Il satiro di sobborgo

Il satiro di sobborgo Il satiro di sobborgo ^?acquo e crebbe in una buona famiglia (provinciale, con rondile o tradizioni. ]?ti alìevato con decoro: intorno a se, esempi di yirtù; a fianco, affetto di madre e delicatezza di femminili amicizie. In colle-io, nessuna caria contrarietà: durante la°soepejisione degli studi, riposi o svaghi campestri. Una volta diplomato, passò per due o tre. impieghi sintantoché trovò da collocarsi nell'amministrazione civica parigina: ufficio comodo, lavoro scarso, ozi poetici. Tale è il preludio della vita di 'Verlaine, ina delle più pittoresche e varie o stravaganti tra le bizzarro esistenze dei <t poètes inaudite > delia ime dell'Ottocento. La corrispondenza del « pnuvre Lélian t in corso di pubblicazione (Paris, Mcssein ed.) è,'il più ricco e nuovo materiato biografico 'di cui possiamo disporre por ricostruirla. Al suo confronta) le opere in versi le Confetsions, il libro del Lopellctier, i ri- dirusinpari(nloAl'a« zopamsozigl'erGcord, dei compagni (recentissimi quelli del (r.Raynaud, il crpmsta delle M&lée *f W&«<«) appaiono scoloriti o inefficaci, in ondi- nmeno serviranno di ausilio e commento.al \cprofilo di questo tiglio di borghesi mabissatosi nella crapula. II. T determinanti della sua progressiva distruzione, lo cause dell'invereconda rovina degli ultimi anni furono, in origine, assai complici. Paul Verlaine non era bello, o comune, o sgraziato: ripugnava. Il suo volto j suEMzicodpscimmiesco diveniva, nel riso, la maschera ! toumuncome di solito avviene, teorizzò in seguito j ddi un fauno, irrigidendosi poscia in una espressione sinistra. Dovette quindi accontentarsi, sino al suo matrimonio, dello donne di tutti, e delle più umili tra queste le proprie esperienze forzate. Analogamente, un'abitudine non rara nè pericolosa, lo condusse aH'alcooìtsmo: lo soste nei caffè, dopo l'ufficio, si prolungarono, mutandosi in vizio grave e in ostinati disordini. L'impiegato Verlaine ora dunque un buon diavolo, senza pretese. Nei suoi se dacbtcmsgiorni presso i parenti campagnuoli amava; ele lunghe permanenze usile osterie, ondo qassaporare una birra asprigna fumando in ppipe di terracotta. Sebbene, non t-rala-1 vsolasse di insidiar le veneri locali, inseguen- mdo ragazze poppute e naticute, i piaceri a j lapoco prezzo dei sobborghi parigini crea- pvano in lui una nostalgia forte ed intonsa ! d( «toute eetto.bornie mauvaiso odeur de vice et de désordro t) cho lo spingeva a raggiungere in ferrovia la città più vicina. Ripreso servizio, proseguiva con tranquillità © saggia cautela l'interrotto lavoro : mettere una pratica sopra l'altra, scrivere iversi, e correre a chiacchierare a caffè con gli amici lasciando in ufficio il cappello a far fedo delia sua presenza. Diletti sensuali e ubriacature 'rompevano la mono isogspdsgVtonia dei giorni: l'assenzio (« atroce strega . a.verde ») e il ginepro erano appena in grado ! sdi soddisfare la sua furiosa mauia: bore. | gVerlaine cominciava già a coricarsi a ! dtarda notte in cilindro, - interamente ve-1 zutito, e fradicio di fango, allorché incontrò ! pila donna che diede alla sua vita io slancio : sdefinitivo verso il baratro. Era una fan- jLciulla sedicenne, sorella di un suo amico,' dpiccola borghese ignorante e di monte ri-1 l«trétta. Vederla, innamorarsene, chiederla | tin isposa fu un lampo : poiché non pretendeva dote, la sua posizione era solida, ed