Il ritornello di Catone

Il ritornello di Catone Il ritornello di Catone Ci Bono questioni sulla quali — a rischio anche di stancar, come Catone, perfino le panche del Senato — non si torna mai sopra abbastanza, su cui anzi è doveroso ritornare sopra fino a che il problema non diventi coscienza universale. Il pubblico, purtroppo, è come i fanciulli, che si lasciano sviare dalle farfalle che passano e dimenticano per esse la via. Cosi essi non arrivano mai alla meta. Or le farfalle — so ci si consente di continuar nell'immagine — che sviano il pubblico nostro sono le sue sentimentalità. Un giorno giura per l'amicizia inglese, un nitro si abbandona alla fraternità francese, volta por volta fidente nel sentimento di cui si acconcie e che gli devo assicurare i frutti die nella sua fantasia da tale corrisponsionc di affetti pia si ripromette. Poi i frutti verso cui tendeva già là mano si dilegnaino, ed egli non sente che l'amarezza della 'delusione.' L'amicizia inglese? Nell'ultima « aspra vicenda diplomatica — scrive un giornale fascista, il acculo, — e andata forse. IrrcporoMlmchta compromessa la fttlMcirt dell'Italia nell'amicizia inglese ». Là fraternità francese'?; Lasciamo di nuovo la constatazione ni giornale fasciata precitato: «Anche il nuovo periodo della e.nin■prensione e della collaborazione francovioli/ma, che pareva fiiialmeulcsorto nella ■prima fase della discussione, diploma lira e che prometteva fruttuosi sviluppi si e chiuso'-, ed ebbe la vita di un giorno ». Delusione dunque su tutta. la linea. Ma In delusione h sempre la conseguenza delle illusioni che si sono coltivate, e perciò dell'incomprensione della renila. Qua! è la realtà? La realtà è — ed è ciò clic non ci stancheremo nini di dire ai nostri concittadini— clic senza equilibrio europeo l'Italia non può fare alcuna gronde politica, perche l'equilibrio solo le può permettere di far pesare la propria potenza sulla bilancia internazionale. Restituire quell'equilibrio è dunque il problema capitalo della vita e perciò della politica nostra nel presente periodo. A questo devono intendere tutti i sentimenti e gli sforzi nostri. Chi vuole in questo momento la restituzione di tale equilibrio? L'Inghilterra. La politica nostra dunque deve, nel momento presente proceder di conserva con l'Inghilterra. Non per anglofilia o francofilia o gerniiinofllia (sulle fìlie non si costruiscono che illusioni e delusioni) ma semplicemente perchè gli interessi essenziali dei due Stati coincidono, nella realtà storica presente, su di un punto capitale della loro vita poli'- dica; Coincidono ora, nò -effettualmente si sono differenziati mài, nemmeno allora che noi, i quali ora a chi non afferra la realtà storica parremo scrivere per anglofilia, fummo detti germanofili. Germanofili perchè volevamo allora una pace di equilibrio, perchè non volevamo la distruzione della potenza germanica ; come se il non voler distrutta la potenza della Germania fosse impulso di un particolare affetto verso di essa, e non certezza che distruggere quella potenza voleva dire creare la fatalità di una egemonia sopra l'Europa che non sarebbe stata certo l'egemonia dell'Italia, ma sarebbe stata, anche dall'Italia subita. E' ciò elio l'Inghilterra — trascinata dalla paura, dalla soprawalutnzione di alcuni particolari interessi, dalle passioni scatenate dalla guerra stessa, comi? anche dagli errori dei suoi nomini politici — allora, purtroppo, non vide, ma che ora — sotto il cociore don propri interessi feriti — chiaramente comprende di avere sbagliato a non vedere. Perciò ora l'Inghilterra vuole la ricostituzione di quell'equilibrio, che. tanto ha cooperato a distruggere pur nelle convenzioni diplomatiche. 