Classici e romantici

Classici e romantici Classici e romantici E' uscito mesi or sono a Monaco di Baviera un libro d'un giovane e valoroso professore universitario tedesco, che ripresenta il problema del classicismo e del romanticismo in maniera nuova e per trarne nuovi risultati (Fritz Strich: Classicismo e romanticismo in Germania, ossia perfezione ed infinità. Un parallelo). Dell'interessante pubblicazione hanno parlato in Italia Benedetto Croce nella Critica del marzo scorso e Carlo Vossler nella Cultura dell'agosto 1922, trattandone a fondo da un alto punto di vista filosofico. Non ini pare tuttavia inopportuno ridiscorrere brevemente anche in un giornale di questo libro, perchè servo a dare un'idea di certe tendenze della critica tedesca contemporanea e perchè poi, più in generale, gli si può attribuire un valore attuale. Lo Stridi nel « Congedo » confessa l'influenza da lui subita, per la formazione dei suoi concetti metodologici, delle idee di K. Wolfflin, l'illustre storico dell'arte. Il sottotitolo dell'opera: « Perfezione ed infinità », ferma per così dire in due poli opposti tutti i criteri differenziatori dal Wolfflin escogitati per caratterizzare il passaggio dal classicismo figurativo italiano del Cinquecento al Barocco. Un analogo punto di svolta vuole studiare lo Stridi nella letteratura tedesca. Di tanta importanza questo da rappresentare addirittura un paradigma, dal quale sarebbe lecito estrarre le leggi fondamentali della storia dello spirito germanico. L'importanza dello studio cresce così da letteraria a storica, da storica a filosofica. I poeti devono parlarci solo col loro segreto più essenziale, colla volontà che li portai— consci od inconsci — a vivere ed a creare secondo uno dei due ■ stili, il classico od il romantico. Perchè colla parola itile lo Strich intendo 'designare non semplicemente il modo di esprimersi in sede d'arte, — cosa individuale questo e mutevole — bensì la figura caratteristica d'un'epoca, il modo col quale un'epoca manifesta l'idea eterna dell'umanità. La storia dello spirito umano diverrebbe quindi (essendo essa l'infinita trasformazione del sempre unico.tipo uomo) storia dello stile. Ancora una molteplicità di stili si potrebbero così pensare. Ma, lo Strich avverte, poiché la volontà dell'eterno libera lo spirito umano' dalla morte sollevandolo davvero alla dignità di spirito, e poiché d'altro canto l'idea dell'eternità può esser pensata sotto due forme — della perfezione o dell'infinità —, due soli stili hanno in definitiva ragione d'essere : quello che fa tendere gli uomini alla conquista della perfezione e quello ohe li lancia alla caccia dell'infinito. La volontà della perfezione è dallo Strich attribuita ai classici (Goethe o Schiller precipuamente), la volontà dell'infinito ai romantici. Gli uni e gli altri costituiscono la polarità interna dello spirito tedesco, e perciò la sdenza storica non ha il diritto nè di misurarli nè di valutarli, ma esclusivamente di confrontarli. Son fissati in tal guisa la materia del lavoro ed i suoi limiti; limiti, si vede, in apparenza ristretti ; nel fatto, per l'enorme importanza che il raffronto s'arroga, vasti quanto più non si potrebbe immaginare. Appunto questa vastità d'effetti e questo valore filosofico dallo Strich voluti attribuire al suo tentativo gli hanno armato contro i due critici sopra menzionati. Da un lato Croce lo richiama alla realtà vera e prima della storia letteraria, che 6 "l'opera d'arte; dall'altro Vossler gl'imputa d'aver confuso la poesia e la vita, d'aver 'dato insomma — il che forse l'autore non voleva — un o saggio di psicologia del classicismo e del romanticismo ». — Leggendo, coll'interesse che si merita, il bel libro dello Strich è agevole riconoscere la fondatezza dei due giudizi accennati. Ma intanto durante la lettura non riesce difficile dimenticare l'assunto troppo problematico dello scrittore e seguire invece con piacere l'istruttivo suo discorso, senza tema di smarrirsi nel giuoco degli schemi. Gli