anzi qualche buona eredità prometteva di migliorarla, essa gli fu concessa. Parvo la salvezza, e fu lo scarto che accelerò il disastro. Al poeta sembrò di redimersi: avvezzo agli amori venali, trovava alfine la i sospirata purezza di sentimenti, e le liete J accoglienze della fanciulla cancellarono IWente .sensazione della propria marchi- : sehinrtà fisica. L'idillio si svolse nelle forme I prestabilite dalla famiglia della fidanzata tscioè con la maggiore regolarità e comp stozza,- con il riserbo più vigile, davanti alla sorveglianza continua dei parenti. Verlaine si trasformò in un impiegato modello e in un giovane corretto e normale, ubbidiente o riguardoso. E' un intermezzo lievemente comico che s'inserisce e s'incide noi sempiterno vagabondaggio materiale e morale che costituisce la sua esistenza d'artista. Ma il satiro non era che infrenato: più approfondiamo le sue confidènze e meglio si rivela un elemento equivoco o lascivo che toglie ogni delicatezza all'avventura, 1 accende di sottintesi, L'illumina d» malizia. Ormai il dramma futuro è prevedibile: alla viglia, delia guerra del lS'i'O Verlaine si sposa. Sopravviene la Comune od egli è il capo ufficio stampa del governo provvisorio. Alle imprudenze cho denominiamo amministrative uniscono i dissidi familiari, Il poeta si rimetto a bere, approfittando dell'incitamento dei tempi malcerti, e maltratta la móglie: scenato domestiche, busso, riconciliazioni, fi succedono senza posa. Sotto il dominio dell'alcool égli compie atti brutali e irreparabili, proclama esigenze, juaminisnbili. Il pretesto por la separazione sorge con l'arrivo dello scostumato c altezzoso Rimbaud, in-tailafosi 00n Verlaine e 1 moglie di Verlaine si servi mgtppOdb—enpnddattrsua famiglia in cj«ii dogli suoceri. La j dell'assorbente due per chièder* la' separa- auuciz.a (iti r 1 « zicne lesalo: 1 otterrà. E' la line del sógno: un immemo rim¬ pianto accora por lunghi anni il poeta, tia di essere un fanciullo malvagia e triste, ina appunto por ciò ha bisogno di una guida, di un conforto, di un grembo 6U cui ;,ppo<-»iare e uay.-ond.ro A \oin-.:'j!pcvole e consumato dai vizi. S'illude — spasimando — che la moglie sia stata ingannata, solile »er le calunnia diffuse ad arte per stàc- caria «la lui. Nonostante l'evidenza, si pe baderà solo dopo alcuni lustri ohe « soli ancienne » si è deliberatamente sbarazzata so verso la ii ma- .dio lontano e scono- i|ccrnhe. Verlaine inizia le suojdella sua incomoda persóna, o r. line non saprà risparmiarle sarcasmi, usci ranno da!la'&ua penna, in compenso, limonici versi pel eoi ut o. Il dentino ino «ere-rinazioni irragionevoli, rotte soltanto 5 "..'orli di oscurità, da pauso tempo- jJJejnTcui egli si rifugia e.rinchiude ucl: l'esercizio di modeste e occasionali mansioni di insegnante, all'estero o in provincia. Do i miscugli alcool tei prese agricole cali (Letinois, Viotti) e condotte modo dieastroso da uu parigino che della vita rustica apprezza i balli, lo taverne, le possibilità, di ozio brutalo c pittoresco; e annualità pagate alla moglie divorano il suo patrimonio. Stanco, acciaccato, distrutto, rientra a Parigi -. gli muore l'ultima amica (nonostante la condanna a un mese per violonzo o minaccio verso di lei) :' la madre. Aveva invocato: iun bonlleur calmo et do l'affcctiom ed ormai eccolo allo sbaraglio. « Kace de trottoir > vediamolo deambulare zoppicando di cattò in caffo, con