Edoardo III re d'Inghilterra e il fallimento Bardi - Peruzzi

Edoardo III re d'Inghilterra e il fallimento Bardi - Peruzzi Edoardo III re d'Inghilterra e il fallimento Bardi - Peruzzi E' Oftkbre il passo della Cronaca del Vii-lai» aUudente al fallimento disastroso per^"x8* ,,„• , e Peruza. ridotti a mal partito dall insolvenza di Edoardo III, re d'Inghiltera. Il Villani fissava gli ingenti lor crediti verso il Sovrano in un milione e 355.000 fiorini d'oro (secondo la Metrologia pubblicata nel 1883 dal Martini, un fiorino comspondeva a L. 12.18 delle nostre). Su quel dato un giornale genovese tempo fa calcolò che pel rimborso d'un solo fiorino dal 1340 ad oggi, al modico tasso del 3 1/2 per cento, occorrerebbero con gli interessi composti 338.883.000 fiorini oro, « largamente sufficienti a saldare il nostro debito di guerra verso la Gran Bretagna ». Figuriamoci poi a che cifra fantastica salirebbe il rimborso dell'intera somma: vuoisi a 583.224.000.000.000 fiorini oro. Accertare scientificamente quanto ci sia di vero nella tradizione fiorentina è il compito che s'è proposto un giovane e valoroso cultore di storia economica: il dott. Armando Sapori. Nell'Archivio storico italiano, rinnovellato sotto gli auspici di Gaetano Salvemini, ha ora inserito una memoria eccellente per acume e novità di ricerche, di critica, per elegante e avvincente perspicuità di esposizione. Riassumerò brevemente il suo studio, che se sfronda particolari esagerati o retoricij conferma e documenta in fondo la tradizione. Nell'istruttivo libretto di Lewis Einstein, The Italioti Renaissance in Enyland (New Yorlc.,-1902) uno de' più nutriti capitoli è dedicato al < mercante »: che giustificava pur egli i versi orgogliosi del Giusti « Gino eravamo grandi, e là non eran nati >; tanto era ancora arretrata l'Inghilterra da fronte a noi per manifatture e commerci. Dalla Toscana vi concorrevano i mercanti d'ogni città t e pe' senesi p. e. h da leggere uno scritto accuratissimo del Patetta, nel Bollettino del 1897. I fiorentini avevano speciale interesse di trarre di là la laua, perenne alimentatrice dell'arte di Calimala : od erano depositari delle pingui decime pontificie riscosse nell'isola. Per alcun tempo trovarono fortuna: ma come sempre avviene a' precursori, a' maestri, dai poco grati e molto gelosi discepoli erano considerati c stranieri sfruttatori >, e in definitiva furon loro gli sfruttati. Dalle aspre fatiche ritrassero solo la propria rovina morale, economica, travolgendo la prosperità della stessa Firenze. Dalle fonti inglesi che il Sapori ha diligentemente spogliato in un lucido esame delle condizioni inglesi nel secolo XIV risulta quale posizione privilegiata creasse ai Bardi, ai Perù zìi il favore di Edoardo III sopratutto. Sempre bisognoso di denaro nelle lotte col Parlamento, nelle guerre interne ed esterne, aveva addirittura affidato a quelle due Case (proteggendole contro la xenofobia dell'ambiente londinese) l'intero servizio di' cassa della sua Corte. Dovevan esse provvedere alle tpese ordinarie e straordinarie: finanziare la. spedizione contro la Scozia, e le due campagne d'invasione della Francia nel 1338, 1340. Trascinati ' dal miraggio de' vistosi "pattuiti compensi, degli sperati donativi i Bardi-Peruzzi fecero sforzi giganteschi d'abilità per tener testa a così opprimenti esigenze: ma dopo alti e bassi che il Sapori drammaticamente descrive la catastrofe fu irreparabile. A qual cifra ammontasse il debito regio riesce impossibile precisare, dacché quella contabilita di dare ed avere tra Corona e mercanti era aggrovigliatissima : basata per anni ed anni su complicati rimborsi nella. , . , . \, ,., , ,, , percezione de dazi, nella vendita delle laneeco. Rimborsi elio il Re poteva ad libitum sospendere, dove bisogni immediati ed ur¬genti lo premessero. Far onore scrupoloso a' propri impegni non sembra che fosse l'ambizione del Sovrano: bastava un suo decreto per revo-care delle assegnazioni già impostate atranquillità de' creditori, con la commodascusa che necessità non ha legge. Nel la-«ino semi-maccheronico del tempo statuivainfatti Edoardo III . omnes et singulas as- signationes quibuscumque perscms de qui- buscumque pecuuiarum summis ac rebusaliis... factas et concessa»... ex causa ««-cessitatis hujusmodi revocamus omnino » ecc. E' vero che da questo