schemi infatti (classicismo e romanticismo detti rispettivamente stili della forma chiusa e della forma aperta, della superficie e della profondità, della linea e del colore, della molteplicità e dell'unità, ecc.) non disturbano eccessivamente, non han l'aria di volersi imporre, bensì piuttosto riescono mezzi comodi per ordinare l'abbondante materia,. Innegabilmente con quest'instancabile correre dall'uno all'altro polo i due concetti di classico e di romantico s'arricchiscono di viva luce. Scoperte, nel senso mirabolante della parola non se ne fanno; l'autore è spirito troppo acuto e fine per lasciarsi trascinare ad esagerazioni. In lui anzi si nota una cura costante di mantenersi storico imparziale e severo. Tutta la sua guardatura piuttosto è nuova. Perfetto padrone della materia, egli non racconta, non descrive, non presenta personaggi ed opere. La loro conoscenza è presupposta; e questa gente nota egli la contempla dall'alto coll'intento di penetrare il centro della loro anima, dal quale scaturiscono, necessarie, tutte le loro azioni. E' la sempre divergente presa di posizione dei classici e dei romantici di fronte ai problemi della vita e dell'arte che lo Strich vuol fissare e che sa cogliere con ammirevole acume ed efficacia. Non c possibile dar qui un'idea del l'abbondanza dei raffronti istituiti. Per portare almeno un esempio, in sommario riassunto, ceco come l'autore rappresenta la concezione della morte presso classici e romantici. Tutto teso alla vita, Goethe toglie alla morte ogni valore. Purché sappia rivolgersi dalle cose transeunti alle eterne, sottrarre ogni suo atto all'effetto del tempo metten dolo sotto il suggello della perfezione, l'uomo dura. Anche l'impeto dionisiaco del Pi*>metoo Gocthiano riesce, celebrando la morie, ad un'esaltazione della vita. E la tragedia di .Schiller altro non è se non la vittoria classica sopra la morte: la morte è il nemico che l'uomo vince salvandosi nel regno dell'ideale, dove la vita è eterna. I due eroi del-classicismo tedesco hanno indilizzato tutti i loro sforzi alla realizzazione d'un tipo d'umanità che deve valere, per tutti : tempi, e perciò la morte non può nulla sui loro spiriti. — I romantici invece non vivono in un'atmosfera senza tempo; sanno d'essere i figli del tempo; vivono il tempo che ogni giorno muore, e perciò la fiamma della vita li consuma ogni giorno. Ed è proprio la coscienza del loro sforzo quella che li spinge verso la morte. « H ro manticismo percorse la via del tempo e conobbe la caducità di esso... Da questa coscienza nacque nei romantici la nostalgia dell'infinità. La cercarono nella rimembran za, nell'amore, nell'arte, dappertutto, e sempre vennero a sfedare nel pensiero della molle. La morte è la fine del tempo, ..e quindi la fine del cammino romantico. E' là porta che mette nell'infinito, e quindi il principio dell'inverarsi romantico. E' il momento del passaggio dal tempo all'infinità, e quindi il momento romantico per eccellenza ». L'esempio è stato necessariamente da me scarnito de' suoi sviluppi storici. Tutti glialtri raffronti terminano colla stessa conclusione bipolare. E nondimeno non se ne prova stanchezza. La trattazione corre simile ad un'onda sempre ugualmente veloce e vivace; le divisioni dei capitoli (l'uomo, il soggetto, la lingua-, ritmo e rima, la forma interna, il tragico ed il comico) risultano effimere. Vieti fatto, sicuro, di pensare al discorso d'un oratore. Per certo pathos che colora quasi ogni pagina, nìa sovratutto perchè s'indovina che quell'impeto e calor di parola sono spesi per una causa. La qual causa a me non pare sia semplicemente l'amor dell'autore per la sua materia o l'amor del filosofo per la verità. Veramente questo libro di storia, questo libro di scienza, che s'affatica di soltanto intendere, di misurare colle seste più esatte i due tipi umani, ne' quali si sarebbe paradigmaticamente manifestato lo spirito tedesco, è un'arringa € prò romantici/ i. E l'oratore è un romantico che adopera, lui