15 perciò il suo interesse e la sua volontà coincidono con la volontà e con l'interesse nostro. Or è appunto su questa coincidenza che noi dobbiamo fondare la nostra politica. E ci auguriamo che l'atmosfera creala dall'incidente italo-greco non attenui tale ferma volontà inglese, perchè, se cosi fosse, come quella voce farebbe credere, gli interessi italiani sarebbero gravemente danneggiali. Certo non conviene nemmeno qui carezzare illusioni. L'Inghilterra non fa in ciò una poliiica italiana, Fa semplicemente politica inglese, comò francese ò quella della Francia. Può darsi che questa politica in tutto coincida; si può dare che a volte diverga dai particolari interessi o dalle peculiari finalità nostre. Cosi, ad esempio, è avvenuto nel fatto di.Corfù. » L'Oli. Mussolini — sempre secondo il giornale fascista — proclamò al Consiglio dei Ministri la dottrino. d''i peoni, e dai consiglio dei Ministri fu approvala all'unanimità Corfà sani evacuata a riparazioni eseguila ». V Inghilterra invece volle — e non era difficile prevederti che cosi sarebbe avvenuto — volle che u la evacuazione di Corfà — citiamo sempre il giornale fascista — dovesse avvenire. entro, una data prestabilita e vicinissima, indipendentemente dalle sorli dell'inchiesta giudiziaria „. Era il suo interesse che la faceva operare così, come l'interesse della Francia fece si che essa, là quale — sempre secondo il giornale fascista — « era schierata apertamente e decisamente a favore vostro nella questione della incompetenza della Lega delle Sazioni, non ri assecòjidù in Questa seconda differenza con l'Inghilterra,». E non ci assecondò per quelle ragioni di preminenza europea che abbiamo già chiaramente spiegato nell'altro articolo nostro: «Realismo politico», quando la constatazione di queste, delusioni non era .ancora avvenuta. Perciò appunto, nella questione della, evacuazione di Corfù la Francia « inchinò maggiormente a favore dell'Inghilterra che delt'italia». Il favore all'Inghilterra coinci¬ stI!I deva questa volta con la politica stia,anche se era contro di noi. Di qui le delusioni e i risentimenti nòstri. Ma, se si guarda bene, delusioni o risentimenti sono colpa nostra e non di altri. La politica 6 quello che è. Gioco di interessi e non altro. Il punto sta nel vedere nettamente quali sono e dove stanno i propri, e l'abilità consiste nel manovrare in modo di non urtare negli altrui per la tutela di quelli fra i nostri che sono i minori, ferendo gli interessi nostri maggiori e rischiando insieme di dover con la propria nave dar macchina indietro a scapito del prestigio nazionale. Coincidenze assolute e combaciamenti perfetti su tutta la. linea non ci sono fra due Slati. Ma quando la coincidenza su di un punto capitale .c'è, la politica si fa su questa coincidenza, e non si fa dipendere l'indirizzo politico da particolari e fortuiti incontri, per non esporsi alla delusione di vederli durare, diremo con il giornale ministeriale, la vita di un giorno. Sappiamo bene che anche la politica più oculata può condurre ad asprezze. Ma se gli ostacoli pr'incò'ntrano per raggiungere l'interesse supremo della nazione non importa. Diamo lode all'on. Mussolini per non avere nella questiono dell'evacuazione di Corfù « insistito per una soluzione più radicale, che avrebbe — sempre secondo il giornale fascista, e noi dividiamo perfettamente il suo pensiero — avrebbe potuto portare l'Italia e l'Europa a complicazioni molto serie». Gli ostacoli l'Italia non li può affrontare se non per il raggiungimento di quello ch'è l'essenziale della sua politica. Ma questo è — tonfiamolo a dire — la restituzione dell'equilibrio europeo, cioè quello stesso fatto che vuole e corca l'Inghilterra. Ed appunto nella visiono di tali fini superiori crediamo l'on. Mussolini si sia deciso di ricorrere, nella seconda fase della questione, alla Conferenza degli Ambasciatori. Dove, del resto, era fatale che si dovesse arrivare, e dove la modesta politica da noi propugnata ci avrebbe sen/. altro direttamente portati, evitando forse quelle non trascurabili passività che il giornale fascista ha cosi obiettivamente rilevato.

Persone citate: Catone, Mussolini