DANDY

 DANDY DANDY —(Nostra corrispondenza particolare) $K— :\ 'PARICI, ottobre. TSi anniversari di Barbey d'Aurevilly potrebbero essere celebrati come una data importante anche dagli adepti del dandismo. Col Baudelaire e col Balzac, l'autor» dello Diaboliques passa infatti per uno tì«i pontefici dell'eleganza nella Parigi della taeta dell'Ottocento. Eleganza d'abito, ma Siù ancora di atteggiamenti spirituali. L'iea del Barbey era che il dandismo di buona lega consistesse soprattutto nella prontezza di spirito, nell'originalità del tratto, nell'imperturbabilità della calma, nello scetticismo ironico. Questa seconda eleganza aveva, se non altro, ai suoi occhi ti vantaggio di costar meno cara della prima e di essere accessibile alla borsa modeetà^ di un letterato costretto a vivere di un articolo settimanale. In quanto alia prima, ■e ci atteniamo alle prove forniteci da un ritratto dello scrittore esistente nel JMnaeo 'di Versailles, essa si limitava per lui a jro-Ikare, nel 1880, cravatte Lavallicre ornate Hi pizzo e polsini di camicia rivoltati al di sopra di quelli di uno stiffelius attillato tome una veste da donna e foderato di taso. Ma il ritratto di Versailles, fatto {quando il modello aveva già più di settanta tenni, è un documento alquanto tardo. In epoca meno prossima allorchè sul bastione idi Montmartre fioriva ancora la popolarità del caffè Tortoni, Barbey d'Aurevilly si illustrava per certe sue chiassose cappe alla spagnola con la mezza mantellina sulle spalle, e per certe mazze che tenevano più della clava che non del finocchictto, non di rado colorate in verde, con un pomo di malachite confitto dentro una vistosa corona comitale d'argento massiccio. Delle corone, poi, ne metteva un po' dovunque, dai fazzoletti alla biancheria più intima, e credo ine avrebbe messo anche 6ulle fibbie delle ecarpe, se avesse trovato un calzolaio disposto a fabbricargliene un pajo a buon prezzo. Ci metteva invece dei bottoni di Strass. Sulla carta da lettere, naturalmente, un motto, inscritto in una banderuola verde: « Never more », e sul sigillo, oltre alla corona e allo stemma, un altro motto: li Troppo tardi ». Come vedete, siamo ancora in piena grotta di Fingal. Con un pallore « interessante » coltivato, forse non inferamente ad. arte, osservando durante lunghi periodi nna dieta rigorosa, con una liDgua mordace, una pessima opinione delle donne, Sin temperamento, oltre che di romanziere, Iromanzesco e un orgoglio inflessibile, questo provinciale, armato della temuta faretra tìel giornalismo, si era fatto in Parigi il suo piccolo regno, dai bastioni al sobborgo di San Germano, trovando modo, senza esser bello, di passare per un don Giovanni, 6cnza essere elegante di passare per un Brummel e senza essere un grande scrittore di passare per uno grandissimo. A domicilio, in quella cameretta della via Rousselet sulle cui finestre è stata apposta l'altro giorno Hna lapide commemorativa, e dove nei suoi ultimi anni si raccoglievano a conversanone il Coppée, il Bourget, il conte di Gobineau, altro nome che oggi torna di moda, iPéladan e Huysmans, il dandismo di Barjbey d'Aurevilly raocomandavasi a un camiciotto rosso fregiato, all'ungherese, sulle epaìie e sulle maniche di liste di panno yerde » nero e ad una sorta di cappuccio {che egli pretendeva fiorentino. A cavaliere dei giardini del convento di San Giovanni di Dio, l'appartamento, pieno di vecchi nobili e di vecchie fotografie presentava anch'esso un che di « sciuano » e di provinciale, prolungante nella Parigi già atea e naturaliste gli ultimi bagliori del romanticismo... Come dandy, Baudelaire aveva egli pure esordito mercè eccentricità di dubbia lega, quale quella di tingersi di verde i capelli; Dia, meno provinciale dell'autore del Catyalitr dei Touches, si era