Il discorso

Il discorso Il discorso Roma, 1G, notte. L'attesa per le dichiarazioni dell'on. Mussolini 6ulla politica estera al Senato, in risposta all'interpellanza dei senatori Avtom e Mazziotti, era stamane vivissima, tanto che fin do ieri 61 dovettero respingere le numerosissime persone che si recavano al Senato per ottenere i biglietti d'ingresso alle tribune. La seduta si apre olle 15 precisa sotto la presidenza del senatore Tommaso Tittonl. La eala è al completo e presenta il medesimo aspetto della seduta del luglio scorso In cui l'on Mussolini fece pure al Senato di. chi orazioni di politica estera. Al banco del Governo siedono Von. Mussolini, il ministro della guerra, generale Diaz, il ministro della marina, ammiraglio Thaon di Reve); il sottosegretario alla presidenza on. Acerbo; gli on. Ciano, Gentile, Federzonl, Finzi. Fra i deputati presenti si notano gli on. Matte! Gentili, Persico, Torre, Orano, Fera, Buttafuochi, ecc. Anche la tribuna diplomatica è al completo. Fra 1 senatori presenti vi e ti figlio del Duca d'Aosta. Approvato il verbale della seduta precedente il presidente on. Tlttoni dà la parola al sen. Artom per lo svolgimento della sua interpellanza. 11 sen. Ariom tratteggia brevemente la situazione internazionale, accennando specialmente alla questione delle riparazioni, dalla quale dipende ormai gran parte dei destini di Europa e quindi anche del nostro paese. Saluto al Beali di Spagna MUSSOLINI, presidente del Consiglio (segni di vivissima attenzione: — Voglio in primo luogo ringraziare gli on. interpellanti i quali hanno provocato questa discussione in tema di politica estera e sarò lieto se essa sarà ampia, poiché io accetto suggerimenti e consigli da qualunque parte mi vengano purché siano inspirati dal superiore criterio degli interessi .nazionali. Mi riservo di toccare nell'altro ramo del Parlamento molte questioni che oggi non toccherò. Mi limiterò ad esporre l'azione e le idee del Governo su tre avvenimenti intorno al quali si è particolarmente polarizzata la attenzione del pubblico: la Ruhr, Corfù, Fiume. « Voglia però il Senato concedermi d'anticipare In questa saia il benvenuto ai Sovrani di Spagna che saranno dopodomani a Roma (tutti i tenatorl ed i membri del Governo si alzano ed applaudono) ospiti della capitala intangibile del mondo latino. La loro visita, preceduta dall'ottimo trattato di commercio felicemente, concluso, sarà, io credo, feconda di altri tangibili risultati circa 1 rapporti futuri tra 1 due grandi popoli bagnati dallo stesso mare (vive approvazioni';. Ed ora vi prego on. Senatori di seguirmi molto pazientemente e molto attentamente nel labirinto calamitoso ed oramai -mitologico delle riparazioni. (Si ride). Il conflitto franco-tedesco « Allorquando, nel novembre dello scorso anno, il Governo nazionale assunse il potere, la situazione, per quanto concerne il (problema delle riparazioni germaniche, si presentava assai complicata e grave. Ecco le posizioni reciproche di tutte le Potenze interessate. Scadeva col 31 dicembre l'ultima moratoria concessa alla Germania nel corso del 1922 ed 11 Governo tedesco notificava alla Commissione internazionale delle riparazioni che non solo non avrebbe potuto uniformarsi, per 11 1923, allo stato dei pagamenti rissato a Londra nel 1921, ma neanche seguire il programma di riparazioni grandemente ridotto che era stato indicato con la moratoria del 1922. Chiedeva perciò il Governo tedesco una nuova e più larga proroga dei suoi impegni e la revisione radicale degli impegni stessi in guisa da notevolmente ridurli. La Francia si opponeva alla concessione di una nuova moratoria in modo reciso. Metteva in evidenza gli innumerevoli tentativi fatti dal Governo di Berlino per sottrarsi agli impegni contratti, dando ragione ad una certa corrente secondo la quale la Germania era assolutamente decisa di trovar modo di non paga-: re. Affermava ancora la Francia la neces. sita di mezzi coercitivi ed insisteva