Ufficioso attacco fascista ai liberali

Ufficioso attacco fascista ai liberali Ufficioso attacco fascista ai liberali Una Lega di democrazia nazionale ? Roma, 17, notte. La nota ufficiosa, cosi ingiustamente aggressiva, per il partito liberale italiano, viene accolta con un senso di Sorpresa non disgiunta ad amarezza. La sorpresa 'deriva dal fatto che nelle dichiarazioni dèrft ottobre al Gran Consiglio fascista l'ón. Mussolini aveva invece rivolto un appello ai fascisti perchè accogliessero e favorissero la collaborazione dei partiti affini, compreso, il partito liberale. Oggi, al contrario, a meno di una settimana di distanza, il Governo considera il partita liberale come un Lazzaro risuscitato daj fascismo ed accusa il partito liberale di avere — attraverso a vari decenni di governo — ridotto in stato di agonia l'Italia, raccolta moribonda dal fascismo. Inesplicabile appare pertanto a prima vista la diversità di contegno tenuta a breve distanza verso il partito liberale. Quanto al senso di amarezza, esso deriva dalla considerazione che gli attacchi odierni appaiono storicamente infondati e non giustificati da alcun atto anti-fascista compiuto dai liberali nel momento attuale, nemmeno nel convegno di Torino. Siamo dunque in presenza ad uno dei movimenti Impulsivi che hanno accompagnato sul terreno politico l'azione del Governo fascista nel suo primo anno di vita. ; Sulla portata dei. rilievi oggi mossi al partito liberale non vi è dubbio, essendo notorio che comunicati del genere di quelli d'oggi sono emanazione diretta del pensiero del presidente del Consiglio. Risulta pertanto indiscutibile la gravità della mossa oggi compiuta in senso ostile al partito liberale ; e forse la gravità non risponde alla meditazione. Già in altri casi ed in altre circostanze si ebbero a rilevare impulsività tosto corrette dai fatti, ovvero da dichiarazioni successive. Tipico a tale riguardo è il contegno a zig-zag seguito nelle più elevate sfere fasciste rispetto alla Camera attuale. Infatti, alla minaccia del 16 novembre di trasformare «l'aula sorda e grigia in un bivacco fascista », nonché alla valutazione dispregiativa della funzione parlamentare contenuta nella nota frase « il signor Visco di professione deputato », fecero seguito espressioni ben diverse del pensiero governativo. Invero, non solo la Camera in talune circostanze vilipesa viene tenuta in vita, ma essa fu anche elogiata nel discórso dell'on. Mussolini del luglio passato alla chiusura dei lavori parlameetari. 'Altri esempi di correzione delle impulsività si petrebbero citare con la mancanza di ógni seguito alla nota minaccia enunciata nell'articolo di Gerarchia, « di passare sul cadavere decomposto della libertà». Ricordando i precedenti, non, si-dovrebbe quindi conferire eccessivo rilievo alla requisitoria di oggi contro il partito liberale/che ha governato dal 1876 a questi ultimi anni l'Italia con onore e con saggezza. Può darsi che le parole grosse di oggi vengano presto dimenticate da coloro stessi che le pronunziarono. Se cosi' non fosse, un problema non privo certo di portata politica verrebbe ad imporsi, cioè il problema dei rapporti tra fascismo e liberalismo. Le dichiarazioni dell'on. Mussolini all'inizio della sessione autunnale del Gran Consiglio posero rettamente sul tappeto il problema della collaborazione liberale al. fascismo e fecero credere a un'evoluzione dell'on. Mussolini nel senso di portare il partito liberile nella zona di influenza del fascismo, Mussolini, rilevando implicitamente la deficienza di uomini di prima linea nel partito fascista, osservava allora che se il suo partito non gli avesse rivelato degli uomini nuovi e capaci egli avrebbe dovuto prelevarli da altri partiti. L'on. Mussolini si riferiva necessariamente al partito liberale. Ora, essendo prossima la formazione del nuovo Ministero delle Comunicazioni e non escludendo la possibilità di qualche mutamento nell'attuale compagine ministeriale, le parole dell'on. Mussolini al Gran Consiglio furono interpretate come .Un leale appello al fascismo di assecondare la collaborazione dei liberali; Oggi, invece, assistiamo alla sparata antiliberale generalmente deplorata. Ciò sembra difettare di logica ; perciò, nel campo politico che non rifiuta il proprio concorso all'opera dell'attuale Governo, viene considerata come desiderabile una chiarificazione. Il sistema di alternare gli elogi alle male parole, può essere abile come tattica temporeggiatrice, ma non pub essere considerato leale nè elogiatile, soprattutto allorché si tratta di un partito che si è proposto e si propone di assecondare — sia pure senza rinunziare alla propria flsonomia ed alla propria libertà di azione — l'opera e l'esperimento del nuovo regime. 