Il Teatro sotto francese Napoleone III

Il Teatro sotto francese Napoleone III Il Teatro sotto francese Napoleone III (Nostra corrispondenza particolare) -SE¬ PARICI, Ottobre. Il Secondo Impero torna di moda. Dacfchè Ciboulette, la graziosa operetta di Roberto do Fiere e di Francis de Croisset, ha riportato sulle tavole del teatro delle Vari/' ! '■*, dirimpetto a quello che fu il caffè fl\)...mi ed ora non è so non un volgare negozio di calzature, le figuro più carattéritticlie dell'epoca di Napoleone il Piccolo, dalla contessa di Castiglione a Cora Peari e da Oliviero Metra ad Arturo Mcycr, le evocazioni e- gli studi sulla vita specie letteraria e mondana dei diciott'anni compresi tra il 1852 e il 1870 non si contano più. E' possibile — rendiamo questo omaggio alla moderna manìa di credere che trulla avvenga al mondo senza motivo — che fra gli inizi della secónda avventura imperiale e gli anni in cui viviamo esistano, infatti, certe analogie. Anche il secondo Impero succedeva a un periodo di commozioni politiche e anch'esso aprivasi con una di quelle dittature sedicenti plebiscitarie oggi tanto bene accette ai popoli, in cui un quinquennio di guerra ha fiaccato le energie volitive e creato l'abito dell'obbedienza jicrind.e ac cadaver. Le, cronache parigine del 1853 — bizzarri ricorsi della storia! — registrano, fra l'altro, una riforma che impone irresistibilmente il raffronto coi nostri giorni: l'abolizione della claqur a teatro. Questo classico stimolante dei pubblici entusiasmi, in uso dall'epoca dei greci e dei romani e ritenuto indispensabile perfino dal grande Tal/ma, uno dogli attori che per conto proprio meno ne ebbero bisogno, offendeva l'austera purezza di quei riformatori, cui il fatto di una direzione teatrale che compera l'applauso faceva forse pensare allo scandalo di un Governo che falsa i risultati di un plebiscito o cui fors'ancho sembrava inutile sciupare Selle piccionaie quello che avrebbe potuto trovare impiego più opportuno sul teatro ideila politica. L'ostracismo dato ai prezzolati ammiratori di comici venne, comunque, Salutato dai giornali prezzolati dal Governo come un primo passo sulla via del risanamento morale della nazione. Senonchè, di lì a un certo tempo Napoleone 6Ì recò una sera alla Commedia Francese. Nella sala il silenzio era sepolcrale, e le più belle tirate passavano senza che nessuno movesse un dito. Si moriva di noia... Languirono forse gli applausi anche all'indirizzo di Sua Maestà Imperiale?.'.. Nulla di più probabile. In ogni caso, il giorno appresso un nuovo decreto ristabiliva l'uso Bella claquè... Se la storia non è troppo sovente maestra 'della vita, ecco almeno un caso in cui la vita fu maestra della storia. Sono casi abbastanza rari perchè metta conto di ricordarli. Ma nelle due prime decadi della seconda metà dell'Ottocento convièn dire che quello della vita fosse un istituto didattico particolarmente frequentato. Dopo l'infajtuazione romantica degli anni precedenti, il Secondo Impero segnò in Francia l'avjvento del genio del naturale, genio che per (disgrazia di questa, la storia, romantica in ritardo, non giunse ad appropriarsi se non dopo la formidabile « lezione di cose > del Settanta. L'arte e la letteratura ci arrivarono prima: e non è forse il lato meno curioso dell'epoca il contrasto fra lo velleità mistico-cavalleresche della politica e l'indirizzo dimesso, piccolo-borghese, umoristico del commercio intellettuale di quegli anni. Il teatro francese del Secondo Impero, jcui Adolfo Aderer dedica da tempo ricerche diligenti ed amorose e del cui bilancio ricchissimo ha ora, sulla scorta del giornale del Got, fatto l'inventario, forma l'è* batta controparte