Rivolta ideale

Rivolta ideale Rivolta ideale osracorrispondenzaparcoare) PARIGI, Dicembre, j nvella torbida penombra avvolgente come tqxtesfce livide nebbie di decembre le persone te le passioni del dramma, due trame, duo : pinterpretazioni opposte si affrontano. L'una, quella che sin dal primo momento accaparra maggior copia di presunzioni, concilia maggior numero di circostanze e suscita, maggior calore di simpatia, tiene pel dramma di coscienza, pel conflitto d'anime. E' la sola veramente tragica, la sola bella, oserei dire, nel suo orrore pietoso. Una famiglia di artisti, illustrata da un nome che fu popolare durante tutto l'ultimo; quarto dell'Ottocento, o' di una popò- . larità generosa, cordiale, profondamente ; inumana: ecco la materia plastica collocata ' cfrdtmsesctivursulla 6cena. In disparte, ma dominante per la sua tacita virtù lucrale, una donna canuta: la vedova del grande morto, la vestale del genio della casa, la custode e l'evocatrice del passato. Nel mezzo, in piena luce, un uomo corpulento, ingombrante quasi l'intera ribalta : il figlio ; negatore di quel pacato che la prima incarna, bjstemmiatore di' quell'Ottocento liberale dello cui linfe le radici della famiglia si alimentarono e divsnnero albero fronzuto. Nell'ombra dell'uomo, un fanciullo: pallido, vibrante, appassionato fanciullo: il nipote. Famiglia simbolica, famiglia crudelmente, tpietatamente rappresentativa della crisi del nostro tempo! Non sono esse, queste tre figure, le cifro viventi dfill'Jeri, dell'Oggi e del Domani! L'Oggi impera, dispotico e rumoroso, col suo fracasso di sonagli, di attributi regali, di manette e di pistolotti: ma, dietro le suo larghe o tozze epalle, l'Jeri e il Domani, silenziosamente, si tendono la mano. Come aveva fatto Filippo Daudet a volgere l'animo a ideali che' sono la perfetta antitesi della dottrina paterna? Non è difficile immaginarlo. La discordia spirituale regnante fra la nonna e-il padre doveva avergli fornito di buon'ora l'occasione di scegliere e di parteggiare. Le idee della vedova di Alfonso Daudet erano note a Parigi da molto tempo: idee non certo anarchiche o . libertarie, come suol dirsi, ma indubbiamente nemiche d'ogni forma di reazione, avverso alla propaganda dell'olio di ricino e del bastone, accese di fervore umanitario o colorite di spontaneo, largo, disinteressato europeismo. Il padre, .violento, duro, eccessivo uegli odi di parte, rabelaisiano nell'invettiva politica, contristava probabilmente la gentilezza di 6ensi della vecchia signora, memoro delle serate .della via Bellechasse o dei pomeriggi di Champrosay illuminati dalla bontà calda e dalla iusaziabile 6ste d'amore, nonché dalla satira generosa delle magagne sociali e dell'arrivismo politico, lampeggianti ad ora ad ora nella parola del marito; serate e pvtmeriggi in cui l'acerba nota discorde portata dal giovine Leone già era fonte da sorpresa o di accoramento. Nulla 'di più naturale che nell'educazione del nuovo erede, insignito del nome di un pretendente al trono di Francia anziché di quello di un r« dell© lettere, che gli spettavi*© Villi solo,» e tenuto? a^fonte^attesi-mate' all'ombra . dei 'gigfi d'oro^ ifVouittt»iV< la fjjieltà, della nonna abbi ano'avuto la loro parte. Assorbito dalle "esigenze della bafc-' taglia quotidiana, confinato di o notte al tavolo di una struggente sala di redazione, mancarono forse al padre il tempo e la serenità di spirito necessari per renderai ragione di quanto accadeva nell'animo del figlio, e, in ogni caso, per rimediarvi prima che fosse troppo tardi. Si rimedia, d'altronde, mai all'opera segreta e insensibile degli agenti misteriosi della coscienza! La simpatia verso le idee sovversive non è, per giunta, in questo momento tanto rara quanto si potrebbe credere, nella gioventù di una certa categoria di famiglie borghesi di Francia. Un esempio meno conosciuto, perchè fortunatamente esento di contraccolpi tragici, ma forse altrettanto