Tre dive zingare

Tre dive zingare Tre dive zingare Se arriva sullo spiazzo d'uii sobborgo una caravana, i ragazzi hanno trovato il loro spettacolo. Il b:zzarro carrozzone, dipinto a colori vivaci, col suo fumaiolo in attività, le griglie socchiuse e la scaletta d'approdo calata al suolo, ha un po' della ^arca, del vagone © del serraglio. Il miracolismo domestico del suo interno, nel quale tutta una tribù con le sue masserizie, le sue cliitarre e la sua fauna trova poito, c atto a destare la stupefa'sene del più cinico dei misantropi. Spesso un fiore piantato in un vaso di conserva svela, da una finestrella, la presenza della grazia femminile, sia pure al suo stato più primordiale. Talvolta un pagliaccio bislacco, seduto su di una ruota, consuma il contenuto d'un pentolino. Ci sono intorno stracci, bambini e cani. Uu paip di cavallucci mordenti nell'erba clorotica, completano il paesaggio. Siano giocolieri, o acrobati, musicanti, o calderai, rivenduglioli o chiromanti, gli ospiti della carovana rappresentano sempre, per le bucoliche comunità di provincia, un pericolo sociale. Portano un po' il tanfo dello orde tartariche e delle alluvioni mongoliche. Costituiscono un inquietante attendamento barbarico presso domestiche soglie. I nomadi della carovana sanno del resto qual'c il conto che fa di loro la gente civile e ricambiano il borghese del più cordiale disprezzo. C'è in loro una forma d'orgoglio, forse etnicamente convalidato, se è vero — come qualcuno ha affermato — che questa gente senza stato civile tale dalle profondità dei secoli, vanta propaggini nelle epoche faraoniche e nei cicli asiatici così che il suo sangue è una curiosa mistura di linfe orientali e di globuli africani, d'umori slavi e di lieviti, andalusi. Ad ogni modo la gente zingara non ha storia, o per lo meno storia ufficiale. Non si è annidata e affermata, sia pure in forme inquiete e inquietanti, come ha fatto la razza ebj^a, fra i congegni della vita e della civiltà. La stirpe zingara, cesi indefinibile e pur cos'i caratteristica, ha preferito sempre essere extra mocnia, al sole, al vento, senza servaggio di leggi o di costumi. Ma se i nomadi non hanno storia ufficiale, vantano in compenso qualche monografia. Sono donne, che per lo più illustrano questa stirpe vagabonda. Alcuno piroettando sul filo metallico, sotto un parasole giapponese, od ostentando cosce pitoniche in groppa a rozzeni da circo, oppure apparendo accigliate con lo scudiscio tra lo belve, catturano cuori di figli di famiglia e sostanze di principi. Celebri sui cartelloni circensi, esse non si avventurano tuttavia molto più in là dell'anello della pista o del telone della baracca : non si arrischiano cioè oltre la tradizione d'arte e il dettame morale (o amorale) della loro tribù. In fondo, dietro il tendaggio, il clown rabescato e lo scudiere di ceralacca rimangono gli amanti del cuore. Altre invece, abbandonata la caravrua, i medaglieri d'orpello e gli anelli di rame della guardaroba primitiva, sono passate a più mondana fortuna. Agili, rapaci, dilettanti sensuali nel senso più esteriore della parola, queste Veneri zingare 6Ì impongono negli ambienti di lusso per queste loro qualità, che gli idealisti si ostinano a chiamare negative, anche se sono realizzatrici nel senso più sonante dell'aggettivo. In ciò 6 il se- freto delle loro giovinezze fascinose e lare'e molte volto delle loro vecchiaie desolate. Nessuna avventuriera ò più alienata di queste figlie della strada, per far della strada, ma fiuckù ci sono gambe buone. La strada è anche il luogo per rimanor schiacciati, quando le gambe cominciano a mancare. mobel'asivMgntalal visrigrlugepeRoaplapril erfagnpadeAm"*Cubrsedvevechcofrdocimertrrol'LbchrigvinstebFra lo donne di cui il nomadismo può menar vanto, figurano tre dive, di cui richiama in luco ora. le figure Jean Stern, in un volume intitolato « Mesdemoisclles Colombe de la Comcdie Italieime s (ed. Calmann-Lcvy) preceduto da una prefazione elegante di Roberto De Flers. Furono figlie della carovana, sebbene avessero uomo italiano. Pervennero ai grandi palcoscenici parigini o vi brillarono come astri di prima grandezza. Astri al magnesio, si surebbe potuto dire, so il magnesio fosse stato in uso in quei tempi piuttosto remoti. Giacché bisogna risalire fino al Settecento delle pastorellerie, delle concupiscenzo candite e della Rivoluzione Le tre zingaro furono noto sotto il nome artistico di « Colombe n. Erano giunte a Parigi bambine. Nell'estate del 1761 arrivarono infatti sul carrozzone alla fiera di Saint Germaiu certo Francesco Riggieri e certa Angelica Dorotea Rombocoli coniugi e veneziani. La equivoca coppia esibiva al pubblico della fiera di San Germano certe gabbie contenenti animali iudefinibili dall'aspetto mostruoso e dal ruolo sapiente, Insieme agli animali i Riggieri portavano seco tre figlie: ' Maria-Caterina, TeresaTeodora e Maria-Maddalena: la prima con fava dieci auni, la seconda sette, l'ultima qualche mese. Gli animali sapienti finirono per disincantare il pubblico. Fu allora il turno delle figlie. I Riggieri, da eccellenti speculatori, misero presto a profitto quel morbido capitale del loro ménage, o, per dir meglio, della loro mènagerie. E questo fu affare soprattutto della madre, chs si preoccupava di