per la presa di pegni per l'occupazione di alcuni centri industriali della Germania. L'Inghilterra, Invece, preoccupata dal deprezzamento, crescente e fantastico del nrarco e dalle conseguenze per la concorrenza al commercio inglese, assumeva una attitudine favorevole nel riguardi della moratoria ed anche per le prestazioni in natura sosteneva la riduzione del debito tedesco e si dichiarava contraria alla presa di pegni. La situazione era difficile. Incombeva sull'Europa la preoccupazione di ciò che sarebbe accaduto allo scadere della moratoria col 31 dicembre. Si prospettavano le gravi complicazioni a cui avrebbe potuto condurre l'occupazione della Ruhr. alla quale la Francia, innanzi ai mancati pagamenti tedeschi, sembrava ormai sempre più decisa. Per trovare la via d'uscita fu indetta la riunione della Conferenza di Londra nel dicembre del 1921. Pareva allora al Governo nazionale che non avrebbe valso a ricondurre la quiete e la normalità in Europa, uè l'impiego delle nuove misure temporanee e parziali a cui si era fatto, fino allora, ricorso, né la continuazione della discussione sulle ragioni prò e contro la occupazione della Ruhr o del torti tedeschi e dei diritti francesi ed alleati, né tanto menò l'occupazione della Ruhr. Soltanto un riesame ài sistemazione generale, in cui le varie questioni controverse potessero trovare una trattazione e possibilmente una soluzione organica e adeguata, dava affidamento di risultati favorevoli. A questi intendimenti si inspirò il Governo italiano presentando alla conferenza, di Londra il proprio piano per le riparazioni. Il progetto italiano tSono note le sue caratteristiche : comi («sione dalle riparazioni con i debiti interalleati: riduzione dal debito tedesco: presa di pugni economici a garanzia ed esclusione di ogni occupazione militare ; concessione di una moratoria e continuazione delle prestazioni in natura. Questo progetto era il risultato di lunghi studi e di una vasta esperienza fatta dai nostri rappresentanti in seno alla Commissione delle riparazioni. Esso conciliava i punti di vista opposti ; mentre dava delle garanzie alila Francia, accordava con la moratoria sufflcejite respiro alila Germania, un periodo di tempo durante il quale essa avrebbe potuto dimostrare la buona volontà di far fronte al proprdi impegni: con la presa di pegni eccmoriitai intendeva combattere le ragioni per cui la Francia tentava di giustificare i suol progetti di occupazione politicontilitare. E' mia convinzione sempre più ferma che le linee fondamentali del progetto italiano restano ancora le sole sulle quali si può trovare la soluzione del problema delle riparazioni (benissimo). Al convegno di Londra furono esposti 1 punti di vista italiani, francesi e inglesi. Come risulta dai resoconti stenografici, il signor Thounls constatava che il progetto italiano aveva ti merito di porre direttamente la questione delia esistenza di uno stretto nesso tra i cLenitl interalleati e 3e riparazioni. Quanto al signor Poincaré, egli ebha a dichiarare che il memorandum italiano forniva le basi per 3a soluzione del problema delle riparazioni. In questa conferenza si venne a un risultato di capitale importanza: si riuscì cioè a fare riconoscere il punto della interdipendenza dei deblU « delle riparazioni posto dall'Italia a base do! suoi progetti e tenacemente sostenuto nella discussione. « Fu cosi, par usare le parole del sumor Theunls, che Poincaré dichiarò che accettava il pagamento di buoni della seria C. e il signor Bonar Law accettò che l'Inghilterra corresse il rischio di pagare all'America più di quanto essa potesse ricevere dagli alleati e dalla Germania. Per il rimanente la discussion tu dominata dall'esposizione delle colpe dolila Garmanla e dei diritti degli Alleati nonostante miei energici richiami a volersi porre sopra un piano che solo poteva salvane l'Europa dal pericolo di una grande iattura; ma i due'Governi francese ed inglese rimasero fermi nella loro