tipico, ci era stato fornito in questi anni dai figli di Rostand o sopratutto da Giovanni, passato, con la 6iia Loi des riches e con altri volumi, dall'atmosfera di sensualismo e di patriottismo magniloquenti respirata nella casa patema a professioni di fede poco meno che rivoluzionarie offerteci nella Veste di una satira corrosiva e rovente. «Che cos'ha — chiede uh suo ricco simbolico — che cosa ha dunque di cos'i seducente la causa dei Poveri per attrarre a sè tutto quanto possediamo di giovine, di intrepido e di focoso? ». Testimonianza preziosa, per chi voglia orientarsi nell'oscurità del dramma odierno. Filippo Daudet non ha subito, come Giovanni e Maurizio Rostand, la palingenesi della guerra : ha appena quindici anni ; Ma è anche lui di quella pasta. Pasta frolla, brontolano fra i deuti i signori dal manganello: pasta di epigoni. Diciamo,, piuttosto : pasta che attende il suo lievito. La casa paterna gli ò ricetto sgradito, popolata dei galoppini e degli aguzzini di una reazione che morde il freno e cova foschi disegui, echeggiante di invettive contro la libertà e di appelli alia tirannide. A parecchie riprese, il giovinetto la fugge. 11 meccanico della automobile di piazza ohe lo caricherà per la fuga estrema lo sorprende in atto di voltarsi indietro « come se qualcuno lo inseguisse ».' Questa ansia di evasione sembra il rintocco dominante della sua vita. I medici la spiegheranno, a tragedia compiuta; come una manifestazione epilettica. Certo, Filippo Daudet è un ragazzo nervoso, un figlio inquieto: ipersensibile, impressionabile, impulsivo. I suoi camerati non parlano tuttavia di lui come di un infermo; Ai nostri giorni, e in una città come Parigi, sono tanti i ragazzi nervosi 1 Le.sue reazioni psichiche sono forse eccessive, precipitose, il suo ingegno troppo sveglio — i poemetti pubblicati dal Libertaire lo piovano —. Anormale, non sembra. Le sue fughe lo conducono verso il sud, in quella Provenza donde è uscito suo nonno e della quale, certo, ha appreso ad «mare il cielo e il mare nei racconti della piccola vecchia canuta. Anela a un po' più di sole, di poesia, di bellezza e di sogno di quelli consentitigli dal salotto paterno, sacro al realismo disseccante dell'epoca. Oseremmo fargliene uu carico? A acuoia, il nome che porta non gli rende la vita gran che facile. L'insegnante francese è radicale, spesso ascritto al partito e militante, lettore assiduo dei giornali di sinistra. Il giovinetto gode immagino, dell'aita protezione del ministro: ma questa protezione piglia, nel trattamento alatogli dai niaeolri, 1» forma di una benevolenza accordata al nipote di Alfonso, mrimfqinntdpcfmecfdncrcsprpcrcrsepspsplavmcincBVdscemfedstegmdpacqsglctavormtlspscllgifsuntlpdtmdllppdtdccuspgbansssmbBlMsptmv ) j non già al figlio di Leone Daudet. La con trapposizione dei due progenitori, inizia tasi a casa, si continua e si aggrava così per lui nella scuola. Di quando m quando, . incuto, ima donua, una ignota., si introdu ce,negli uflìci del giornale paterno per ani fra compagni, un'allusione indelicata, una di quelle piccole perfidie di cui.la gioventù ha sempre disgraziatamente conteso* il monopolio agli adulti, lo fa soffrire, gli fa sentire di \ occupare in mezzo alla scolaresca un posto a parte, pesante, non simpatico. Non di rado corrono pugni. La gioventù franosa» si occupa forse di politica un poco più della gente matura... Tutto ciò lascia segni profondi su un cuore non ancora indurito. Un giorno, final- , mozzare il celebre polemista. Un altro cariai in vece sua : ma la donna è presa, atumahiettata, gettata in carcere. Perchè ha fatto questo? Ci vuol poco ad immaginare qup.le può esser stata in quei giorni la crisi intima ^attraversata da questo fanciullo, nel cui ispirilo l'intuizione dell'impopolarità dall'uomo cui deve la vita si traduce d'improvviso nella coscienza, di un odio pubblico abbastanza forte per rendere omicida una donna. Chi è suo padre? Che ha fatto di male al popolo? Perchè lo si vuol morto? Un affetto paterno più commosso e più trepido avrebbe forse trionfato ancora di queste interrogazioni, riuscendo a farne il punto di partenza di un ritorno del figlio nelle sue braccia: Leone Daudet non riesce se non a farne l'inizio del distacco definitivo. Non accusiamolo: il suo dolore.