L'Italia si schiera coll'lnghilterra nella politica verso la Germania

L'Italia si schiera coll'lnghilterra nella politica verso la Germania L'Italia si schiera coll'lnghilterra nella politica verso la Germania Mussolini dichiara in Senato: *' Italia e Inghilterra d'accordo - La richiesta di estradizione del Kronprinz è un errore - Il Governo italiano non potrebbe approvare una ulteriore occupazione di territori tedeschi - Non si può e non si deve nemmeno pensare di distruggere il popolo tedesco - Evacuazione dalla Ruhr a pegni e garanzie ottenute - Nessun intervento nelle faccende interne della Germania, ma appoggio morale e politico-Nessun spostamento territoriale II successo e la" polemica Roma, 16, notte. Il successo ha sorriso ancora una volta all'ón. Mussolini in Senato, successo caloroso, non fremente ed ampio come quelli della Camera, ma pure veemente, quanto è consentito dalla piccola aula e dall aristocratico ambiente dell'assemblea vitalizia. A questo successo hanno ostentatamente mostrato di associarsi dalla tribuna reale la Duchessa d'Aosta e dal suo banco di senatore il di lei figlio Duca di Spoleto. Il frastuono del successo consigliò anzi all' ex-ministro degli esteri conte Sforza — chiamato in causa per la nota lettera del Delta di Fiume e Porto Barros — a non prendere stasera la parola per fatto personale. La seduta fu tolta dopo che l'assemblea unanime votò un ordine del giorno presentato da un gruppo di senatori, col quale' il Senato, udite le dichiarazioni dell'on. Mussolini, dichiara di approvare l'indirizzo di politica estera dei GIl"uccesso dell'on. Mussolini fu però dovuto a mezzi diversi e talora contrastanti tra di loro: taluni nobili ed elevati; altri semplicemente polemici e sostanzialmente ingiusti. Le parti del discorso del presidente del Consiglio devono quindi essere esaminate e valutate separatamente. Tutta la parte riguardante la Bihiazione germanica appare, ad esempio, veramente equilibrata ed ispirata a sensi di vera giustizia sociale. Invece, l«zP°sé di quello che lo stesso .on. Mussolini definì «il mese di Corfù » è apparso guastato da un senso di vanagloria assai discutibile. La parte relativa alla partecipazione dell'Italia alla Lega delle Nazioni c sembrata a molti ispirata a criteri piuttosto angusti, ed infine ispirato a metodi polemici di dubbia opportunità è parso il ricordo del ritorno forzato e P"MPito-° degli on. Orlando e Sonnino alla Conferenza di Parigi abbandonata poco prima, nonché il linguaggio usato verso 1 exministro degli esteri conte Sforza per la bestione di Fiume e verso l'ex-mmistro 'ffl Serra on. Bonomi per l'abbandono di VaC" Quest'ultimo addebito avrà anzi assai probabilmente uno strascicete Senato e nei giornali. I facili applausi Storniti hanno per questo argomento un valore assai relativo. . Il Senato manifestò giustamente tutto il proprio consenso al punto di vista delVon. Mussolini circa la questione della Buhr e la situazione germanica in genere. La forma risoluta con la quale 11talia prende oggi posizione a fianco de l'Inghilterra sulle questioni germaniche in corso, non potrà, anzi che influire sulla situazione internazionale, moderando forse l'atteggiamento della Francia Ad ogni modo si deve riconoscere che il capo del fascismo ha. per quanto riguarda la Germania, pronunziato, un discorso vera, mente democratico. La parola può forse «piacere all'on. Mussolini, ma risponde a verità. L'on. Mussolini ha voluto ,dimoatrare al Senato che la sua pohttea. rimetto al problemi germanici fu rettilinea Dal giorno in cui il ministro degli esteri fascista poneva a Londra a base del pro- Erio atteggiamento il concetto che-U proteina delle riparazioni e ocello dei debiti sono problemi inscindibili. 