Un anno dopo

Un anno dopo Un anno dopo Aggiunte e ritocchi alla cronaca dei colloqui e degli atti che portarono alla marcia su Roma: le trattative per un Ministero Giolitti e il ritirato decreto sullo stato d'assedio Roma, 27, notte. Roma si appresta alla celebrazione fascista della marcia su Roma. Le mura della capitalo sono già tutte tappezzate di manifesti. Mentre si attende il discorso del sottosegretario on. Acerbo a Bologna, sul primo anno di governo fascista, viene rilevato nel mondo politico l'assenza dell'on. Mussolini dall'odierna cerimonia commemorativa di Cremona. Tale assenza, malgrado le spiegazioni date nel messaggio presidenziale all'on. Farinacci, viene da taluni giudicata significativa nei rispetti di qualche capo fascista. L'attenzione del mondo politico è rivolta anche olle numerose indiscrezioni intorno alla preparazione della marcia su Roma : è una vera pioggia di interviste concesse da quanti parteciparono più direttamente alla preparazione di quel movimento. Le giornate dell'on. Mussolini, dal suo abbandono del congrèsso fascista di Napoli fino all'avvento al Governo, vengono rievocate ora per ora nei più minuti dettagli. Inoltre, viene senza velo, ma anche con inesattezza di particolari rievocata la storia delle trattative intercedute prima della marcia su Roma tra alcuni amici di un eminente uomo politico e taluni uomini di fiducia dell'on. Mussolini, intorno allo sbocco che avrebbe dovuto avere una crisi provocata da una volontaria eclissi del ministero Facta. Il retroscena poetico di quelle giornate viene crudamente esposto da fonte fascista. II coram. Michele Bianchi non ha esitato a dichiarare, in una sua recentissima intervista, che nei suoi colloqui con l'on. Facta si dibatteva un doppio gioco : egli si proponeva semplicemente di giocare l'on. Facta, che a sua volta si proponeva di giocare lui. Il Bianchi cercava di rabbonire il presidente del Consiglio illudendolo sulle intenzioni fasciste. Inoltre, l'attuale segretario generale del ministero degli Interni dichiara illusorie, cioè eguabnente canzonatorie, le trattative per la partecipazione dei fascisti ad un nuovo Ministero destinato a succedere al Gabinetto Facta. Quelle trattative vengono oggi considerate canzonatorie perchè il Bianchi già sapeva che del nuovo Ministero — che avrebbe dovuto essere presieduto dall'on. Giolitti — nulla si sarebbe fatto in quanto Mussolini fino dall'agosto aveva già deciso la marcia su Roma. Orbene, la storia di quelle trattative potrebbe essere completala dimostrando che solo all'ultima ora gli avvenimenti precipitarono a favore del fascismo e che le trattative cui partecipò il comm. Michele Bianchi furono condotte, non con lo spirito canzonatorio a cui si accenna, ma seriamente. Non è ancora venuto il momento di rivelare la vera storia di quelle trattative. Si tratta di materia ancora incandescente, che per la concordia nazionale non è prudente di rimaneggiare ; ma sarà pur lecito dire che il colloquio in una villa alle porte di Roma, al quale accennano le interviste di questi giorni, avvenne realmente in seguito a desiderio espresso dallo stesso Michele Bianchi mediante telegramma al direttore di un giornale romano che doveva assumere la parte d'intermediario. Il colloquio avvenne infatti nellà^ villetta, in una zona ricca di ricordi patriottici, dell'accennato direttore di giornale. Al colloouio presenziavano, oltre al padrone di casa, l'on. Camillo Corradini e Michele Bianchi, allora non ancora commendatore. Fu in seguito a tale colloquio che furono iniziate trattative condotte sul serio dall'on. Bianchi, trattative culminate in un colloquio avvenuto a Milano tra l'on. Mussolini e uomini politici di parto giolittiana. Le trattative che involsero anche l'esame dell'eventualità di elezioni generali,' subirono varie vicende. Vi fu, è