posizioni. Aumentava la preoccupazione per quel che sarebbe avvenuto dopo 11 31 decembre, cioè dopo la scadenza della moratoria. Per facilitare l'opera dei Governi la Commissione dielle riparazioni, in seguito a speciali insistenze italiane, consenti un'ulteriore proroga della moratoria di 15 giorni. Noi? fu possibile fare ammettere un periodo più lungo. Ma, essendo intanto la Germania inadempiente anche per le limitate consegne in natura, del 1928, la Francia chiese alla Commissione delle riparazioni la constatazione della inadempienza tedesca par il legname e l'inadempienza fu dovuta constatare olla Commissione dalla riparazioni con l'assenso di tutti i delegati. E' vero che il delegato inglese si astenne dal voto. Ma egli dichiarò di riconoscere ugualmente l'inadempienza della Germania. Analoga dichiarazione fu fatta dal rappresentante americano. La delegazione italiana tenne a chiarire le conseguenze delle legittime stipulazioni ricordando che, con l'accordo del 21 marzo 1923 tra la Commissione delle riparazioni e il Governo tedesco, era stailo stabilito che, qualora la Germania non eseguisse le consegne in natura, avrebbe dovuto soltanto pagare in denaro il valore della parte manoante. E polche, a norma del trattato, la Commissione delle riparazioni aveva facoltà di Indicare ai Governi le sanzioni da applicare in caso di inadempimento, la delegazione Italiana chiese che la Commissione ricordasse ai Governi sdossi che le sanzioni dovevano essere, in questo caso, esclusivamente finanziarie e consìstere cioè nell'invito alla Germania di pagare in denaro, come si è detto sopra, il valore del legname da consegnare e non consegnato. La Commissione delle riparazioni accolse la proposta della delegazione italiana e notìficò ai Governi l'inadempienza delia Germania insieme col disposto dell'accordo 21 marzo 1922 concernente le sanzioni. Il progetto Inglese «Pochi giorni dopo il 3 gennaio si convocava una nuova Conferenza interalleato a Parigi allo scopo di rinnovare il tentativo fatto a Londra nel dicembre precedente per ia ricerca di una via di uscita dalla situazione. I propositi della Franala di assicurarsi ad ogni costo le riparazioni tedesche ricorrendo all'impiego di mezzi coercitivi era ormai ■fflU" che manifesto e il dissidio fianco-tedesco, a seguito del persistente mancato adempimento da parte della Germania, pesava più che mai su tutti e renale va la situazione sempre più difficile. A jParigi l'Inghilterra presentò improvvisamente il proprio progetto di riparazioni non comunicato in preedenza. Questo progetto insieme con la moratoria stabiliva notevoli riduzioni del debito tedesco e quindi della quota proporzionale spettante agli alleati pur ammettendo facilitazioni nel pagamento del loro debito verso la Gran Bretagna. Occorre chiarire il punto fondamentale che non sembra sia stato sufficientemente valutato in taluni ambienti, e cioè ohe la condizioni prospettate nel progetto Bonar Law potevano trovare applicazione pratica nel solo caso che si giungesse ad una sislemazione generale, di guisa che, anche nell'ipotesi clic l'Italia avesse accettato da sola quel progetto, esso sarebbe rimasto allo stato di progetto perchè la sua esecuzione pratica era subordinata al regolamento generale e quindi alla accettazione anche da parte del ■ Belgio e della Francia. Bisogna inoltre, giunti a questo punto, specificare esattamente che cosa avrebbe importato per l'Italia l'accettazione pura e semplice e Immediata del progetto Bonar law; la cessione all'Inghilterra di un miliardo c mezzo dot miattvo assegnati all'Italia a titolo di riparazione, più la cessione in proprietà lui-lese del 650 milioni di lire oro depositati duratilo la guerra alla banca d'Inghilterra (.commenti); rinunzia alla più gran carte delle consegne in natura durante la moratoria, rinunzia inoltre al prin¬ cipio della solidarietà tedesca per le riparazioni degli Stati minori ex nemici e assunzione in suo luogo dell'impegno