idealista, mezzi non scevri di positivismo pur di giungere colla maggiore certezza possibile a veder chiaro nelle origini della propria anima. Leggendo l'opera dello Strich io ho dovuto pensare a certi drammi tedeschi, dove da una dozzina d'anni a questa parte è ripresentato in varia maniera un tema caratteristico della nuova generazione : il tema del conflitto tra padre e figlio. Nei drammi in parola i padri di solito sono delle povere figure d'uomini, i quali, continuando meccanicamente a vivere incapaci più d'ogni virtù creativa, fan gravare sui figli il peso morto delle loro vecchie conquiste divenute mere convenzioni e pregiudizi. — Ai figli ò fatto il merito di rompere la tirannia paterna, di riaffermare i diritti della giovinezza creatrice, d'esaltare sull'inutile gloria del passato la tormentosa ma più vera gloria dell'avvenire. Intendiamoci! Non dico già che lo Strich spartisca pane e tetto con questi espressionisti. Egli sa benissimo qual valore abbia il passato, e sente tutta la grandezza de' suoi padri classid, di Goethe e di Schiller. E' un figlio ben altrimenti informato, rispettoso ed affezionato lui;' non lo travia la rettorica oggi di moda favorevole ai giovani a scapito dei vecchi; da Hegel egli ha imparato che la sintesi umana < non si compie mai in una generazione, in un'età, in uno stile, bensì soltanto nell'infinita storia dello spirito »; sotto la vantata felidtà classica egli ha scorto il d ore d'una rinuncia analoga, se pur diversa, a quella che rende infelici i romanici. Ma non ostante la sua informazione perfetta, non ostento il suo rispetto intelligente e riguardoso, nonostante la sua imparzialità e serenità filosofica, nonostante l suo Hegel, egli, che riduce tutta la storia al gioco alterno dello spirito tra due sole possibilità polari, è un figlio il cui' studioattento e commosso delle qualità dei padri mira ad affermare la sua diversità romanica. Quest'affermazione non è agevole a chi non voglia contentarsi di gridarla e debba nvece per intimo bisogno dimostrarla come necessità storica. Esce però infine netta enza esitazioni : « La natura tedesca è nelle ue più intime fibre romantica. Quando si abbandona senza ritegni ai suoi istinti pone sempre al disopra della forma peretta lo spirito infinito ». Ecco il perchè della confusione lamentata dal Vossler tra poesia e non poesia, tra arte e vita; ecco l perchè del non voler giudicare, misurare ma soltanto intendere, paragonare. Non si tratta d'errori imputabili al metodo o ad un imperfetto approfondimento del soggetto. Confusione ed acritica sono la necesaria conseguenza dell'esser questo un libro romantico. I limiti che l'uomo classico aticosamente s'innalza d'intorno per economizzare le forze e disciplinarle onde cotruire il suo cosmo, il romantico li butta giù d'impeto, essendo sua legge il mutamento continuo, la mescolanza perpetua, essendo suo mondo il caos. Nella critica dò che gl'importa di raggiungere è il Wetenhafte, l'intima essenza delle cose, quel misterioso quid che qua è opera d'arte, ma là può essere il pianto o il riso, la malattia e persino il suicidio d'un poeta. ' Che cosa ? Così ò impossibile critica ? Già questo me lo son detto anch'io. Ma, cari miei, noi siamo italiani e gl'italiani sono di or natura, ci osserverebbe un romantico tedesco, temperamenti classici. Rileggete la ettera del Manzoni al marchese Cesare d'Azeglio sul romanticismo e vedrete come abbia ragione lo Strich nel dire che i nostri grandi romantid hanno, se mai; dei doveri di gratitudine verso Goethe e verso Schiller e non (ad onta di tutto lo Schlegel tradotto) verso il romantidsmo tedesco. Insomma noi contentiamoci di dire che l'onda romantica periodicamente risorgente nella letteratura tedesca è di nuovo ben alta in Germania, se può improntare siffattamente (e ci sarebbero molti altri segni, ma il discorso si farebbe troppo lungo) questa interessante e singolare opera di sdenza. LEONELLO VINCENTI.

Luoghi citati: Azeglio, Germania, Italia, Monaco Di Baviera