di una politica che, per la sua passione delle avventure militari e delle crociate oltramontane, era contemporanea dell'Emani. La Francia non aveva ancora perduto, è vero, Alfredo de Musset uè la Rachel: ma l'uno e l'altra, superati dagli avvenimenti, si sopravvivevano invano. Non erano più tempi per loro. La seconda, per essere romantica, si buscava fior di precessi e li perdeva, come quello intentatole dal Legouvé quando non volle recitargli la Medea; il primo, i colleghi imborghesiti lo tenevano a distanza non meno severamente di quel che vi avrebbero tenuto, una quarantina d'anni dopo, il ,Verlaine. Le sue scapestrataggini non destavano più l'ammirazione di nessuno, ed è con mero senso di scandalo che il dottor iVeron, direttore del Constitutiontiel, pranzando una sera alla trattoria dei Fratelli Provenzali, apprende le musiche, i canti e 10 strepito, di piatti e bottiglie echeggiante lai piano superiore esser l'opera di una brigata di capi scarichi d'ambo i sessi che il poeta delle Notti ha invitati a dissipare in una suprema baldoria i 3 mila franchi misericordiosamente pagatigli poche ora innanzi da lui, Veron, quale compenso per la pubblicazione di una commediola in versi. Lo stesso Balzac, morto ormai da qualche anno, non era sfuggito all'influsso dei tempi nuovi; e, sognando di darsi a scrivere commedie per arrivare finalmente alla ricchezza, in una delle sue ultime lettere, datata dalla Russia, annunciava, con precisione da contabile: « Ho trovato qui una piccola California teatrale da sfruttare. Pensa che, a scrivere anche solo una 6ceua al giorno, tu puoi mettere insieme 365 scene all'anno ossia una decina di commedie. Quand'anche ne vadano male cinque e tre riescano così così, te ne restano almeno due di fortunate... ». No: il solo gesto ancora romantico dell'epoca lo dobbiamo allo Scribe, il quale un giorno, trovandosi dal proprio avvocato, vede uscire dallo studio di questi una giovine in lagrime, e saputala moglie di un negoziante della Villette in procinto di fallire per mancanza di 50 mila franchi, le .offre, seduta stante, la somma, contro una cambiale ad un anno. Alla scadenza, manco e dirlo, la cambiale non viene pagata. Ma poiché nel frattempo il negoziante ha avuto 11 buon gusto di morire, Scribe sposa la .vedova, e la situazione è salva... E anche qui, se il gesto è romantico, la cambiale e la giovine io sono già un po' meno. Senza dire che l'autore di Battaglia di dame era ormai a' quell'epoca, verso il '64, un ricco signore, proprietario dopo quarant'anni di produzione teatrale intensiva, di un castello non di cartapesta, quel che non erano stati re Balzac nò Do Musset, sui cancelli del quale aveva potuto borghesemente affig jrere questa variante oraziana : I... thfailre a paye cet asilc clinmpetre; Vutis ijui pasicz, lucici! Jc vous lo dois peut-ttrel i e e e a i i e a o a o a e e a a o i o i l t- l Ma non divaghiamo. Se non sono romantici, i diciott'anni del Secondo Impero sono, in compenso, la più bella epoca del teatro francese moderno. Il teatro attuale vive ancora dei loro resti. Durante il primo periodò, ossia intorno al Sessanta, i trionfi di Dumas figlio. Nel 1855, l'anno dell'Esposizione Universale, Demi-monde, che oggi Ciboulette rievoca rimettendo in scena l'indimenticabile baronessa d'Ange ; nel '58 Il figlio naturale, rappresentato al Gymnase in cospetto di un pubblico delirante, persuaso di assistere alla rivelazione di un secondo Beaumarchais e disposto a staccare il cavallo della vettura in cui l'autore è salito per trascinarlo a braccia sino a casa; nel '64 YAmico delle donne, che tuttavia sulle prime incontra minor favore, nella Parigi delle Honncs, cui