di accettare, per tali riparazioni, le proposte inglesi; la quasi certezza che i creditori francesi e inglesi vèrso la Germania sarebbero stati soddisfatti prima di quelli italiani. « Un articolo del progetto inglese (art. 12) stabiliva infatti che 1 prestiti internazionali su ' ai essi si fondavano dovessero servire a riscattare le riparazioni assegnate ai paesi nei quali i prestiti stessi venivano ammessi. L'Italia, paese non ricco di capitali, si sarebbe potuto trovare cosi in un determinato momento a essere soia potenza creditrice verso la Germania tra tutte le gta.nc'i nazioni; e sono evidente le conseguenze di un tale fatto nei riguardi del valore reale attribuito alla quota italiana di riparazione. In tutta la costruzione del progetto inglese era inoltre presunto il pieno rispetto da parte della Germania dei propri Impegni ed esclusa qualsiasi forma di garanzia quale ad esemplo quella del pegni economici che lo stesso Governo tedesco avrebbe poi successivamente offerto alla non accettazione del progetto inglese. Invio degli Ingegneri nella Buhr ma non adesione all'occupazione « Non poteva esservi esitazione ! Senza quei pochi ingegneri che il Governo decise di inviare saremmo rimasti assenti e tagliati fuori da tutto. Non vi è bisogno di lunga dimostrazione per chiarire come tale decisione sia 6tata utilissima dopo l'esperienza fatta e qual grande efficacia sia stata, per la tutela degli interessi dell'economia nazionale, la presenza nella Ruhr dei nostri ingegneri. Fu pertanto risposto che, con l'adesione in linea di principio, dichiaravasi che doveva trattarsi in ogni caso di operazioni di carattere assolutamente civile. Qualche giorno dopo (10 gennaio) l'ambasciata di Francia notificò al Governo Italiano che, stante la necessità dì proteggere gli ingegneri della missione di control'o, il Governo francese era costretto di inviare alcune sue trupue nella Ruhr e che una no'lflea in tal senso era contemporaneamente, nello stesso giorno, fatta al Governo germanico. « La comunicazione aggiungeva che il Governo belga si associava all'invio di truppe in quella zonn. La comunicazione venne fatta contemporaneamente all'arrivo delle truppe. Il Governo francese aveva la cura di dichiarare che non era nelle sue intenzioni di procedere,, sul momento, ad operazioni di carattere militare, nè ad una occupazione di ordine politico. Inviava semplicemente nella Ruhr una missione di ingegneri, di funzionari* il cui oggetto era chiaramente definito: la missione doveva assicurare il rispetto, da parte della Germania, dell'obbligazione di riparazioni contemplate dal trattato di Versailles, e le truppe francesi entravano nella Ruhr per salvaguardare la missione. Nessun mutamento sarebbe stato portato alla vita normale delle popolazioni, le quali avrebbero potuto lavorare in ordine e con calma. Il Governo italiano, che si era sempre manifestato contrarlo a ogni forma di occupazione, sconsigliò in modo espllclto, nell'interesase stesso della Francia, il provvedimento, che assumeva carattere militare, e dichiarò formalmente che i suol tecnici avrebbero preso parte soltanto ad azioni di carattere civile ed economico, e si sarebbero scrupolosamente astenuti da ogni operazione di carattere politico. Poco dopo, essendo risultato che il Governo francese cercava di porre la missione di controllo, per ragioni di sicurezza, In certa guisa alle dipendenze del comandanti militari, il Governo italiano fece presente che tale dipendenza poteva mutare 11 carattere civile della missione, e che l'Italia, non potendo consentirvi, sarebbe stata costretta a ritirare gli ingegneri. Il Governo insistette in tale occasione sulla convenienza che le misure coercitive fossero evitate. Ed ebbe assicurazione che gli Ingegneri della missione dipendevano dal Governi rispettivi e che sarebbero state tenute nel massimo conto le osservazioni per cui la missione di controllo doveva essere un organo indipendente e civile. Le