vero, un momento in cui si parlò della partecipazione dell'on. Mussolini al nuovo gabinetto come ministro senza portafogli, ma vi furono altri momenti in cui — restando fuori, ma sempre aderendo alla combinazione l'on. Mussarmi — veniva ventilata la partecipazione dei fascisti al nuovo Ministero con quattro portafogli. Lo trattative furono interrotte, in parte, dal precipitare a Roma degli avvenimenti, ma altresì perchè un elemento nuovo venne ad accelerare la crisi del Ministero Facta, cioè le dimissioni del ministro dei LL. PP., on. Riccio. Si attribuisce, non so con quanto fondamento, a queste dimissioni, uno scopo politico, vale a dire il desiderio di favorire un nuovo Ministero Salandra invece di un Ministero Giolitti, con la partecipazione dei fascisti ; Ministero Giolitti d"! quale era trapelata ad amici del Salandra la preparazione. In ogni modo è cerio che i conati allora compiuti a favore di una eventuale combinazione Salandra, mentre vennero a pregiudicare le trattative che facevano capo all'on. Corradini ed al senatore '.usignoli, decisero altresì l'on. Mussolini, (contrario ad un Gabinetto Salandra), a bruciare i vascelli ed a marciare a tappe forzate verso la conquista del potere. Questa è per ora quella parte della verità che, senza pregiudizio dell'attuile situazione, può oggi essere rivelata. Ma I poiché tutti, in questi giorni, uomini di governo e fuori del governo, fanno le loro rivelazioni, poiché tutti hanno qualche cosa da dire nelle attuali circostanze, mi sento autorizzato a pubblicare quanto, proprio un anno fa, nei giorni della marcia su Roma, mi confidava uno dei più influenti ministri del gabinetto Facta, allora dimissionario. Le dichiarazioni di allora riguardano uri altro punto della cosi detta rivoluzione di ottobre, cioè l'atteggiamento dei componenti il Gabinetto Facta verso il nuovo Governo fascista. Stasera l'« Idea Nazionale » rifa la storia del famoso decreto per il rientrato stato d'assedio e pubblica il « fac simile » del proprio numero in cui si annunciava che il Re si era rifiutato a firmare il decreto di cui tanto si è parlato. Anche a tal proposito la storia completa non fu ancora proposito la storia vera non fu ancora scritta. Si parlò, nell'ottobre incandescente dell'anno passato, di frasi amare che il Re avrebbe avuto verso l'on. Facta, di propositi ultra reazionari, ecc. ecc. Ora, la verità è molto più semplice ed è contenuta, io credo, nelle spontanee dichiarazioni che una delle colonne del ministero Facta mi fece l'anno scorso. Allora divampava la fiamma delle passioni e la pubblicazione di quelle confidenze avrebbe potuto sollevare un vespaio. Oggi, dopo un anno, molta acqua è passata sotto i ponti del Tevere e credo che senza inconvenienti possa vedere la luce. Le pubblico senza voler smentire alcuno, senza voler contraddire chicchessia, ma unicamente come contributo alla verità storica, senza preoccupazioni di difendere alcuno. Alla mia richiesta sull'atteggiamento tenuto dal Gabinetto dimissionario verso il fascismo nell'ottobre del 1922, prima ancora della marcia su Roma, l'autorevolissima « eccellenza », che non è Luigi Facta, mi rispondeva : — Non si deve dimenticare che prima della manifestazione fascista di Napoli, del 24 ottobre, si svolsero quelle varie trattative per creare un nuovo Governo la cui conclusione il Gabinetto Facta doveva attendere per rassegnare le sue dimissioni, affinchè non si aprisse un'altra, di quelle crisi a lungo corso, quali si verificarono in passato con tanto logoramento dello Stato e del paese. Avvenuta la manifestazione del 24 ottobre a Napoli, i membri del Gabinetto Facta, il 26 ottobre, posero i loro portafogli a disposizione del presidente del Consiglio, allo scopo manifesto di affrettare la conclusione delle trattative e di aprire così la via legale al fascismo per