L'inaugurazione del monumento al Perugino

L'inaugurazione del monumento al Perugino L'inaugurazione del monumento al Perugino 11 discorso di Corrado Ricci Perugia. 24, sera. Ricevuto alla stazione dalle autorità o dalla rappresentanza del Comitato per il monumento a Pietro Perugino, del quale si commemora il quarto centenario della morto, giunse ieri il Duca d'Aosta. Egli si è intrattenuto brevemente a conversare nel salone di aspetto della stazione, riccamente addobbata e adornata di fiori; indi, acclamato col più vivo entusiasmo lungo tutto il percorso, in niitoinohile. si è diretto a piazza Vittorio Emanuele, che eia crrollatissiuia. La città era imbandierata. Lungo le vie principali sono issali i iaburl adórni di fiori; tutte le finestre sono pavesate. La truppa è schierata lungo lo vie principali. Anche la milizia nazionale presta servizio d'onore. All'arrivo del Duca di Aosta in piazza Vittorio Emanuele si improvvisa una grande dimostrazione di entusiasmo; si grida: Viva Savoia! Viva il Rei Viva il comandante della Terza Armata! Le musiche intuonano la Marcia Reale. Il Duca si reca quindi In Prefettura, dove hanno luogo le presentnzioni. La piazza Umberto dove sorge il monumento al Perugino, dello scultore umbro Enrico Quattrini; è gremita. Presso le tribune ed il monumento sono i gruppi dei mutilati e dei combattenti di tutta l'Umbria, nonché ufficiali in congedo, la rappresentanza di Urbino, patria di Raffaello, di cui Pietro Vanriucci fu maestro, e della vicina città della Pieve,» luogo natale del grande artista. In faccia al monumento, fra le due tribune, sorge la tribuna reale, adorna di velluti e di ermellini; ai lati sono schierati i mazzieri comunali, nello storico costume quattrocentesco, del comune di Perugia. Il tempo è splendido; dovunque 6 un tripudio di bandiere; i balconi e le finestre, adorni di festoni c di arazzi, sono gremitissimi. Alle 10,30 uno squillo di tromba annuncia l'arrivo del Duca e delle autorità. Scoppia una grande ovazione al grido di Viva il Re! Viva il comandante della Terza Armata! Segue lo scoprimento del monumento. Dopo brevi parole del sindaco di omaggio al Duca d'Aosta e di saluto al sen. Corrado Ricci, oratore della giornata, questi pronuncia il discorso commemorativo su Pietro Perugino. Il Ricci afferma che è difficile conoscere i primi maestri e le prime opere del Perugino; è però chiaro clic egli ricevette l'i nizio della educazione artistica in terreno umbro dopo di che, seguendo l'esempio di quasi tutti gli artisti del Rinascimento, si diede a peregrinare in cerca di.altre conoscenze e di altre sensazioni, cosi da perfezionare l'arte propria. Fu alla bottega di Pietro della Francesca, poi a quella del Vcrrocchlo, nella meravigliosa Firenze, dove anche potò contemplare e studiare lo opere di altri artisti famosi. Il fascino della città sull'Arno, in cui fu molto stimato, l'indusse ìi farvi bottega simultaneamente a Perugia, dove ebbe i migliori discepoli, tra gli altri il Pinturicchio e Raffaello. Il successo e la influenza del Perugino furono dapprima Assai grondi, sicché ec/li fu ricercato, oltre che nella nativa Umbria anche in Lombardia, r Venezia, nell'Emilia, nelle Marche e nel Lazio. Affascinarono le sue figure piene di devota grazia ed il suo colorito vigoroso ed armonioso ed il suo paesaggio derivato dal la poetica solitudine del lago Trasimeno. « Ciò che gli mancò — continua il sen. Ricci — fu la fantasia. Veramente egli non oso raggruppare le figure, che di solito tenne invece distinto in una- specie d'isolamento che valse ad accrescere quel senso di religioso raccoglimento onde fu animato. Seppe però crearo e perfezionare alcuni tipi -che trasmise al suoi scolari come canoni d'arte Pareva che la sua vecchiaia sarebbe trascor sa fra l'ammirazione e l'amore di tutto il mondo, quando la sua fortuna muto. In parte fu colpa sua, perchè, non volendo rinunciare alle molte ordinazioni, troppo lasciò fare ai suol aiuti, e troppo si mise a ripetere le stesse ligure, illanguidendole sempre più nel disegno, nel colorito e nel sentimento. Gli scolari, quindi, disenarono la sua scuola e talora lo soppiantarono nei lavori Egli, che era staio pittore di Papi, di prin cipi e signori nelle città più artistiche del mondo (Firenze, Venezia e Roma) dovette riprendere il cammino pel suo umile paese e rassegnarsi ad essere un piccolo pittore di provincia. D'altra parto erano sorte ed apparivano le più grandi anime d'artisti che la civiltà abbia prodotto. Michelangelo, Leonardo. Correggio, Tiziano. Di contro alle loro opere la semplicità umbra di mesta dolcezza sembrava misera. Del resto, anche la religione andava assumendo tra terribili lotte nuovi aspetti e la soavità umbra, degenerata in languore, non rispondeva all'idea del mondo in tumulto. Però, considerato nel suo periodo più bello, il Perugino appare un grande pittore, anzi uno dei pochi che seppero farsi una personalità e dare carattere non solo all'arte propria ma a quella pure del proprio paese ». Alla fine del discorso, che e stato spesso interrotto da applausi, il pubblico acclama il sen. Ricci mentre il Duca d'Aosta si congratula con lui.

Persone citate: Corrado Ricci, Enrico Quattrini, Papi, Perugino, Pietro Perugino, Ricci, Savoia