forniture di carbone all'Italia « Fissati questi precedenti, non infliggerò al Senato la lunga cronistoria dell'occupazione della Ruhr, nè rievocherò il faticoso, nonché inutile, travaglio diplomatico di questi ultimi mesi. MI limito a dichiarare, con coscienza perfettamente tranquilla, che l'Italia non poteva seguire una diversa linea di condotta. A miglior dimostrazione della mia tesi prospettiamo l'ipotesi contraria, cioè di non intervento e del disinteressamento dell'Italia nella Ruhr. Il non intervento dell'Italia non avrebbe Impedito l'occupazione della Ruhr, che la Francia ha attuato malgrado l'oposlzlone, del Testo più formale che altro, della stessa Inghilterra; avrebbe maggiormente lacerato la già fragile compagino dell'Intesa e favorito la resistenza passiva tedesca, ci avrebbe tenuti lontani dalla possibilità di accordi a due (franco-tedeschi), che si sarebbero fatti In nostra assenza. « Debbo aggiungere che, anche per cautela, di fronte a quest'ultima evenienza, ottenni in data 16 gennaio formale dichiarazione dalla Francia che nessun accordo tra la Francia e la Germania, lln.itatamente alle industrie, si sarebbe fatto senza darne notizia o senza accordare l'eventuale partecipazione dell'Italia. Il disinteressamento dell'Italia avrebbe reso aleatorio il nostro rifornimento di carbone. Nessuno può credere quante difficoltà si siano dovute superare nonostante la cordiale volontà della Francia e della Germania. Tutte le volte che l'occupazione francese procedeva verso un centro ferroviario, verso una città e una parte del bacino, si ponevano per noi problemi delicatissimi e complicati che abbiamo superato mercè l'abnegazione, la diligenza e lo scrupolo tanto dei nostri rappresentanti in seno alla Commissione delle riparazioni quanto per opera dei nostri ingegneri e tecnici che si trovavano nella Ruhr. A termini del trattato l'Italia avrebbe dovuto avere 8 milioni di tonnellate di carbone. E' questa una cifra dei primi tempi. Il quantitativo hi ridotto dalla Commissione delle riparazioni a 3 milioni e 600 mila tonnellate. L'Italia nel periodo che va dal gennaio all'ottobre 1923 ha ricevuto un milione e 300 mila tonnellate di carbone. Si noti che, salvo a rifornirci sul mercato inglese, non c'era possibilità grande di rifornimento in altre parti d'Europa. Abbiamo cercato di rifornirci nell'Alta Slesia prendendo accordi col Governo polacco, ma la cosa, quando si è stati all'atto pratico,.non ha avuto seguito. Il carbone polacco costava molto più dell'altro carbone Importato da Cardiff. Da allora, malgrado tutte le vicende diplomatiche e la cessazione della resistenza passiva, la situazione della Ruhr non è sostanzialmente cambiata. Cre cosa potava fare, che può fare l'Italia? I cultori di certa letteratura europei ed europeizzanti rlcoslruzlonistica sono presati di precisare c di rispondere. Escludo le manifestazioni personali e propagandistiche, che non sono assolutamente nello stile della mia politica estera, e che la stessa Russia non fa perchè delega a farle 11 partito dominante della nazione. "Pnò l'Italia compiere gesti di francescana rinuncia?,, « Si vuole forse che l'Italia ritiri i suoi tecnici dalla Ruhr? Ebbene, ciò non modificherebbe di un ette la politica della Francia Si ponga ben mente che l'Inghilterra non ha minimamente pensato a ritirare le sue truppe dal suolo germanico. Si vuole forse che l'Italia rompa con la Francia e si stacchi deliberatamente e definitivamente dai suol Alleati di guerra e prenda in certo senso la iniziativa e la responsabilità di annullare 11 trattato di Versailles? Basta porsi la domanda per comprendere l'estrèma gravità della cosa che potrebbe condurre a una conflagrazione europea. Slfatta politica provocherebbe un terilene isolamento dell'Italia nella situazione presente; basta osservare con quanta cautela l'Inghilterra ha evitato fino a oggi ed eviterà, finche le sia possibile, la rottura con la Francia per comprendere che l'Italia deve