudici italiani » Terribile epidemia di afta epizootica in Inghilterra Londra, 1, mattino. Una. epidemia di af'u epizootica, di una straordinaria virulenza, minaccia di distruggere il bestiame di dodici contee dell'Inghilterra. Centinaia di casi sono già stati notificate dalle Autorità di Ministero di Agricoltura. I casi sono particolarmente numerosi noi Cumbeiiand, nel Lincoln Shire, nel Nortliumberland, nell'Jork Shire. I grandi mercati bovini sono chiusi da ieri; e l'uscita del bestiame Jalle regioni infette è stata oggi proibita dal Ministero dell'Agricoltura. Si ritiene qui, a giudicare, dalla rapidità deliadiffusione della epidemia, che essa possa essere più disastrosa di quella scoppiata nel 1920 nel Norfolk, e che rese necessaria la distruzione di 7O00 capi di bestiame.' Quattro bauli di oggetti rubati ad alcuni capicomici a Milano Milano,' 1» sera. Alcuni attori della Compagnia dei capocomici avevano ordinato il trasporlo dal teatro. Lirico al Manzoni di quattro bauli ed. una cappelliera. Maria Melato, la^signorina Urbano, Ruggero l'Uiggerl o Giulio Paoli nelle loro denunzie hanno cosi indicato 1 danni subili: Maria Melato un baule contenente oggetti di vestiario, gioielli, ecc., per ciu(luanta mila lire; Ruggero Ruggeriun baule pure non oggetti di vesiario, fra cui una pelliccia e oggetti preziosi, per il valore complessivo ci* sessanta mila lire; Giulio Paoli una grossa scatola con oggetti di vestiario, per il vai .ire di nove mila lire; la signorina Urbani una cappelliera ocn cappelli ed altri oggetti, per il valore di sette mila lire. 1 ladri hanno asportato un allro grosso involto nel quale si trovava roba di" proprietà di altri artisti. Le indagini immediatamente iniziate dall'Autorità di Pubblica Sicurezza Intimo avuto fortunatamente buon esito. La refurtiva è quasi tutta stata ricuperata ed i colpevoli sono assicurati alla giustizia. Ecco come sì «enne alla scoperta della re furliva. Ieri sera, a tarda ora, un impiegato della Ditta Mungili, trovò abbandonalo in via Savona, a pochi passi dallo stabilimento, un canotto. Comunicò Ite notizia alla Questura centrale, che aveva già ricevuto la denuncia del furto, e si sospettò subilo che potesse trattarsi di quello che aveva servilo al trasporlo dei bauli trafugali. Il personale deL teatro riconobbe subito il carrello e allora il funzionarlo, con agenti, intensificarono le indagini e potarono stabilire che in via. Savona, si era fermato appunto un carretto dal quale evainìà stati trasportati quattro bauli ed una cappelliera che furono presi in consegna da certo Renato Slmonàtti. Poco dopo sopraggiungeva u0 camion sul ^aitile venivano caricati due di quei bauli. Il càmion spariva quindi In direziono di via Stendhal. Alili, agenti, subito inviati in quella località, scoprirono in prossimità della Cascina Bianca i due bauli vuoti. Una perquisizione nella cantina del Simonatti dava risultati fruttiferi. Vi si trovarono eli altri due bauli ancora intatti e la cappelliera ; e inoltre vi era slata deposta alla rinfusa la merco che era .^tata tolta dagli altri due bauli; In complesso gli arresti sommano ad otto. Il iiuriliese Assereto migliora Roma, 1. sera. L'Ambasciata ilaliena agli Stati Uniti comunica all'Agenzia Stefani: « Per tranquillità delle famiglie, si avverte che nessuno dei funzionari dell'Ambasciata d'Italia, ne di quelli delle Delegazioni alla Conferenza del disarmo, eccetto il marchese Asserato, le cui condizioni migliorano sempre, è rimasto vittima del recente disastro edilizio ». Pel furto sacrilego a S. Ambrogio Milano, 1 sera. Per il furto sacrilego di Sant'Ambrogio furono tratti in arresto, come ricorderete, gli operal f.iovanni Repossi ed Ambrogio Tarantola che erano stati incaricati lampo addietro 'di alcuni lavori di assestamento nei sotterranei della Basilica. Si apprende ora che il