trovare protettori alle proprie fisrlie. Angelica Riggieri-Rombocoli iniziò senz'altro la figlia maggiore alla gloria artistica facendola entrare alla tomédie ItaHenne. Era, dei tre teatri reali di Parigi, il più accessibile alle bellezze debuttanti. Più che un teatro era in verità una specie "di serraglio dissimulato, dove gli stranieri ricchi è gli uomini di situazione potevano facilmente approvvigionarsi di facili odalische occidentali. La C'ouUdic JtaUenne. diede alla vecchia Riggieri il pernio di manovra. Lanciata la prima figlia, l'Orca amabile lo buttò dietro le altro due: il varco era aperto. Maria-Caterina si fece subito onore: il conte di Massai-cene, s'innamorò di lei e non tardò a indebitarsi e a rovinarsi. Il nobile irlandese, finito nel carcere di FortLévé.quo. ebbe modo di meditare sulla volubilità femminile; giacche Maria-Caterina, dimentica delle suo prodigalità, passò di amante in amante dimostrando nella scelta il più amabile «eclettismo. Furono Fragonard, il celebre pittore, e certo Vassal, famoso cmircur dr. fili**.; il cardinale di Rohan « che era senza freno nella passione e adorato daile d'-:iue ■> e parecchi altri. Gli scandali furono tali che lo stesso Riclielieu fu coslr-tto ad immischiarsene. Ma la seconda u Colomba » gli diede noie maggiori. Più tempestosa ancora di MariaCaterina, la bella Teresa Teodora si trovò e agitata tra uua folla d'adoratori nobili e Ineritoli. Ma eli» dimostrò sempre «pie- riAdsvMinfaglarlacvbdrrpcaled«nmIbpmlNMtcafpncPtùcsdmttpmsrflgafdplnsdattfcst cate tendenze democratiche: s'incapricciò d'uno scroccone ed amò l'attore Granger, che era < brutto e spirituale ». Ad ogni modo la bella Teresa fu dello tre « Colombe » colei che sali più alta uel cielo dell'arte: ebbe buona voce e successi non esclusivamente mondani. Ma la più interessante delle tre fu MariaMaddalena, nota in arte col nohie di signorina Adelina. Non era una bellezza totale, anzi era la meno bella delle tre, ma al dire dei contemporanei, deliziosa. Un visetto a fossette squisite, un nasetto alrinsù, occhi blìi, una boccuccia fresca e grassoccia: il tipo della soubrette. Era volubile e naturalmente fece disperare molta gente. Qualcuno si rovinò a rotta di collo, per quel musetto. Lanciata dal marchese Rome di Vernouillet, la leggiadra Adelina apparve destinata alle più alte fortune galanti piuttosto che sceniche. Trovò il suo protettore più serio in un noto finanziere, il grossolano e sensuale Weymerange. Ma era scritto che la figlia del nomade Riggieri facesse parlare di se anche a Corte. Il signore di Tilly, giovane malinconico e appassionato, che copriva la carica di paggio della reggia, s'innamorò perdutamente di Adelina. Guadagnò l'intimità dell'attrice, ma perdette i favori di Maria Antonietta. « Non mi occupo più del signore di Tilly — dichiarò la sovrana — perchè vive pubblicamente con un'attrice a spese del signor di Weymerange, il quale, si dice, ruba allo Stato... ». Ma poco dopo Adelina, vera colomba, convolava a illecite nozze con un altro giovanotto dorato, Sartine, il quale in due anni dilapidò per lei due milioni, che per quei tempi erano qualcosa. #** E sopravviene la Rivoluzione, il ciclone eversore. Colta in pieno volo e splendore dalla tempesta, la colomba precipita e si infrange le ali. Le altre due colombe erano calate al riposo prima del turbine, nell'occaso normale delle celebrità banali. Se la graz'osa Adelina sfugge alla ghigliottina, che portò via la testa a Sartine e a tant'altri bei giovani, resta tuttavia distrutto il suo fascino che era la ragione stessa della sua vita. Questa donnina, non ancora vecchia, ma spogliata d'ogni lusso, demodèe e spaesata in uu mondo nuovo, sarcastico, brutale, soffre finalmente la propria tragedia interiore. L'angioletta lasciva, degna delle alcove di Crébillon file, deve salire faticosamente allo squallido abbaino. Ella, che aveva attraversato la Parigi dei Re in equipaggio a sei cavalli impennacchiati, condotti a mano da lacchè in livrea, dovrà accontentarsi ora delle solinghe passeggiate da pensionati sotto gli alberi dei giardini pubblici, ai pallidi soli autunnali. Adelina si ridusse effettivamente «egli ultimi anni in uu appartamento da 250 franchi in via Maurepa's. Gli studenti che vedevano passare la vecchietta ottuagenaria se la segnavano a dito... Era una sopravvissuta dell'Antico Regime. Eppure le vicende mutevoli, la volubile fama e la più effimera fortuna non hanno impedito alle figlie del vagabondo Riggieri, domatore di bestie sapienti, di passare ai posteri più durevolmente di tante probe e intelligenti persone. Maria-Caterina, che allietò qualche ora sensuale di Fragonard, e Adelina, che di riflesso ne colpì l'immaginazione, furono eternate dal pennello del grande pittore. I due quadri, che figurano oggi nella collezione Rotschild, appartengono ai capolavori del colore e della grazia : contribuiscono a rievocare e a documentare vivamente tutto un secolo celebre. Bisognerà riconoscere alle zingare qualche merito nella ispirazione di questi capolavori 1 E' quello che io credo, se è vero — come ha detto Renan — che la bellezza femminile realizza miracolosamente ciò che, per un genio, è il tormeuto e il soguo di tutta la vita. OURIO MORTARI.

Luoghi citati: Parigi, San Germano