Il bilancio della visita

Il bilancio della visita Il bilancio della visita Roma. 24, notte." Il viaggio dei Sovrani di Spagna in Italia può considerarsi dal punto di vista politico finito. Re Alfonso ha lasciato Roma, dichiarando di rimanervi però in ispirito e ciò come attestazione della propria riconoscenza per le calorose accoglienze avute. E' dunque giunto il momento di esprimere un giudizio d'insieme sull'avvenimento e tracciarne il relativo bilancio politico. Una prima constatazione si impone : tutto ha proceduto felicemente, pur attraverso un imponente complesso di manifestazioni e di cerimonie; durante la presenza in Italia dei reali di Spagna lo accoglienze ad essi tributate dal popolo di Roma furono veramente calorose. Il' Governo e la Corte italiana hanno adempiuto in modo perfetto ai doveri di ospitalità. Nessun incidente turbò la presenza della coppia regale sul suolo' italiano. La soddisfazione manifestata da Alfonso XIII al nostro Re ed a Mussolini appare pertanto pienamente giustificata. Dal punto di vista morale, per quanto riflette la cordialità dei rapporti tra i due popoli, i risultati del viaggio non potrebbero quindi essere più lusinghieri. Dal punto di vistu politico, cioè cerne conseguenza immediata del viaggio rispetto all'eventuale conclusione di nuovi accordi tra' le due nazioni, il giudizio deve essere più riservato. Il viaggio fu intrapreso ed è stato preannunziato dalla stampa ministeriale italiana come l'inizio di una nuova alleanza latina e di una nuova politica mediterranea. Orbene, è dovere di lealtà rilevare che se la venuta in Italia di Alfonso XIII può essere considerata, anche dal punto di vista politico, come un seme destinato a fruttificare, esso però non ha dato, durante la permanenza dei reali di Spagna a Roma, Risultati tangi-, bili. La prima e forse la più importante manifestazione di consimili circostanze, cioè i brindisi scambiati al pranzo di gala al Quirinale, ebbero bensì una calda intonazione di reciproca simpatia tra l'Italia e la Spagna, però, come nota politica, racchiusero soltanto uno scambievole elogio della nuova situazione creata cosi in .tenaglia come in Italia dal nuovo regnine instaurato nei due paesi, nonché il rilievo della coincidenza di interessi che può essere creato dalla circostanza che i due paesi possiedono entrambi importanti colonie nel Sud America e dell'opportunità di rapporti sempre più stretti tra i sud americani della Spagna e quelli d'Italia. Nessun accenno nei brindisi del Quirinale a questioni diplomatiche nuove, nessuna allusione ad una nuova politica nel Mediterraneo. Può darsi che di un nuovo orientamento di rapporti politici sia stato parlato nei colloqui avvenuti tra Alfonso XIII « Vittorio Emanuele III e tra il generale Primo de Rivera e l'on. Mussolini, sebbene, tra questi due ultimi sia avvenuta soltanto per espresso scopo politico una conversazione a palazzo Chigi durata .meno di mezz'ora. Ad ogni modo, e certo che da nessuna manifestazione ufficialo ovverò semi ufficiale svoltasi In Roma trasparve una trattazione di una nuova o anche futura alleanza italo-spagnuola, ovvero di una coalizione di interessi dei due popoli nel Mediterraneo. Anzi, il generale Primo de Rivera, ricevendo a Roma il rappresentante dall'« Information » di Parigi, si è affrettato a dichiarare, che « mentre la presenza in Roma dèi due Sovrani e dei due capi del Governo poteva preludere alla conclusione di nuovi accordi sul terreno economico, escludeva che dai colloquii di Roma potessero essere spostate le basi dell'attuale politica mediterranea. Il capo del Direttorio militare spagnuolo osservava a tale proposito che le direttive politiche della Spagna sono assolutamente pacifiche e che l'attuale sistemazione dei rapporti tra le potenze del Mediterraneo non sarà ora turbata e, pertanto