8. "I Lazzari resuscitati,, Roma, 17, notte. I tre recenti convegni politici, quello dei socialisti unitali a Roma, del -demo-sociali a Venezia, dei liberali a Torino, forniscono oggi lo spunto polemico ad alcuni giornali. T»fa è specialmente contro i liberali che si appuntano le frecce della stampa ministeriale, alla quale rispondono i giornali libe rali. L'ufficioso « Corriere Italiano » è il più moderato, accordando sin da principio serietà e significato al convegno di Torino nel guale afferma che la realta della situazione fascista non è stata, nè deformata, nè negata. Il giornale quinc'i prosegue: «Ma per quanto 10 stato d'animo dei dirigenti del partito liberale rilevi appunto la profonda differenza organica e concettuale tra liberalismo e fascismo, noi amiamo considerarlo più come effetto, che come causa. Il liberalismo Italia-' no è stata la scuola, la bella scuola, ricca di nobili tradizioni, inai un partito. Accogliere i liberali italiani in un partito, speculazione partigiana e personale a parte, vuol dire dare vita alla più rumorosa'ed inconcludente ac: cademia che l'Italia ricòrdi nella sua lunga storia. Per questa . giusttflcatissima prevenzione, noi vediamo nel partito liberale più un'accolta di capi, che una compagine disciplinata di grepari. In altri termini, non vediamo l'uomo che, forte di un passato o di un fascinò morale, si imponga ai tesserati, illustri ed ignoti, e Ji costringa al l'Obbedienza ed al lavoro» Qui l'organo uf flcinso vede la differenze tra il fascismo ed 11 liberalismo. Siccome il I fascismo ha un capo ed il liberalismo no, spetta al fascismo à compito di governare. La nota ufficiosa 'A questo commento, che forse parve troppo moderato nei termini, è seguita oggi una noia dell'» Agenzia Volta ». di diretta ispirazione governativa. La nota dice: • Il convegno interregionale ligure-piemonle»e, tenuto a Torino in questi giorni, ha dato luogo all'enunciazione di formule ed a manifestazioni c!i atteggiamenti che creano motivi piuttosto di allontanamento che di riavvicinamento fra il liberalismo ed il fascismo, che distanziano il movimento liberale dall'animo della nazione, nettamente orientata verso la mentalità fascista. Tutti sanno che l'Italia è stata governata per alcuni decenni dai liberali, e che, come risultato del lungo reggimento, è stata, ridotta all'agonia, ed è stata raccolta moribonda dal movimento fascista, il quale già le ha impresso un ritmo di vita ed il quale intende portarla al più presto verso i lontani destini. Dopo di ciò tutto quello the i dirigenti liberali vengono a dire, per discutere la concezione fascista \ò\ altro, non serve se non a mettere in evidenza le ragioni ed i mezzi con cui gli uni hanno rovinato e gli altri hanno salvato il paese. D'altronde il fatto stesso che i liberali non abbiano mai saputo darsi neopure l'ombra di una seria organizzazione di' partito, quando ciò avrebbe potuto giovare a chiarirne i compiti e distinguerne le responsabilità, e viceversa proprio adesso, in cui tutti gli italiani tendono a raccogliersi senza altro intorno al Governo fascista, si sforzano di crearsi degli elomenti di differenziazione e di azione, è cosa che depone ben poco favorevolmente circa la portata effettiva di una intima ■ adesione al movimento fascista. Va da se che il partito fascista, conclude la nota, disponendo di ingentissime forze materiali e morali può guardare senza eccessive preoccupazioni al rimescolio dei lazzari liberali risuscitati da lui ». Come rispondono i colpiti L'aspro linguaggio della nota è ancora sottolineato dall'» idea Nazionale », la quale trova che si potrebbe benissimo trascurare la riorganizzazione del partito liberale annunziata da Torino. » Ciò — dice l'organo nazionalista — può fare il paio tuffai più con la cronaca politica italiana della morte di Menelik e della' morte di Lenin». Il foglio, attraverso i suoi soliti ragionamenti aggressivi, continua