decreto del 6 maggio 1339 si eccettuavano espressamente i Bardi-Peruzzi, come il Sapori rettifica combattendo erronee interpretazioni : masi resta pur sempre che anche a costoro, dopola disgraziata campagna di Francia « sue-oesstt quello che è sempre accaduto c sem-pre accadrà ai finanziatori d'una guerrache finisca male .. . • • i- •„Cominciò il panico, e si ripete quanto erar. d- ,, i ■ ia avvenuto a, .Riccardi nella stessa In-ghilerra (su essi abbiamo pure un belostudio di altro valente archivista, EmilioRe. nel periadico della Società Romana di. '. i • \ * .i i- / \stona patria): « tutte genti (essi gemevano)K , , ' : i j a ehm dovevamo ci choraeno adesso a vo-lere «sere pacati et quelli che dare ci deno" f r -, i non poterne esser p^,atl »• . Nel caso de Bardi-, ci uzzi il primo a nonpagare era bua Maestà! Paventando i danni che anche a lui sa-rebbero derivati dal crack do' suoi bau-chieri, tentò Edoardo III attenuarlo e al-lontanarlo con quest'atto sovrano « 11 Re, riconoscendo i servigi resi alla Co roua n*l passato dalle Società dei Bardi e dei_-. . . r , -i J_ 1„ itAnfiiiACn Affa l'I fiPeruzzi e considerando la generosa offertach'essi han fatto di 'giovare al Trono perl'avvenire nel limite delle lor forze — sebbene a cagione di tu'! servigi abbian perso capitali e credito, siano siati in prigione e siano stati perseguitati in giudizio — coli assenso dei Prelati e dei Nobili che formano il suo Consiglio, ha preso i mercanti sotto la sua speciale protezione, prome/te/n/o tnuitia piena soddisfazione di tulle le somme che egli ha avuto da loro in prestito, nonché degli assegni fatti loro per mera liberalità, in una parola il Re si impegna di restituirli nell'antica posizione e nell'antico onore, se a lui non bastino il tempo e le forze, fa obbligo, con la patema benedizione, al suo primogenito Edoardo, duca di Comovaglia, dmantenere le -promesse. L'arcivescovo di Canterbury, i vescovi dLincoln e di Durham, i conti di Derby, dNorihwnpton .di Kalisbury e di Suff'lk promettono e danno malleveria che il ifanterra completamente l'impegno ». In Inghilterra (commenta il Sapori) forse giovò a qualche cesa l'intervento del Re, e fu efficace la prottzione che significava tutela contro i creditori ; ma per Firenze sarebbe occorso a tranquillare i depositantben altro che le promesse vaglie di ìm Soyrano semifallito. « Sì avvenne — scrive t parti ove dovevano dare, del tutto perderonò lor credenza ». Per Firenze fu un colpo mortale: piombarono nell'indigenza molte famiglie che ai 1 Villani - che per cagione di ciò, non pe1 tendo eglino rispondere a chi dovea avere ! da loro in Inghilterra, in Firenze e in altre e e a .. o Bardi-Petruzzi avevano affidato fiuterà so stanza; e col tramite de' Priori del Comune a reclamarono soccorso dal Re. Commovente o o e a a o e e j , w è a o a i e l o , : e a i , . o e i I o o a o n o e i u o a e è la lettera 30 gennaio 1358, riportata dal Sapori : * Confidando nella sublime M. V. ricorriamo a favore dei soci de' Bardi e Peruzzi che da ricchi son divenuti mendichi (suut de looupletibus pauperes et egeni): gravati di famiglia non possono più sostentarla, e ciò accade pe' larghi fondi forniti alla Maestà Vostra, quand'era in bolletta (quo tempore vestra Serenitas pecunioso suffragio indigere dicebatur). Deh se non restituzione totale, ottengano almeno sovvenzione, quale s'addice all'onore della sublimità vostra (honorem sublimitatis regiae cernunt) ». La supplica lasciò il tempo che trovava: il vecchio Filippo de' Bardi, prossimo a spegnersi in Londra, sentendosi perseguitato dalle maledizioni de' concittadini rovinati, volle consegnare alia posterità una solenne protesta. Chiamato un notaio giurò sull'anima sua, nella santità della morte imminente, di non aver ingannato nè tra dito nessuno — di non meritare perciò le abominazioni lanciategli per colpa non sua Difendendo ste stesso e i compagni, acoiv sava implicitamente il Re (come del resto ce ne da riprova la lettera de' Priori) ; e sinceramente non m'accordo con l'acutissimo Sapori, che par propenso ad applicare il fatalistico — chi ha avuto ha avuto, à la guerre comme à la guerre — domandando — ohe poteva fare il Re rovinato com'era egli stesso 1 Le casse dello Stato eran vuote ; impossibili altro tassazioni ; il pattuito sistema di rimborso per mezzo de' dazi,'vale