è.di quelli che impongono rispetto anche agii avversari- più implacabili. Ma lo spirito del figlio inquieto, frattanto,,lavora, lavora,' dissimulando, ormai peiduto per lui. " ' ; Quindici anni! -Troppo presto per uua crisi ' spirituale ? Ma le crisi mistiche, le crisi religiose, le crisi di tutti gli uomini segnati in fronte dal destino sono'sempre precoci. D'altronde, chi dice che non avessero avuto luogo, di recente, e forse proprio a proposito di Germana Berton e del suo processo, scene domestiche, conflitti a porte chiuse, di cui non sapremo mai nulla e che potrebbero avere precipitata l'evoluzione morale del giovine? Troppi elementi ci mancano per giudicare con piena cognizione di causa. I fatti, soli, sono li, innanzi a noi. Filippo Daudet si dà a ricercare l'amicizia dei compagni di fede della Berton; si stringe d'amicizia con Giorgio Vidal, : amministratore del Liberttiire, viso di asceta o di professore di musica, testa schumanniana, con la sua zazzera oleosa e i suoi occhiali a stanga; siede seco a mensa in una taverna sospetta, tosto afferrato dal romanticismo della congiuri, della rivoluzione, della Gerusalemme celeste, rapito in un cielo di apoteosi. Giovani entrambi, discutono animatamente e mangiano di buon appetito. L'oste li crede camerati in partita di piacere. Lo stesso Vidal si rifiuta a prendere alla lettera i propositi eroici dell' amico, che considera, amo credere, con occhio lievemente malinconico, dietro gli - occhiali,, chiedendosi quanto tempo impiegherà quel bell'ent*siasiro per 'la' causa- a . t'arena fin* d>. tutti gli entusiasmi. Filippo, invece, dice Bui.selio; t Bisogna compiere Sin gesto audace, che colpisca la folla, la Francia; che scuota l'aria stagnante. Germana Berton ha avuto ragione: bisogna imitarla, bisogna vendicarla. Bisogna ammazzare qualcuno 1. Chi è questo qualcuno, nella fantasia ormai esaltata, non più padrona di sè, del ragazzo quindicenne? 'Una voce interiore mi suggerisce un nome che respingo subito, inorridito. Eppure il nome ritorna, con la ostinazione logica propria delle tragedie. Il resto della tragedia si indovina, come si indovina la forma di un cadavere ricoperto dal drappo funebre quando se ne ò scoperta la testa irrigidita. Il giovine erra vari giorni di qua e di là per Parigi e fuori Parigi, divorato dall'angoscia. Poi una sera — lo sapete — si getta in uua vettura di piazza, stringendo in tasca una rivoltella che ha comprato forse coi denari ricavati dalla vendita del soprabito; dà al meccanico l'indirizzo di un Circo dove ha luogo uno spettacolo diurno — perchè? chi assisteva a quello spettacolo? — e, mentre la vettura passa sotto' le mura della prigione di San Lazzaro, la prigione dove è detenuta la Berton, cedoudo forse a un improvviso pentimento o mutando subitamente consiglio, ideando fulmineamente un gesto diverso e più degnò di quello che stava per compiere, appoggia l'arme al proprio cranio e 6para. Questa è la prima versione del dramma, la versione del buon senso. L'altra, quella patrocinata ora dal padre del morto, tiene per l'assassinio, presentandoci Filippo Daudet in atto o veste di traditore, insinuantesi, setto il coperto dell'amicizia, nel covo degli anarchici per scoprirvi segreti e dati capaci di servire la causa paterna nel processo contro Germana Berton, e, scoperto, ucciso od obbligato ad uccidersi per suggestione. Quale delle due versioni vi sembra più ricca di senso umano? Quale meno grave per la memoria del morto?... A me, francamente, il dubbio non sembra possibile. CONOETTO PETTINATO.

Luoghi citati: Francia, Gerusalemme, Parigi, Provenza