giudice istruttore ha emesso ordinanza di .scarcerazione per ambedue gli operai non esistendo a loro carico alcun indizio di responsabilità Achille Torelli, l'autore di l Mariti, ,è morto ieri-a Napoli, ottantenne L'autore di / Mariti. ! Tra le molte commedie che egli scrisse, indubbiamente è in. questa che meglio gli riusci di realizzare quella che era la sua personale visione di', arte ; è quella in cui, con maggiore vivacità' di ingegno, egli pervenne a dimostrare che il teatro, macchinoso e faticoso nel suo sviluppo, pretensiosamente romantico ed eccessivamente cattedratico, spregiudicato e moralista, che trionfava, in quel momento sulle' nostre scene, pretendendo essere spacchio della .realtà, riflesso del movimento spirituale dell'epoca, aveva fatto il suo tempo: * quella nella quale, con tratti più sicuri, in quel periodo per gli uni di disorientamento, per gli altri di sterile imitazione e per altri ancora pesante e grigio dibattito su probi»» mi di attualità e di moralità, egli segnò al teatro una strada nuova, gettò le prime, ma solide basi, pe? una arte vivace, fresca, agile, aderente alla realtà e per un teairo consistente, non nella rrtnpresenlazione di un caso tipico qualunque, penosamente e forragginosamente costruito con la creazione di antefatti romantici, ma nel raggrupparnenio di situazioni analoghe, di episodi consimili, che riflettendo gli uni sugli altri, danno la illuminazione completa di un particolare problema preso ad esame. Questa sua personale visione d'arte fu- dal Torelli espressa, nel inodu più elUcace e completo, e scenicamente : realizzata, nei Mariti, ma non mi sembra i giusto ricordarlo solo per questa sua opera, ' quasi che nel suo teatro rappresentasse una eccezione. Di questa sua particolare rappresentazione del teatro e della vita, si trovano lo prime tracce nel Dopo morto, nel Prima di iwaccre e nella Missione della donna, commedie che scrisse prima dei Mariti e che sii valsero d'uscire dall'ombra, e nelle altre che ai Mariti seguirono: La moglie, il colore ilei tempo, Le fanciulle, l Derisi, Fragilità, Scrollino-, Le donne moderne e le Donne antiche, opere tutte nelle quali1, egli riafferma, senza deviazioni, questa sua) personale visione. \ 1 Mariti non rappresentano nel suo teatro un'opera di eccezione, nè mancano nelle altre quella originalità ed arditezza di sviluppo, che furono i motivi che determinarono il caloroso successo della più applaudita fra le commedie sue. In.tutte le sue opere, come giustamente osserva il Croce, si riaffermo \ quella sua particolare virtù..di esprimere lo ; doti nascoste, di rappresentare le anime fini i e delicate, di passare dal grazioso al commovente, al tragico, al doloroso, alle lagii- ! me delle cose, che erano la sua più profonda aspirazione artistica. Che i Mariti fossero un'opera singolare per i suoi tempi, lo dimostra il fatto che lo stesso Bellotti Bori, che pure, del Torelli era un fervido ammiratore e gli fu valido appoggio quando ancora non godeva il favore del pubblico, allorché ebbe letto il copione si mostrò incerto sulle accoglienze del pubblico. Da quella che era la visione artistica torelliana si era a quell'epoca ancora assai lontani. Per quanto il Gherardi del Testa, coi suoi quadri di coloro, il Ferrari, coi suoi dibattiti idealistici, il Giacometti, Coi suoi drammi passionali, avessero sgombrati 1 palcoscenici italiani da molte di quelle ronianlicherie d'oltr'Alpe, sapientemente caricaturate nella farsa del Codebò, e non mancassero soffi di vita riuova, aspirazioni di rinnovamento, dovute in particolar modo all'irrompere riGOglIqsa delle opere dialettali, particolarmente piemontesi, quanti scrivevano nei- il teatro, ad eccezione di quelli ricordati, subivano ancora la mala influenza della produzione straniera, che la maggioranza del pubblico mostrava