a diro a lunga scadenza, stava a favore del Re; il sistema di contabilità ostacolava il pareggio immediato; i Bardi e Peruzzi do vevano quindi accettare le conseguenze de' rischi, a cui s'erano esposti... Non so acconciarmi a questa conclusione, che il Sapori- sostiene con molta abilità, dimostrando che lo due case mercantili avendo vasta rete d'interessi sia di qua che al di là della Manica non potevano mantenersi neutrali nella guerra tra Francia e Inghilterra: schierandosi col Sovrano del paese dove eran impegnati i lor più vitali e immediati interessi, ne avevano in certo modo sposato le sorti, e bisognava eondi-, viderue i rovesci... E' una conclusione che mi pare eccessiva, dacché qui non si tratta di Stati alleati, che devono equamente ripartire lucri e perdite. In quel caso non c'era nè parità di coudizioni, nè formale accordo politico: perdurava inalterato il rapporto tra sovventore privato e Corona, e questa non poteva senza derogare a se stessa cavarsi di impaccio con l'umoristica scappatoia : quando non o'è non c'è — quare conturba» mei L'indipendenza di cuore di Re Edoardo si tramutava in sanguinosa ironia,, coi decreti in cui perdonava magnanimo ai, suoi creditori, che si erano permessi, con:èsercizio arbitrario delle proprie ragioni, di riacciuffare una parte del loro avere. Davvero divertente è il decreto 8 novembre 1345, col quale i mercanti venivano clementissimamente scarcerati... dopo 5 mesi di vilileggiatura nella torre di Londra. « Quantunque i sudditi dei Re — specialmente quelli che da lungo tempo lo servirono — talvolta per mancanza di cura 1 offendano gravemente, con tutto ciò, per l'è r semaio di Colui che nel mezzo dell'ira ria la misericordia egliU»eramei^. ab • bandona la severità, desideroso piuttosto di e aver compassione, che usare vendetta. Cosi, m ¬ i - ! a aver compassione. . poiché egli recentemente fece in modo che una gran somma di denaro fosse consegnata come prestito ai mercanti dei Bardi dimoranti nel reame, per essere pagaia per luì a un certo momento, ed essi mancarono al pagamento incorrendo nelle minacciate penalità (dal quale fatto il Re ù «stato molto danneggiato e soprattutto per la dannosa dilazione di importami altari); poiché quei a mercanti venendo umilmente a' lui e offrendo - varie scuse, si sono umilmente sottoposti, a egdi ricordando con gmiitud.ne i fru;'u.;si - i ^gnìerf 2 'Al nS^rM'-S - 6U0 CUore tutta l'Indignazione, l'offesa e il s rancore concepiti verso di loro, ammettendoli -1 «i* "0S2i°i«aIÌS-flr?5Si^SS!i«tS"a a«e*Ia. dvtcdvtmalsddiastmmspmvsmsgbsètmsmidnnncdtccfucqt» i a a ne e della sua famigliarità ». Si riduca pure quanto si vuole la cifra del Villani (sebbene il Sapori non escluda che computati i donativi promessi e... ritirati dal Re, si giunga meno lontano dalle cifre del cronista) : ma che i Bardi¬ o 1 Pani*» già dominatori del mercato inglese e- ! trainassero «vita miseranda , dopo il - 1340 non è infirmato dal critico. E .allora a - non bisogna cercare mezzogiorno alle 14: i 1U«110 non era il premio de grandi ser- „ ' visn prestati, delle fatiche schiaccianti. a i «* r om' _„„ e . a„i„h;„„ j; delle amarezze senza nne AH attivo ai n- jv0 j Ba!di-Peruzzi dopo una o Fparità non potevano registrare o S V * . P rf ^ .* Ueri. i . . • . . , ' f P ' _.i \ stoni e persecuzioni ae .gelosi concorrenti ) , . ^ i u j .u: -britannici, indifferenza del Re, od atti o- • "J."u . ' ^.j^, ' o : d Rullante benignità. , j^on dunque a torto scrittori moderni, i come q Pmlzzi neUa storia dei banchieri n i ■ ^ A g ^ Jfa. J (f. ^ rf* eommeir!o (di cui fl a- Lattes ha pubblicati testé la 2.a ed.) e in fondo anche un paio d'inglesi, citati dal u-: Sapori, parlano di «malafede», del Re, l- j nel non _ osservare 1 suoi impegni e nel o ei fi crollare le spalle agli appelli del Comune fiorentino per le incolpevoli vittime del regio fallimento. Quelle vittime avevano a I messo a repentaglio tutta la loro fortuna : r, credendosi cautate dall'impossibilità mate- ìmpossi riale e morale dell'insolvenza di Sua Maestà; e furono doppiamente deluse, prima dal disastro, poi dal vano ricorso al sentimento cavalleresco del Re! ALESSANDRO LUZIO. Armando Sapori. — Le Compagnie dei nardi e dei Peruzzi in Inghilterra nei secoli XIII e XIV. - Firenze, R. Deputazione di Storia patria 1923. eaanil a a e en la ii: . j