Un lembo di Spagna all'ombra di S. Petronio

Un lembo di Spagna all'ombra di S. Petronio Un lembo di Spagna all'ombra di S. Petronio (Dal nostro inv iato speciale) Bologna. -24 notte, l reali di Spai ita a Bologna! E molti si faranno questa domanda: Perchè, proprio a Bologna'.' Chiedetelo a un petroniano e la risposta è semplice. All'ombra delle due Toni o sotto la protezione Ci S. Petronio, tra gente che parla' il più puro bolognese, esista da parecchie centinaia d'anni un lembo di Spagna. Andiamo sul posto. Al fianco della chiesa di S. ]Violo s'apro tuia via di pieno carattere felsineo; ebbene iti n. ì di questa via si è già in territorio iberico. Lì sorge il Collego) iJi S. Clemente degli fepagtiuoli. Era naturale che il Re di Spagna andasse a visitare questa sua dotta colonia lontana e che Bologna e i suoi spa£nuoli siano oggi in festa. Quando, come sorse? C'è da faf.e il isolilo salto indietro, nel buio — ma non tanto —dulia storia. Un cardinale guerriero, Egit'io Cirillo Albornor, noliilissiiiio di Spagna, arcivescovo dt Toledo, vincitore degli arabi, conquistatore fii Siviglia e di non so quanti altri paesi, caduto in disgrazia col suo sovrano Pedro I di Castiglia, detto per il suo caratterino t II Crudele ,. riparò in Italia. Eletto legato generale pontificio, un po' col pastorale e un po' colla spada (una cosa aiuta l'alini e tutte due conducono in Paradiso) ingrandì gli stati del Sommo Pontefice — che in quel tempo era in Avignone — conquistò Bùlogtna e le Marche eppoi. via difilato ad Avignone ad offrire queste nuove figlie della Chiesa al Santo Padre. Ma se Don Albornor conquistò Bologna, ne fu alla sua volta conquistato. Questo valoroso esule assimilò subito lo spirito italiano e particolarmente quello petroniano. Di Bologna ammirò e amò molte cose. Predilesse particolarmente il suo celebre Sludio per cui volle che i migliori jtlot vani della sua patria — che, malgrado tutto, era so, • re nel suo cuore — frequentassero petttibinssimi e tuto che >i tuttora, rispettato, e 1 jdtituzione ebbe presto fortuna. Anticamente la nobiltà dei natali fu il principale requisito per l'ammissione al collegio, ma poi l'istituzione si fece mono rigido e più democratica. Però occorre sempre, p^r esservi ammesso, ingegno e vocazione allo studio (almeno in princiuio) e una coita agiatezza, cosa che, sinceramente non dispiace .per un corto verso at bolognesi. Sono molti, moltissimi sii spagnuoli che a Bologna conseguirono la laurea oppoi percorsero in patria o nel mondo brillanti cairiore. Senza ricordare Sant'lRiinzio t't Loiola e Cervantes, al ritorno dalla battaglia di Lepanto e non ancora autore del « Don Chisciotte », ricorre alla memoria una folla di « spagnuoli di Bologna >■ minori, ex-ministri, diplomatici, professori, meCicl. Assicurano che tra-lo 6pagnuolo e il bolognese ci sia una grande affinila. Io non ho nini osservato dei bolognesi 1n Spagna; ma ho visto degli spngnuoli a Bologna impadronirsi in poco tempo dei'li usi, dei costumi, della lingua, della nostra CRpiin?ività e gaiezza, adorare le tagliatelle nonché le bolognesine. ragazze b eziandio maritate, la musica, le Rete brigate e frequentare, si capisce, l'Università. Perchè bisogna sapere che le regole di questo ritiro spagnolo non sono di clausura, anzi sono interpretate con una, diremo, spagnolesca signorilità e larghezza. C'è nell'istituto una gran biblioteca che attira, reta onehe un bel refettorio che avvinco, con una invidiabile mensa degna delle tradizioni gastronomiche Cella città; c gli allievi rientrano in collegio anche a ore piccine, come del reflo è stata, sempre nobile consuetudine degli Mudenli dell'ateneo bolognese. Spagnuoli di ritorno Si capisce come lo studente spagnuolo, con una vita cosi piacevole allo spirito e al resto nell'Ateneo e fuori, dopo un paio di mesi dalla, partenza dalla sua cara patria ne trova uno seconda sulle rive del Reno e diventa petroniano e ne parla giù il dialetto non tmsnirando chi possa tenerlo in esercizio : onde In storia narra che non sono rari 1 casi di collegiali tornati in Spagna con una laurea e con una dolce sposa. e di altri si raic-1 conta che, partiti pieni di sapere — laureati ' e innamorati — dopo qualche tempo sentirono la nostalgia delle due Torri e ritornarono In questa città dove ebbero uffici od esercitarono professioni, convolando a giuste nozze e aumentando la popolazione indigena a scapito di quella iberica. Una volta gli scolari del Collegio Spagnuolo andavano por lo vìe colle lunghe toghe di rascia nera e col cappuccio di rascia morella, mentre i marchigiani l'avevano paonazza e i piemontesi nera e i fiamminghi portavano la cappa d'argento e i bolognesi il pentagono giallo sulle stole