poi. affermando che è il partito liberale che ha condannato l'Italia all'impotenza ed alla mediocrità. Alla nota ufficiosa rispondono stasera il « Giornale d'Italia » ed il « Mondo » Il primo esordisce col rilevare il tono del linguaggio usato dalla nota, ma dice di rinunziare ad ogni osservazione del genere. « Ogni tempo, aggiunge il giornale, non ha soltanto il suo colore, ma pure — magari purtroppo — il suo stile. Noi, a buon conto, preferiamo quello di un tempo e perciò tranquillamente ricordiamo che il partito liberale non è cn risuscitato ai decenni di esistenza, duo-ante i quali immedesimò la propria vita con quella della patria ». Il giornale prosegue negando che si possa rimproverare al partito liberale qualsiasi complicità con quelli che portarono il paese verso il disfacimento e ricorda che i suoi aderenti ebbero nelle ultime elezion'i i suffragi della grande maggioranza del -paese. « Sarebbe facile a noi dimostrare — conclude — che anche nel recente convegno torinese nessuno e niente abbia conti-addetto alla condotta rettilinea del partito in Parlamento e fuori. Ma su quel convegno e sulle sue decisioni non vogliamo insistevo e polemizzare. Guardiamo ad un argomento maggiore, veramente essenziale, e 3l««y-al-diTÌtto che ha tuttora il partito liberale di vivere e di essere-considerato quel partito che ha riassunto in sè grandissima parte della nuovissima storia d'Italia. Ed anche oggi, fedele alle sue origini, dà un nobile e vivo contributo alla situazione presente per restaurare l'ordine, .la libertà e la prosperità della nazione e troviamo che non giovi a mantenere salda questa situazione trattare, per consuetudine stilistica,, aspramente coloro che, con ponderazione uguale al disinteresse, mantengono al fascismo la leale, ferma e serena collaborazione, che non può naturalmente significare rinunzia alle proprie idealità». Perchè oggi tuona... Ben più categorico del foglio liberale filofascista appare il commento del Mondo, il quale dichiara anzitutto di non voler, perdere tempo a ribattere le affermazioni della prosa fascista, secondo la quale .il liberalismo ha ridotto l'Italia ad uno stato agonico, mentre il fascismo l'avrebbe salvata. « Per nostro conto — continua il giornale democratico — ci dichiariamo perfettamente d'accordo col comunicato ufficioso, nel ritenere che liberalismo e fascismo sono cose molto diverse, mólto distinte, anzi contrastanti e che se ciascuno di essi vuole andare per la propria via e mantenersi fedele a sè stesso, essi non possono che divergere oppure venire a conflitto. Perchè l'accordo tra queste due cose, tanto diverse, sia possibile, occorre che una delle due si sottometta all'altra e cioè che in pratica il liberalismo, in generale docile ed accomodante, abdichi alla propria tradizione, alla propria volontà a quella più sbrigativa del fascismo. Infatti, finché il partito liberale nei suoi noti convegni dimenticò con ogni cura la parola libertà e si) limitò a coniugare il verbo «fiancheggiare», accompagnato da tutte le rituali scomuniche, maggiori e minori, contro tutti 1 repiobi della pas sata ^ooiai democrazia, tutto è andato a gon fle vele, ma da quando l'egregio prof. Gio vannini si è schiaffato in testa di mettersi a parlare di libertà e di costituzione ecc., quando cioè'il partito liberale è sembrato ricor darsi che esiste qualche cosa che si chiama liberalismo, allora la faccenda muta ed oggi rumoreggia il tuono. Vedremo cosa accadrà domani all'uno ed all'altro partito. Perchè vi sono alcuni — conclude il giornale — che spuntate le polemiche hanno fatto l'abitudine ai tuoni, non meno che ai fulmini. Alcuni non si impressionano alle tempeste, almeno quando, come accadde assai di frequente in questi tempi, sono tempeste di fango, altri, invece... ». / Gli assertori dell'"Italia libera,, Per completare la cronaca, .sempre a prò posito di libertà e di fascismo, l'Italia Li Sera, organo dei gruppi combattenti, che si intitolano allo stesso nome, risponde nel suo secondo numero ad- un articolo polemico pubblicato da un giornale della sera, arti colo in cui' lo scrittore si occupava, tra 1 al tro, con spirito critico, del comandante Rossetti. Dopo avere riaffermato 11 criterio, almeno proporzionale, tra la personalità del Rossetti e quella del suo critico, il giornale ricorda le adesioni autorevolissime