discepoli parassiti e adulatori, inquadrarsi naturalmente nella cornice che gli e propria: il sobborgo, con i suoi torbidi veleni sullo zinco rilucente degli spacci, lo meretrici grinzoso o arrochite, i figuri lcsebi. All'orizzonte, un letto d'ospedale. in. Un altro poeta si aggirò, silenzioso ed errabondo, per budelli infami e taverne: Gerard de Nerval. Ma non scrisse lo Lct- dato di (rcs aux chères amics che ci v Wgere nella corrisnondenza di Vcrlaiue, n6DcompCse le Ode» en ton honneur o le chan»òns pour elle. Non rinveniamo nella sua esistenza, Philomène Bondin detta Esther, o Eugenio Krantz soprannominata Moutxm, o il qualificato Bibi-la-purée. Bisogna fare la parte della mistificazione: ebbene, in ultima analisi siamo ancora in presenza di un doloro straziante, di una miseria che commuove. V'è il soprassalto d'orgoglio (« io non sono Un bevi- toro di assenzio nò un pessimista, bensì un uòmo dignitoso, insomma, ridotto alla miseria da un eccesso di delicatezza, un uomo con delle debolezze o soverchia bonomia, ma assolutamente gentleman, e hi dolgo» ) c la cruda sottomissione («impc disci di morir di fame il tuo V. «). — Si arriva alla mentalità de! mendicante, alla compiacenza ironica di chi è riuscito a imbrogliare i medici e a rimanere — o ad entrare — in una casa di cura : quella cho chiamerò- la commedia ospitaliera ò di una meschinità nauseabonda che fa meditare sulla complessa psicologia del fragilissimo ed elegantissimo rimatore di Fila galànta. Il qualei— lo attestano gli amici — posb a «ca pitano del vizio» a «cavaliere della depra vaziono » a straccione, con certo gusto ro mnnlico e po=e teatrali. Ma guizzi di rego larità non mancano nelle sue lettere : egli parla di a conservare la dignità a prezzo delia farne o del freddo » e 6erive con ma inconia n j'ai des larmes dans le cccur, misero tout do memo de vivrò ainsi ». Più oltre chiedo lavoro, supplica per abiti che gli permettano di portare ai giornali i suoi scritti a che sono buoni », protesta: « sono più cho povero, miserabile ma non voglio denaro che come compenso di lavoro ». Insomma, la dignità dèi letterato non naufraga: nella folla corrispondenza con Leon Vaniti- suo editore, nelle epistole agli . amici incaricati di collocare i suoi mano! scritti, nessuna concessione indegna. Pagate | generalmente cinque franchi per poesia e ! dieci franchi per articolo (salvo casi ecce1 zumali o contratti per ristampe) ò scru ! peloso ed onesto: si affanna a produrre per : sostentare sè e le amiche. I rapporti con jLeon Vanier sono curiosi, amichevoli: l'e ditóre deve talvolta andarlo a cercare al1 l'ospedale, portargli « un coltello da quat | tro soldi» e un paio di calzoni di tela «da i J canzon6, Non abbÌAmo che = f Non ^ da t& : portinaia » - « Che la parola I ■"T £ ^ _„,il ,r.j: .-. „„_ levetivigitudenepostneriFlaubacoflgatuinsucatre franchi, corno quelli della stagione scorsa ». IV. • 7a n'es pus du tout vertueuse Je ne sitis pai du tout }aloux! C'at de se la couler heureuse iìncore le moyen le plus doux. Vive l'amour et vlvcnt nous! matrimonio diventi realtà. Vedi, io non inganno. E sai come ti amo per non dubitare di cóme sarai felice con il tuo vecchio p. V. — Rispondimi subito. Ti abbraccio piangendo ». — « Sono geloso, nel paese di Otello. Gelóso sino a morirne, se mi fossi deciso a rompere con questa troppo amata, bizzarra e saporosa femmina di mezz'età ». — E questo grido angoscioso: « Alla tua età non .