prediligere. Scribe, Dumas, Dennery, Hugo rappresentavano ancora, gli autori preferiti di gran parte del pubblico nostro, che se pure piaudlva alle commedie storiche ed a « tesi » del Terrari, assai più si entusiasmava per gli intrecci sapientemente costruiti dagli scrittori francesi. La preoccupazione del Bellotti-Bon era quindi naturalissima. Il Torelli frustava in pieno queste tendenze e questo pariicolave teatro. « La commedia è bella, mi piace, è originate, audace, nuova — scriveva al Torelli — ma non so prevederne l'esito». Animato però da spirilo d'innovazione e dal desiderio di tentare cose nuove, non'rifiutò l'esperimento e la presentò al difficile pubblico del Nlccollni. di Firenze. Gli intèrpreti orano tali, che se la platea entrava nello spirito della commedia e non si dimostrava ostile all'innovazione, il successo non poteva mancare. Cesare Rossi e Teresa Bornerl sortenevano le parti dei due vecchi; Annetti Campi e Francesco Ciotti, i due giovani innamorati ; Giacinta Pezzana ed Enrico Belli Blnnes, il barone e la baronessn; Costanza Ciotti e Luigi Bellotti-<Bon i due personaggi | comici. (Attori lutti di primissimo ordine, i con i (inali ogsi sarebbe possibile fare alcesso fu pieno, completo, entusiastico. Uno solo dei critici fiorentini, il Sabbatini, autore di un farraginoso, ma applauditissimo Masanielll, osò sollevare qualche dubbio, dicendo ohe la commedia rappresentava sempliceniente una buona promessa, ir.n poco mancò non venisse bastonato dagli ammiratori del Torelli. Per i Mariti, Torelli prese lo spunto da una massima popolare: il buon marito fa la buona moglie (Alle massime popolari ed ai proverbi ricorreva anche più tardi polla creazione di altre suo opero: A-con.u fatti, beati i matti. Chi disse donna disse amore. Ogni virtù non cede alla, stessa, mercede, ecc.). E questa màssima egli ha sviluppato non solo nell'episodio che costituisce il perno della commedia, e cioè la conquista di Emma llerrera da parte del marito, non per mezzo di qualche pomposo atto di eroismo, ma col tatto del gentiluomo, ma anche negli episodi secondari, che formano il quadro della commedia: il piccolo mondo, elio egli illumina per mostrare lo lotte e le vicende della vita coniugale. E fu appunto quesla varietà di movimento, questa sapienza e leggerezza di coloritura, questa aristocraticità di sentimento, che lecere vedere nell'autore un innovatore audace, e come tale lo si attese alle altre sue prove. , Ai Mariti il Torelli, mentre perdurava ancora in lui la febbre del successo e gli parevano consentite furto le speranze. lece seguire Fragilità, una commedia in quattro atti, di buon effetto, nella quale egli insorge contro una dello tanto menzogne convenzionali e nella quale duo giovani urtano contro questa convenzione sir.o a. ohe la spezzano per forza d'amare. TI pubblico fece buona accoglienza al lavoro, ma quanti avevajto visto nel Torelli .l'innovatore cominciarono a manifestare uh primo sogno di delusione. Questo sentimento di delusione contro l'autore dei Mariti, si accentuò nella commedia seguente: La moglie, un'opera ohe egli scrisse per creare una grande parte per una prima attrice. La cornai etlSa. sollevò non solo l'ostilità dei critici, non solo npn incontrò il favore Cini sostenitori della novità a qualunque costo, ma spiacque anche nlla maggioranza del pubblico. Il tipo di donna presentato parve irreale- Troppa virtù aveva raccolto il Torelli su una persona sola. Ero coni? una Madonna di Loreto carica di troppe gioielli. Le commedie che a questa seguirono, e furono molto, dal- Chi solo pyó giungere a tanto al Fortnni.o (imitazione del Fantasia di De Musset), dallT/omo mancato al. Fondo della coppa, dalla Verità alla Scralltnn, dalle lìaruffe napoletane alla nonna moderna ed antica, rappresentarono per 11 Torelli un continuo precipitare. Col Torelli, pubblico e