Nomi tedeschi e nomi italiani

Nomi tedeschi e nomi italiani Nomi tedeschi e nomi italiani Nelle lotte nazionali che caratterizzano la viia politica d'Europa del secolo scorso e presente, la toponomastica — cioè la scienza della più propria denominazione dei luoghi — costituì c costituisce un'alma spirituale di attacco e di difesa. Di quest'arma usarono ed abusarono i pangermanisti di Germania e di Austria per allargare sulle carte geografiche i già troppo larghi contini di quei due imperi, pretendendo trovare un nome originario tedesco per tutte le località, e non erano poche davvero, che pensavano rivendicate alla futura anche più colossale Germania del cuor loro. Gli aggrediti francesi, italiani, polacchi, e slavi di ogni gradazione, non davano, a dir vero, grande importanza a questa avanzata toponomastica: si difendevano, al sicuro, nelle trincee della critica storica, e col gaz debilitanti del ridicolo coi quali cercavano avvolgere gli avversari: Non mancavano, tuttavia, tinche da parte degli aggrediti, i contrattacchi. E conlroattaccanti vigorosi furono ad esempio fra di noi il Negrotto e il Tolomei. Il Negrotto, già nell'anteguerra si era fatto a sostenere che nella carta automobilista della Venezia Giulia si dovessero preporre a tutti i nomi tedeschi dell'Alto 'Adige (posto fra parentesi), altrettanti nomi italiani. Il Toloniei poi, scoppiata la guerra, proponeva che noi Prontuario dei nomi ctc. si avessero ad adottare nomi esclusivamente italiani. Era ben naturale che. scoppiata la guerra vera, si dovesse acutizzare anche Quella semplicemente toponomastica, e che molti dotti che non potevano combattere colle spade e coi fucili, si studiassero, quanto meno, di favorire la grande causa a parole, accendendo, per cosi dire, tante esotiche linguistiche sui luoghi e paesi sui quali i nostri fanti avrebbero poi issata veramente la bandiera italiana. Ma, a guerra vittoriosamente finita, la materia toponomastica deve da noi essere ripresa in esame con criteri più obbiettivi e pratici di quelli seguiti durant* la guerra. Ogni esagerazione polemica, ed ogni pasBione nazionale deve ora essere evitata : oggi che i luoghi fanno parte del Regno non è più il caso di accalorarsi in vane discussioni intorno ai nomi coi quali vanno indicate. Oggi bisogna chiamare pane al pane e vino il vino, barba la barba e non l'onor del mento. E tanto per cominciare io vorrei proporre di bhiamare addirittura Tlrolo italiano quella parte dell'attuale provincia tridentina che è abitata da popolazione esclusivamente tedesca. Questa che dal punto di vista legale e amministrativo è ora una parte della provincia di Trento, e potrà essere domani, come io auguro, una separata e distinta provincia di Bolzano, dal punto di vista storico ed etnico 6 infatti una parte di quella regione che da più secoil fu chiamato Tirolo. Nulla dunque osta che si parli e scriva di quella parte d'Italia chiamandola Tirolo italiano. Essa è ora veramente Tirolo italiano poiché è una parte del passato Tirolo austriaco che, in base al Trattato di S. Germano, è stata annessa al Regno d'Italia. Questa non è che la verità storica. Di passare sopra la verità storica, pur di dare a quella regione un'altra denominazione, non vi è, che io veda, ragione di sorta. O dobbiamo noi forse avere paura della storia? La storia che ci ha data l'unità politica e assegnalo un posto di primo ordine fra le nazioni civili del mondo, non può e non deve da noi venire rinnegata in alcuna sua, sia pur minima, parte! Abbiamo vinta la guerra: è forse decoroso che si cerchi ora da noi di nascondere i risultali della vittoria? E' lecito dire gesuiticamente che l'Alto Adige è terra redenta? Io dico di no. La parola redenzione va gelosamente riserbata per indicare l'atto che ci diede Trento, Trieste e tutte le altre città e villaggi e terre grandi piccole e minime che sono state riscattate dal dominio straniero. L'Alto Adige non fu da noi redento ma fu da noi annesso. Esso è un territorio che ha mia storia sua propria, diversa da quella di Trento. Apparteneva a partire dal X secolo ad una famiglia chiamata in seguito dei Conti del Tirolo, che riesci ad affermare su di esso un dominio territoriale. Nel 1665, sotto l'imperatore Leopoldo, 'venne riunito agli altri dominii della Corona d'Austria sotto gli Absburgo, e nel 1801 secolarizzato i principati vescovili di •Trento e Bressanone, erano a costituire con essi' e con altri territori tedeschi d'oltre Brennero, la provincia del Tirolo. Questa provincia venne da prima assegnata all'Austria, poi alla Baviera, poi in parte al Regno Italico in parte alla Baviera (1810-1813). poi tutta ancora all'Austria (1815) alla quale restò fino al 1918 quando, in base al Trattato Idi S. Germano, venne di nuovo divisa e questa volta fra il Regno d'Italia e la Repubblica Austriaca, restando a questa la parte a nord del Brennero, e all'Italia quella a sud. Questa parte peraltro era, ed è, composta da due distinti nuclei di popolazione di diverse nazionalità lingua e costume, cioè di un nucleo prettamente italiano che costituisce il Trentino, e di un nucleo prettamente tedesco che, comunque lo si voglia ufficialmente denominare, non è, in sostanza, che una parte del Tirolo austriaco, annesso al Regno d'Italia, e che potrebbe quindi, ripeto, assai probabilmente venir chiamato Tirolo ualiano. Ciò che vale per la denominazione del paese nel suo