essere per lo meno altrettanto guardinga quanto l'Inghilterra {approvazioni), si pretendevano e si pretendono delle mediazioni? Ma, o signori, si dimentica che le mediazioni sono efficaci in quanto siano cercate ed accettate e si dimentica che l'Italia è parte in causa. SI vuole che l'Italia compia gesti di francescana rinunzia in favore dei popoli vinti per salvarli dall'abisso? L'Italia ne ha già fatti in confronto dell'Austria e ciononostante mi accade spesso di leggere sui giornali viennesi articoli enormemente sconvenienti nel confronto del nostro paese. La stessa cosa si è fatta nei confronti dell'Ungheria, nei confronti della Bulgaria. Ci slamo dichiarati pronti a farla, ma proporzionalmente cogli altri, nei riguardi della Germania. Del resto tutte le volte che è stato possibile intervenire in certe situazioni in confronto della Germania l'Italia è intervenuta. Ma può forse l'Italia fare il bel gesto ed in pura perdita rimettere i suoi crediti, se i suoi Alleati non rinunciano fino ad oggi ad una lira del loro credito? La cosa rasenterebbe i limiti della pura follia. «SI vuole un accordo più Intimo italo-inglese sul terreno delle riparazioni? Questo è stato il proposito del Governo nazionale anche sulla base del progetto Bonar Law. Verrà il giorno in cui sarà possibile dare esaurienti documentazioni su questo argomento e mettere in luce chiara l'azione dell'Italia anche dopo la conferenza di Parigi. D'altra parte, ecco un episodio recente di questa collaborazione italo-inglese: quando si è trattato di invitare- gli Stati Uniti a riprendere parte a una conferenza internazionale l'Italia ha aderito al punto di vista inglese. Un punto drammatico « Oggi, ad esempio, siamo di nuovo dinanzi a un punto drammatico di questa storia. Ieri ed oggi una questione occupa la conferensa degli ambasciatori a Parigi; il controllo militare ed il ritornò del Kronprinz. Ebbene, anche su questo argomento di palpitante attualità mi ti permetta la frase giornalistica: l'Italia e l'Inghilterra sono d'accordo. Bisogna dire chiaramente che la richiesta di estradizione del Kronprinz è un errore; significava cacciarsi in un vicolo cieco ancora una volta, (approvazioni), dal quale non si potrà uscire se non complicando di nuovo la situazione. E soprattutto mi preme ditìiiaram in questo momento che il Governo italiano non potrebbe approvare una ulteriore occupazione di territori tedeschi (approvazioni vivissime). Insomma bisogna avere il coraggio di dire che il popolo tedesco esiste: sono 61 milioni di abitanti nel territorio della Germania, sono altri 10 o 12 milioni tra l'Austria e gli altri paesi; non si può pensare, e non si deve nemmeno pensare, di distruggere questo popolo (approvazioni, applausi). £' un popolo che ha'avuto una sua civiltà e che domani può essere ancora parte integrante della civiltà. europea. « Quali sono ogo: le direttive del Governo italiano? Sono le seguenti e mi sembrano assai chiare: l.o riduzione a una cifra ragionevole del debito tedesco e conseguente proporzionale riduzione dei debiti internazionali; 2.o numero sufficiente di anni di moratoria alla Germania salvo per le riparazioni in natura; 3.0 presa di pegni e garanzie (il Governo tedesco è disposto a darle); À.o evacuazione dalla Ruhr a pegni e garanzie ottenute; 5.o nessun intervento nelle faccende interne della Germania, ma appoggio morale e politico a quel Governo che ristabilisca nel Reich l'ordine e avvìi la Germania verso 11 risanamento finanziario; 6.o nessun spostaménto di ordine territoriale. « Come un anno fa', cosi oggi l'Italia è pronta a camminare in questa direzione e ad aderire a tulli i tentativi che fossero fatti in tal senso.' Aggiungo, senta voler peccare di orgoglio, che al difuori di questo cammino si segnerà il passo, si renderà cronica la situazione, con conseguente disordine e miseria. La soluzione, che chiamerò italiana, del problema delle riparazioni, si trova sulla linea di equilibrio degli interessi opposti ed essa risponde anche al superiore interesse della giustizia.