Da Milano a Torino sulla macchina di Salamano

Da Milano a Torino sulla macchina di Salamano Da Milano a Torino sulla macchina di Salamano 9! ritorno del vincitore e di Bordino - Entusiastiche accoglienze a Vercelli - Il nostro inviato speciale esperimenta... la vittoria correndo a 192 chilometri... per un minuto - Il primo saluto degli operai delia Fiat - Borgo Nuovo in festa - Wazzaro ancora indisposto a Milano. Siamo partili da .Milano alla cheiKhella solida cciiUioiiie c salini; certo potili se ne accorsero: mutitene ueinuo di polvere sui gran viaie fuori ^oìso ienipioiie e via nel ceareio.' A noi stessi, sino a stamane, l'ora e il luogo Ueila partenza, erano siali celali; il perche io so, ina non ve lo potrei uire; e mono coiuidenziale e delicato, i-uziemate, torse ve lo poiro confidare.., all'arrivo; intanto partiamo... U trovammo al garage della « Fiat > verso le a; per non dar nelt'occiilo e non improvvisare un corteo ci si mosse a distanza, ia precedenza salainanu accompagnato sulla macchina ripulita in queoti giurili uopo le latiene delia pista, dai fedelissimo Ferretti; quuiui la veti.n'a ui doidino ma guicatd Bruni, quella di Nazz..ro condotta dal Carigntino. Aazzaro sta poco bene; da ieri è a bucgclc«ddmtmneAbzlètto'all'albergo, febbricitante. Non c è da al-1 nlarinarsi, la lattea lo ha esaurito, le soneren ze lo hiuuto scosso ed ha bisogno di riposo; se ascolterà i medici _ e Naz-.aro non è uomo da imprudenze — di sicuro sabato potrà alzarsi e uutnenica trovarsi a 'iorino. La condegna, ali ingresso deda sua camera, è di non parlare e, possibilmente, di non entrare. Partirono al seguito delle mac.iiiue dei vittoriósi altre vetture che diremo di famiglia, con la sienora Bordino ed il .suo Piero, con la signuni Bruni, con quello squisito direttore di « équipe » che è l'ing. Bossi, con il Crcseetari e altri; si viaggia « en lourLte » in queste macchine, sent-a scosse, senza rombi, pia ido e solide vetture comuni cne non hanno per nulla la pretesa di gareggiare con quei mostri rossi e infiammati che ci danno la polvere per svariati chilometri. Ci accontentiamo di segnare il parso nella limpida mattina tutta sole e gaiezza senza adontarcene: la gloria è per gli altri e gliela lasciamo tutta. Cioè no, tutta no perche ospitiamo anche noi un glorioso : Bordino è seduto davanti accanto al meccanico e si accomoda tratto tratto la fasciatura che, dalla spalla, a bandoliera, gli tiene il braccio sospeso: si mostra seccato di quell'impedimento, non e a suo agio, si gira e rigira indispettito; avre. mo fatti trenta chilometri e Bordino slega inaspettatamente la rascia, la intasca, svoltola la benda e tiene il polso libero. — Piero, Piero, che fai? — la moglie si impensierisce; nella sua voce è un tono di rimprovero. — Niente, niente, dò aria al polsol — E sorride come un bambino che dopo una ìnaraccheiia s'aspettava un rimbrotto peggiore. — Guideió io vicino a Vercelli. — Ti senti proprio? Sta attento... — Va benissimo, guarda... e con il braccio alzalo, piega e torce la mano, per attestare clie il polso va guarendo. Però negli occni della signora si indovina che l'apprensione non è tacitata; non faccio saggio di psicologia femminile, non me ne intèndo; ma io penso che la moglie di un corridore, specie di un corridore di gran classe e di automobile per giunta che deve sfidare la velocità e quindi la morte ad ogni pie sospinto, sia tutt'altro che invidiabile. Non è vero, forse, cortesi signore? Ed ecco perche frullandomi questo pensiero pel capo — pensiero non troppo... mascolino, d'accordo — ho voluto completarlo sperimentalmente, interro; «udo la signora Bordino, così, a spizzico, affinchè non mi sorprendesse. — Condizione orribile, orribile, lo dico forte, bisognerebbe