complesso, vale, a maggior ragione, per la denominazione delle singole sue parti costitutive. Anche in riguardo alla denominazione di queste, occorre rispettare la storia, senza peraltro dimenticare che il Trattato di S. Germano è appunto l'ultimo fatto storico del quale conviene tener conto. Mi sembra pertanto ben giusto che dove ad indicare un luogo qualsiasi del Tirolo italiano si sia già formato nell'uso un nome italiano, questo debba essere senz'altro adottato di preferenza al corrispondente nome tedesco in luogo o accanto al medesimo. Bozen pertanto diventa naturalmente Bolzano, e Brixen, Bressanone. Ma dove il nome italiano non si sia già indubbiamente affermato nell'uso, a chi e a che cosa potrà mai servire il crearlo -artinciosamente e magari capricciosamente? Eppure la forza d'inerzia, che 6 la più terribile delle forze regolatrici del mondo sociale, ha "fatto sopravvivere alla guerra lo spirito guerrafondaio del quale parlavo sopra, in un R. Decreto del 27 aprile di quest'anno, che determina la lezione ufficiale dei nomi dei comuni e di altre località dei territori annessi. Malgrado le proteste e le critiche, non solo da parte tedesca ma anche da parte italiana, e malgrado le vivaci opposizioni di autorevolissimi membri della Commissione .incaricata di redigerlo, questo Decreto è uscito fuori tutto improntato sulla tendenza di italianizzare ad ogni costo la toponomastica altoatesina sostituendo ovunque nomi italiani a quelli tedeschi fin qui in uso. Ora questa tendenza non solo è, a mio avviso, essenzialmente antiscientifica, ma è certo sia praticamente che politicamente inopportuna. Non si dica che l'uso è sempre determinato nei suoi inizi da atti di autorità, e che qualcuno deve pure cominciare a dare ai luoghi un nome. .Questo è vero, ma nulla prova contro la mia tesi. Un signore italiano compera, poniamo, ima vasta tenuta in territorio abitato da popolazione tedesca, vi fabbrica un castello al quale dà un nome italiano, fonda una chiesa che chiama di S. Giovanni, getta un ponte 'che chiama appunto di S. Giovanni. Col tempo questi nomi italiani verranno certamente usati dalla stessa popolazione tedesca e registrati nelle carte catastali, militari, turistiche, ecc.» sebbene non tedeschi. Ma l'uso ha qui un substrato che lo spiega e giustifica, mentre pochi invero potranno riescire a spiegare: e giustificare come tre e- quattro dotti e sapienti eignori, sedutisi un bel giorno attorno a un tavolo di biblioteca o di archivio, abbiano potuto sovvertire tutta la toponomastica di una intera regione con criteri spesso fantastici, esumando antichissimi nomi non sicuramente assegnabili a questo piuttosto che a quel luogo — come è U caso ormai famoso di Vipiteno ambiato a Sterzine o trasformando a orecchio con criteri estetici o musicali antichissimi nomi tedeschi - come mi pare sia il caso per Sitisi in luogo di Seis, o di Stallar in luogo di Schiera, di Carrara al Lago invece di Karersee. di collisareo invece di Gossensap! ._„„„,„,, E come non bastasse creare e inventare una volta, è anche avvenuto che dopo aver creato a capriccio un nuovo nome lo si sia poco dopo sostituito con altro pure creato a capriccio. Cosi ad esempio Klobenstein divento da prima Collefratto e nessuno sapeva dire perchè: ma poi venne ribattezzato Collsibo senza che ad alcuno fesse resa nota la tastone di tale metamorfosi. Intanto i navonolino steti sofanenoliaSccate melastadestavoL'setoprmtochnovitauonepopuallarilaagLdcounsecoraprisiasidchqpCrsfcrdpilmtoosUgdleadzrCqccsamflscslTrpspaQdtspzdstmmispidScstciildcgdassuspdarvtnzt1sdcdifisedvcttls disguidi postali e telegrafici aumentavano e la reclame commerciale restava seriamente danneggiata, e quel che è peggio ancora la gente rideva e rideva, senza distinzione di nazionalità. Notisi infine anche che qualche volta, nell'elenco ufficiale sopra citato, ai nomi tedeschi soppressi o messi in seconda linea, si sono sostituiti nomi italiani nuovi o di fantasia trascurando o ignorando l'esistenza di diversi nomi italiani o ladini usati nei rispettivi luoghi. Cosi, ad csempo, si è sostituito il nome di Siusi, che credo sia di fantasia, al nome tedesco di Seis, senza tener conto del nome ladino Sous che trovasi notato anche nell'Indice della Carta d'Italia del Tornine;; si è sostituito il nome di Scillar al nome tedesco Schlern per indicare quel monte che i ladini chiamano Monte di Pcz. E gli esempi si potrebbero aumentare. *** Ma non è il caso di insistere sui particolari. Ciò che più importa dal punto di vista politico e nazionale è di mettere in evidenza l'errore di principio che sovrasta a tutti i dettagli e che consiste nel» volere frettolosamente precorrere i tempi. L'ardore toponomastico che, a prima vista sembra quasi bellico, esaminato e analizzato più a fondo tradisce del resto una certa preoccupazione politica che ha qualche somiglianza colla paura. Sembra quasi che i toponomastici non si sentano tranquilli finché entro i confini del Regno vi siano dei nomi tedeschi o slaviI Ma in verità, ben poco vi è da temere dai nomi. Quello che importa sono- le cose e gli uomini. E le cose e gli uomini vanno lasciati in pace se non vi sia necessità di guerra! I toponomastici troppo zelanti sono delle zanzare che colle loro punzecchiature stuzzicano e irritano senza alcun costrutto. G. PACCHIONI psrFctDAdeqcgdi

Persone citate: Conti Del Tirolo, Negrotto, Schiera, Tolomei