- (Applausi vivissimi) ». L'occupazione di Corfù «Vengo ora al secondo argomento della mia esposizione: Corfù, Lega delle Nazioni. Sulla Une di agosto fu commesso nel territorio di Jannina l'orribile delitto, che tutto il mondo civile ha.deplorato. Bene ha fatto l'altro giorno il Senato a rivolgere un pensiero devoto e riverente verso quel soldati d'Italia che sono caduti nell'adempimento del dovere elio si potrebbero ritenere più sacri di tutti gli altri. Per uno strano ritardo nelle comunicazioni, che sarebbe tacile spiegare ebbi notizia dell'assassinio la sera del 29 agosto. Consultai i capi militari e decisi di inviare l intimazione che conoscete. Diedi 24 ore di tempo'. Nel frattempo gli ordini per 11 Tacco» glimento delle truppe e della marina veni» vano diramati ed effettuati, tanto che con una rapidità che ha sorpreso tutta l'Europa, caduto il termine, in appena 36-40 ore. 6.000 soldati di fanteria erano sulle nostre navi,a molte unità si dirigevano a Corfù dove ancoravano alle ore 16 del 31 agosto. Nella co» municazione, che io inviai alle■ Potenze, era specificato il carattere dell'occupazione di Corfù: era una presa di pegno necessària» mente temporanea. Se la Grecia avesse fatto fronte alle richieste dell'Italia, la durata di questa presa di pegno sarebbe stata breve, brevissima. Signori, non dovete credere che l'occupazione di Corfù sia stata fatta soltanto per prendere un pegno; essa è stata fattoi anche per rialzare il prestigio dell'Italia. {Approvazioni). Io non so se abbiate l'abito» dine di leggere i giornali balcanici e special» mente quelli di Atene. Ebbene, in quegli Stati, fra quelle popolazioni, dopo l'infausto sgombro di Valona. il prestigio dell'Italia era ormai a terra. jCommenM, opprovaztoril). La Grecia molto abilmente fece ricorso alla Società delle nazioni dicendo che il caso cadeva sotto gli articoli 12, 13 e 15 del pattd della Lega stessa. La Lega delle Nazioni al precipitò su questo episodio con vera frenesia e perchè era un episodio drammatico a perchè accadeva mentre l'assemblea sedeva a Ginevra e perchè finalmente era un caso cha avrebbe dato la possibilità a questo areopago di emettere un verdetto storico. La resistenza alla Lega dello Nazioni « Io invitai la Commissione italiana a Ginevra di sostenere la tesi dell'incompetenza. Prima di tutto io trovavo strano questo zelo della Lega nel giudicare dell'Italia quando, pochi mesi prima, essendosi ventilata l'ideai di una inchiesta amministrativa nel bacino della Sarre, bastò il malumore della Francia per far cadere questa iniziativa {appro* vazioni). E poi io non posso ammettere cha il prestigio dell'Italia, che gli interessi morali, quindi imponderabili, dell'Italia siano aUa mercè di Stati ignari e lontani (vive approvazioni). La battaglia alla Società delle Nazioni a Ginevra fu assai aspra e diffidila anche perchè si confidava in due elementi. C'era molta gente in buona fede, più o meno fanatica, ce n'era altra inquieta di questo gesto di autonomia dell'Italia dal punto di vista nazionale. Tutto il mondo della democrazia socialistoide e plutocratica era furibondo perchè l'Italia è oggi diretta dal Governo fascista. La battaglia di Ginevra si conchiuse vittoriosamente. Questo è un giudizio universale. La questione venne portata a Parigi alla Conferenza degù ambasci*, tori. Sarebbe stato, a mio avviso, graviartn* errore, essendo sfuggiti alle secche di Ginevra, andare a perire negli scogli di Parigli anche perchè gli ambasciatori avevano una competenza giuridica che non si poteva negare. La missione Teliini era una missione di italiani ma era là mandatavi dalla Conferenza degli Ambasciatori (verissimo). Gli ambasciatori avevano non 6olo il diritto, ma il dovere di considerarsi parte in causa. Del resto la Conferenza degli ambasciatori accettò sostanzialmente le richieste italiane, che non erano affatto eccessive data