-i hanno, per niente, degli amanti ni ventinove anni. Nondimeno ti amo troppo — si può amaro senza fiducia — per rinunciare a te ». A chi Paul Verlaine si rivolgeva? A duo disgraziate, di professione ignobile, le predette Esther ed Eugénie. La storia dei loro amori con il poeta cinquantenne è istruttiva ed amara: assistiamo ad alternative di fortuna, a una. concorrenza, a una discesa tristissime. Esther regna per un breve periodo, le subentra Eugenio, poi la prima ritorna e scaccia l'altra; compariscono il corifeo Bibi ed altri personaggi rimasti per noi in ombra. A un certo punto Verlaine irritato esclama « plus de femme »: ohibò, eccolo ripigliare Eugenio, lauto più cho Esther ha l'alto sparire dei denari. Il sozzo fioco continuerà sino alla morie: sarà Eugénie a chiudere gli occhi al poeta, che ha raccolto in camera sua. In questo fango vibrano sentimenti deli" esasperazione del momento na j cati,#e da, scouo telici battute di commedia, verlaine - »n una missiva dall'ospedale aggiunge conio poscritto: «-Mets un chapeau. voux-tu? " ¬ a a , e o e - oppitro rinforza un'argomentazione con u Enfili on a conche ensemble ». E il t-oguente biglietto senza, data, diretto a una sconosciuta è l'epilogo i Mia cara bimba, ini hai molto addolorato, soprattutto rifiutandomi la mano dinanzi alla gonio. Andiamo, nulla è rotto... ». L'indagine biografica terminata, è indubbio cho il fondo del carattere di Verlaine non era edificante; il compiacimento per, . i quanto nella vita e,volgare supera lo scher a w, il momentaneo.capriccio. e u anemia a durevoli!, rallini schizzi londinesi tdel reirto stupendi) che s'incoucraf.o nella sua - corrispondenza rivelano l'interesse per ie - i vergogne della natura o della società, non |compensato da uguali preoccupazioni per lo ojparti più eie-vate'", o correlio da una curio- srsàlc. etutIpnpddlapqefcl1ascasupszccidaGapitsGcnpdvolzc,-.t1zmsrdeppqdI [ I ' o sita^universale. o- Cosi, nell'arte, indusse voluttuosamente l: all'ispirazione erotica.. vi c ,iel Parny'in ni Ini, ina i toni caldi scoprono un'intima o ei personale adesione, non sempre gradevole, uè simpatica. Si disse che la sua poesiado lappare cosciente della propria miseria, ca- pace dì a'daìt'arvis! senza soverchi rimpianti, intento a saziare l'ardente brama sensuale, con ECarsi scrupoli. La miseria e il vizio lo condussero a manifestare in pieno le tendenze o ic vocazioni delincatesi in gioventù:, satiro di sobborgo. L'illusione poetica gli mascherava a momenti la realtà vile: Esther ed Eugenio diventavano Regine di cuori e — pòvere, rozze, laide creature — abbellivano la monotona esistenza dell'artritico. Bisogna, nelle nostro edizioni di Verlaine, sostituire al ritratto idealizzato del poeta, di Eugène Carrière (dipinto tolstoiano cho si appaia alla mistica prefazione di Coppée, brav'uomo che prese sul serio la conversione dell'autore di C'hair, di Femma) il disegno di T. A. Cazals. Verlaine ò a tavola: un gomito appoggiato ad una sedia (la mano cerea e scarna regge un bastone), l'altro braccio pendente lungo il corpo. Porta il cappello; sul petto si affloscia il tovagliolo. Squallido angolo di gargotta: piatti, posate e bicchieri di fattura grossolana. Il volto — con la barba in disordino e i baffi ispidi che scendono sulla bocca — c livido, gli occhi chiusi; il capo, inclinato sopra una spalla. a. cajumi.

Luoghi citati: Parigi