perve mite all'Italia liberà, da quella del figlio di Cesare Battisti a quella dell'Unione spirituale dannunziana, agli arditi d'Italia, ai sardisti, al gruppo. <lil combattenti cori-idoniani. ì Non si traila dunque — conclude — di voci discordi, ma di un coro di ribellione ( di protesta, che se non tocca coloro che umi liano il maggiore Sodalizio dei combattenti tiene ad essere un atto di appassionata sin cerità ed un gesto di indipendenza e di fle rezza, che nel miserando decadere delle doti morali- degli italiani nuovi, vantiamo come il nostro più sentito titolo di orgoglio di italiani liberi. E' un'intesa tra combattenti, che in nome- del programma di interventismo, degli ideali e dei sacrifici della guerra, negano «al Governo fascista il diritto di credersi l'esponente della generazione del Piave, al Governo fascista, ossia al regime di dispotismo, che vantando i dirilti .della rivoluzione, si impone dall'alto al sudditi italiani col consenso o colla forza ». I "leader . „ del riformismo Non... glrondincranno E' stata messa in circolazione, da parte di alcuni giornali, la voce secondo la quale molti elementi del disciolto gruppo parlamentare socialista riformista avrebbero intenzione di aderire in forma ufficiale al movimento filo¬ fascista cosidetto « girondino », che fa capo, com'è noto, nll'-exdeputato socialista on. ,Alessandri. Per dovere di cronaca noi vi abbiamo comunicata la voce, ma a voler essere esatti essa non ha impressionato gran che nè gii ambienti parlamentari, nè i circoli politici fuori del Parlamento e ciò per alcune ragioni, alle quali crediamo di dover accennare mentre procediamo all'esposizione di quella che è la cronaca positiva intorno all'ancora non prodottosi avvenimento. Anzitutto, va rilevato come il passaggio alla « Gironda » appaia, anzi sia nettamente impossibile per gii uomini di primo piano e di maggiore autorità politica del disciolto gruppo riformista. E' infatti anche troppo chiaro che non potrebbe essere l'on. Bonomi a lasciarsi inquadrare ih un movimento cui gli stessi iniziatori non fermerò davvero a dar carattere preciso di rivendicazione dell'indipendenza dei partiti politici e di quella libertà di espansione e di- competizione alia quale ogni corrente di. pensiero che abbia vita e seguito nel paese ha diritto. Va ricordato inoltre che l'on. Bonomi, a parte l'adesione inviata al Congresso democratico di Venezia — di cui oi occuperemo tra breve — ed oltre ad avere, già avuto occasione di manifestare il suo dissenso alla politica del Governo, avver;ò tenacemente la riforma elettorale fascista e l'avversò quando l'opposizione al progetto Acerbo era considerata, tanto in sede di Commissione come in sede di discussione parlamentare, una manifestazione inequivocabile di ostilità al fascismo. L'on. Bonomi, dunque, non può essere e non sarà una recluta del girondino filofascista on. Alessandri, il che del resto veniva quasi escluso dagli stessi propalatori della voce. Non abbiamo poi motivo di ritenere, dobbiamo anzi credere il contrario, che una diversa linea di condotta stia per adottare un altro membro dell'ex-gruppo riformista: l'on. Celli, contro cui si sferrarono, se male non ricordiamo, anche nell'ultima sessione parlamentare, le ire clamorose dei colleghi riformisti. Non vi è ragione di ritenere che l'on. Celli, assente da vari mesi dalla capitale, sia per essere tra i pretesi aderenti riformisti della « Gironda ». Crediamo poi pochissimo probabili — cosi poco da arrivare ad escluderle senz'altro — le adesioni degli on. Alberto Beneduce, Giuffrida e Lombardo Pellegrini, di cui si ricorda il vigoroso discorso di opposizione pronunciato alla Camera dopo le violenze subite in Sicilia. Quanto all'on> Ciriahi, pensiamo di non andare errati affermando che il deputato friulano non defletterà dall'atteggiamento di critica e di polemica; talvolta vivacissima, assunto nei • confronti del fascismo. Non si verificherebbe inoltre il passaggio degli on. La Loggia e Faudella, mentre risulterebbe possibile l'adesione ■ di due o tre altri elementi notoriamente inclini ormai a non più condizionare il loro appoggio, o pei- essere esatti la loro dedizione ufficiale, .