la gra», vita enorme del delitto e i precedenti di cui! vi ho.parlato. Nel 1916. quando ci fu l'eccidio dei marinai francesi ad Atene, le richie» ste della Francia furono infinitamente. più! severe. Dichiaro anche che, senza l'occupazione di, Corfù, l'Italia non avrebbe avuto* soddisfazione di sorta. Fino air Ultimo, quando avevo già dato l'ordine alla fiotta italiana di sgombrare Corfù, di ritornare inItalia, la Grecia cercava ancora le vie tor* tuose per rimettere al giudizio del Tribuna» le deìl'Aja il pagamento, più o meno immediato, dei 50 milioni e solo quando diedi l'ordine alla flotta di tornare nuovamente'.ai Corfù ed essa si presentò all'una dello stes»' so giorno colà, la Grecia, finalmente, si de» else a pagare {approvazioni). Ma intanto l'episodio di Corfù, che a mio avviso è d'im» portanza capitale nella storia d'Italia sopra! tutto perchè ha chiarito più che con molti volumi la situazione a gran parte degli ita» Mani, poneva il problema della Società delle Nazioni davanti alla coscienza nazionale italiana. Il pubblico italiano non si era mali eccessivamente interessato della Società delle Nazioni; si credeva che fosse una cosa morta, accademica, senza importanza alcuna. In realtà, questa Società delle Nazioni',' limitandosi al continente europeo, non cqm» prende la Germania e non la Russia. Singolare il caso degli stati Uniti che, pur avendo dato il profeta di questo organismo. •(<! ride), non ne fanno parte in alcun modo. "Duetto franco-inglese„ • .Mio stato degli atti la Società delie Nazioni è un duetto franco-inglese (Benissimo), Ognuna di queste due Potenze ha i suoi satelliti ed i suoi clienti, e la posizione dell'Italia fino a ieri nella Lega delle Nazioni a>> stata di assoluta inferiorità. Vi dò delle cifre T l'Inghilterra ha 226 impiegati nella Società!' delle Nazioni; la Francia 180; la Svizzera 178r l'Italia 25. {Impressione). Più importanti ancora sono le altre cifre che riguardano gli assegni, dai quali risulta, per esempio, che ' l'Inghilterra spende per i suoi impiegati più ' di quanto essa paga. Totale. degli assegni < dell'Inghilterra 3.265.000 lire; contributo' 2 573.000 lire. Francia: assegni 2.449.000 lire, ««tettato 2120.000 .lire. L'Italia: assegni 480.000 lire; contributo 1.600000. {Impresilo, ni) Su sei Commissioni cinque sono mono» • polizzae dalla Francia, una dall'Inghilterra, nessuna dall'Italia. Questa 6 la situazione! ' come vi dicevo, di netta inferiorità. Il problema si pone In questi termini: uscire dalla Lega delle Nazioni? In tesi generale prefe. rtsco entrare, piuttosto che uscire. (Si ride). Poi c è da considerare che, una volta che si e usciti, non bisogna subito ribattere la porta per rientrare. Gli italiani non hanno di» menticato l'episodio ingratlsslmo di Parigi, quando i nostri rappresentanti se ne andarono, come tutti ricordano, per poi ritornare, (approvazioni vivissime). Proprio Dei giorni di Ginevra altri due Stati chiedevano di entrare nella Lega delle Nazioni. C'è ancora' da considerare un altro elemento: che la fuoruscita non è immediata, va a due anni data, e durante questi due anni, niente può impedire die altri agiscano all'infuori di noi e anche contro di noi; non «oio. ma vi sarebbe violazione del trattato di Versaille e df tutti gli altri trattati, perchè il fatto della Lega delle Nazioni è parte integrante di tutti i trattati di pace. Non si può dunque, allo stato degli atti, uscire dalla Lega della Nazioni ma, a mio avviso, non si può rima» nere nelle condizioni auasi avvilenti, nella inferiorità nella quale oggi ci troviamo. Io ho avuto, a questo riguardo, dei coUJqàii con Brumont ed iio chiarito che le coséni or'poesono lot.iinunre in quesli irmini e bisogni Stabilire un diritto assoluto di uguagllanzr tra le i/o nazloui clic risultano fondat'ric dellu Lega Messa delle Nazloui. , vengo a Fiume. Questa è l'eredità più penns.i delia nostra politica estera, per non a» vere Fiume, o signori, noi abbiamo rinun» a»