raffinato più presto e più completamente di lui. Aveva pompreso quello che probabilmente non comprese mai nemmeno Balzas : la necessità di confinare l'eleganza nei limiti delle convenienze. Tuttavia, la semplicità e la discrezione di cui il poeta andava fiero come Hi una raffinatezza suprema non erano precisamente quello che un elegante dei nostri giorni potrebbe figurarsi, se teniamo calcolo ohe il concetto dèi colore nell'abbigliatnento mascolino era allora ben altrimenti largo che non oggi. Con un abito nero a falde • dei calzoni neri attillati a sottopiede, Baudelaire per esempio, trovava incensurabile mettere una cravatta color sangue di bue e calzare un paio di guanti rosa. Porse riteneva-già quello un bel progresso a confronto di chi portava dei guanti verdi ! Ad ogni modo era una bizzarria voluta, giacchè anche nel 1840, come in tutto il resto dell'Ottocento, il colore prescritto pei guanti da uomo era il giallo. Balzac, lui, li portava gialli, e non mi pare abbia mai ammesso altro colore neppure per gratificarne i Hong disseminati nei propri romanzi. Ma Balzao, 6e vestiva meglio di Baudelaire e di Barbey d'Aurevilly, fedele qual si mostrava all'abbigliamento classico del tempo — abito turchino a bottoni d'oro, panciotto bianco e cappello di castoro a calotta alta — non era, propriamente, un dandy, sebbene eccellesse nel dipingere esemplari di mascolina eleganza. 'Aveva troppo senso della vita, e viveva continuamente troppo sprofondato nelle cure assillanti dèlia medesima per potere ad ogni istante fregiarsi del distacco e'dell'impassibilità necessari a incarnare un Brummel. Poco favorito anche comò figura, tozzo e grasso qual'era, la sua caratteristica personale stava piuttosto nella mobilità, nella vivacità, doti che fanno a pugni con le leggi fondamentali del dandismo, osservate invece scrupolosamente dal Barbey e tìal Baudelaire, 1 quali furono sempre visti muoversi con dignitosa lentezza, emuli, in ciò, del De Musset, che non si scompose mai nè variò mai il ritmo del proprio passo, cadenzato dalla punta del finocchietto, sm; niantando di glaciale flemma i disordini della vita e i tumulti del cuore. In complesso, forse, un vero Brummel, completamente dandy al fisico non meno che al morale, la Francia dell'Ottocento non l'ebbe, neppure se nella categoria, vogliamo includere, coi tre già citati, il De Vigny, il Lamartine e lo Chateaubriand. Più di tutti lo fu probabilmente Stendhal, che non sapremmo immaginare nemmeno per un attimo esente dalle preoccupazioni di contegno mondano e di tattica del vivere da lui prestate a Giuliano Sorel. Ma anche Stendhal, per essere un vero Brummel era probabilmente ancora troppo francese e troppo romantico, e in fondo alla sua eleganza, come a quella di quegli altri suoi &JUustrf connazionali c'era sempre una dose dindpssdvEetdbguAnserbgtearApsLGBdzfaustmtroCSal'cnSmddvdB6eoaddpvSincqruilEalotdcqpdcslcEcqtaedtiztCdtpmrdtmlpoe/mS(maulmsInètchLmipuiaE di vanità e di studio, di sentimento e di ingenuità, di timidezza e di paura del ridicolo che lo rendeva schiavo della sua parte e gli toglieva la naturalezza necessaria a disimpegnarla. Contro Arrigo Bcyle si annuncia del re. sto qui da un certo tempo un movimento di reaziono elio renderebbe forse difficile di vedergli conferita la palma del dandismo. E' stata anzi, per reagire ai pericoli di un esagerato culto dell'autore della Chartreuse, ventilata addirittura la fondazione di un Club anti-stcndhaliano. Ciò potrebbo lasciar credere che quei pericoli sieno grandi e che esista già a Parigi per lo meno un Club stcndhaliano. E' quanto protende Andrea Billy, il quale, pur confessando di non poter dire nulla di preciso circa la sedo e gli statuti del sodalizio, assicura di essere in possesso di un modulo a stampa registrante nomi e