Francia ed Inghilterra non hanno motivo di allarmarsi di un supposto obbiettivo politico nel viaggio di Alfonso XIII. Anzi, passando ai rapporti col Vaticano, il generale Primo de Rivera negava che possa avvenire, per ora, la revisione del concordato tra la Spagna ed il Vaticano, ed aggiungeva (corroborando così la negativa di avviamento della Spaglia ad importanti modificazioni nella propria politica in rapporto con l'estero) che il Governo di Madrid.si propone, per ora, due compiti aasorbenti, cioè rimettere l'ordine nel paese ed epurare la burocrazia. Contemporaneamente a queste dichiarazioni del generale Primo de Rivera, la stampa inglese annunziava, forse non senza compiacenza, che il viaggio di re Alfonso XIII in Italia non avrebbe modificato l'atteggiamento della Spagna rispetto alla questione di Tnngeri, che l'Italia avrebbe — cerne precedentemente deciso — continuato ad essere esclusa dalla Conferenza. In conclusione, per quanto si frughi e si ricerchi nelle manifestaz:onr di Roma, nulla può essere rinvenuto che attesti uno spostamento della situazione nel quadro della noM'ico internazionale. Invece c lecito dedurre che gli avvenimenti di questi giorni hanno preparato ■il 'terreno ad una maggiore solidarietà di ré e di popoli; proficua soprattutto nel campo, pur così rilevante, degli accordi economici. Perciò è a presumersi che al trattato di commerciò italo-spagnuolo firmato a Madrid alla vigilia della partenza dèi Sovrani di Spagna per l'Italia potrà fare seguito In conclusione di altri accordi sul terreno economico. Infine, il viaggio ili Italia che sta per avviarsi alla fine, può considerarsi come un'ottima preparazione a nuovi accordi sul terreno politico. Questo però per l'avvenire. Il quadro sintetico degli avvenimenti di Roma non sarebbe completo, se non si accennasse" anche al contributo personale che vi hanno arrecato l'opera individuale dei Sovrani di Spagna e del generale Primo de Rivera. Infatti, mentre la Regina Vittoria ha di colpo conquistato le simpatie dell'ambiente italiano per la propria bellezza e per la propria grazia, il Re si è reso popolare per la sua bonaria dimestichezza con tutti e per l'interesse appassionato dimostrato alle manifestazioni che lo riguardavano. Anche più significativi furono i rapporti tra il capo del fascismo italiano ed il capo del Direttorio militare spagnuolo. L'intesa tra ì due uomini non poteva riuscire più cordiale ed affettuosa, ciò che può costituire un buon sintomo per una più sicura cordialità di rapporti tra ,'i due' Governi. Abbiamo assistito ad una vera gara di scambievoli elogi tra i duo uomini. Il generale Primo de Rivera, Oltre all'essersi autodefinito «un Mussoli¬ ni in piccolo » ed avere dichiarato di « essere venuto in Roma per specchiarsi néll'on.' Mussolini come suo riiodello politico », ha nel brindisi del convito di palazzo Venezia proclamato «l'on" Mussolini l'apostolo della campagna contro In dissoluzione europea ». Definizione ultra lusinghiera, alla quale, cavallerescamente, l'on. Mussolini ha risposto assicurando il generale Primo de Rivern che «il di lui Governo ha salde basi in Ispagna » e distribuendo, in presenza, del dittatore spagnuolo, una patente di incapacità alle dure, responsabilità del comando agli uomini' politici italiani del vecchio stampo. Il generale Primo de Rivera non ha limitalo alle cortesie verbali la sua fervida adesione al fascismo italiano, ma si.è spinto sino a presiedere una seduta del Direttorio nazionale fascista in Roma, candido vi, all'unissono coi suoi colleglli in fascismo italiani, l'inno Giovinezza. La solidarietà italo-spagnuola nel fascismo è venuta così ad assumere uno degli aspetti più significativi dell'incontro avvenuto a Roma tra i più alti esponenti della nazione italiana e quelli dell'amica nozione spagnuola. S.