1 Italia non mutò atteggiamento. L'Italia fu e rimane contraria ad ogni operazione militare 'dall'occupazione della Buhr alla ventilata Eer un istante occupazione di Amburgo, tal. Mussolini non risparmiò qualche amara allusione alla tattica, in taluni latanti insidiosa, di Poincaré, ed il Senato sottolineò tale allusione con un mormorio idi approvazione. Ma i consensi dell'assemblea furono espliciti ed unanimi, quasi rumorosi all'esposizione finale dei sei punti italiani, dei quali, specialmente notevole, la richiesta di evacuazione della Buhr appena la Germania avrà dato le garanzie di pagamento necessarie, nonché il rifiuto ad ogni intervento nelle cose interne della Germania e conseguentemente opposizione ad ogni richiesta di consegna del Kronprinz e anche, quindi, ad ogni metodo di nuove occupazioni territoriali, in caso di rifiuto. Nelle sfere germaniche di Boma le dichiarazioni del Governo hanno prodotto ottima Impressione e vengono accolte con un vero senso di sollievo, anche per le conseguenze che possono avere nel campo diplomatico. Assurgndo alla visione complessiva della situazione, viene accolto con particolare soddisfazione negli ambienti germanici della capitale il brano applaudito dal Senato nel quale l'on. Mussolini ha affermato che il popolo tedesco esiste e che i 61 milioni di tedeschi rimasti in patria in base al trattato di Versailles e gli altri 10 o 12 milioni rimasti in Austria ed altrove non possono scomparire, perchè non si può nemmeno.pensare di distruggere una popolazione che ha una sua civiltà e che può domani essere ancora parte integrante della civiltà europea. Diversa accoglienza trpvano le parti polemiche ricordate del discorso di oggi. La affermazione che la famosa lettera del conte Sforza abbia mutilato la questione di Fiume, ha lasciato scettica una parte del Senato e sarà contraddetta dallo stesso Sforza. Comunque, si prende atto delle dichiarazioni sulle trattative in corso con Belgrado, pur rilevando che lo stesso onorevole Mussolini ha proclamato essere la questione di Fiume compresa nel novero delle questioni insolubili. Cosi pure si registrano con soddisfazione le prudenti parole colle quali il capo del Governo ha riassunto la politica estera di autonomia e di pace che il Governo fascista si propone di seguire. Assai vivaci sono invece le discussioni sull'opportunità della citazione in, Senato del telegramma che nel 1020 l'ori. Bonomi, allora ministro della Guerra, inviava al generalo Piacentini per negare il richiesto invio di rinfòrzi In Albania Nel mondo politico si rileva , jinaitutto che il rimprovero mosso all'ono¬ revole Bonomi investe' tutto il Gabinetto presieduto dall'on. Giolitti. L'on. Mussolini si astenne dal citare in qualunque modo 11 nome dell'on. Giolitti, ma è chiaro che le deliberazioni telegrafate dal ministro della Guerra al generale Piacentini costituivano deliberazioni di carattere politico dell'intero Gabinetto e quindi l'onorevole Mussolini sapeva, citando quel documento riservato di Stato, che la portata delle sue affermazioni avrebbe investito l'intero Gabinetto allora al potere. Ora si osserva a tale riguardo non essere possibile risolvere con criteri cosi semplicisti come quelli adottati oggi dall'on. Mussolini questioni cosi complesse, come fu appunto quella dell'abbandono di Valona. L'onorevole Mussolini, che non dimentica di essere giornalista, ci abbandona facilmente ai sistemi polemici di una confutazione superficiale compiuta con frasi ad effetto. Il sistema rientra anche nel metodo caro al presidente del Consiglio di demolizione di tutto ciò che può significare il passato. E' lo stesso metodo di opposizione sistematica usato verso il Parlamento. Però, negli stessi ambienti del Senato, veniva stasera osservato che l'abbandono di Valona non può essere giudicato se non ponendolo in relazione alle condizioni del paese in quel tempo, condizioni che il Gabinetto allora al potere non aveva esso creato ma aveva, In ogni caso, ereditato. L'ultima parola in proposito non è insomma ancora detta. CESARE SOBRERO.