lionate. Queste consuctuflnf andarono smarrendosi col «ecoli. Ma nella cerimonia annuale del giuramento aglt statuti del Collegio Spagnuolo gli studenti vestono tuttora la toga dalle larghe maniche e una sciarpa nella quale è lo stemma dèi cardinale fondatore. Il giuramento rimane acquisito a Cu e archivi, uno a Madrid e l'altro a Bolocna all'ombra del ritratto del prelato-guerrrero clic sotto la mantellina scarlatta portava l'armatura d'acciaio c il bastone di maresciallo in t'Ugno. Un bel inistol Ma cosi 11 cardinale Albornor sarà nel monumento di cut Be Alfonso porrà oggi la prima pietra, di altri studenti dell'Ateneo si sono ridotti al classico v democratico berretto e lo stesso Corpo Accademico non indorsa che in rarissime circostanze i... sacri paludamenti. Ma soltanto ciiifliiaui'amii fa, i professori e 1 dottori collegiali andavano maestosamente il giorno del Corims Domìni In processione con stola e toga. E cosi si sentiva poi aire, nel pubblico, dagli irriverenti : — Guarda è il prof. Cbie. riei èl par un barlléin ! E l'uvv. Ungarél coni' l'è infagtità... — Ohi! Valuràn, poi'ta e patologo. — Ecco què èl prof. Meriggioll di diriito canonico... Professori d'una volta il prof. Meriggioli era uno di quei tipi non r;ui fra In gente di cultura, il quale méntre era un valore indiscutibile come professore, come uomo era d'una ingenuità fanciullesca di modo che gli etuCt'nfi ne profittavano. St ricorda che una volta a metà della lezione tirò fuori un fazzoletto di seta. Uno studente esclamò: — Cile bel fazzoletto, professore I E l'altro, coli-aria di chi lui fatto colpo: — A casa, ne ho tremai — Un monmbrio di ammirazione e Ci felicitazioni accoglie la lieta novella e il professore commosso ringrazia per l'affettuosa diinoslrazione fatta al suoi fazzoletti. E d'inverno? Uno studente starnuta o U professore gentile ma ingenuo interrompe la lezione per augurargli > Felioità ». Ma la è Anita! Doxjo due minuti un altro starnuto si fa sentile, eppoi un altro e un altro ancora, finelv; l'aula è convertita in un uragano di starnuti mentre il gentile professore non arrivr. più in tempo ad augurare a tutti « Felicità ». E <juel professore di diritto canonico don Car.siini ? sul suo contj correva questo irriverente stornello: « Fior di banani — per rompere i corbelli agli scolari — niuno vai piti di Giusti e di Carsani ! ». E le .lezioni di Chimico, del prof. Santogata. f|iiasi sempre imperterriti ira il baccano degli studenti, su quel « birichino dell'ossigeno « o su « quel diavolone del bromo « o su quella sirena insidiosa che è ...l'ani, dride carbonica ? ! . Quanti vecchi non ricordano il prof. Pelliccioni, vestito corno un cavallerizzo e don Ferriati muscoloso, spagnolesco, sospinto dalli turba degli studenti, col labarro al vento e la mazza in aria, apostrofare Napoleone, Maeternich, Prudhom e qualche altro personaggio? U .prof. Capellini era invece più composto, dignitosamente -composto. EglL avrebbe fatto lezione in pompa magna, con decorazioni, che del resto era a quel tempi il più decorato fra tutti i professori. Dopo un'occhiata al suo purtroppo scarso uditorio, cominciava la lezione sulle argille e i marmi di Stoccolma o di Copenaghen e sul suo grande amico Cristiano di Danimarca, finche il suo assistente non veniva rispettosamente ad avvertirlo dell'ora trascorsa. Scomparsi tutti 1 Quanti sono arrivati in (piesti giorni di rievocazione a Bologna, anello dalla lontana spagna, certamente avranno rammentato questi episodi di gioconda vita universitaria. Facciamoli rivivere, almeno per un giorno, accanto alle commemorazioni ufficiali. Scomparsi gli uomini e sparito tanto bc-lie b'titttzioncelle ! Sparita quella Trattoria degli Studenti di fianco al Teatro Comunale-, nasforraata la via Pelacani di fronte, una specie allora di quartiere latino; morti i veglioni classici colle baldorie desìi spagnuoli e dei turchi di riiorno: trasformata o a'uUatittta quella trattoria del Foro Boario, quella Miecie di Mecca, che Giovanni Pascoli cantò: verso le ctn<itie u 'l Foro m'adduco e i vermicelli ordino a Giai asciutti. Bisogna sapere che Pascoli era un ?ran fioeta e un gran mangiatore di vermicelli al (Pomodoro... Molti, arrivati dalle ipiù diverse e più lontane regioni, hanno riveduto e rivedranno domani tanti angoli di questa città universitaria con un tantino di accorata nostalgia. <'è da. esclamare come Bodolfo nella <• Sonnambula»: «Cari luoghi, io vi rivedo — ma quei di non trovo più.». ERCOLE MOCCI, ■»»« L'attesa Bologna, 24, notte. Grandi sono i preparativi per l'arrivo dei Sovrani di Spagna. Fervono i lavori ai abbellimento. specialmente al Collegio di 'Spagna ed all'Archiginnasio, ove si svolgeranno domani le principali cerimonie.