partecipare al Governo del paese o per assumerlo. Il giorno successivo, 27 ottobre, seguirono le dimissioni del Ministero con che la crisi era ufficialmente aperta e veniva meno ogni ragione di pressioni extra-legali per determinarla. Il Ministero, però, restava in carica per il mantenimento dell'ordine pubblico, la quale circostanza, che pure escludeva nell'azione del Ministero qualsiasi finalità di conservare il potere, non fu tenuta in alcun conto nel giudicarne l'azione. In tale veste il Ministero aveva un solo ma preciso dovere : quello di garantire la piena libertà di svolgimento della crisi, dalle consultazioni alla decisione. — Quale è — interruppi io — la vera storia (quella che non comporta segreti imposti anche al Governo) del famoso decreto per lo stato d'assedio ? — Per adempiere al dovere accennato — rispose il mio interlocutore — il Ministero dimissionario dispose la sera del 27 il passaggio dei poteri di pubblica sicurezza alle autorità militari, così come era stato fatto in precedenza in vari luoghi. La notte, poi, di fronte alle notizie della occupazione di varie prefetture, stazioni ferroviarie, uffici postali e telegrafici e dei concentramenti fascisti alla cintura della capitale, il Ministero, in quella sua convocazione straordinaria, deliberò, per quanto di sua spettanza, la proclamazione dello stato d'assedio, la sola misura adeguata alla situazione, da sottoporsi naturalmente prima della sua attuazione alla firma del Sovrano, senza di che nessuno pensò mai che potesse avere inizio. E'così, nella urgenza della situazione, fu diramato il telegramma che annunciava la deliberazione del Consiglio, ma non ancora l'emanazione del decreto, per dar modo alle autorità locali di prendere, nelle ore che rimanevano prima di quella prefissa per l'inizio dello stato d'assedio, le occorrenti preventive disposizioni. Nel frattempo, il Consiglio dei ministri procedeva a redigere il relativo decreto, sentendo su alcuni punti anche l'avvocato generale militare on. Tumulasi, e a farlo materialmente predisporre per la firma sovrana. , — Dopo ciò che è avvenuto 7 — Dopo di ciò, ma sempre prima dell'ora fissata per l'inizio del nuovo regime, il decreto fu portato alla firma di S. M. Ù Re, che intanto aveva iniziato le consultazioni e che neU'iininiiienza dell'incarico per la. formazione del nuovo Ministero non credette di darvi corso. Tosto il-Ministero revocò le disposizioni preventive, che aveva dato, e così lo stato d'assedio non ebbe più luogo, anche perchè era venuta meno nel frattempo la ragione che l'ave¬ va determinato. I fatti — concluse il mio interlocutore — sono molto più semplici dt quanto fu fantasticato, e tali da far sembrare quanto meno eccessive le censure mosse al Gabinetto Facta, che non agi per altro se non per quello che riteneva- essere suo penoso dovere in quella contingenza, E sovrattutto le constatazioni fatte dimostrano che da parte del Ministero Facta nulla fu fatto per impedire che legalmente il fascismo conquistasse il potere, cosi come da parte dei suoi componenti nulla s'intende fare, a quanto mi consta, per, intralciare l'on. Mussolini ed il suo Ministero nella realizzazione dell'annunciato' proposito di ricostruzione e di pacificazione. Queste sono testualmente le parole del rappresentante del Governo, che precedette la marcia su Roma. I fatti hanno dimostrato, tra l'altro, lo spirito profetico che dettava le dichiarazioni di quel ministro per quanto si riferiva all'atteggiamento tenuto nel loro complesso (salvo, cioè, qualche spiegabile eccezione derivante dal diritto alla critica), dai componenti il precedente ministero. Molte altre cose si potrebbero dire sulle pagine di storia che vengono oggi rievocate, specialmente intorno allo spirito di sacrificio di' cui qualche uomo politico, oggi pressoché deriso, e che peccò