cognomi dei suoi membri. Fondato nell'aprile 1914, ciò che spiegherebbe ad usura la sospensione dipoi intervenuta nella sua attività, il Club Stendhal annovererebbe quali soci fondatori Maurizi» Barrès, Edoardo Bod, Paolo Bourget, Andrea Maurel e Francesco Chevassu, quale presidente Remigio de Gourmont, e quali semplici membri Emilio Henriot, Paolo Léautaud, Gustavo Geffroy, Giovanni de Gourmont, Edoardo Champion, lo stesso Billy o pochi altri. Un biglietto da visita del signor Adolfo Paupe, recante la menzione c bibliotecario del Club Stendhal », fornirebbe la conferma del fatto unitamente ad un resoconto dell'unica seduta, tenuta una sera del mes9 già citato in casa di quest'ultimo, nella via delle Badesse a Montmartre, e a due opuscoli ormai quasi introvabili: Le serate del Club Stendhal, di Casimiro Stryienski e Candidatura al Club Stendhal, di G. Boulenger. Secondo il Billy, al Club in questione spetterebbe rivendicare l'onore e il merito di alcune recenti pubblicazioni stendhaliane: Del « Romanticismo nelle arti > di Stendhal, per P. Martino, Stendhal e la polizia austriaca, su documenti inediti per C. Simon e La biblioteca di Stendhal a Roma, per F. Boyer. Ma vedete che non si tratta di uno stato di servizio molto cospicuo, ancorché a mio modesto avviso le sedute del Club di via delle Badesse debbano essere state almeno due, 6e lo Stryienski ebbe modo di compilare un opuscolo per descriverle, mentre il Billy ci assicura che la sera cui si riferisce il modulo di cui sopra, il polacco si era già reso defunto. Di pericoloso il Club Stendhal non presenterebbe, in sostanza, se non l'attività personale del Paupe, autore di una Storia delle opere di Stendhal ed editore, insieme allo Cheramy, della corrispondenza completa dell'autore di Routje et A'oir. In quanto agli altri membri del sodalizio, sarebbe il caso di ritenerli, con Paolo Souday, un pericolo più per Stendhal che non per il resto dell'uman genere; a cominciare da Edoardo Bod, il cui libro sul Beyle fa capo a uno svisamento totale del senso e del valore dell'opera di costui, per finire ai molti compilatori di memoriette ed esumatori di scritti inediti, che non ci capirono gran che di più. Per rappresentare veramente qualche cosa, un Club Stendhal dovrebbe poter raccogliere nel suo libro d'oro i nomi di Taine, di Bourget, di Barrès, di Nietzsche, di Goethe, di Balzac, di Byron. Disgraziatamente, di questi grandi stendhalisti non ne sopravvivono più che due... Che importa? Il Club anti-stendhaliano, ci si dice, lo vedremo fondato egualmente. E la Revue Mondiale apre perfino una inchiesta per chiedere ai letterati francesi quanto segue: l.o) Se vi dessero da scegliere fra l'entrare al Club Stendhal e l'entrare al Club anti-Stendhal, per quale dei due optereste, e in omaggio a quali motivi? 2.o) Se il concetto del Club anti-Stendhal dovesse applicarsi anche a grandi scrittori viventi, quali sarebbero i nomi che indichereste per farne oggetto di una reazione dello Btesso genere? 3.o) Contro quali scuole e gruppi letterari vorreste veder sorgere uno di questi Club della riscossa? Non vi riferirò i risultati del referendum perchè mi condurrebbero troppo lontano. La semplice possibilità di questa campagna antistendhaliana vi provi, ad ogni modo, la poca verosimiglianza che di Arrigo Beyle si abbia a fare il più illustro dei dandy di Francia, come probabilmente meriterebbe. Eugenio Marsan, occupandosi recentemente delle fonti letterarie del dandismo, lascia infatti Stendhal da parte e inclina piuttosto a dar la palma a Balzac, autore, oltre il resto, di un Trattato della vita elee/ante che vorrebbe essere il codice della materia. CONCETTO PATTINATO. nnlsipBcCntvemtfmagfldcmdvhragvtd1tTsppmpuvlNpslllsrpL2ggsnepld

Luoghi citati: Francia, Parigi, Roma, San Germano