che parlasse qui, il cuore, per avere pietà dei suoi battiti. Se gli sono lontana poi, è uno strazio, lo, il mio Piero, cer'o di seguirlo dappertutto, ma in Francia non potei raggiungerlo; creda che in quei giorni pativo come un'ammalata. Perchè se sono presente, mi faccio invece coraggio; vedo lui che quasi mi schermisce e mi faccio forte. E poi. poi lo ho una convinzione, non so se sia falsa, di certo non è orgogliosa.... — Dica, dica, signora. _ Ho la convinzione d'essere il « portbonheur » di mio marito e questa, sa, anche quando lo vedo volare — però bisogna che lo veda — mi infonde una speranza cosi sicura, una fiducia così intensa che guai se qualcuno mi smentisse. Il suo porta-fortuna sono e sarò io. m Saiamano tra i suoi concittadini L'auto-carovana si arresta a Borgo Vercelli; qui il corteo è indispensabile comporlo: a Vercelli Saiamano è nato, conta tuttora un fratello ed un cognato, ed i suoi concittadini sebbene preavvisati da poche ore lo vogliono acco/liere con trionfi. D'altronde la carovana deve sbrigare l'appello; constatare chi sia proseguito, chi non è venuto: non è venuto, ad esempio, Murphv. l'americano, il quale alla partenza, montato già in macchina, ci aveva detto arrivederci in conformità alla promessa. C'è anche un po' di « toilette » d•■• fare per non presentarci ai vercellesi, irriconoscibili; con una larga bandiera si veste la carlinga della ■ Fiat » di Salamanoo. si pongono in bella, mostra i primi mazzi * finn lanciati da qualche gentile novarese, Boriino prende posto al suo volante — Ih;' voluta spuntare — e si rimarca alla volta di Vercelli beH'e pronti pei ricevimenti. Il primo ■ è stato un ricevimento di popolo, gran dinso commovente: in piazza Milano ove al tendevano anche le Associazioni sportive e patriottiche con alla testa la Pro-Vercelli l'organizzatrice magnifica di tutti gli onori le due vetture dei due gloriosi furono asserragliate dalla folla; erano venute le ragazze dalle risale, gli uomini dalle officine e tuttia migliaia urlavano, si sbracciavano, correvano per vedere il loro « Salaman » per toc cario o toccare una ruota della sua vettura, per baciarlo magari, come molti fecero, issandosi aggrappandosi, accavallandosi sulla carlinga, immobilizzandolo, intontendolo sino a che il buon Carlo non trovò di meglio che fermare il motore e lasciarsi trasportare dalla folla che spingeva la macchina non certo per battere un record di velocità. E intanto dalle finestre, dalle balconate si sventolavano bandiere, si gettavano fiori e gli applausi si univano agli applausi e gli evviva agli evviva, in una baraonda di frenesia indiavolata. Si impiegò quasi un'ora per giungere in Municipio, per salire lo scalone e penetrare nella sala del Consielio. Ora Sciamano si fa anche elegante; in pochi minuti entra pettinato con cura, indossando una camicia sportiva .colore « cliauipagne - decorato dallo scudetto offertogli dalla So.ietà Pro-Vercelli perchè nominato • ipso-facto » socio onorario. Le prime strette di mano che riceve, tra il cerchio delle autorità, son quelle del corniti, avv. Luigi Bozino e dell assessore anziano De Massa; poi 6i fanno avanti assessori e consiglieri, sino a che 1 ing. Santino Greppi che lunge da cerimoniere attivo e galante dispone autorità e invitali ai loro posti; presso saiamano sono Bordino e le signore. Il Sindaco, il comm. Lombardi si trova a Saint-Vincent e lo sostituisce nel salutare il campione a nome della Giunta, l'assessore De Fabianis; parla bene, vibrando' e commovendo, con un simpatico on.'a™Kio per Bordino, un cavalleresco ricordo per Murphv. un plauso ai tecnici. Anche Il sottoprefetto*Frontieri ha espressioni delicate- celi vuole rammentare in patticolar modo i ceni tori i parenti del vincitore che oggi esultano cóme esulta tutta la generosa Vercelli. . Vi:Dretro — egli termina - portare ai vostri vecchi il profumo di questa gentile cerimonia Non la potete dimenticare. Ed è «usto S»e anch'essi partecipino del vostro ricordo ». Cl Dopo un nuovo, geniale intonato discorso *»i enmm Bozino. 