critica, come nota il Croce, si comportarono come se l'autore avesse aparlo una. fabbrica di oggetti d'uso e promesso di soddisfare, per anni ed anni, le richieste dai clienti col fornire sempre il medesimo tipo; a poco a poco si distaccarono da lui. Torelli rimase l'autore del Mariti, sebbene non poche delle sue commedie cadute o passate inosservate siano poi state ottimi spunti per commedie di altri autori. Nel suo Uomo mancato il Torelli stesso fa l'analisi del suo caso. « Per i a-iovani, scrive, nessuna condizione più difficile che di trovatisi al domani di un grande successo: il pericolo contro il quale vanno certo ad urtare è la donna. La donna si stima prenrkndl ogni bella cosa- ma. terribile vampiro, voiendo premiare il suo insogno, lo sugge. In quanto jiig\i uomini, non sono meno serpi anche loro: vanno a scovare un altro uomo umile, nascosto, che non pensava neppur di essere qualche" cosa, ed alla prima rivelazione del suo ingegno, lo esaltano, lo divinizzano... E quel povero essere, stordito, spaventato "dal suo successo geniale, non crede a jsè stesso. Ma appena è lì. sul piedestallo, muta, di faccia la scena- la gente si ponte di avercelo messo;'e lì comincia una lotta accanita feroce: '— Discendi! — Eh! no! mi ci avete messo e ci voglio restare! — No giù di ni — No! — SI! — Noi — Non riescono a tirarlo giti? Ed in tal caso l'artista si chiama Francesco Michel ti; riescono, e si chiama... Achille Torelli». Dario Niccodemi sta pensando a commemorare Giovanni Vermi : lodevole pensiero. Col Verga egli dovrebbe ricordare anche Achille Torelli. E' del nostro teatro una delle maggiori personalità. Molti autori d'oggi hanno comune con lui — • ito ancora Renodetto Croce al quale si deve il più acuto studio sul Torelli — la dolcezza dell'amore p della cpnmassione. la morbosa sensibilità. Ricordarlo è doverono. Una esecuzione di l Martii. non si può Improvvisare, ma vi sono opere minori del Torelli, còme ScrolUna, L'israelita o 'mollo stesso uomo mancato,. che possono essere facilmente riprese. F. sono tali che meritano e«"re "oGiornali e riviste Matteo Bandello conobbe personaggi siciliani, die ricorda nelle lettere dedicatorie, e da essi ebbe raccontate storie o leggende di altri personaggi siciliani', che l'orinano il soggetto di qualche novella o vi entrano da attori. I più ricordati, nota il Giornale di Sicilia, sono i Cardona. 11 primo che s'incontra è un bastardo, Pietro, figlio di Pietro Gran Contestabile di Sicilia/e conte di Collesano. Questo bastardo, » giovino di ventidue anni, brunetto di faccia, ma proporzionato di corpo e d'uspetto malinconico «, era a Milano, dove aveva il governo di una compagnia per parte del i'ratel suo legittimo don Artalo. Erano i tempi nefasti delle lotte fra Carlo V e Francesco I pel possesso della Lombardia; e nell'esercito- di Carlo niilltavaho i siciliani. Dei Cardona c'era il conte di Collesano, il fratello di costui Giovanni, marchese di Paluda, e c'èra Miche questo bastardo; che, sedotto dalla bellissima Bianca Maria contessa di Challaut, fu da costei spinto ad assassinare i due fratelli Valperga di Masino. Della famiglia Car'dona poi narra, o fa. narrare da Scipione Attellano, come si trapiantò e si naturalizzò in Sicilia. Secondo questa narrazione il capostipite dei Cardona di Sicilia sarebbe stato un cavaliere Timbreo, venuto con re Pietro d'Aragona al tempo del Vespro, il quale a Messina si sarebbe fortemente invaghito di una fanciulla, Fenicia Lionato, e l'oblio in moglie dopo lunghe e romantiche peripezie, che il Bandelle nari* diffusamente: Ora a quale fonte abbia egli, o il signor Attellano, attinto la1 patetica e avventurosa storia, e donde sia venuto fuori questo messcr Timbreo, non si sa. Nell'elenco dei cavalieri catalani che seguirono re Pietro in Sicilia, non vi è nessun Timbreo di Cardona, ma un Bernardo Amato di Cardona, e deve essere un errore di trascrizione: in quello daio dn Giovanni Sanchez v'è un Ramon Fateli, senza titolo, e questo è probabilmente quel don Ramon, o Raimondo, terzo fratello di Ramon Falch Vili conte di Cardona, che venne in Sicilia,. 