Italia e Svizzera

Italia e Svizzera Italia e Svizzera Scrisse un giorno il Moltke che la Sviz* zera, paese montuoso, gelosamente custodito da un popolo robusto, pronto a far pagar cara un'invasione straniera, è come un ampio lago che non è facile ad alcuno navigare. E Mazzini, con immagine meno barocca, ma con quella febbrile concitazione di pensieri che in lui velava talvolta le possibilità politiche pur facendo risplcndere le necessità etniche e sociali, proclamava : « Nel riparto territoriale futuro d'Europa, la Confederazione Elvetica dovrebbe trasformarsi in Federazione dell'Alpi e affratellandosi da un lato la Savoia, dall'altro il Tirolo tedesco e possibilmente altre terre, stendere una zona di difesa tra la Francia, la Germania •'!• Alpi Elvetiche e nostre ». Oggi Roberto Michels, incaricato tempo fa dall'Istituto Storiografico della Mobilita* zione di analizzare le condizioni delle colonie italiane in Isvizzera durante la guerra europea, in un suo volume edito dall'Alfieri e Lacroix (Roma), ritorna sull'argomento, e dimostrando quale preziosa garanzia costituisca la Svizzera per. la tranquillità del mondo e l'avvenire della civiltà, mette in luce come la Repubblica Elvetica, nella terribile rissa di nazionalità che dilania l'Europa, rivesta, nella sua esistenza, un alto significato etico; come, cioè, essa provi in modo lampante che uòmini appartenenti a razze « che una stolta storiografia spaccia per nemiche ereditarie», possono, a grande reciproco loro benefizio, vive: e insieme in piena armonia e fratellanza, purché venga seriamente garantito l'esercizio delle più ampie libertà morali e politiche. Attraverso le molte tabelle statistiche e le copiosissime svariate informazioni d'ordine demografico ed economico di cui • specialmente ricco questo libro, appare evidente tutto l'interesse che il nostro Paese ha di stringere legami sempre più cordiali con il piccolo libero popolo confinante, di facilitare gli scambi commerciali — e specialmente culturali (troppo trascurati questi ultimi e assolutamente inadeguati all'importanza che il pensiero italiano ha nella vita spirituale delle Nazioni) — e di dissipare malintesi nascenti da un travisato spirito di irredentismo. La neutralità di questo paese, caldeggiata con vigile affetto da tutti 1 suoi abitanti in qualunque lingua favellino, offre all'Italia la solida garanzia di un vero e proprio baluardo. E tale spirito neùtralistico, che, da un certo punto di vista può essere considerato quale salda diga contro la marea muggente dei nazionalismi, % lo stesso principio costituzionale dello Stato svizzero, al cui Governo — noto postulato, questo, di democrazia pura che invano i socialisti d'altri paesi tentarono di attuare — non è lecito stringere trattati segreti con Stati stranieri. Non solo la storia moderna della Svizzera, tutta imbevuta di spirito di ponderatezza e di equilibrio, ma anche il diritto costituzionale di questo popolo, sono affidamento ad un protrarsi indefinito di uno stato d'essere che fa della Repubblica elvetica un piccolo organismo moderatore situato nel cuore di un'Europa troppo vulcanica. Ed è naturale : perchè in una Svizzera che abbraccia popolazioni appartenenti a tre razze diverse, nella quale frazioni di popoli coi loro numerosi cuntoni si sono strette intorno ad un'unica bandiera formando un unico libero Stato 'che conserva intatte le autonomie locali, l'unione di elementi così svariati per razza, per lingua, per sentimenti, perderebbe la sua ragione di esistere non appena tale sintesi statale germano-franco-italiana, optasse per una sola nazionalità. Una Svizzera alleata alla Germania 0 alla Francia — fa notare giustamente il Michels — cesserebbe per fatale forza di cose di essere Svizzera, per diventare tedesca o francese, ed inevitabilmente si verificherebbe il distacco definitivo delle altre nazionalità componenti la Confederazione con conseguente sfacelo delio Stato comune. Perciò «una saggia politica, svizzera non potrà mal essere nè tedesca, nè francese, ni Italiana, appunto perchè il rispètto delle differenze etniche e linguistiche delle sue popolazioni costituisce il presupposto sine qua non dello Stato ». Come non vedere tutto l'interesse dell'Italia per una politica improntata a sempre maggiore e più intima cordialità con la Svizzera, e a vegliare che un cosi provvidenziale equilibrio non possa venir turbato da una inconsiderata freddezza di rapporti, da una scarsa attenzione italiana per la vita nazionale dei nostri vicini, o, peggio ancora, da una pericolosa trascuratezza nel dissipare prontamente dubbi e sospetti, infondati fin che si vuole, ma di continuo germoglianti negli ambienti franco-svizzeri e svizzeri-tedeschi? E come, d'altra parte, non provare (per chi è immune da tabe ultranazionalistica) un senso, di simpatia per un paese che realizza ini piccolo quello che fu ed è, approssimativamente, il sogno di tutti i più magnanimi seguaci di un ideale di libertà e di pace fra i popoli — sia pur questa anche una simpatia di riflessione che supera pregiudizi sentimentali e impulsivi derivanti da una meschina ostilità e diffidenza verso genti troppo spesso e assurdamente accusate di mancar di coscienza nazionale perche prive di lingua letteraria e di compagine etnica? Ma dal volume del Michels balza evidente un'altra importantissima ragione atta a far convergere più vivamente l'attenzione dell'Italia sulla Svizzera. Allo scoppio della guerra europea, i cittadini italiani stabiliti in Isvizzera, ammontavano a circa 268,000 (dei quali 200.000 colonia stabile, emigranti temporanei gli altri) occupando così, nel numero complessivo degli stranieri, il secondo posto, poiché il primo, con piccola, differenza, era tenuto dai tedeschi, ed il terzo con amnio divario, dai francesi. Oggi, per molteplici cause che sarebbe troppo lungo riassumere, il numero degli emigrati non può essere che notevolmente diminuito, e la mano d'opera italiana sarà per qualche tempo assai meno ricercata che prima della guerra. Tuttavia l'immigrazione italiana risponde per la Svizzera a un bisogno, ed il nostro lavoro sarà sempre indispensabile, specialmente per le industrie edilizie, di sterro, e per le costruzioni ferroviarie. Occorre mettere* in luce la necessità di salvaguardare una così cospicua fonte di ricchezza per l'Italia stringendo nodi sempre più ìntimi con la vicina Confederazione e facendo sì elio i nostri connazionali vi siano accòlti con In simpatia ed il rispetto che son loro dev'iti:' Oneste sono ic conclusioni principali che sembra frane il Michels dalle sue pazienti e meditati' indagini, completate da un'ottima e sintetica visione della cultura italiani! in b.izzcrù. MARZIANO BERNARDI.

Persone citate: Lacroix, Mazzini, Michels, Roberto Michels, Savoia