11 Municipio si sfollale Porad™ pranzo imbandito allinei Centrale. S^Bi'ovien condotto all'albergo sulle spa le di d e tarihiàti sportisi! della Pro-', erceli elon«a e traballala caracolla, perchequella làttea è ambita da altriI che vorreb. ■oro disputarselo; comunque Sciamano ha o ìr.tnà-o forte e quel hallo dLJ^P,„V^°nf'}£gli vìen rtitto gustare per aperitivo non turba M.- .«in bene e ride meglio, sebbene -----àio dai convitati che tulti vorrebbero ■ si riconoscere, ed uno gli ricorda quando mangiava con lui le castagne, un altro 1 rac buffi del maestro, un terzo la snua ciclìstica un quarto la piccola del borgo, la biondina che s'e latta uonna ed ha uei ruaruioeu: grossi cosi, ecc.. Ehi Troi-pi ricordi, miei cari: il cervello non è un puainsesto, ui quo. li che De Quaiucy fa inviuiare, anche se è il cervello quaarato e solido di un magnili o « asso ». sì, ne siete superbi, ne avete ben d'onde; Vercelli, la città delle 12 medaglie d'oro, ha una tradizione di t chauvinisuìe » meraviglioso; lo so e qualcuno mi ha guardato serio e mi ha sussurrato: — La prego, domani, non stampi poi, che Saiamano è torinese. — Vedete che non sbaglio, dico e scrivo e stampo ciie è un piemontese di Vercelli. Andiamo d'accordo, così, tutti quanti. Ottima, e moderna idea: nessun discòrso al banchetto, tanti fiori, una processione ui mazzi e innumerevoli applausi : due bare numero, ha lanciale Bordino per ringraziare e quattro — non di più — il dott. Nino Salamano: • lo dico evviva Bordino più fratello di me di mio fratello Carlol ». La sortita simpaticissima mandò in visibilio e fu la chiusa. A bordo del bolide rosso Adesso si riparie: saiamano mantiene la pco...essa ui prèndermi ueua sja macm.a ai posto dei meccanico. Non crediate, che sia sialo facile, ne agevole stiappaie una promessa di lai genere: se un amico vi imita uel.a sua ' auto >, sanie, io ringraziate e tutto è iaito. ae vi invita un vincitore co:'.:e saiumano, sa di una macchina di una Casa che lunziona con cosi severa disciplina come la « Hat », la cosa e ben diversa: dovete oifrire ragguagli speciali ed ottenere un autorizzazione speciale, d'alto bo;do, s'intende. Le responsabilità ghermiscono quando meno si prevedono : a tao Km. all'ora come Saiamano mi ha portato, si trovano in agguato più che imminenti. Tante preoccupatimi non sono quindi inutili; per poco non i convinsi di stendere testamento. Accoccolato nel coiano, mentre Saiamano lungo il corso Carlo Alberto per il quale si partiva, stava intento a sgusciare tra la folla, ancora rumorosa e numerosa, mi sentii quasi quasi pia sicuro, non dico più spavaluo, di quando, nell'attesa, ruminavo sui diversi preventivi precauzionali dei quali ero stato investito. La macchina è infiorata davanti, di dietro, ai lati; abbiamo fiori sulle ginocchia, sotto piedi nel vano che ci racchiude: siamo inscatolati nel profumo, piccola serra vertiginosa e policroma. I battimani si smorzano; io addito Saiamano, alzando il braccio e puntandogli la mano sopra il capo, agli ultimi vercellesi che son venuti sin qui per vederlo in marcia e stanno lungo i paracarri e gridano e si sgolano; egli non lascia 11 volante; dritto sulla schiena punta in avanti. La sua spina dorsale deve essere di ferro; penso subito come faccia ad irrigidirsi con il busto in quel modo, e stia cosi, come una statua, per chilometri e chilometri; per gli sbn' zi. per le scosse, pei sobbalzi io, invece, mt sono fatto ancora più piccolo