'Niente dunque eli questo inesser Timbreo: questo nome anzi non figura, punto nella lunga e minuta genealogia dei Cardona di Catalogna che il Mugnoz cita nel suo « Teatro genealogico ». Donde 11 Randello e l'Attellano l'abbiano cavalo, vattelapesc.a. Forse da qualche leggenda familiare raccontata da qualcuno' dei Cardona. Ma neppure è esalto che questo Timbreo abbia avulo la contea di Collesano. Il primo a essere investito di un feudo fu don Federigo, figlio di Ramon e di madre siciliana elio non si sa chi sia, e che potè essfere messinese e di nobile casato (questi Lionati però non si leggono in nessun documento). Il quol Federigo si chiamò così perchè fu tenuto al fonte battesimale proprio dal re Federigo che investì il figlioccio del feudo di Mnzzarrone. Il f°udo di Guhsano, o Collesano, che fu eretto a Contea solo nel 1305, come constò al Villabianca. dai Cicrla che ne erano signori, era passato ai Ventim.iglia: poi ad Arrigo Rosso, e di nuovo ai Ventimisrliti, dai quali nel secolo XV venne in mano d'i Antonio Centel.les — dì famiglia catalana anch'esso. — Ma caduto questo in disgrazia di Alfonso il Magnanimo, gli fu lolla la contea, e ne fu investito Pietro di Cardona, nel 14-14. *** Un giorno del 1914, sulle mura di Lucca, nelle prime settimane in cui era scoppiata la guerra europea, Ceccardo Roccatagliata Ceocardi con Lorenzo Vioni, con Plinio Nomellini, coll'ori. Salvador! ed allri del gruppo « Apua Mater » stava sorbendo una birra, seduto dinanzi ad un chalet. Ad un tratto — narra un collaboratore del Resto del CaiUno — di fondo al grande viale una figura aitante di forestiero, armato di binocolo e macchina fotografica, •apparve: Era vestito inappuntabilmente da sportman, con giacca chiusa di velluto, lucenti gambali e con un grande cappello che gli adombrava una faccia marca'issima di teutonico puro sangue. Ceccardo, interventista,' fftn da allora, accesissimo, vedeva ufficiali travestiti e spie dappertutto. Guardò il forestiero che si avanzava, con inquietudine; mugolando e sbuffando. Nomelllni però riconobbe in quello il pit-. loie Franz Stuk, éhe invitò a sedersi colla compagnia. 11 tedesco, con disinvoltura da artista e colla mente tanto lontana dalla guerra quanto il suo corpo era lontano da Berlino, andava presentandosi agli amici del confratello: « Franz Stuk, pittore germanico »; tutti, naturalmente, risposero colla doverosa cortesia; solo Ceccardo, con aria sorniona, abbassò il capo fino a toccare il naso sul tavolino. « Franz Stuk, pillole germanico », rincalzò il sopravvenuto elevando il tono della voce. Ceccardo alzò appena il braccio ratti-atto, e mostrò la punta delle dila ai tedesco, che tendeva la larga mano. Stuk, pazzigllono un po" anche lui come tutti gli artisti, non si contentò di questo modo freddo e quasi sprezzante e ripetè, alzando ancora la tonalità della voce: « Franz Stuk, pittore germanico! ». E scosse bruscamente l'omero del poeta rannicchiato e cogli occhi socchiusi come un gatto. A quest'urto Ceccardo balza d'improvviso in piedi e, battendosi il petto con una mono, ut-la in modo da far voltare tutta la gente che si trovava li attorno: « Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, poeta italiano, ultima espressione dell'odio latino contro tutti i barbari. E • bevo a Jena! ». Stuk non si scompose. Alzò il bicchiere e disse con calma: « Bevo a Lissa! ». 