«alla parte politica oggi al potere. Ed ecco cniarita la faccenda nuovissima della « Gironda », montata, a quel che pare, a Montecitorio, anche per vedere di galvanizzare il movimento pensato dall'ex-sooialista on. Alessandri. movimento di cui negli stessi ambienti ministeriali si vede la sterilità e che per la diffidenza, del resto legittima, suscitata in campo fascista dal suo carattere e dalle sue origini, non può dare neppure „il ptifc modesto affidamento di successo elettorale agli eventuali aderenti. ' L'iniziativa Bonomi Pare invece probabile un orientamento alquanto diverso da parte di uomini del socialismo e del riformismo italiano, orientamento a sinistra, che si estrinsecherebbe in una formale e sostanziale adesione alla Lega democratica nazionale pensata dall'on. Bonomi. Contro questa Lega democratica — la quale deve tra parentesi ancora nascere — si è sferrata già l'offensiva fascista attraverso un vivace editoriale di un giornale romano del mattino, amico e portavoce ufficioso se non ufficiale del Governo. Le cose stanno esattamente a questo punto. A tutt'oggi niente di concreto. L'on. Bonomi sS è semplicemente consultato con alcuni suoi amici politici ed affini in politica circa l'opportunità di raccogliere In una Lega (certo non destinata a svolgere la propria attività sul terreno attuale del Governo fascista e tuttavia non programmaticamente éd aprioristicamente anti-fascista), le forze spirituali italiane che rimangono nutrite della dottrina, democratica e che in un regime di democrazia e di libertà non intendono rinunciare. Alla Lega pensata dall'on. Bonomi potrebbe aderire ciò che è ancora -di vivo e di vitale nel riformismo italiano, più che quella frazione del partito di democrazia-sociale, la quale ha disapprovato le direttive impresse al partito stesso dagli organi centrali anche nel recente convegno di Venezia. Non è escluso che in un secondo tempo l'azione della Lega possa avere anche in qualche modo affinità e raccordi con quella del partito socialista unitario, per quanto dai bonomlanl si osservi generalmente essere necessario che gli uomini ed aggregati aderenti o collegati con la loro frazione si affermino sènza restrizioni sul principio democratico di nazionalità. Ad ogni modo, per ora, non vi sono stati con gli unitari contatti di sorta. Alla Lega democratica nazionale, la cui costituzione hanno già reso più facile e probabile le conclusioni del convegno democratico di Venezia, aderirebbero poi vari eminenti uomini di sinistra, coi quali l'on. Bonomi ha avuto nei giorni scorsi amichevoli abboccamenti. A questo proposito, però, si ha la preoccupazione che qualche nome tra gli aderenti possa dare alla Lega un carattere, sia pure soltanto apparente che in .realtà non deve avere, e sii sta per conseguenza studiando il modo di rendere impossibile agli avversari lo sfruttamento di eventuali artificiosi equivoci. 1 demosociall Naturalmente questo nascente movimento democratico non riesce gradito al Partito della democrazia scoiale. Negli ambienti demosociali si ritiene anzitutto che si tratti di un movimento sbagliato e, per ciò che 11 concerne direttamente, molto limitato: sbagliato perchè, sicché sia dignitosamente possibile, non converrà — pensano i dirigenti — abbandonare la coljaborazione; limitato perchè' — a prescindere dalla Sezione dèmosociale di Veuezia, espulsa per ragioni disciplinari, cioè per avere indetto un Convegno ed avervi Invitato degli estranei, senza l'autorizzazione degli organi dirigenti responsabili — ben poche adesioni ha ottenuto in seno al partito di fronte a quelle sollecitate. « 11 Partito della democrazia sociale — ci si diceva poi da fonte autorevole — non corre nella sua compagine pericoli di sorta: resta un partito autonomo, che non rinnegherà, nonostante la collaborazione col fascismo, il principio democratico, Centinaio di fascisti dimissionari per solidarietà coli" ex «Indaco di Alessandria Aloisandrla, 17, notte. Giorni sono' vi comunicavo la lettera di dimissioni dell'ex-sindaco Raimondo Sala, dal partito fascista. In settimana sono pervenute al prof. Buronzo, altre dimissioni di fascisti, che si dice superino il numero di 300. Costoro avrebbero cosi voluto asociasnsi per solidarietà all'atto dell'ex-capo-fascista locale. Si assicura che le dimissioni in alcuni centri della provincia siano pure numerose. Il prefetto gr. uff. De Carlo ed il prof. Buronzo sono partiti per Roma, a quanto pare per riferire sulla situazione.-