e mi raggomitolo e mi accuccio tratto tratto: ha un bel dirmi Saiamano di abbracciare lo scudo del suo sediletto come fa il meccanico, ma allorquando lo strattone è violento e ti pare di essere cacciato giù sulla terra che puoi toccare in basso sporgendo appena la mano, ti puntelli ne! fondo più che puoi, scompari quasi e più ti affondi più ti sembra di resistere. — Brutti colpi? ' — Un pochino!.... — Mai paura! Abbiamo il rettilìneo. E sul rettilineo Saiamano sè lanciato: il bolide infuocato ha dato 1 avviso con un boato ed ha cominciato a frecciare in tanta velocità io,le. 11 rombo della corsa meuia che vi martella i timpani ora sparisce: la macchina frizza in sordina, con qualche stridulo a momenti, come una gigantesca lama furiosamente arrotata; la arrota l'aria in un vortice luminoso. L'aria vi scniaffeggia, poi vi lacera; si schianta sulla vostra pelle come sulla pelle di un tamburo; si ha l'impressione di portare una maschera di cartapecora sulla nuale battono colpi di fioretto per trafiggerla: qualsiasi contrazione muscolare vi è impedita: siete... martorizzato. E noi aggiungiamo e soffriamo oggi un tormento nuovissimo: un tormento die fatto simbolo si potrebbe scambiare per un'apoteosi, anche ?1rana, anche originale I fiori, quasi tutti i fiori, ci turbinano attorno fantasticamente-, garofani, rose, margherite spezzate lancinate, in una pioggia incessante, mulinando, sfarfallando, ci riconrono; oh. non odorano, pungono, non v'accarezzano, staffilano. Hi-, ninniamo infiorati nella velo'ità: quali ma-! cabri stiettri — dirà chi ci vele — impazziscono per queste contrade portati in volo da un pulviscolo di petali e di so'e?... La vista si appiatisce, si schia-cia. Si ap; iana e all'ingiro tutto trasvola attraverso un obbiettivo microscopi o; !a strada bian a si fa piccina, piccina, si restringe e i margini verdi si toccano; il bianco si riduce come il filo di una spada che scintilla: pertenio rilievi e contórni, tutto d'intorno è una sterminata distesa verde; e la macchina ondeggia — o vi par che ondeggi — come un eotiillhrìsta sulla rordn. Incoiamo con gli occhi uomini e cose, potetti e ville, e tutta la vita d'ogni giorno, normale e monotona di tanta gente dei campi che sfioriamo, di tanta gente dei borchi che occ.htegsriamo. la superiamo in un baleno, la perdiamo, e nel disprezzo sublime d»lla nostra velocità ci sembra di annientarla con un soffio. Qualche volta l'uomo domina, la vita, pur 'he nWMa l'ardimento per disprezzarla. . E purché non esca un carro da quella cn'lfiin, un cane da quel rustico, un individuo rln quel sagrato. — Basta.... Saiamano mi aveva raccomandato di dirglielo nue) basta ed io — lo ammetto — glie l'ho detto Non so dopo quanto, un minuto, forse due minuti, ci si sente, almeno per ur novizio, soffocare; è un artiglio nell'aria ch0 si avvicina e vi strozza. Saiamano rallenta, it'i'ircmn a ifiO. a 170 a 130. sempre cosi sino alla fine: l'artielio misterioso si dissolve nello spario. p ritornano a incoronarci ed avvllunnnrct il sole e la polvere. Ma siamo sani e salvi, ed io son corso a 192 .per forse un minuto. Poco? — Saiamano. grazie: vi bacerei. — No!... Perchè sa chi mi deve baciare per prillo, assolutamente pel primo, qui a Torino? — Chi? — La mamma!... A pochi chilometri da Torino lasciai 11 mio nnsto al suo detentore legittimo, al meccanico. Ferretti aveva un'ambizione : entrare a Torino nella macchina che fu pure della sua battaglia. Se lo meritava; ambizioni ne abbiamo tutti : ne ebbe una anche la Fiat, — eccovi la confidenza all'inizio promessavi — che fossero delle sue maestranze i rr'ml saluti di gloria e di gioia, qui, a Torino, a costo di farci partire in segreto, come partimmo. Giuseppe Bevilacqua. MmctbSsbpècsct! adèg| lm