11 « cavallo d1 ritorno » irritò talmente Ceccardo, che egli, senz'altro, gettò il contenuto del bicchiere sul petto del pittore. E ripetè un altro brindisi a un'altra sconfitta tedesca. Stuk, asciugandosi calmissimo la giubba, ribattè con una risposta analoga. Allora Ceccardo: u Amici, il barbaro sa la storia! ». La scenata diede luogo a una sfida, che in verità non trovò, il giorno dopo, l'apuano, troppo disposto. Si presentò, difalli, il giorno dopò, di buon mattino allo studio degli avvocati Salvatori e Bachini con una faccia tutta spaurita e col capo rientrato dentro le spalle come una tartaruga. In quel momenti patetici la. sua voce si modulava in modo cosi mellifluo da suscitare ilarità. Egli era preoccupatissimo dell'imminente duello, e badava ad esclamare a ogni tratto: « Amici, vedo l'ombra di Lascile, che mi chiama ». Gli avvocali, ritrovato Stuk, poterono presto comporre la vertenza. Ricorrendo il cinquantesimo anniversario della morte del poeta Grillparzer, il grande amniilatore di Radetzky, Vienna volle commemorare l'illustre suo figlio, ricordandone la memoria, sia al Municipio che nelle Scuole e noi Teatri, in tale occasione, il Museo della città di Vienna ha esposto al pubblico l'intera collezione dei manoscritti del poeta, ed alla presenza del borgomastro della citta fu aperta con grande solennità la famosa cassetta, che, per disposizione testamentaria di Caterina Fròhlich, non doveva essere aperta prima del 31 gennaio 1933. Caterina Fròhlich era siala l'amante del poeta, che a lei aveva lasciato i suoi beni, compreso l'intero patrimonio letterario, e si crédeva perciò che tra gli altri manoscritti la cassetta dovesse contenere anche importanti documénti riguardanti le relazioni dei due amanti, come le poesie del Grillparzer sulla rivoluzione del 1818, lavori letterari e tutto ciò che il poeta per ragioni politiche facilmente spiegabili, fosse stato costretto a lasciare allora inedito. L'apertura della cassetta portò invece una grande delusione, non contenendo essa che diciotto fogli sciolti eli uh diario scritto di pugno dal poeta, in una pagina del diario è un abbozzo poetico in cui il Grillparzer, durante una grave malattia della Fròhlich, di cui temeva prossima la. fino, accusa violentemente se stesso d'esser cagione della morte dell'amata. Questo abbozzo non è. che una debole trama di quell'ode al dolore, che la scrittrice EbnerEsehenbach, dice, nelle sue memorie d'aver vista e letta poco tempo, dopo la morte del poeta. Si sperava di trovare quest'ode tra il lascito letterario sigillato nella cassetta e si riteneva pure che questa po^yia potesse forse essere il capolavoro del Grillparzer. Di tale lavoro non è stata trovata invece traccia e sembra ch'esso sia per Minor» sparito. Anche le altre pagine del diario nr.n sembrano esser cosa di gran conto, nè <u può facilmente spiegarsi il motivo per il qunìe Caterina Fròhlich Fibbia insisto che proprio queste cartelle irisigniftcnr.il dovessero venir portate alla Iurte appena alla distanza di mezzo secolo.dalla morte del poeta. Sarà stato forse la popolare rivista illustrata diretta dall'on.M Dottor GIULIO CASALINI avverte i Suol fedeli lettori che 11 fa&cficolo di dicembre, ritardato per cause tipograflette,' è i/p vendita e che a giorni sarà posto ia vendita anche il fascicolo di gennaio. E' pure uscito l'atteso Volume : EBBREZZE UMANE Almanacco Igienico Popolare del 1922, L. 5,50 presso le maggiori Librerie L'abbonamento pel 1922 alla "Rivista è di L. 8,50 annue. Vaglia a Torino — Corso S. Maurizio, 29 MAOdiTESTA ^QUALSIASI Dfllfljtt tubo di 10 compresse lABoRAlÒIRE DES PRODUIT5 21 rat Jean Gouj'orv- paris SDepoì:gene£CavJJfMMtQLrELAPLTRE:Wilano-fe6oJdoai^ Liie 500.000 iif tuie (è lira Un solo higlletto <lel costo di lire DUE della Grande latteria per 'l'istruzione UeaH Oriant ai Gue-ira ohe si estravra certamente In Rcjiria' ti giorno 8 febbraio prossimo, può «lURlagnàw la rilevantissima scorona In contanti ai mezzo -milione, l. 508,001. 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