sovrattutto di troppa bontà, ha dato prove tangibili nell'ottobre passato. Rimanga intanto ferma una circostanza: che. cioè le trattative per la' partecipazione fascista ad un eventuale nuovo Ministero Giolitti vennero condotte seriamente, tanto seriamente che gli esponenti del fascismo non sdegnarono di recarsi, essi, nel luogo dove li attendeva qualche uomo politico rappresentante di quella che doveva essere l'altra parte contraente. CESARE SOBRERO. Mussolini non va a Cremona Un suo messaggio a Farinacci Milano, 27, notte. Un comunicato ufficiale annuncia che 11presidente del Consiglio, impossibilitato dt recarsi a Cremona — che è una delle tappe della celebrazione fascista della marcia su Roma — ha inviato il seguent».- -nessaggio all'on. Farinacci: JF/J I « Caro Farinacci. Le verafX^Jie Grandiose manifestazioni di Torino mi hManfun poco stancato ; ed i molti necessari «storsi hanno ridotto all'estremo i «miei mezzi vocali. Non ti dorrà se io mi dispenso dal venire oggi fra le tue magnifiche legioni di superbe camicie nere. Tu leggerai loro questo mio messaggio fraterno. Se parlassi all'arengo, da cui per tre volte lanciai la parola della fede alla moltitudine fascista della tua terra, io direi quanto segue : — Nel primo anniversario della gloriosa rivoluzione fascista, il comandamento è semplice, solenne, ammonitore:! disciplina all'interno tra le file del fascismo e di fronte al nemico che, dimentico della1 nostra longanimità, non cessa dall'agitarsi o dall'agltaro fantasmi, non cessa dalle piccole congiure e dallo calunnie miserabili. Questo mio messaggio non permetterà a chicchessia di inscenare più o meno torbide speculazioni. E se io non vengo a Cremona, desidero che Cremona fascista venga verso di me. Portami almeno una delle tue legioni in piazza Betgioioso a rivivere le grandi ore della vigilia, ed a ripetere il giuramento sacro per tutti j nostri caduti e per l'avvenire del fascismo invincibile. Viva Cremona fascista! — F.o: Mussolini». Il ricevimento dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti Il primo ricevimento giornalistico, in sede di Associazione di stampa, fu offerto. all'on. Mussolini in Torino, mercoledì scorso; ed oggi il Presidente del Consiglio ha gradito analogo invito dell'Associazione lombarda' dei giornalisti, che gli ha offerto un ricevimento al « Cova ». Il ricevimento si svolse in una atmosfera di cordiale famigliarità. Gli invitati formarono circolo intorno al Presidente, che fu ricevuto dal consigliere delegato dell'Associazione, on. Ettore Janni e da alcuni rappresentanti del Consiglio. Fra i deputati erano presènti gli on. Cappa De Capitani, Bevlone, Gasparotto, il comm Arnaldo Mussolini, il segretario politico del fascio milanese, comm. Longoni, Sabatino Lopez. Silvio Zambaldi, ecc. L'on. Mussolini conversò con parecchi giornalisti, rievocando episodi e chiedendo notizie. Ad un certo momento si avvicinò Paolo Valera 11 qujle, salutandolo gli disse: — Come ti sei migliorato... Il presidente rispose: — Sono riveduto e corretto t — e strinse a Valera cur.iiaim-.-nta la mano. Poi Mussolini ha scorto Petrolml. gli si è avvicinato e, stringendob'li cordialmente la mano, gli ha detto: — liceo l'artista Più gè» niale del secolo! Vi fermate mollo ancora a Milano ì — No, eccellenza, ira puco ri:orno a Roma, all'Adriano... — Bene! Vi verrò a sentire quando farete il Nerone, il Nerone al telefono... Al ricevimenti" lia parlato pel primo Ettore Ianni elio si :■ detto lieto di poi-sere all'on. Mussolini - - 'Ciò della « Lombarda giornanti „ _ ed ni colleglli venuti da altre città e dall'estero il benvenuto. Dopo avere ricordili" e" rhe i Presidente disse all'Associazione fi Ha Stampa Subalpina, l'on. Ianni Ij'a sosjriùnio: ■ .- - , „ voglio raccogliere ciò che è di più simpatico in questo momento di nostalgia, che- sj