sembra troppo indiscretamente realistico. Sardou scende in lizza nel '54, l'anno del Genero del signor Poirier di Emilio Augier e del marito della Sand, con un fiasco clamoroso inflitto all'Orfeo» a una commediola di ambiente studentesco, La taverna degli studenti, in cui questo figlio di trattore del Quartiere Latino aveva probabilmente concentrato l'esperienza fatta intorno allo tavole del modesto esercizio paterno. Nel '59 Gounod dà il Fausto; e con la campagna d'Italia il romanticismo sembra un istante tornare all'assalto del boulevard, dove, scompigliando la.critica dei costumi, si accavallano ventato patriottiche e cattivi drammi a Eoggetto militare, come quelle famigerate Tappe della gloria che inscena il teatro della Porta di San Martino. E' l'epoca in cui, con gli echi delle vittorie alleate, arriva d'Italia il repertorio verdiano, Trovatore e liiijoletto, quel Rigoletto al quale l'Hugo, furioso contro il Piave che accusava di avergli rovinato Le Itoi s'amuse, doveva intentare un processo che si è chiuso soltanto l'altro giorno — oh solerzia dei -ministri di Temi ! — col .sequestro del libretto dell'opera, eseguito con accompagnamento di uscieri © di guardie nei magazzeni del primo teatro nazionale. La sala Ventadour, occupata oggi da una succursale della Banca di Francia, sulle cui scene trionfano lo Stabat e la Messa solenne di Rossini, il Pollato di Donizetti, la Leonora di Mercadante, Crispino e la comare di Ricci, 6erve in questo momento di ritrovo alle eleganze e all'ingegno di tutta Parigi, anzi di tutta Europa: e quando, alla fine dello spettacolo, il pubblico in crinolina e cappello cabriolè ovvero in giubba a vita di vespa e pantaloni col sottopiede si riversa attorno ai tavoli di Tortoni a sorbire il gelato, canticchiando DI Quella pira... ovvero Di tanti palpiti... si può concedersi l'illusione che il mondo abbia ritrovato finalmente l'età d'oro e che la sola preoccupazione di quest'epoca beata consista nel vivere e nel lasciar vivere, unica cura ammissibile in uno Stato retto da un sovrano che si. picca di rinnovare i fasti filosofici di Marco Aurelio. E, mentre agli Italiani si ascolta l'opera, a due passi di lì, nel passaggio Choiseul, i Boufes-Pa risicns echeggiano delle ariette gaie di Offenbach, il quale in compagnia di Meilhac e di Halévy — bel trio di figli d'Israele ! — a dispetto delle ire di Giulio Janin che li bolla profanatori di cose sacre, mette in canzone la mitologia e la storia greca nonché quella moderna, passando con volubilità da Orfeo agli Inferni alla Bella Elena e alla Granduchessa di Gerolstein. Sono i prodromi del naturalismo. Nonostante la molta acqua messa dal dittatore nel proprio vino, col convertirsi in pochi anni dal dispotismo al liberalismo, in attesa di riaprir le braccia al Parlamento, il contrasto fra la politica romantica e la vita borghese si acuisce di giorno in giorno. Con la Famiglia Benoiton, nel 1865, Sardou dichiara la guerra al romanticismo del lusso. Alla line dello stesso anno i de Goncourt portano al fuoco della ribalta Enrichetta Marichal, inaugurando l'èra dei documenti umani ma facendosi fischiare dalla piccionaja, dove li accusano di godere della protezione della principessa Matilde L'amicizia dei grandi passa già come una tara. La Sand tenta qua e là anch'essa il teatro, col Marchese di Villemer, rimaneg. giatole da Dumas, ma senza grande fortuna, e il Fantasio di De Musset dà sui nervi al pubblico perchè la Réjane ha. osato travestirvisj da uomo, anticipando una au dacia che Sarah Bernhardt, esordita nel '02 al Gymnase nell'Ifigenia, potrà invece, qualche decennio più tardi, smaltito l'accesso naturalista, commettere impunemente. Col '66, la politica, cacciata dalla vita per la porta, comincia a rientrarvi per la finestra, al di sopra dell'uditorio gongolante e plaudente del Viaggio del signor Peni chon. Le satire antibonapartiste spuntano come i funghi, all'ombra di Sadowa. Al l'Odèon, nella Congiura d'Amboise, Luigi Bouilhet si permette trasparenti allusioni al sovrano : lamentatile hérìtière des héros sécularres .Te n'en ai pas la force, et j'en al les colères: Et quand dans mon sommeil l'un d'euxvient m'avertlr Je sens làcomme un roi qui ne peutpas sortir... Una sera, nel palco imperiale della Comèdie Francaise compaiono due degli in numeri ospiti di Parigi. Il pubblico non alza nemmeno la testa a guardarli. Sono il principe e la principessa di Prussia. L'anno appresso, seconda Esposizione Universale Parigi inondata, di forestieri, l'Impero al l'apogeo, luminarie e feste dappertutto. Il più bel momento del secolo. Alle Variétés, ministri e sovrani stranieri traggono a sentire la Granduchessa di Gerolstein. Ci vengono, fra gli altri, in un palco di proscenio, tre personaggi dei quali la storia sta per impadronirsi, anzi che tiene già per la mano : Bismarck, von Moltke e MacMahon. Bismarck ha deposto l'uniforme di corazziere bianco e i famosi stivaloni che muovono a riso le autorità parigine incari cate di ricevere il trionfatore dell'Austria : è in palandrana, il busto troppo grande emergente dal parapetto, con l'aria di divertirsi un mondo alla satira delle piccole corti tedesche presentata dalla bella Ortensia Schneider. Moltke, dietro, impassibile, duro: vera faccia di pietra. Il pubblico dondola la testa accompagnando la bacchetta di Offenbach che si liscia, soddisfatto, i favoriti nei passaggi sentimentali. Al '69 l'aria è già tempestosa. Storia e rtiminoIbtrnmgmCpPpLtasecainvlel'railplufimteCKp'ndclrdpvtvsdnPqumpJBdcvPIccczcmntp—gindppdstcpèJnarpagpdmsdfdprdepstpovm, j i , .. . i vita, giunte ali apice del dissidio, loti ano I per riafferrarsi a corpo a corpo. Lamartine | muore. La Comédic Francaise dà un lavoro in un atto : è di Paolo Déroulède. Il teatro della Porta di San Martino rappresenta Patria di Sardou, suscitando deliri di sciovinismo rumoroso, nel cui frastuono le battute modeste e soavi del Passante del giovane Coppée, si perdono inavvertite. Il 6 settembre un senato-consulto imperialo ristabilisce la monarchia parlamentare. I tiranni che declinano non mancano mai di mendicare l'appoggio del "paese rifiutato con insolenza quando si credevano forti. Ma ormai è troppo tardi. Gli eventi incalzano. Il 2 gennaio del '70, ministero Ollivier, barricate a Parigi. A carnevale, la Corte trova ancora modo di ridere, per ingannare l'ansia mortale delle ultime ore. Il martedì grasso troviamo Napoleone, Eugenia, le principesse Matilde c Clotilde, il maresciallo Bazaine e tutte le dame della Corte negli appartamenti del principe imperiale, dove è stato rizzato un teatrino... Poi, finalmente, la guerra. La Marsigliese, proibita da anni, echeggia da ogni lato. Lungo i bastioni la folla obbliga i cantanti e le cantanti dell'Opera a salire sulle sedie per intonarla ; alla Comédie Francaise, Agar deve declamarla ogni sera. Ma intanto i teatri si vuotano, musici e comici vengono licenziati o mandati a raggiungere le truppe. Il 5 settembre, alla Gomèdie, l'incasso tocca a stento 278 franchi. "L'Opera Comica il l.o settembre fa 697 franchi; il 2 meno ancora. Due giorni dopo, alle prime notizie di Sédan, scoppierà la rivoluzione, sarà proclamata la Repubblica. L'a corpo a corpo è finito: nella sconfitta, la vita trionfa della storia. Il romanticismo politico per un buon quarantennio non avrà più nulla da dire. CONCETTO PETTINATO rJl